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Autore: Luca Poma
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FINANZA ETICA: SOSTANZA, O SOLO DICHIARAZIONE D’INTENTI?

FINANZA ETICA: SOSTANZA, O SOLO DICHIARAZIONE D’INTENTI?

Ne parliamo oggi con Aniello Milano, consulente finanziario e patrimoniale nel settore da oltre 20 anni, che con la Sua Newsletter tiene informati gli utenti anche sui temi legati agli investimenti “green”.

Dottore, si parla sempre più frequentemente di finanza etica, può definire correttamente il termine?

Semplificando al massimo, è un modo di fare finanza e investimenti che dovrebbe mettere al centro anche altri aspetti oltre il solo mero ed utilitaristico fine del rendimento. L’approccio d’investimento SRI (Social Responsible Investment) nasce in realtà negli anni ’60 negli Stati Uniti, con strategie che si basano inizialmente sull’esclusione dal portafoglio di aziende che operano in settori ritenuti controversi o dannosi per la società e l’ambiente, come tabacco, pornografia, alcol, gioco d’azzardo, armi o energie fossili. Successivamente gli investimenti SRI si sono evoluti andando ad includere una grande varietà di approcci con specifiche caratteristiche tra cui l’integrazione di metriche positive legate alla società e l’ambiente, fino ad arrivare agli investimenti che presentano un impatto intenzionale positivo sul pianeta e le persone.

Come s’incrociano la finanza etica e il modello ESG, sempre più di moda?

La finanza etica richiama al suo interno queste tre sensibilità verso degli investimenti sostenibili: l’ambiente, riguarda principalmente temi legati al contrasto dell’inquinamento e alla razionalizzazione degli sprechi; la società, che interessa le politiche di genere, i diritti dell’uomo, gli standard di lavoro e i rapporti tra la realtà produttive e la realtà in cui sono insediate; la governance, che riguarda le buone pratiche di governo delle società e i comportamenti  virtuosi delle aziende in tema di rispetto delle leggi e della deontologia. Tutto ciò dev’essere incrociato con l’approccio basato sugli “Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile” promossi dalle Nazioni Unite. Parlare di sostenibilità oggi è diventato imprescindibile, in un dialogo virtuoso tra aziende, gestori e investitori in cui finanza, economia e rispetto per l’ambiente si intrecciano e si rinforzano a vicenda. Il cambiamento è in atto, si tratta di un’evoluzione naturale e irrefrenabile, non si tratta più di discutere se si o no, ma solo quando e come.

Secondo PricewaterhouseCooper’s le masse dei fondi ESG distribuiti in Europa nel 2025 conteranno per il 50% del totale, grazie ad una crescita annua del 29%. Che lettura da di questa crescita?

La domanda è pricipalmente e sostanzialmente da parte dei Clienti, i fondi devono adeguarsi, ed anche velocemente. Per effettuare davvero investimenti “sostenibili” ci si deve appoggiare ad advisor indipendenti e specializzati in investimenti ESG, e – mi vien da dire – con una seniority adeguata, da almeno oltre un decennio. Che si parli di gestioni patrimoniali, di rating ESG su fondi e titoli o di allineamento agli SDGs, non ci si può certamente improvvisare. Serve una cultura su queste materie anche da parte dei singoli investitori, non basta chiedere a gran voce “finanza etica”, bisogna selezionare i consulenti giusti.

Può fare una comparazione riguardo le rendite di fondi “etici” rispetto a fondi più tradizionali?

I fondi Esg nel corso dell’ultimo decennio hanno dimostrato una resilienza maggiore rispetto ai fondi tradizionali, ma anche oltre: la scelta di un fondo sostenibile non è penalizzante in termini di performance. A dirlo è uno studio Morningstar su circa 4.900 fondi ed Exchange traded fund (Etf) domiciliati in Europa, di cui 745 sostenibili, appartenenti a sette delle categorie più popolari, come ad esempio Azionari globali large cap, Usa, Eurozona e corporate bond in euro. L’analisi ha confrontato i risultati a tre, cinque, dieci anni e durante l’epidemia di Coronavirus. Nel decennio, circa il 59% dei fondi sostenibili ha battuto i corrispondenti tradizionali (il dato considera solo quelli sopravvissuti negli ultimi dieci anni a fine 2019), mentre le probabilità di successo nel decennio, intese come sopravvivenza del fondo sostenibile e sovra-performance rispetto a uno tradizionale, sono più alte per gli Azionari specializzati su Wall Street (81,3%).

Come tutte le mode ci sono delle cose da tenere presente, degli aspetti negativi da valutare, dal greenwashing, alle certificazioni “facili”.

Si, di questo abbiamo accennato anche in una recente video-intervista. L’ESMA tuttavia sta scendendo in campo, e tra il 2022 e il 2024 il regolatore condurrà una vera e propria lotta contro la “finta” finanza sostenibile, e in primis contro le azioni di marketing poco chiare. In questo modo s’inizerà finalmente a distinguere tra operatori seri e chi vuole solo darsi una mano di verde per vendere più facilmente. Sarà quindi importante che la volontà delle UE sia portatrice di un reale cambiamento di “ sensibilità” degli attori del mercato, per integrare una visione sostenibile oltre il mero classamento degli asset che compongono gli strumenti di investimento, attraverso una seria e rigida regolamentazione, così da dare realmente seguito a quanto deciso con l’adozione  nel  2015  dell’accordo  di  Parigi sui  cambiamenti  climatici e  dell’Agenda  2030 delle Nazioni  Unite  per  lo  sviluppo  sostenibile. I governi di  tutto  il  mondo  hanno  scelto  di intraprendere una  via  più sostenibile  per  il  nostro  pianeta  e  la  nostra  economia, e il piano  d’azione  sulla  finanza  sostenibile  è  parte  di  più  ampi  sforzi  per  collegare  la  finanza  alle esigenze  specifiche  dell’economia  europea  e  mondiale  a  beneficio  del  nostro  pianeta  e  della  nostra società.

Quali sono le direttrici d’intervento principali?

Sostanzialmente, riorientare i  flussi  di  capitali  verso  investimenti  sostenibili  al  fine  di  realizzare  una  crescita sostenibile e  inclusiva; gestire  i  rischi  finanziari  derivati  dai  cambiamenti  climatici,  l’esaurimento  delle  risorse,  il degrado ambientale  e  le  questioni sociali; promuovere la trasparenza e la visione a lungo termine  nelle  attività  economico-finanziarie attraverso un sistema unificato di  classificazione delle attività sostenibili, ma anche promuovendo la trasparenza, istituendo norme e marchi per i prodotti finanziari sostenibili, e promuovere gli  investimenti in progetti imprenditoriali sostenibili. Per questo, la consulenza qualificata di imprese  d’ investimento  e di distributori  di  prodotti  di investimento sosterrà un  ruolo  centrale  nel  riorientamento  del  sistema  finanziario  verso  la  sostenibilità, che andrà sempre più integrata nella consulenza finanziaria.


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