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COTONE E MAIS: LE SCARPE BIODEGRADABILI DI REEBOK

IL MARCHIO STATUNITENSE È PRONTO A LANCIARE DELLE SCARPE BIODEGRADABILI CHE POTRANNO ESSERE COMPOSTATE

L’economia circolare in questi ultimi anni è penetrata in alcuni settori più che altrove. Negli ultimi tempi, per esempio, abbiamo visto molti brand del settore dell’abbigliamento farsi più coscienziosi nei confronti dell’ambiente, andando a invitare i propri clienti a riportare nei negozi i propri vestiti usati affinché questi ritrovino nuova vita: è il caso del marchio internazionale H&M, che fin dal 2013 invita a depositare i capi d’abbigliamento usato negli appositi cassonetti all’interno dei negozi affinché questi vengano recuperati o riciclati. Ma non è tutto qui: non si sta solamente provando a dare nuova vita alle fibre tessili. Alcuni innovatori stanno infatti cercando di fare di più, portando fin dall’inizio il settore dell’abbigliamento sui binari dell’ecosostenibilità: è per esempio il caso di Wineleather, ovvero della pelle vegan prodotta a partire dalle vinacce e presentata pochi giorni fa a Vinitaly. Anche alcune aziende al top, però, stanno iniziando a muoversi nella giusta direzione. Avete sentito parlare di Reebok e delle sue scarpe biodegradabili di origini vegetale?
scarpe biodegradabili

Cotton + Corn: scarpe biodegradabili di mais

La Reebok è una compagnia industriale statunitense che fin dal 1895 produce scarpe da corsa e abbigliamento sportivo: il suo fondatore, Joseph William Foster, è stato un vero pioniere nella creazione e nello sviluppo delle calzature sportive. Ma a quel tempo, ovviamente, non si faceva assolutamente caso alla sostenibilità dei materiali utilizzati. Del resto, tutt’oggi il mercato presenta molti capi ed accessori che tutto si possono definire meno che sostenibili. Le stesse scarpe da ginnastica, con le loro suole in gomma e gli inserti in plastica, non sono poi pensate per essere riciclate comodamente, anzi. Il problema però scompare con le nuove scarpe Reebok, che si chiamerannoCotton + Corn, ovvero cotone e mais: queste saranno infatti delle scarpe biodegradabili, che non rilasceranno né ora né mai delle sostanze inquinanti o tossiche per l’ambiente. Ma come si è potuti arrivare a delle scarpe biodegradabili?
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Ripulire il ciclo di vita delle calzature

Per poter portare sul mercato le proprie scarpe biodegradabili Cotton + Corn la Reebok ha avviato una collaborazione con la DuPont Tate & Lyle Bio Products, un’azienda che si dedica alla creazione di prodotti innovativi e completamente sostenibili. Ed è così, grazie a questa lungimirante partnership, che sì arrivati a delle scarpe biodegradabili: la tomaia è infatti realizzata con il solo cotone, mentre la suola è fatta con il mais, ovviamente molto più sostenibile della normale gomma. Come ha voluto spiegare Bill McInnis, Vice presidente del team Reebok Future, «Reebok sta cercando di ripulire l’intero ciclo di vita delle proprie calzature, a partire dal materiale con cui sono realizzate fino a come vengono smaltite a fine vita».

Scarpe compostabili per realizzare nuove scarpe

Non solo, dunque, queste nuove scarpe biodegradabili possono vantare una produzione del tutto sostenibile. Il loro punto forte, infatti, sta proprio nello smaltimento. Nello specifico, secondo il piano di Reebok, queste le scarpe biodegradabili in cotone in mais, una volta dismesse dai clienti, potranno essere utilizzate per creare del compost, il quale verrà a sua volta utilizzato per concimare del terreno in cui coltivare mais e cotone. In questo modo, dunque, le stesse scarpe biodegradabili potranno dare i nutrienti necessari alla produzione di nuovi cotone e mais per il paio di scarpe successivo. Quale migliore e più esplicativo esempio di economia circolare? La volontà di Reebook, come ha affermato Mc Inniss, è infatti quella di «controllare l’intero ciclo».

«Questo è solo il primo passo di tanti per Reebok, in quanto il nostro obiettivo è quello di creare una ampia gamma di scarpe di origine vegetale che possono poi essere compostate alla fine del loro utilizzo».

Il motto di Reebok – che prende il nome dalla dizione afrikaans di rhebok, un’antilope africana – è «be more human» e secondo il presidente Matt O’Toole, «per essere più umani la sostenibilità è una parte fondamentale del processo, e come esseri umani abbiamo la piena responsabilità di lasciare questo pianeta alle generazioni future come l’abbiamo trovato».

Sulle orme di Adidas, e oltre

Da più di dieci anni il marchio Reebok è stato acquistato dal colosso tedesco dell’abbigliamento sportivo Adidas, il quale si mostra fortemente impegnato sul lato ambientale. Nel 2015, per esempio, l’azienda aveva presentato il primo paio di scarpe mai confezionato con dei rifiuti raccolti dagli oceani. Ma aldilà di questi atti ‘propagandistici’, l’azienda tedesca ha voluto pubblicare i propri obiettivi per quanto riguarda la sostenibilità nei prossimi anni. L’imperativo è quello di ridurre lo spreco di acqua, sia a livello dei propri stabilimenti che a quello dei propri rifornitori, oltre a diminuire concretamente la mole di rifiuti prodotti: Adidas mira per esempio a ridurre il consumo di carta del 75%, oltre che aumentare la quota di riciclo complessivo interno del 50% entro il 2020.