La Rai vara la sua Unità di Crisi. Gestirà i rapporti con i media in casi di emergenza
Il gruppo speciale verrà collocato dentro una mega Direzione che ora unirà comunicazione, relazioni esterne, istituzionali e internazionali. Giovanni Parapini a capo della struttura. Tra i dossier più sensibili, il rinnovo della Concessione, il tetto degli stipendi a 240 mila euro e l’inclusione di Viale Mazzini nel perimetro della Pubblica Amministrazione
Azienda molto amata ma anche assai contestata, la Rai si dota di una task force per gestire la comunicazione in caso di attacchi, critiche violente, difficoltà inattese. Questa speciale unità gestirà, dunque, la “comunicazione di crisi” cercando di spiegare le ragioni di Viale Mazzini ai siti Internet, alle televisioni, ai giornali e alle radio che stanno sparando a zero. Tra i suoi compiti anche frenare l’onda d’urto – a volte impressionante – che monta sui social network. Bruno Vespa sotto botta perché ha ospitato il figlio di Totò Riina; una bestemmia che passa sullo schermo durante il Capodanno; una trasmissione molto attesa, che fallisce negli ascolti. Casi come questi hanno impegnato la Rai in una strategia difensiva sul fronte caldo dei media. Da domani, questa strategia sarà – si immagina – più ragionata.
L’idea di mettere in piedi questa Unità di Crisi è di Giovanni Parapini, dirigente Rai tra i più vicini all’amministratore delegato Campo Dall’Orto. Parapini sistemerà il gruppo di lavoro per le emergenze dentro la sua Direzione, che cresce molto come perimetro d’azione. Il dirigente avrà sotto di sé la Comunicazione, ma anche le Relazioni esterne, ma anche le Relazioni istituzionali, ma anche le Relazioni internazionali. La concentrazione di competenze è del tutto inedita per Viale Mazzini e inaugura un modello coordinato che poche aziende hanno, almeno in Italia.
Questa Direzione, dunque, parlerà anche con la politica. Dovrà decifrare gli umori di Palazzo Chigi (e del premier Renzi). Ragionare con le correnti del Pd che non amano l’amministratore delegato Campo Dall’Orto. Tendere l’orecchio alle ragioni delle opposizioni. Rapportarsi con i due ministeri che hanno competenza sui fatti della Rai: l’Economia – che detiene il controllo azionario della televisione di Stato – e lo Sviluppo Economico, dove siede tra gli altri l’influente sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli.
Sul tavolo dei politici, ci sono già dossier delicatissimi. Serve ad esempio, e con urgenza, una norma salva-Rai. L’Istat ha appena incluso la tv di Stato dentro il perimetro della Pubblica Amministrazione su richiesta dell’istituto statistico europeo Eurostat. Viale Mazzini teme adesso di restare imbrigliata nella rete di vincoli che investono un ministero, una scuola, una Asl al momento di fare una gara d’appalto o di comprare un qualsiasi bene. Per scrollarsi di dosso la nuova etichetta di “ente statale”, la Rai ha bisogno di una legge ad hoc oppure di un decreto del Presidente del Consiglio. Cha va convinto a scriverlo.
Il ministero per lo Sviluppo Economico – altro dossier caldo – sta preparando la Concessione che assegnerà alla televisione pubblica il servizio radio tv per i prossimi dieci anni. Si tratta di un atto chiave per regolare i rapporti tra Viale Mazzini e lo Stato. Ma le grane sono anche altre: l’applicazione puntuale della par condicio in vista del referendum istituzionale; ad esempio; e così l’attuazione del nuovo tetto agli stipendi che il Parlamento fissa a 240 mila euro per dipendenti, collaboratori, consulenti della Rai.
Parapini ha reclutato molti uomini e donne con cui gestire la sua mega Direzione. Fabrizio Ferragni arriva dal Tg1, dove era vice direttore vicario, per tenere i rapporti (istituzionali) con i palazzi del potere. Simona Martorelli, già a Bruxelles, sarà l’ambasciatrice del servizio pubblico in campo internazionale. Il capo ufficio stampa Luigi Coldagelli guiderà ora il Media Office che, almeno in prima battuta, ospiterà l’Unità di Crisi per le emergenze (dove Celestina Pistillo sarà sentinella dell’area social network). Fabiana Cutrano, già capo staff a Rai Cinema, avrà le chiavi del patrimonio di marchi e brand della televisione pubblica.