1

I cripto-attivisti raccolgono 54 milioni di dollari per la liberazione di Assange

I cripto-attivisti raccolgono 54 milioni di dollari per la liberazione di Assange

Un collettivo di cripto-attivisti ha lanciato una campagna per raccogliere fondi in favore del fondatore di Wikileaks, Julian Assange, e impedirne l’estradizione negli Stati Uniti, raccogliendo in pochi giorni – con la partecipazione di 10 mila persone – la cifra di 54 milioni di dollari. A parte l’ammontare della cifra si dirà che non c’è nulla di straordinario. Ma questa campagna potrebbe essere uno spartiacque nella storia dell’impegno politico in rete per diversi motivi. Intanto è stata lanciata via Telegram, “il collettore fognario di Internet”, come lo chiamano i suoi detrattori, ma stavolta l’app di messaggistica è stata usata con uno scopo etico e un intento collaborativo; la seconda è che a lanciarla sono stati dei crypto-attivisti, cioè programmatori e ingegneri, esperti di finanza decentralizzata con un’uguale passione per il mondo delle criptomonete, cioè le valute digitali elettroniche come Bitcoin, Ether, Litecoin, eccetera; la terza è che il progetto è una Dao basata su Blockchain.

Per capirci subito e usando un linguaggio semplificato, una Dao è una “Organizzazione autonoma decentralizzata” e nel mondo delle cripto è un’organizzazione a rete il cui orientamento e potere esecutivo (la “governance”) sono ottenuti e gestiti attraverso regole codificate da programmi per computer chiamati Smart contract. E questi contratti sono detti smart perché entrano in vigore solo a certe condizioni, in genere se si ottiene ciò per cui si “firma” il contratto, senza far uso di intermediari. Ma soprattutto significa che tutte le transazioni finanziarie Dao, insieme alle regole, sono conservate in una base dati di tipo blockchain, un libro mastro digitale irrevocabile e distribuito che ne tiene traccia e ne impedisce le falsificazioni grazie al concetto di marca temporale.

Tutti possono partecipare alla Dao per Assange, e coloro che contribuiscono al progetto ricevono il token di governance “$Justice”, che conferisce loro potere sulla direzione futura della Dao. Scopo finale del progetto è quello di utilizzare il denaro raccolto per fare un’offerta su una collezione Nft, i Non Fungible Token che certificano in maniera univoca la proprietà di un file digitale, realizzata dall’artista di musica elettronica “Pak”, proprio in collaborazione con Assange e intitolata “Censored”. Il progetto, chiamato AssangeDao, ha già raccolto 54 milioni di dollari in moneta Ethereum (Eyh) da quando è stato lanciato il 3 febbraio come si può vedere da Juicebox, un sito dedicato alla creazione di finanziamenti per questo tipo di progetti.

È la più grande raccolta fondi di Juicebox Ethereum nella storia, avendo superato sia la ConstitutionDao creata per acquistare una copia originale della costituzione degli Stati Uniti, che ha accumulato 11.613 Eth sia FreeRossDao che ha cercato di raccogliere fondi per assicurare il rilascio di Ross Ulbricht, il fondatore del mercato online Silk Road che all’epoca, raccolse oltre 12 milioni di dollari in Eth. Scopo dichiarato di AssangeDao è però “ispirare una potente rete di solidarietà e combattere per la libertà di Julian Assange” col fine di aumentare la consapevolezza pubblica della sua lotta e per “le implicazioni sulla libertà di parola che il suo caso rappresenta”.

Il gruppo di attivisti delle cripto, cypherpunks come lo era Assange da giovane (di lui si disse che partecipò alla nascita di Bitcoin, ma senza prove), ha incominciato a parlarne su Telegram il 10 dicembre scorso, quando gli Stati Uniti hanno vinto l’appello contro la sentenza di un tribunale britannico che impediva l’estradizione di Assange in America. L’AssangeDao ha iniziato a riunirsi su Telegram lo stesso giorno perché “Se estradato negli Stati Uniti, Assange rischia 175 anni di prigione per aver pubblicato informazioni veritiere”, quelle sui crimini di guerra americani in Iraq e Afghanistan.

La decisione sull’estradizione dell’hacker attivista di origine australiana è stata nel frattempo ribaltata da un’altra corte inglese e pochi giorni fa Julian Assange è stato candidato al Nobel per la pace dal deputato tedesco Martin Sonnenborn. Ma è tuttora detenuto nel carcere inglese di Belmarsh dove si è seriamente ammalato. Di lui l’inviato speciale delle Nazioni Unite contro la tortura, Nils Melzer, ha detto che “è stato torturato psicologicamente” visto che per sfuggire alla cattura per un reato che non aveva commesso si è dovuto rifugiare per sette anni nei 20 metri quadrati della stanza a lui assegnata nell’ambasciata ecuadoriana a Londra prima di esserne espulso dal presidente ecuadoriano Lenin Moreno che gli aveva ritirato l’asilo.

Secondo l’hacker artivista (crasi delle parole art più activism) e cypherpunk italiano Denis “Jaromil” Rojo, “l’evento ricorda il grande successo di Wikileaks nel raccogliere donazioni già nel 2010. Fu proprio sull’onda di tale successo che Bitcoin crebbe a partire dalla sua adozione come canale di finanziamento indipendente per l’organizzazione. Oggi l’iniziativa AssangeDao propone una dimensione partecipativa aggiuntiva: oltre a supportare le spese processuali per la difesa di Julian Assange l’iniziativa metterà in campo una piattaforma decentralizzata decisionale per l’amministrazione dei beni condivisi come l’Nft acquistato, di fatto costituendosi come un’organizzazione guidata dal volere di migliaia di investitori”.