Responsabilità sociale d’impresa e Direttiva Ue: a che punto è l’Italia?
In vigore dal 2017, impatterà su circa 400 aziende italiane, 6mila in Europa
Entrerà definitivamente in vigore il 1 gennaio 2017 (ma il termine ultimo per il recepimento sarà il 6 dicembre 2016) la Direttiva europea 95/2014 sulla comunicazione delle informazioni non finanziarie, in fase di recepimento. Le imprese con più di 500 dipendenti, e quelle aziende che il legislatore riterrà di interesse pubblico, saranno chiamate a comunicare informazioni relative a sostenibilità ambientale, sostenibilità sociale, catena di fornitura, gestione delle “diversità” e dei rischi.
Se non lo faranno dovranno spiegarne il motivo, secondo la regola del comply or explain. Ma che punto è l’Italia? Secondo i dati del VI Rapporto sull’impegno sociale delle aziende, in Italia sono ben 73 su 100 le aziende che si sono già portate avanti dal punto di vista delle buone prassi. A fare il punto della situazione nazionale è l’Osservatorio Socialis che ha promosso un incontro in collaborazione con il Gruppo Parlamentare del Pd.
Ma quante sono le aziende su cui andrà ad impattare la norma? Secondo i dati riferiti da Tiziana Pompei, vicesegretario generale di Unioncamere, in Italia saranno circa 400 e in Europa circa 6.000. La Direttiva, però, rimanda ad ogni Stato la possibilità di ampliare i destinatari includendo anche quelle che sono considerate “aziende di interesse nazionale”.
La Direttiva 95 fa parte di un’Europa “moltiplicatore di opportunità”, come la definisce Sandro Gozi, sottosegretario della Presidenza del Consiglio con delega alle Politiche Comunitarie. E’ infatti centrale per il rilancio della competitività, per valorizzare le buone prassi che molte imprese hanno già messo in campo. Non si tratta di una Direttiva che mette nuovi vincoli: basta solo sistematizzare quanto già a disposizione, come ad esempio il ricorso agli indicatori già elaborati attraverso una procedura partecipata ed in uso attraverso la piattaforma del Mise.
Chiara Scuvera (Pd) richiama l’attenzione su alcuni fenomeni che caratterizzano ad esempio, il settore dell’agricoltura, anch’esso destinatario della norma, in cui persiste il fenomeno del caporalato. Questa direttiva costringerà le grandi aziende a riflettere anche sulla qualità ed eticità della prioria filiera.
Ad emergere, in occasione dell’incontro, anche la necessità di trovare un meccanismo premiante per quelle aziende che, pur non essendo direttamente interessate all’adempimento, accolgano però volontariamente la sfida della comunicazione delle informazioni non finanziarie. Attraverso la trasparenza delle informazioni non finanziarie si porrà, poi, in maniera più forte il tema del rapporto tra imprese e territori. Un tema che riguarda più le imprese di grandi dimensioni che non le piccole, per evidenti ragioni di diversa dimensione dell’impatto.