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Sostenibilita, Csr. No ai 'minerali insanguinati', primi segnali da parte dell'industria Ict

Primi segnali da parte dell’industria Ict per dire no ai ‘conflict minerals’, minerali largamente utilizzati dalle industrie, soprattutto dell’high-tech, spesso estratti e venduti nell’illegalità e con continue violazioni dei diritti umani. A fronte di un’opinione pubblica sempre più sensibile all’argomento, alcune aziende hanno infatti deciso di cambiare rotta e di intraprendere politiche atte a garantire un prodotto che sia ‘conflict-free’. I minerali ‘sporchi di sangue’ sono l’oro, la cassiterite, la wolframite e la columbite-tantalite, spesso prodotti tra gli abusi e letteralmente sottratti alle comunita’ locali per finanziare i conflitti. Succede nel Congo, in particolare nella regione orientale, che possiede l’80% delle riserve mondiali di coltan, il minerale da cui si estrae il tantalio, indispensabile per l’industria high-tech. Una ricchezza che invece di andare alle comunità per lo sviluppo dell’economia locale, finisce per finanziare la guerra civile con pesanti impatti ambientali, sociali e continue violazioni dei diritti delle persone. A due anni dalla prima edizione, l’organizzazione non profit Enough Project torna a pubbicare la classifica dei “buoni e dei cattivi”, cioè delle aziende che stanno (o non stanno) organizzandosi per sviluppare una catena conflict-free’, rifornendosi da miniere e fonderie certificate, ovvero legali e quindi controllate. Secondo lo studio dell’organizazzione, “Taking conflict out of consumer gadgets”, le aziende indicate come ‘pioniere del progresso’ e che hanno scelto di utilizzare materiali di origine certa, certificata e ‘conflit free’, sono Intel, Hp, Apple e Motorola; anche SanDisk, Philips, Sony, Panasonic, Rim e Amd hanno significativamente implementato i propri sforzi in questa direzione. Sharp, Htc, Nikon e Canon stanno muovendo i primi passi, ma restano nella parte più bassa della classifica, mentre la Nintendo si ‘guadagna’ l’ultimo posto per non aver ancora compiuto nessuno sforzo noto nella direzione del conflict-free. Rispetto alla classifica precedente (dicembre 2010), secondo l’organizzazione la maggior parte delle aziende si è mossa per eliminare i materiali incriminati, complice la crescente consapevolezza del pubblico sul tema, ma ce ne sono troppe che non stanno ancora facendo niente. Le azioni messe in campo dalle aziende riguardano in particolare la mappatura delle miniere coinvolte nell’approvvigionamento, scegliendo quelle conflict-free tra quelle aderenti all’Allenza per il Commercio Responsabile dei minerali o Ppa (Public Private Alliance), partenrship tra Stati Uniti, Ong e aziende a sostegno dello sviluppo di una catena ‘pulita’ dei minerali congolesi. Un’iniziativa che, secondo Enough Project, ha già avuto un effetto sul conflitto in corso in Congo, dove i gruppi armati ora sono in grado di produrre appena il 35% dello stagno, del tantalio e dello tungsteno di due anni fa. Per aiutare il Paese, secondo Enough Project, è importante che le aziende continuino ad acquistare dal Congo le materie prime, perché – fa sapere l’organizzazione – non comprarle più significa sicuramente mettere in difficoltà i gruppi armati, ma anche danneggiare lo sviluppo dell’economia locale. Meglio, quindi, aderire alla Ppa (Public Private Alliance) investendo in progetti ‘puliti’ che aiutano le comunità e sostengono le miniere del Congo orientale. Stando a quanto rileva il Cdca, il Centro documentazione sui conflitti ambientali, il valore del coltan durante il conflitto è aumentato del 600% in 3 anni. Le concessioni e le miniere abusive di coltan si moltiplicano cosi’ come il mercato nero del minerale, rubato dai guerriglieri e poi rivenduto. Secondo i dati dell’Onu, circa 1.500 tonnellate del prezioso materiale sono state esportate illegalmente dall’Africa tra la fine del 1998 e l’estate 1999: un traffico che, unito a quello di oro e diamanti, avrebbe fruttato ai guerriglieri del Raggruppamento Congolese per la Democrazia (Rcd) circa un milione di dollari al mese. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha istituito una commissione di inchiesta sul traffico illegale di materie prime dal Congo e un primo rapporto ha rivelato che “le attività commerciali delle imprese straniere presenti in Congo non possono essere qualificate come sfruttamento illegale, integrando già gli estremi di un vero e proprio saccheggio sistematico delle ricchezze del Paese”. Il coltan serve ad ottimizzare il consumo della corrente elettrica nei chip di nuovissima generazione, ad esempio nei telefonini, nelle videocamere e nei computer portatili. I condensatori al tantalio permettono un notevole risparmio energetico e quindi una maggiore efficienza dell’apparecchio. Il materiale è utilizzato anche per la costruzione di condensatori elettrici, air bag, visori notturni, materiali chirurgici, fibre ottiche e consolle per i videogiochi.