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Cambridge Analytica in salsa italiana

Cambridge Analytica in salsa italiana

Le dure polemiche contro il nostro paese da parte dei vertici del Cremlino arrivano, non a caso, in un momento delicatissimo della campagna elettorale. In particolare quando  si registrano movimenti più che sospetti nella rete  che preludono  ad una vera tempesta digitale, non meno violenta di quella annunciata dal portavoce di Putin Peskov. Qualcuno da vari mesi sta rastrellando decine di migliaia di dati sensibili degli italiani. Da giugno ad agosto la compravendita di informazioni personali ( telefoni, mail, indirizzi social, frequentazioni on line) riguardanti cittadini o imprese italiane è aumentato del 357 % secondo quanto emerge dalla ricerca condotta dalla società specializzata Swascan (  swascan.com/it/dark-web-analysis-italia/ ) diretta da Pierguido Iezzi, uno dei più accreditati esperti italiani di Cybersecurity.
Lo scambio di materiali che riguardano gli elettori italiani viene intermediato prevalentemente da due centri del Darkweb Breached.to e XSS. Sono due piazze dove prospera lo smercio e il brokeraggio di dati illegali, che vengono acquisti e combinati secondo la nota lezione di Cambridge Analytica.
Nei mesi estivi , spiegano i ricercatori di Swascan , si è constatato un’impennata di attenzione al mercato italiano. Le transazioni sono alquanto irregolari, , caratterizzate da dati a volte sporadici, legati a singole realtà territoriali o singoli gruppo sociali, a volte più consistenti come è accaduto il 25 agosto in cui 36 mila documenti e files della P.A. italiana sarebbero stati venduti. Offerti anche botnet e sistemi di ripresa, mediante telecamere piazzate all’insaputa degli interessati, per registrare immagini compromettenti.
Siamo nel pieno di una strategia che mira a mettere nel mirino il nostro paese. Rendendo vulnerabile, in questa fase, più che il circuito dei server e data base aziendali, direttamente i singoli profili di elettori che , dopo essere stati elaborati e identificati, diventano destinatari di flussi di informazioni personalizzate che interferiscono direttamente sul loro comportamento. Si riproduce così il manuale della cosidetta guerra ibrida, teorizzata dal generale russo Valery Gerasimov, e raccontato in un suo libro –Il Mercato del Consenso- da Christopher Wylie, il giovane e talentuoso programmatore che sviluppò l’algoritmo che guidò le strategie di disinformazione attuate nel corso della campagna presidenziale del 2016, che vide la sorprendente vittoria di Donald Trump.

Wylie spiega infatti che il punto nevralgico di una strategia che voglia interferire realmente nei processi di formazione dell’opinione pubblica di ua paese riguarda proprio la combinazione e integrazione dei dati individuali di un ristretto numero di elettori, scelti perchè risultano decisivi nei collegi più contendibili. La fase della raccolta dei dati primitivi, aggiunge il giovane programmatore, avviene per vie traverse, secondo itinerari più diversi. 
Nel caso di Cambridge Analytica fu decisivo un gioco a quiz inventato e diffuso appunto a Cambridge, da cui il nome della società, da Aleksandr Kogan, un brillate informatico di origine russa . Grazie a quel sistema, spiega Wylie, ottenemmo “ una vasta gamma di dati sviluppando programmi di raccolta automatica, usando algoritmi di imputazione per ricondurre ad un unico profilo le informazioni provenienti da fonti diverse , e usando poi le reti neurali di depp learning per ottenere previsioni sui comportamenti di nostro interesse “. Poi sappiamo come andò a finire negli Usa.  Ora la storia sembra ripetersi in salsa italiana.

Invece di trovare pretesti, oggi si estraggono direttamente dalle piattaforme social i dati sensibili degli utenti. E si vendono all’ingrosso. Come raccolta Iezzi “ sono stati rilevati  costantemente annunci in riferimento all’Italia, con inserzioni  relative alla richiesta di acquisto  ma anche di vendita di credenziali di accesso ai dati”. Un traffico che procede imperturbabile, durante la campagna elettorale, senza che nessun organismo di vigilanza e controllo, come Copasir o l’Agcom, trovino motivo di intervenire. 
Mentre a livello pubblico assistiamo ad un fuoco di fila contro il nostro paese da parte di diversi personaggi dell’entourage di Putin, dal vice presidente del comitato strategico Medvedev, alla portavoce del ministro degli esteri Lavorv, Zakharova, che   vaticinano sconquassi per l’Italia se dovesse insistere nella sua posizione filo Ucraina, contemporaneamente vediamo che  nel web si comprano e vendono impunemente dati degli elettori italiani rendendo plausibile una strategia di pressione nei loro confronti. Gia nei giorni scorsi le autorità svizzere avevano lanciato un allarme , documentando come i server che fanno capo a società russe dislocati sul territorio elvetico stiano lavorando sull’Italia.
Ora la ricerca di Swascan rende indifferibile un intervento per fare luce sull’intera minaccia che tocca da vicino le elezioni italiane. Si attende un pronunciamento esplicito da parte del Copasir sui dati diffusi dalla società di Iezzi, che ha collaborato con lo stesso comitato di controllo parlamentare sui servizi proprio con vari report sul tema, e soprattutto l’Agcom deve , sulla scorta della consorella svizzera, almeno rendere esplicito lo stato di allarme che dalla rete sta risalendo per l’intero sistema della comunicazione nazionale.