Dagli scaffali di Zara alle discariche del Ghana: il lato oscuro della fast fashion (e dei vestiti che buttiamo)

Kantamanto è il nome del più grande mercato di vestiti di seconda mano al mondo. Siamo ad Accra, nel Ghana, e qui gli abiti che non indossiamo più finiscono a tonnellate.
Devastato da un rovinoso incendio prime ore del 2 gennaio scorso, che ha distrutto oltre il 60% dei 70mila metri quadrati e lasciato sul lastrico almeno 8mila venditori direttamente colpiti “dal più grande disastro registrato nei 15 anni di vita del mercato”, come dice la ONG Or Foundation, ora una domanda sorge spontanea: non è questa una responsabilità che per lo meno andrebbe condivisa con la feroce industria della moda?
Certo che sì. L’idea iniziale di qualche visionario di fare di Kantamanto il perno di una filiera circolare è miseramente fallita: qui arrivano 60 milioni di capi invenduti e usati che, potenzialmente, possono essere ricollocati sul mercato, ma il 40% finisce dritto nella spazzatura.
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Ti spiego perché il Ghana è diventato una discarica della fast fashion
Lo sapevi che una parte dei vestiti che butti potrebbe finire in Ghana? Questo Paese dell’Africa occidentale è tra le principali destinazioni per gli abiti di seconda mano provenienti dall’Europa, con l’Italia tra i maggiori esportatori. Solo nel 2022, dal nostro Paese sono state inviate in Ghana quasi 200mila tonnellate di indumenti usati.
Ma non si tratta solo di vestiti di seconda mano. Proprio il mercato di Kantamanto, il più grande centro di smistamento tessile del Ghana, è sommerso da montagne di capi invenduti provenienti dai giganti del fast fashion come H&M, Zara, Primark e Shein.
Secondo un’indagine di Greenpeace, quasi la metà degli abiti che arrivano qui è inutilizzabile: ogni settimana si riversano nel Paese circa 15 milioni di capi, spesso di scarsa qualità e destinati a diventare rifiuti.
Ne abbiamo parlato qui: Fast fashion, sai che fine fanno i tuoi vestiti usati? Ogni settimana 15 milioni vanno a inquinare tutto il Ghana
Cosa succede a questi vestiti? Purtroppo, gran parte finisce in discariche abusive o viene bruciata nei lavatoi pubblici, con conseguenze devastanti per aria, acqua e suolo. Il Ghana è ormai considerato una delle più grandi discariche di rifiuti tessili al mondo, e solo un terzo degli abiti importati riesce a essere rivenduto o riciclato. Il resto diventa un problema ambientale e sanitario per le comunità locali.
Il lato oscuro della fast fashion
La fast fashion ha trasformato il modo in cui acquistiamo e consumiamo abbigliamento. Con collezioni che cambiano in continuazione e prezzi stracciati, i marchi di questo settore incoraggiano un consumo usa e getta che ha un impatto enorme sul Pianeta. Secondo la Commissione europea, il comparto tessile è tra i più inquinanti al mondo, con il quarto impatto più alto su ambiente e cambiamenti climatici.
I numeri parlano chiaro: ogni cittadino europeo butta via in media 11 kg di vestiti all’anno, e ogni secondo un intero camion di abiti viene smaltito in discarica o incenerito. Il riciclo? Praticamente inesistente: meno dell’1% degli indumenti usati viene effettivamente riciclato.
Dietro la moda low cost si nasconde un sistema che produce scarti in quantità insostenibili e scarica il peso di questo spreco su Paesi come il Ghana. Forse è arrivato il momento di ripensare il nostro modo di acquistare vestiti.