Il Jova Beach Party, il fratino, gli econazisti e il greenwashing
Il 21 luglio il sindaco di Vasto indaco di Vasto Francesco Menna aveva definito “ecoterroristi” gli ambientalisti che si oppongono al concerto di Jovanotti in quello che ritengono un ambiente molto delicato. Jovanotti ha rispeso le accuse del sindaco e rincarato la dose: «Il Jova Beach Party non mette in pericolo nessun ecosistema, non devastiamo niente, le spiagge non solo le ripuliamo ma le portiamo a un livello migliore di come le troviamo. Il Jova Beach non è un ‘progetto greenwash’, parola mi fa cagare così come mi fa schifo chi la pronuncia, perché è una parola finta, è un hashtag e gli hashtag sapete dove dovete metterveli. E’ un lavoro fatto bene: se pensate che non sia fatto bene venite a verificare, venite qua. Il mio pubblico è fantastico, ha una coscienza alta rispetto all’ambiente. Se voi, econazisti che non siete altro, volete continuare ad attrarre l’attenzione utilizzando la nostra forza, sono fatti vostri. Il nostro è un progetto fatto bene che tiene conto dell’ambiente, parla di obiettivi di sostenibilità e realizza quelli che è in grado di realizzare con gli strumenti che abbiamo a disposizione».
Intanto il Comitato TAG Costa Mare, che riunisce molte associazioni ambientaliste marchigiane, denuncia: «La chiusura della sezione Wwf del fermano è uno degli effetti collaterali più dannosi del tour di Jovanotti». E il Wwf risponde: «Spiace che al solo fine di alimentare le polemiche sia stata strumentalizzata la scelta dell’Organizzazione Aggregata Wwf Natura Picena di sciogliersi. Va anche detto, però, che tale organizzazione da anni (ben prima di qualsiasi concerto) non raggiungeva i requisiti di partecipazione e rappresentatività previsti dallo statuto del Wwf ed era stata da tempo sollecitata a ristabilire gli elementi minimi per continuare ad operare con il logo del Wwf Italia».·
Inoltre, il Wwf ci tiene a precisare di non essere tra gli organizzatori dei concerti: «Abbiamo fornito supporto al Jova Beach Party per favorire la trasformazione di un evento che comunque si sarebbe tenuto al fine di ridurne al massimo gli impatti» e aggiunge che «Tutte le spiagge interessate dai concerti, compresa quella di Fermo, si trovano in aree fortemente antropizzate dove, quindi, l’impatto delle attività antropiche è purtroppo già molto forte. Grazie al lavoro del Wwf Italiaogni location è stata sottoposta a screening ambientale, una procedura finalizzata ad evidenziare le caratteristiche ecologiche del sito prescelto in termini di habitat e specie presenti, nonché i possibili impatti. Dalle attività di screening ambientale sono scaturite le prescrizioni per gli organizzatori».
Insomma, la polemica impazza e il direttore generale della Lipu, Danilo Selvaggi, cerca di fare il punto sulla sua pagina Facebook. Ecco cosa scrive:
Jovanotti non ha mai aperto un dialogo con le organizzazioni ambientaliste che contestano la sua scelta. Non lo ha fatto nel 2019 e non lo ha fatto quest’anno.
Ha assunto la sua posizione come certamente valida e ha escluso gli argomenti contrari in quanto pretestuosi, infondati o irrilevanti.
Un grave errore, tattico e strategico.
Ho varie volte espresso il mio pensiero, che guarda anzitutto a una necessità di fondo: la disoccupazione umana del territorio. Siamo troppi e dovunque e portati a mettere a frutto ogni occasione e luogo. Questa logica spericolata ha causato una trasformazione territoriale globale, in atto (già realizzata) o in potenza (prossima alla realizzazione), nel senso che gli ambienti integri, “vuoti”, sono ancora tali solo perché ancora non ci siamo organizzati per riempirli, usarli “valorizzarli”.
Valorizzare: un termine che meriterebbe (e meriterà) una vera e propria riabilitazione semantica.
Che le spiagge siano ambienti già oggi sottoposti a forti pressioni antropiche non può giustificare l’apertura di un nuovo fronte (i grandi concerti estivi), tanto più con protagonista un personaggio che ha sempre inteso dare messaggi pubblici di un certo segno, cioe di attenzione ai deboli e ai sognatori di mondi diversi.
In questo senso il fratino è veramente un simbolo, una metafora, la minoranza delle minoranze, l’indifeso tra gli indifesi. Il che non è bastato a sottrarlo alle ironie dei fans di Jovanotti né, io credo, al suo risentimento personale. Il fratino dovrebbe essere il centro della “grande chiesa da Che Guevara a Madre Teresa” e invece, come ha scritto un fan arrabbiato, “è un uccello rompicoglioni e inutile come tutti gli ambientalisti”.
Dico di più: il vero problema non è stato il primo Jova Beach Party, del 2019, ma questo tour, 2022. La replica del tour è stata una perseveranza spiazzante, come se nulla si potesse realmente apprendere dagli eventi. Forse era il caso di aprire un momento di discussione, di confronto, e invece no. Jovanotti e Trident non ci hanno nemmeno pensato.
Gli amici del Wwf sanno come la pensa la Lipu. Ne abbiamo parlato molto nel 2019, ne abbiamo parlato pochissimo nel 2022 ma ognuno conosce il pensiero dell’altro. Mi permetto tuttavia di invitare a non schiacciare la considerazione del Wwf su questa vicenda. I contributi del Wwf alla conservazione della natura sono preziosissimi in molti campi e continueranno ad esserlo, nonostante ci siamo momenti difficili in cui le cose sono un po’ più complicate e le posizioni nettamente distinte.
L’ambientalismo ha bisogno del Wwf più di quanto ne abbia bisogno Jovanotti. Ovvero, anche Jovanotti ne avrebbe bisogno, tanto bisogno, sebbene – io credo – in un modo un po’ diverso.
Un pensiero finale, ancora una volta, deve andare a tutte le volontarie e i volontari delle organizzazioni ambientaliste e animaliste: Enpa, Legambiente, Italia Nostra, Greenpeace, Pro Natura, Lav, Lac, comitati locali, Wwf eccetera eccetera eccetera e, se permettete, alle volontarie e ai volontari della mia cara Lipu. L’azione di queste persone è enorme e commovente e ha contribuito a cambiare l’Italia, a renderla molto migliore di come la avrebbe resa una certa amministrazione o anche una certa cittadinanza, meno attenta, informata e altruista.
Senza questa azione, che ha tracciato anche un’importante cornice culturale, e senza le azioni analoghe delle associazioni del sociale, del solidarismo, della partecipazione, del civismo, la grande chiesa di Jovanotti forse nemmeno esisterebbe. Sarebbe una mera astrazione. È dunque a questo mondo, concreto, in carne, ossa e idee, che Jovanotti, forse senza capirlo, deve buona parte dell’ispirazione artistica e culturale.
Tuttavia, agire per il bene richiede dazi da pagare. Se cosi non fosse ci sarebbe un qualcosa di storto, una dissonanza. E allora aggiungiamo l’econazismo e la “fogna di Nuova Delhi” alla lunga lista di definizioni che da tempo ci accompagnano (grazie a speculatori, inquinatori, distruttori, bracconieri, ladri di natura, cattiva politica) e andiamo avanti. Anzi, prepariamoci ai contraccolpi della transizione ecologica e a cose persino peggiori.
Questo piccolo grande pianeta, con le sue abbaglianti bellezze e i suoi fratini di ogni ordine e grado, lo merita davvero