La Commissione europea mette al bando TikTok: la richiesta a tutti i dipendenti di disinstallare l’app
Dopo il bando del governo federale americano, anche l’Unione europea chiede ai suoi dipendenti di non usare. TikTok: «Decisione sbagliata e basata su pregiudizi»
Mentre TikTok diventa sempre più popolare sugli smartphone – e non solo di quelli dei più giovani ma anche degli adulti – le preoccupazioni sulla sicurezza del social cinese non fanno che aumentare. Dopo il governo federale americano, anche l’Unione europea ha sollevato i suoi dubbi, che hanno preso forma in una richiesta formale a tutti i dipendenti della Commissione (uno dei tre organi dell’Ue insieme a Parlamento e Consiglio) di disinstallare l’app dai propri telefoni. Sia da quelli professionali sia da quelli personali. Chi proprio non potrà fare a meno di scorrere i video scelti dall’algoritmo di TikTok, potrà continuare a farlo solo sul dispositivo personale, assicurandosi però che tutti i documenti relativi al suo lavoro siano eliminati. Per il momento, come detto, la richiesta è arrivata soltanto ai dipendenti della Commissione europea, ma è altamente probabile che giungerà a breve anche a coloro che ricoprono cariche al Parlamento e al Consiglio.
«Estremamente attenti a proteggere i nostri dati»
«La Commissione europea è un’istituzione e come tale ha un forte focus sulla protezione della sicurezza informatica ed è su questo che abbiamo preso questa decisione», ha spiegato Thierry Breton, commissario europeo per il mercato interno. «Siamo estremamente attenti a proteggere i nostri dati» e precisa: «No, non c’è stata alcuna pressione dagli Stati Uniti». La decisione sul bando a TikTok, ha chiarito, è stata presa dal commissario Ue Johannes Hahn. I dipendenti avranno tempo fino al 15 marzo per disinstallare l’app.
La risposta di TikTok
Arriva il commento di TikTok: «Siamo delusi da questa decisione, che riteniamo sbagliata e basata su pregiudizi. Abbiamo contattato la Commissione per mettere le cose in chiaro e spiegare come proteggiamo i dati dei 125 milioni di persone che sono su TikTok ogni mese in tutta l’Unione Europe». Al Corriere Giacomo Lev Mannheimer, Responsabile Relazioni Istituzionali Sud Europa di TikTok, ha inoltre spiegato: «Riteniamo che questa decisione sia fondata su pregiudizi. Ci preoccupa e ci delude ancora di più il metodo: è stata una decisione improvvisa che non è stata preceduta da nessun confronto. Non è l’esito di un processo chiaro e trasparente, e non è stato specificato il capo d’accusa mosso, né è stata data possibilità d’appello». Mannheimer specifica anche come questa sia una decisione interna e non politica, ma comprende che possa destare preoccupazioni tra gli utenti: «Noi abbiamo un rapporto costante con la Commissione, il nostro Ceo è stato a Bruxelles due settimane fa. Abbiamo a cuore la sicurezza degli utenti in Europa e cerchiamo di fare sempre di più. Nel dialogo con l’Unione europea è stato ripetuto un grande messaggio: qui si rispettano le regole. E TikTok le regole le rispetta: finché siamo in quel campo di gioco rimaniamo sereni e fiduciosi».
Il bando del governo americano
La decisione dell’Unione europea di prendere precauzioni sul più popolare social cinese segue a quella del governo federale americano: lo stesso presidente Joe Biden ha chiesto a fine dicembre a tutti i dipendenti di disinstallare l’app dagli smartphone usati per lavoro. Un’imposizione che arriva dopo le precedenti decisioni di diversi Stati (dall’Ohio al New Jersey) ma anche del Pentagono di vietare l’app. Il motivo? Le tante preoccupazioni di sicurezza nazionale. Che non fanno che crescere soprattutto dopo l’avvistamento – a abbattimento – di una serie di palloni-spia che sorvolavano il territorio del Nord America. Secondo gli Stati Uniti, TikTok – e la società proprietaria ByteDance – potrebbero sfruttare il social installato su milioni di dispositivi per accedere ai dati personali dei cittadini americani, nonché – nel caso del governo federale – per accedere a informazioni riservate che transitano sui telefoni dei dipendenti. TikTok aveva risposto, attraverso le parole di un portavoce, descrivendo la decisione come «un gesto politico che non farà nulla per portare avanti gli interessi di sicurezza nazionale».
La battaglia di Trump
Ora anche l’Unione europea ha deciso di alzare il suo livello di attenzione su TikTok. E così stanno iniziando a fare anche alcuni Paesi membri, come l’Olanda, che sta considerando un bando dell’app per i suoi politici nazionali. Se per l’Ue questo è il primo atto politico contro la cinese ByteDance, nel caso degli Stati Uniti la pressione su TikTok prosegue da anni. Fu Trump il primo ad annunciare un bando dell’applicazione, scatenando le proteste non solo dalla Cina ma anche tra i giovanissimi utenti americani che consideravano inaccettabile rinunciare al social. Dopo settimane di caotiche dichiarazioni, si è passati a mesi in cui la società doveva garantire che i dati dei cittadini statunitensi rimanessero su suolo americano. Non si è ancora trovata una soluzione definitiva, ma con Biden si è tornati sul tema. Ci sono promesse ma non sicurezze sul fatto che questi dati non viaggino attraverso il Pacifico per raggiungere la Cina.
Dove finiscono i dati dei cittadini europei?
In Unione europea la questione è diversa. I nostri dati sono protetti dal GDPR – il regolamento europeo sulla privacy – che prevede tra le altre cose che i dati degli europei devono rimanere in Europa. TikTok, che ha già aperto un data center in Irlanda, sta pianificando di aprirne altri due per poter contenere le informazioni degli oltre 125 milioni di utenti attivi mensilmente nel nostro continente. Al momento è poco chiaro dove finiscano i nostri dati condivisi con il social. Sebbene ci siano state tante rassicurazioni da parte del Ceo Shou Zi Chew sia alle autorità Usa sia alle autorità Ue, un recente annuncio di cambiamento della privacy policy ha rivelato come in realtà i dipendenti di ByteDance abbiamo accesso ai dati degli utenti europei, «per garantire che la loro esperienza sulla piattaforma sia coerente, piacevole e sicura». Come riporta il Guardian, la stessa responsabile della privacy di TikTok in Europa, Elaine Fox, ha spiegato: «Sulla base di una comprovata necessità di svolgere il proprio lavoro, nel rispetto di una serie di solidi controlli di sicurezza e protocolli di approvazione, e attraverso metodi riconosciuti dal Gdpr, consentiamo ad alcuni dipendenti del nostro gruppo aziendale situati in Brasile, Canada, Cina, Israele, Giappone, Malesia, Filippine, Singapore, Corea del Sud e Stati Uniti, l’accesso remoto ai dati degli utenti europei di TikTok». Saranno davvero al sicuro e il Gdpr rispettato? Non c’è molta convinzione, vista la mossa dell’Ue.