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Olanda : la resa della patria del deposito su cauzione agli interessi dell'industria

Olanda : la progressiva resa della patria del deposito su cauzione agli interessi dell’industria del beverage
Da qualche anno in Olanda, con la costituzione di un ente “indipendente”, denominato Kennisinstituut Duurzaam Verpakken, che ha il compito di disegnare/proporre politiche e azioni in materia di raccolta degli imballaggi a perdere, è l’industria a determinare le politiche, poiché il governo vi ha rinunciato.
Partiamo con questo primo post per raccontare come è potuto avvenire che in Olanda patria del deposito di cauzione si sia arrivati a “condonare” all’industria del beverage il raggiungimento di tutti gli obiettivi imposti dal governo negli anni. L’industria del settore è arrivata al punto di mettere in discussione il deposito su cauzione vigente per le bottiglie grandi.
I retroscena contenuti in questo post provengono da un articolo pubblicato in Olanda nel 2013. La ricostruzione dei fatti raccontati dalla giornalista è stata resa possibile dalle rivelazioni in forma anonima di funzionari, ex funzionari, ricercatori ed esperti del mondo del packaging.
I PRECEDENTI
Prima che il governo Rutte I nel 2010 ne decimasse lo staff, erano i temuti e solerti funzionari che si occupavano di rifiuti del Ministero alle Infrastrutture e all’Ambiente (VROM) ad esercitare un minuzioso controllo sulle proposte di legge allo studio. Per evitare che eventuali proposte potessero avere delle conseguenze sulle politiche ambientali e gli obiettivi del Ministero il controllo era allargato anche ad altri dipartimenti governativi. Un caso emblematico nella storia degli eventi che hanno caratterizzato i più recenti anni delle vicende del VROM è quello che ha come protagonista Hester Klein Lankhorst, fino al 2012 direttore del dipartimento Gestione Rifiuti e Produzione Sostenibile del Ministero Ambiente, braccio destro dell’allora Segretario di Stato all’Ambiente Joop Atsma. Al contrario di altri colleghi, dopo essersi occupata della redazione del dossier di regolamentazione del deposito su cauzione per le bottiglie di plastica e della nascita del Kennisinstituut Duurzaam Verpakken, di seguito KIDV (1) finanziato dall’industria, Klein Lankhorst si licenzia volontariamente.
Comprensibile sconcerto nell’ambiente e tra i colleghi del Ministero presenti nel marzo del 2012 alla bicchierata di addio nel vicino pub ha suscitato la presenza di un noto personaggio invitato dalla Klein Langhorst. Si trattava infatti niente meno che del direttore alla comunicazione di Coca Cola Benelux Robert Seeger. Nonostante il fatto che la Coca Cola come le altre aziende appartenenti a Nedvang avesse impunemente infranto negli anni ogni tipo di accordo sul riuso delle bottiglie deciso con il governo, Seeger ha potuto tenere un discorso dal titolo “Coca Cola sceglie la cosa giusta.” Ma giusta per chi ? Per la Coca Cola ovviamente ! Un anno dopo, infatti, sarà sempre lei a diventare direttore di questo Istituto che, al posto del Governo, si occuperà da quel momento in poi di determinare le politiche sugli imballaggi.
INDUSTRIA COME SPONSOR
Che ci fossero commistioni in corso tra industria, funzionari pubblici e politica era un fatto noto da anni, ma che la conoscenza e professionalità che era presente nel settore pubblico venisse azzerata, e che l’industria arrivasse a prendere le decisioni in merito a ricerca e proposte legislative inerenti agli imballaggi, è un fatto nuovo. Un convegno organizzato dall’ Unione Nazionale dei Comuni VNG (Vereniging van Nederlandse Gemeenten) sulla gestione dei rifiuti urbani (tenutosi nel 2013 ad Amersfoort) dedicato alla formazione di funzionari addetti anche al controllo delle aziende, è stato in gran parte finanziato dallo stesso settore industriale che dovrebbe essere controllato. Anche il programma del convegno è stato determinato dallo sponsor.
Non molto tempo fa, l’uso di imballaggi, come le bottiglie di plastica e il controllo sul loro riutilizzo, erano due mondi completamente separati. C’era un quadro giuridico che imponeva delle regole per l’industria, e un controllo pubblico che vigilava sul rispetto di tali norme. L’Olanda prima e dopo la seconda guerra mondiale, è stata la patria del deposito su cauzione, alla sua riuscita hanno contribuito aspetti favorevoli come l’alta densità di popolazione combinata con ridotte distanze di trasporto. Produttori e fornitori riuscivano ad ottenere indietro la materia prima riferita a più del 95% degli imballaggi immessi.
GLI ANNI DAL 1986 AL 2002
I ministri Ed Nijpels (VVD-Liberali, 1986-1989) e Hans Ontani (PvdA-Laburisti 1989-1994) che si succedono alla guida di VROM perseguono entrambi politiche ambientali orientate all’estensione del sistema di deposito su cauzione per gli imballaggi. Ecco che a metà degli anni novanta si presentano le prime difficoltà. I produttori di bevande analcoliche cominciano ad introdurre nel mercato le prime bottiglie di plastica da mezzo litro non cauzionate con l’accordo che il formato coprirà solamente il 2% del mercato totale. In realtà già nel 2013 questo formato è il più venduto in Olanda rispetto alle bottiglie grandi.
Le conseguenze si fanno presto sentire sotto forma di migliaia di bottigliette e lattine abbandonate nell’ambiente e nei corsi d’acqua. La patata bollente se la ritrova il Ministro all’Ambiente Jan Pronk (PvdA, 1998-2002) che minaccia l’industria con l’applicazione di un cauzionamento qualora non in grado di recuperare e riutilizzare l’80% di tali contenitori.
SE GLI OBIETTIVI NON SI RAGGIUNGONO SI CAMBIANO
Dal 2002 la questione subisce un evidente declassamento poiché da quel momento non sarà più un ministro ad occuparsene, ma un segretario di Stato. Si tratta del democristiano Pieter van Geel (CDA, 2002-2007) alla guida di un dipartimento che conta sempre meno funzionari. La controparte industriale invece si rafforza e le trattative con un corpo di funzionari piuttosto indebolito, vengono portate avanti da un fronte sempre più agguerrito di specialisti del marketing. Viene infine raggiunto un accordo, denominato Verpakkingsbesluit, che ha valore di legge e che impone di raccogliere il 95% delle bottiglie grandi e il 55% delle piccole. Obiettivi che l’industria non riesce però a rispettare.
Questa situazione viene riconosciuta da Van Geel in una sua nota interna del 29 agosto 2006 senza che venga presa alcuna contromisura. A differenza del Ministro Pronk che lo ha preceduto, Van Geel non prova minimamente a “minacciare” le aziende con l’applicazione di un cauzionamento per le bottiglie piccole. Anno dopo anno le ispezioni governative certificano il mancato raggiungimento degli obiettivi sino a che il Ministro all’Ambiente Jacqueline Cramer (PvdA 2007-2010), getta la spugna. Invece di intervenire presso le aziende per il rispetto delle norme, si adegua a negoziarne di nuove. Una modalità che risulterebbe davvero molto gradita a tutti coloro che infrangono le regole, in materia stradale, fiscale, ecc. In questo scenario dove la guida politica è ormai assente il ristretto gruppo rimasto di funzionari pubblici non riesce più a farsi rispettare e con il veloce cambio delle figure politiche si arriva a perdere la memoria storica dei fatti. Continuano a sbrigare il proprio lavoro, negli anni, cullandosi nella speranza che le cose migliorino l’anno dopo.
Nel 2011 il VNG, l’unione dei comuni olandesi che sono al 94% favorevoli ad un’estensione del deposito su cauzione per bottigliette e lattine si attivano in tal senso coinvolgendo la politica. Nonostante il fatto che la proposta avesse acquisito il sostegno da parte dei gruppi parlamentari di quattro partiti (minori), il tentativo fallisce.
GLI ANNI PIU’ RECENTI 2012-2013
Nel 2012 il segretario di stato Atsma in totale mancanza di dati affidabili che dimostrino miglioramenti nella performance dell’industria dell’imballaggio, dichiara in parlamento di nutrire speranze sull’operato delle aziende. Sulla base di uno studio sulle percentuali di riutilizzo e sui costi del sistema di cauzionamento, pagato dalla stessa industria, decide definitivamente di bloccare l’introduzione di un deposito su cauzione per le bottiglie piccole, e di rendere volontario, dal 2015, il deposito su quelle grandi. In altre parole, è il settore che determina se applicarsi il deposito su cauzione o meno.
L’autore dello studio che dovrebbe fare luce sui costi del sistema è il dr. Ulphard Thoden van Velzen di TI Food and Nutrition (dipartimento dell’Università di Wagening finanziato dal settore del packaging) incaricato dall’Istituto appena insediato. Lo studio è stato contestato anche dagli esperti del settore (1) per il metodo e per i risultati al punto da apparire pilotato dall’industria. Nello studio venivano comparati due scenari di cui uno reale e l’altro ipotetico/futuribile: quello riferito al sistema attuale dove le bottiglie vengono raccolte degli esercizi commerciali con costi misurabili e lo scenario (potenziale) di una raccolta effettuabile con gli altri flussi di plastica che avviene a livello residenziale con i contenitori arancioni (con costi difficilmente stimabili) . In seguito alle obiezioni ricevute van Velzen ha dovuto modificare ben 12 voci di costo su 16, ma questo non è stato sufficiente a distogliere Atsma dal suo proposito di abolire il deposito su cauzione.
CHI PAGA DECIDE (proverbio olandese)
Mentre in Germania è in funzione un sistema completo di deposito su cauzione per bottiglie grandi e piccole e per lattine, il governo olandese scarica sui comuni grande parte delle problematiche derivate dalla questione. Assurdo pensare che gli assessori di comuni come Zoetermeer o Purmerend debbano negoziare con l’industria del packaging. In teoria i comuni dovrebbero essere supportati dalle competenze tecniche dell’”indipendente” KIDV diretto da Lankhorst. Di fatto sono diversi i soggetti che nutrono perplessità sul fatto che l’ente, finanziato dall’industria con due milioni di euro all’anno, sia in condizione di fornire consulenza e supporto indipendente. Oltre ai membri operativi l’Istituto ha un consiglio direttivo formato da rappresentanti dei comuni, del governo e dell’industria presieduto da Hans van der Vlist, l’ex segretario generale del Ministero VROM autore dell’attuale legislazione sul packaging. Una delle prime questioni di cui KIDV si è voluto occuparsi è stata la raccolta dei cartoni per latte e bevande con la partenza di un progetto pilota al quale partecipano 40 comuni. La ricerca che accompagna il progetto viene commissionata al dr. Ulphard Thoden van Velzen autore dello studio prima citato.
NB: Dopo l’abolizione del deposito avvenuta nel 2012 attraverso la cancellazione di alcuni articoli “dormienti” all’interno della legislazione ambientale di riferimento in Olanda (Wet milieubeheer), c’è stata una mozione da parte del partito D66 nell’estate del 2014 che ha riportato in vita gli articoli. L’attuale segretario di stato all’Ambiente Mansveld non ha (ancora) abolito il deposito perché non sono stati raggiunti dalle aziende gli obiettivi di raccolta e riciclo che erano state definiti condizione preliminare. Nell’anno in corso si faranno nuove valutazioni.
Continua…
(1) Kennisinstituut Duurzaam Verpakken (KIDV in inglese Knowledge Institute for Sustainable Packaging viene così descritto sul sito di EXPRA un’associazione che riunisce e rappresenta gli interessi dei corrispettivi europei del nostro Conai: To ascertain that information on packaging and packaging waste is neutral and correct it was founded in 2012. The KIDV is governed by the Ministry of Infrastructure and Environment, producers/importers and the association of municipalities (VNG). Its goal is to function as an independent organization that gathers and shares neutral information on packaging and packaging waste. The KIDV focuses on reduction, reuse, renewal and recycling of packaging and packaging waste.
(2) Il produttore di compattatori automatici Tomra ha incaricato CE Delft ente di consulenza olandese di verificare i dati contenuti nel rapporto WUR di van Velzen. CE Delft ha rilevato che i costi imputati al sistema di cauzionamento dal rapporto Wur sono il doppio di quanto è risultato dalle loro analisi.