Trasparenza e crescita sostenibile: nuove direttive e iniziative contro il greenwashing nel mondo aziendale
I nuovi Principi di Corporate Governance dell’OCSE: un passo avanti verso la sostenibilità
L’OCSE, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ha recentemente presentato una rinnovata versione dei suoi Principi di Corporate Governance, marcando una tappa fondamentale nella continua evoluzione della governance aziendale a livello mondiale. Questi principi sono intesi come una guida universale per orientare i sistemi giuridici, regolatori e istituzionali, fornendo una roadmap chiara per le migliori prassi di questa materia.
Il riconoscimento e l’importanza di questi nuovi principi sono stati ulteriormente sottolineati dalla loro approvazione al vertice dei leader del G20 a Nuova Delhi. Questa revisione, nata da un’iniziativa congiunta di G20 e OCSE, si propone di guidare le aziende nell’adattarsi alle mutate dinamiche dei mercati dei capitali, assicurando al contempo un clima di fiducia e stabilità.
Tra le caratteristiche salienti di questa revisione, troviamo un ampliamento delle linee guida relative ai diritti degli azionisti, un rinnovato focus sul ruolo degli investitori istituzionali e un’attenzione particolare alla trasparenza e all’informazione aziendale. Inoltre, i principi ora mettono in luce le responsabilità dei consigli di amministrazione, con un occhio di riguardo alla sostenibilità, alla resilienza e ai rischi connessi al cambiamento climatico.
Tuttavia, quello che rende davvero speciale questa versione è la serie di nuove aggiunte e raccomandazioni. Le aziende sono ora incoraggiate a una maggiore divulgazione sulle questioni di sostenibilità e a promuovere un dialogo costruttivo con gli azionisti e altri stakeholder. Si evidenzia l’importanza dell’adozione delle tecnologie digitali e della gestione proattiva dei rischi digitali, e si sottolinea il ruolo sempre più centrale degli investitori istituzionali nel panorama della governance aziendale.
Il Segretario generale dell’OCSE, Mathias Cormann, ha enfatizzato l’importanza di questi principi, considerandoli come un forte segnale di un impegno internazionale volto a rafforzare le linee guida sulla sostenibilità e la resilienza delle imprese. In concomitanza, l’OCSE ha lanciato l’edizione 2023 del Corporate Governance Factbook, uno strumento prezioso che monitora come i Paesi stanno mettendo in pratica queste raccomandazioni.
L’OCSE ha tracciato la strada per una governance aziendale più responsabile, sostenibile e preparata a fronteggiare le sfide del futuro. È un passo avanti decisivo per garantire che le aziende non solo prosperino economicamente, ma lo facciano in modo etico e sostenibile.
Standard di Reporting di Sostenibilità EFRAG e GRI: raggiunto un nuovo livello di interoperabilità
In una svolta recente nel campo della rendicontazione di sostenibilità, l’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group) e il GRI (Global Reporting Initiative) hanno annunciato un notevole grado di interoperabilità tra gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS) e gli Standard GRI. Questa dichiarazione congiunta sottolinea una maggiore coerenza e allineamento tra questi due importanti framework di reporting.
Questo significativo passo avanti segue i requisiti della CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) che esige un approccio di “doppia materialità” e richiede una considerazione accurata degli standard di rendicontazione esistenti. Pertanto, sia ESRS che GRI hanno lavorato per assicurarsi che le loro definizioni, concetti e informazioni sugli impatti fossero il più possibile allineati. In alcune circostanze, a causa delle specificità del mandato CSRD, l’allineamento totale non è stato fattibile, ma un’adeguata armonizzazione è stata comunque ottenuta.
Questa interoperabilità emerge con le aziende che attualmente adottano i principi di reporting GRI, che saranno già ben preparate per rispettare gli standard ESRS. Inoltre, si eviterà il fardello della doppia rendicontazione, semplificando il processo.
Hans Buysse, presidente del consiglio di amministrazione dell’EFRAG, ha elogiato la collaborazione con GRI, sottolineando che ciò porterà a un sistema di reporting più snello e privo di complicazioni non necessarie. Allo stesso modo, Patrick de Cambourg, presidente del comitato per il reporting di sostenibilità dell’EFRAG, ha evidenziato la proficua collaborazione con GRI, che ha avuto inizio nel 2021, e ha espresso ottimismo per le future iniziative in materia di reporting di sostenibilità.
Il CEO di GRI, Eelco van der Enden, ha dichiarato che questo è un passo positivo per le imprese e per i professionisti del reporting, permettendo loro di utilizzare le prassi di reporting esistenti per adattarsi ai nuovi requisiti ESRS. Ha anche annunciato ulteriori collaborazioni con l’EFRAG, concentrandosi sullo sviluppo di una tassonomia digitale e un sistema di multi-tagging.
Carol Adams, presidente del GSSB (Global Sustainability Standards Board), ha riaffermato l’importanza di una mappatura dettagliata tra gli standard e le linee guida tecniche, sottolineando l’impegno nel supportare le aziende che si preparano per i requisiti CSRD.
L’allineamento tra gli standard EFRAG e GRI promette una transizione più agevole e una maggiore chiarezza per le aziende nell’ambito della rendicontazione di sostenibilità, segnando un avanzamento significativo nel settore.
Risk in Focus 2024: L’Europa si confronta con la poli-crisi
Il report “Risk in Focus” di quest’anno rivela una crescente preoccupazione tra i revisori interni: l’incombente “poli-crisi”, una serie simultanea di eventi ad alto impatto che comportano dei rischi interdipendenti. Da otto anni a questa parte, “Risk in Focus” illumina le aree critiche di rischio per quei revisori che preparano valutazioni indipendenti, piani annuali e definizioni dell’ambito di audit. Il messaggio per il 2024 è chiaro: è fondamentale una collaborazione rinnovata tra i consigli di amministrazione e i revisori interni per navigare con successo in queste acque turbolente.
John Bendermacher, presidente dell’ECIIA, ha sottolineato l’importanza di questa collaborazione, affermando che “ora più che mai, i revisori interni hanno il dovere di guidare il consiglio di amministrazione nella trasformazione verso un’azienda sostenibile e resiliente, specialmente in un contesto economico così delicato”.
Tra i risultati salienti del report:
1. Sicurezza informatica: Un impressionante 84% dei partecipanti ha identificato la sicurezza informatica come il rischio predominante, mantenendo questo posto per il sesto anno di fila.
2. Capitale umano e diversità: L’importanza del capitale umano, della diversità e della gestione e fidelizzazione dei talenti rispecchia il nuovo panorama post-pandemia, con il 58% degli intervistati che lo ha posizionato al secondo posto nella classifica dei rischi.
3. Incertezza macroeconomica e geopolitica: Questa è stata segnalata da quasi la metà dei CAE intervistati (43%), mettendo in evidenza anche le preoccupazioni riguardanti le mutevoli leggi e regolamentazioni.
Il “Risk in Focus 2024” di quest’anno vanta una portata senza precedenti. Ha visto la collaborazione tra 16 istituti di revisori interni distribuiti in 17 paesi europei, tra cui Italia, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, per citarne alcuni. Questa edizione ha coinvolto il numero più alto di paesi europei da quando il report è stato avviato. L’indagine ha raccolto le opinioni di 799 CAE in tutta Europa, ed è stata arricchita da cinque tavole rotonde e 11 interviste approfondite con esperti del settore, offrendo una visione completa e dettagliata dei rischi emergenti e di come questi stiano evolvendo.
In un’epoca di sfide crescenti e mutevoli, è chiaro che la collaborazione e la comprensione dei rischi saranno essenziali per garantire un futuro sostenibile e resiliente alle aziende in tutta Europa.
Il Salone CSR e dell’Innovazione Sociale 2023: riorientare le imprese verso una sostenibilità autentica
La prestigiosa Università Bocconi di Milano è stata la sede dell’undicesima edizione del Salone CSR e dell’Innovazione Sociale, che si è svolta dal 4 al 6 ottobre 2023. Questo evento ha rappresentato un’importante occasione di riflessione sul futuro della sostenibilità e sul ruolo delle imprese in questo ambito.
Evoluzione vs Rivoluzione: riconsiderare la sostenibilità
Il 4 ottobre, due eminenti manager hanno offerto prospettive contrastanti sulla sostenibilità, sollevando la domanda: abbiamo bisogno di più sostenibilità o di una sostenibilità completamente riformulata? Il dibattito ha messo in luce la necessità di ridefinire il ruolo dell’impresa nel cammino verso uno sviluppo sostenibile.
Il Futuro è Decarbonizzato
La mattina del 5 ottobre, l’attenzione si è spostata verso le strategie di decarbonizzazione. Il focus non è stato solo sulle aziende dei settori energetici, ma su tutte le imprese che stanno mettendo in atto misure per ridurre drasticamente le emissioni di gas serra. L’obiettivo finale è quello di combattere efficacemente il cambiamento climatico, riducendo sensibilmente le emissioni entro il 2030 e aspirando alla neutralità climatica entro il 2050, in linea con le direttive dell’Unione Europea.
L’importanza della “G”: rivitalizzare la Governance
Il pomeriggio dello stesso giorno, il dibattito si è concentrato sull’importanza spesso trascurata della lettera “G” nelle pratiche ESG (Environmental, Social, and Governance). Sebbene l’enfasi sia solitamente posta sugli aspetti ambientali e sociali della sostenibilità, la governance gioca un ruolo cruciale nella consolidazione delle attività e dei processi aziendali sostenibili. È dalla “G” che emerge la necessità di rendere la sostenibilità una parte fondamentale delle prassi aziendali. La discussione ha anche evidenziato la nuova proposta di direttiva sull’obbligo di diligenza delle imprese in materia di sostenibilità, che mira a instaurare una gestione responsabile lungo l’intera catena del valore.
Il Salone CSR e dell’Innovazione Sociale 2023 ha fornito spunti di riflessione cruciali per tutti coloro che sono impegnati nel campo della sostenibilità, sottolineando l’urgenza e la necessità di adottare un approccio più olistico e centrato sulla governance.
Osservatorio sulla Governance della Sostenibilità 2023: un’analisi profonda su scala globale
L’Osservatorio “Governance della sostenibilità”, giunto alla sua quinta edizione, continua a sorprenderci con analisi sempre più dettagliate e ambiziose. Fondato nel 2013 dall’alleanza tra Sustainability Makers e ALTIS Graduate School of Sustainable Management presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, quest’anno ha ampliato il suo campo d’azione, andando oltre i confini europei.
Da un osservatorio locale a uno globale
La quinta edizione ha fatto un passo audace, portando l’analisi su un campione di oltre 1.400 aziende quotate globalmente. Lo studio si è avvalso di un ricco database internazionale e ha scrutato una grande varietà di documenti aziendali. Dalla relazione sulla corporate governance alla relazione sulla remunerazione, passando per il bilancio di sostenibilità e i profili dei membri dei Consigli di Amministrazione, ogni angolo del mondo aziendale è stato esplorato per comprendere a fondo l’integrazione della sostenibilità nelle strategie di business.
Un decennio di trasformazioni
I risultati sono stati illuminanti. Rispetto al 2013, quando solo una grande azienda quotate su quattro aveva un comitato di sostenibilità nel suo CdA, oggi tale cifra è radicalmente cambiata, almeno per alcune nazioni. In Italia e Francia, ad esempio, i comitati dedicati alla sostenibilità sono ora presenti in un impressionante 92,5% delle imprese. Questa prevalenza sottolinea come la sostenibilità sia diventata la norma in questi Paesi, un risultato che evidenzia l’efficacia dei codici di autodisciplina nel plasmare una governance che tenga conto delle esigenze ambientali e sociali.
Tuttavia, non tutte le nazioni hanno fatto progressi simili. Gli Stati Uniti, in particolare, sembrano rimanere indietro: solo l’11% delle aziende quotate al Nasdaq ha comitati di sostenibilità.
La quinta edizione dell’Osservatorio “Governance della sostenibilità” ci fornisce una chiara fotografia di come le aziende stiano evolvendo nella loro adozione di pratiche sostenibili. Ci sono Paesi che dimostrano un forte impegno verso un futuro più verde, ma c’è ancora molto lavoro da fare a livello globale. Questo studio evidenzia l’importanza di persistere nella promozione di una cultura aziendale sostenibile in ogni angolo del mondo.
Bilanci di sostenibilità ESG nell’UE: l’evoluzione degli standard di rendicontazione
La recente adozione dell’atto delegato sugli ESRS (European Sustainability Reporting Standards) da parte della Commissione Europea segna un passo significativo verso la standardizzazione dei bilanci di sostenibilità nell’Unione Europea. Questa mossa è rivolta a un’efficace armonizzazione e autenticità dei bilanci ESG.
Fino ad oggi, la rendicontazione non finanziaria obbligatoria ha coinvolto un limitato numero di organizzazioni e, anche a causa dell’assenza di uno standard unico, molte di quelle che hanno aderito volontariamente a questa pratica hanno prodotto bilanci spesso non affidabili. L’introduzione della CSRD, la Direttiva europea sulla rendicontazione di sostenibilità, si propone di affrontare questa sfida. Nello specifico, obbligherà un vasto insieme di organizzazioni a rendicontare informazioni pertinenti ai rischi e opportunità sociali e ambientali, nonché all’impatto delle loro attività sull’ambiente e sulle persone.
Le lacune informative potrebbero precludere agli investitori una visione chiara dei rischi di sostenibilità, con possibili gravi ripercussioni economiche e sociali. Con l’adozione di standard comuni, la Commissione intende: standardizzare la rendicontazione di sostenibilità in tutta l’UE, elevare le informazioni sulla sostenibilità al livello delle informazioni finanziarie, assicurare informazioni di sostenibilità comparabili e affidabili da parte delle aziende europee.
L’EFRAG (Gruppo Consultivo Europeo sull’Informativa Finanziaria) ha svolto un ruolo cruciale nella formulazione degli standard. Ha fornito progetti basati su approfondite consultazioni pubbliche, con un forte impegno verso l’equità e la trasparenza.
L’atto delegato apporta diverse modifiche significative, tra cui:
- Flessibilità temporale: viene concesso alle aziende più tempo per prepararsi attraverso disposizioni transitorie.
- Autonomia decisionale: le aziende avranno maggiore discrezione nel determinare le informazioni rilevanti per le loro specifiche circostanze.
- Opzionalità di alcuni requisiti: alcuni obblighi di rendicontazione, precedentemente obbligatori, sono ora facoltativi.
La nuova direttiva mira a ridurre gli oneri per le aziende che già si impegnano nella rendicontazione di sostenibilità, promuovendo al contempo la trasparenza e l’efficienza. Le aziende che seguono già gli standard GRI troveranno la transizione agli standard ESRS relativamente agevole, ma una valutazione dettagliata sarà essenziale per ogni singola entità.
L’adozione degli standard ESRS rappresenta un importante avanzamento verso una rendicontazione di sostenibilità più uniforme e trasparente nell’UE, contribuendo al progresso della responsabilità aziendale e alla realizzazione degli obiettivi di sostenibilità a livello globale.
L’alba di una nuova era di trasparenza e autenticità?
In un’epoca in cui la sostenibilità è diventata un cardine delle strategie aziendali, il fenomeno del greenwashing ha sollevato preoccupazioni crescenti tra gli utenti, gli investitori e tutte le parti interessate.
Le recenti rivelazioni dell’Osservatorio “Governance della sostenibilità” e l’attenzione crescente portata alle pratiche di corporate governance nel contesto della sostenibilità indicano una tendenza chiara: le aziende sono sempre più tenute a rendere conto delle loro azioni. Questa crescente responsabilizzazione non è solo il risultato di iniziative istituzionali, ma anche della crescente consapevolezza e richiesta di responsabilità da parte del pubblico.
Nelle molte discussioni e iniziative intraprese in ambito europeo e internazionale, come quelle emerse dal Salone CSR e dell’Innovazione Sociale, è evidente che il tema della sostenibilità è ormai centrale. Il dibattito non riguarda più solo l’importanza di essere sostenibili, ma anche come garantire che le aziende non utilizzino tattiche di marketing ingannevoli per apparire “verdi” senza un reale impegno costante.
La reputazione è un bene prezioso per ogni azienda. In un mondo sempre più connesso e trasparente, il greenwashing non solo danneggia l’immagine, ma può anche avere ripercussioni legali e finanziarie. Le nuove direttive e normative in arrivo svolgeranno un ruolo cruciale nel garantire che le aziende siano autentiche nelle loro rivendicazioni di sostenibilità.
Grazie a queste nuove direttive e all’attenzione sempre maggiore sulle pratiche aziendali sostenibili, potrebbe essere arrivato il momento di una svolta decisiva per il settore, che potrebbe vedere le aziende diventare più responsabili, trasparenti e più rispettose dell’ambiente e delle società in cui operano.
La strada verso un futuro più verde e autentico è finalmente tracciata?