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La decisione di recidere ogni collegamento con la National Rifle Association (compresi gli sconti riservati ai suoi membri), presa dalla United Continental Holding Inc. subito dopo la strage di Parkland, in Florida, potrebbe rivelarsi un boomerang.
Durante l’ultima assemblea annuale, un azionista ha fatto notare al ceo, Oscar Munoz, come la decisione rischi di allontanare milioni di potenziali clienti che possiedono armi da fuoco o che supportano il diritto a detenerle. Ebbene, la risposta di Munoz ha sminuito la portata della scelta: «Non è stata politica. (La decisione) è stata personale con riferimento alla mia “famiglia” della United».
Il Ceo della società ha spiegato che tra le 17 vittime della strage c’era anche Gina Rose Montaltola figlia teenager di un capitano della compagnia di volo. Tanto che circa un centinaio di piloti e altri dipendenti di United, JetBlue Airways Corp., American Airlines Group Inc. e FedEx Corp. hanno partecipato al suo funerale, formando una sorta di guardia d’onore all’entrata della celebrazione.
La dichiarazione di Munoz, però, potrebbe ora sollevare le proteste di quanti sostengono la scelta di allontanarsi dagli interessi della potente lobby delle armi Usa. Il rischio, infatti, è quello di aver fatto un pasticcio nella gestione di una scelta che poteva sembrare in linea con una ben definitaresponsabilità aziendale.

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