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Eco-ospedali, arrivano i fondi

Per gli enti pubblici prestiti fino a 15 anni: copriranno il 90% dei costi. Dal 16 marzo il via alle domande per accedere ai 600 milioni sbloccati dall’Ambiente
Ospedali verdi. O ecoospedali. L’ultima“tendenza” della greeneconomy è una realtà chesta prendendo piede nella Penisola ormai da qualche anno, trainata dai benefìci in termini di risparmio energetico, da una bolletta energetica leggera e da una “scuola” di architettura sempre più innovativa e a caccia di soluzioni, anche gestionali, all’avanguardia. A dare una spinta alle Regioni virtuose che scommettono sui poli a basso consumo e ad alta efficienza arriva adesso anche il Fondo rotativo per Kyoto, rimasto nel cassetto per anni, e ora rilanciato e attuato dal Governo Monti nella cornice del rilancio e dello sviluppo post-rigore. Si tratta di un prestito agevolato gestito da Cassa depositi e prestiti insieme al ministero dell’Ambiente e ad alcune Regioni (che hanno scelto la gestione in proprio delle pratiche) che distribuirà nei prossimi anni 600 milioni di euro (di cui 200 milioni disponibili subito per i progetti 2012). Vediamo come funzionerà. Innanzitutto occhio al calendario.Il primo marzo è approdata in Gazzetta Ufficiale la circolare di attuazione che di fatto vara le nuove agevolazioni (Gu n. 52/2012). Inoltre è già disponibile on line l’applicativo di Cassa depositi e prestiti per l’accreditamento dei soggetti beneficiari, passaggio necessario prima dell’invio della domanda per accedere ai prestiti. Ma il clic day vero e proprio inizierà il 16 marzo, quando sarà materialmente possibile inviare la documentazione alla Cdp o alle cinque Regioni che hanno deciso di gestire in proprio le pratiche (Abruzzo, Basilicata, Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte). Questo primo ciclo di programmazione si concluderà sulla carta il 14 luglio ma dal momento che le operazioni sono “a sportello”, in realtà, potrebbe chiudersi prima a esaurimento delle risorse. Le misure destinatarie dei prestiti sono sette, ma solo alcune si rivolgono specificamente alla “riconversione” in chiave ecologica delle strutture ospedaliere. Tra queste tre hanno natura concorrente e dunque subiscono una ripartizione dei fondi a livello regionale: per l’asse rinnovabili ci sono 10 milioni, per gli usi finali (involucro, infissi, vetri ecc.) 130 milioni e per la micro generazione diffusa (riscaldamento e raffrescamento) altri 25 milioni. La ripartizione regionale delle misure è contenuta nel vademecum pubblicato sul sito di Cdp, ma la Regione “assopigliatutto” è a sorpresa la Calabria, con 12,8 milioni di euro stanziati sul capitolo “usi finali”. Segue la Sicilia con 12,4 milioni sulla stessa voce e subito dopo la Puglia con circa 11 milioni. Altri 5 milioni di euro, poi, sono destinati alla ricerca sempre in materia di risparmio energetico. Per quest’ultimo asse possono fare istanza gli istituti superiori di ricerca, sia pubblici che privati, le università e i loro consorzi. In questo caso il tetto massimo è di 1 milione di euro e la copertura è del 50 per cento dei costi. Per i soggetti pubblici, come gli ospedali e i poli universitari, le condizioni sono molto favorevoli. Il prestito di scopo è innanziutto parametrato su una copertura maggiore delle spese degli interventi (90%dei costi contro il 70% concesso alle imprese), nel caso degli“usi finali” con un tetto di 1,5 milioni. Stessa soglia se l’intervento oggetto del prestito presenta le caratteristiche di un progetto integrato e cioè contempliun mix di interventi tra microgenerazione diffusa, rinnovabili, e usi finali.La durata del prestito va da un minimo di 3 a un massimo di 15 anni, con un tasso d’interesse agevolato dello 0,5 percento che verrà riiniettato nella dotazione del Fondo. La dotazione è rotativa, il che implica un rientro delle risorse maggiorate degli interessi, pari -secondo le stime del ministero dell’Ambiente – a un investimento complessivo di 1,2 miliardi di euro per effetto dell’anatocismo e della parte dei costi non coperta dalle agevolazioni. L’altro vincolo che il pubblico dovrà rispettare è quello legato agli indici di indebitamento. A differenza dei soggetti privati e delle imprese soggetti alla regola Ue del “de minimis” (il tetto di 200mila euro in tre anni per le sovvenzioni da parte dello Stato) la pubblica amministrazione dovrà farei conti con i propri bilanci e con il patto di stabilità. Eppure quella offerta da Kyoto resta una chance da non perdere. Soprattutto in un contesto di crisi profonda e con un credit crunch che deprime la capacità di spesa. Ne è convinto Antonio Strambaci, vicecapo di gabinetto del ministro dell’Ambiente Corrado Clini: «In base alla mia esperienza in generale c’è una grande propensione nei confronti dei progetti destinati al risparmio e all’efficienza energetica degli edifici e a quelli per le fonti rinnovabili. Perquanto riguarda lo specifico degli enti pubblici, e quindi anche degli ospedali, credo che quella offerta dal Fondo Kyoto sia un’occasione per adempiere a una serie di norme tra cui in primis la direttiva31/2010 che imporrà alla pubblica amministrazione di riconvertire i propri edifici a“energia quasi zero” a decorrere dal 2019». Il ministero dell’Ambiente ha già avuto riscontro in passato di progetti simili: «Sugli eco-ospedali abbiamo dei dati che ci dicono molto dell’interesse che gravita attorno a queste soluzioni ambientali. Il dicastero di via Crisotforo Colombo ha lanciato nel 2010 un bando destinato alle strutture ospedaliere delle Regioni Convergenza e cioè Calabria, Campania, Puglia e Sicilia: il bando aveva una dotazione di 60 milioni di euro e ci sono arrivate richieste per 250 milioni di euro». Al puzzle delle procedure del Fondo per Kyoto manca però un ultimo passaggio, ancora in via di definizione. Si tratta dell’elenco delle banche aderenti all’iniziativa. «L’elenco arriverà entro la data di apertura dello sportello e cioè il 16 marzo – prosegue Strambaci- assicurando così il normale svolgimento delle procedure di accesso ai prestiti. A breve inoltre pubblicheremo la tabella definitiva con i massimali delle commissioni richieste dalle banche sulle operazioni: le abbiamo rese più appetibili per agevolare la maggiore accessibilità al Fondo». Se il buongiorno si vededal mattino il Fondo promette già un boom di richieste: «Nei primi 3 giorni di apertura dell’applicativo web sul sito di Cassa depositi e prestiti – conclude Strambaci – sono stati attivati 2.000 accreditamenti». Bisogna affrettarsi, dunque. Le procedure sono pubblicate sul sito di Cdp all’indirizzo www.cassaddpp.it.