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False dicotomie, reloaded

False dicotomie, reloaded

Le reazioni deboli e scomposte alle due ultime novità sul tecnocontrollo globale hanno colpito duramente Cassandra.

Per chi avesse vissuto su un albero negli ultimi due mesi, è utile ricordare che l’Unione Europea ha approvato una direttiva, nota con il soprannome di Chatcontrol, che permette di intercettare a tappeto e in maniera preventiva tutte le comunicazioni elettroniche eccetto quelle telefoniche.

Sempre per gli ipotetici arborei lettori, pochi giorni or sono Apple, con l’aria candida come un quarto di pollo allevato in batteria, ha annunciato che introdurrà nei suoi sistemi operativi una funzione che analizzerà tutte le foto scattate con tecniche di Intelligenza Artificiale per localizzare immagini pedopornografiche, segnalandole direttamente alle autorità.

Una spia in ogni iPhone o iCoso, che potrà essere successivamente rediretta verso qualsiasi contenuto venga ritenuto (o imposto) come socialmente pericoloso.

Le reazioni, ahimé, sono state poche e poco convinte; il Generale Agosto ha probabilmente contribuito; non è certo un caso che certe “novità” vengano annunciate in prossimità della stagione delle ferie.

Ma è ancora più preoccupante che molte delle giuste e spesso irate reazioni a questi due abomini di tecnocontrollo globale siano facilmente bersaglio di false dicotomie come “vogliamo la privacy o salvare i bambini?”

Sembra che la maggior parte delle persone, e incredibilmente anche degli attivisti dei diritti civili digitali, non siano dotati della minima nozione di dialettica; è necessario avere persone più dotate di strumenti dialettici per affrontare dibattiti sulla privacy e sui diritti civili, da quelli fatti al bar fino all'”empireo” di Porta a Porta. 

Per questo, Cassandra vi ripropone oggi nella pagina che segue la parte più pertinente di una pillola di privacy, che vi aveva già somministrato nel lontano 2008, per l’esattezza il 29 febbraio 2008. Enjoy.

Tecnocontrollo e diritti civili

Cassandra Crossing/ La necessità di scegliere tra privacy e sicurezza è una falsa dicotomia.

he cos’è una dicotomia?

È una categoria logico/filosofica, spesso impiegata nelle discussioni in maniera strumentale e insidiosa. Una dicotomia tra A e B significa che o è vero A, o è vero B, e che non esistono altre possibilità (C ambedue veri, o D ambedue falsi).

Una dicotomia falsa è quella che pretende di enunciare “A oppure B” tacendo che esistono anche altre possibilità C, o D; ad esempio tacendo che esiste l’enunciato “vogliamo la privacy e salvare i bambini!”. Basta cambiare una congiunzione e un segno di interpunzione.

Cadere o far cadere qualcuno nella trappola logica di una falsa dicotomia è un metodo dialettico estremamente comune per guidare una discussione fuori dai binari fattuali, prendere vantaggi sull’ingenuo avversario e portare a conclusioni false e strumentali.

È una situazione che ricorda quella del vantaggio che negli scacchi il bianco assume, avendo la prima mossa, quando il nero risponde con una mossa non ponderata a dovere: se il nero gioca d’istinto piuttosto che di ragionamento e cultura, passa certamente in svantaggio.

Accettare una dicotomia in una discussione equivale a lasciare all’avversario scelta di campo, di armi e di momento; un probabile modo di pianificare la sconfitta dialettica della propria posizione. 

A maggior ragione accettare una falsa dicotomia significa accettare false premesse e quindi ritrovarsi a discutere fuori dai binari della realtà, rendendo forzatamente sterile e fazioso il dibattito e accettando di essere guidati dall’avversario verso un terreno arbitrario dove lui è preparato e voi no, dove lui dimostrerà una tesi falsa o strumentale.

Facciamo un esempio familiare ai lettori di questa rubrica.

In un dibattito, in una esposizione che riguardi la privacy è ormai una certezza sentire prima o poi enunciare la falsa dicotomia “Privacy oppure sicurezza?”. Tradotto: si ha più sicurezza sacrificando una parte di privacy.

Avremo un bene primario sacrificando un bene “secondario”. Sconfitta totale delle posizioni pro-privacy in 3 rapide mosse, a causa dell’accettazione di una falsa dicotomia, di una falsa premessa che “sembra” vera ma è solo verosimile.

Perché è falsa?

Perché è una affermazione non provata logicamente o scientificamente.
Perché ammette banali controesempi che la smentiscono.
Perché agevola posizioni paternalistiche e posizioni pigre.
Perché agevola estensioni arbitrarie del potere esecutivo.
Nulla prova storicamente che in generale introdurre “misure di sicurezza” lesive della privacy (e dei diritti civili) porti a una maggiore sicurezza.

C’è invece abbondanza di controesempi, in cui grandi sacrifici della privacy e dei diritti civili (decreto Pisanu, controlli negli aeroporti) non portano a nessun vantaggio in termini di sicurezza reale, ma portano ad un gioco mediatico rassicurante destinato al popolo bue (controlli negli aeroporti) o a un vantaggio collaterale per il potere esecutivo (che non può essere ammesso o perseguito esplicitamente, essendo impresentabile) di un maggiore e più economico controllo sociale indiscriminato e a priori.

Non è affatto detto che sacrificando la privacy si otterrà più sicurezza: il decreto Pisanu espone le persone ad abusi compiuti da chi ha accesso a dati che, riguardando cittadini innocenti, non avrebbero dovuto essere memorizzati, tanto meno per tempi biblici.

Senza vantaggi certi e dimostrati non si devono memorizzare dati sulle persone, che sono intrinsecamente pericolosi in quanto tali. È anche la posizione del Garante.

È anche la posizione dell’establishment politico quando i dati memorizzati e abusati riguardano loro.

Non è affatto detto che aumentando la privacy si diminuisca la sicurezza: ad esempio, le uniche misure efficaci negli aeroporti secondo Schneier sono, vedi caso, quelle che sulla privacy non hanno nessun effetto, mentre cose come la no-fly list non sono mai servite a nulla se non a far restare persone innocenti a terra per tutta la vita.

Se si sacrifica la privacy dei cittadini innocenti e si aumenta il tecnocontrollo, si ottiene la possibilità di controllare a posteriori la vita di chiunque.