Comunicare la scienza: una nuova era?

Nel contesto attuale dove le conoscenze scientifiche progrediscono rapidamente, come dimostrano innovazioni quali l’intelligenza artificiale o nuove tecnologie di modifica genetica, è indispensabile che anche la comunicazione della scienza evolva per affrontare le sfide del nostro tempo. Mai come oggi, è cruciale chiedersi come rendere la scienza – e la tecnologia – comprensibile, poiché solo se compresa essa può essere accettata e avere un impatto concreto sulle decisioni individuali e sulle politiche pubbliche.
Questo è uno dei messaggi centrali del lavoro di Druckman et al. (2025), pubblicato dalla National Academy of Science, che esplora i limiti e le potenzialità di due approcci alla comunicazione: il modello tradizionale di diffusione “top-down” e quello partecipativo, incentrato sull’ascolto e il dialogo e che porta alla luce una riflessione molto profonda sul ruolo della comunicazione della scienza.
Entrambi i modelli presentano vantaggi e sfide significative. Il modello “top-down” si scontra con un ecosistema informativo ipercompetitivo, che amplifica voci pseudo-scientifiche e politicizza la conoscenza. Al contempo, il modello partecipativo, pur ideale per affrontare incertezze e costruire fiducia, si scontra con una polarizzazione del pensiero attuale che ostacola la fiducia e impone un intenso impegno ai comunicatori. Questi infatti devono non solo tradurre la scienza, ma anche comprendere le preoccupazioni, le esigenze e i valori delle diverse comunità. È un processo impegnativo che richiede dialogo, collaborazioni interdisciplinari e ingaggio sistematico con stakeholder diversificati, oltre che di capacità di anticipare le esigenze del pubblico, evitando le reattività tipiche di momenti di crisi.
Come sottolineano gli autori, la complessità della scienza si riflette nella complessità della sua comunicazione. Non esistono soluzioni semplici. Esiste, però, una “scienza della comunicazione scientifica”, un settore che merita ricerca continua e applicazioni informate per garantire che il sapere scientifico possa essere recepito e utilizzato efficacemente. È il momento di investire in strategie proattive e partecipative per colmare il divario tra scienza e società, affinché la conoscenza non sia solo prodotta, ma compresa e adottata, contribuendo al benessere individuale e collettivo. E che il ruolo di chi comunica la scienza sia rivalutato al pari di chi produce la scienza in una sorta di alleanza per un obiettivo comune: il progresso.
(Fonte: Druckman J.N. et al., An agenda for science communication research and practice, PNAS, Vol 122, No 27, 2025)