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Un anniversario che parla alla tecnologia: perché Giordano Bruno ci aiuta a ridisegnare le intelligenze artificiali?

Un anniversario che parla alla tecnologia: perché Giordano Bruno ci aiuta a ridisegnare le intelligenze artificiali?

Ma bisogna davvero andare così lontano per dare un senso ai nuovi mondi digitali? Davvero sembra così eccentrica la potenza di Chat GPT che si basa su una memoria di 3 miliardi di lemmi e assetti cognitivi?

Oggi, nell’anniversario del rogo di Giordano Bruno potremmo forse ritrovarci in casa pensieri e materiali che renderebbero proprio la cultura italiana una delle matrici di quella direzione che ha preso la scienza e anche di strumenti in grado per ridare un’anima a quel processo tecnologico.

Proprio Bruno, anticipando quel secolo della matematica che si apriva mentre lui bruciava a Campo dei Fiori a Roma, aveva introdotto nel rinascimento italiano l’idea di memoria artificiale, come capacità di potenziare un’umanità aumentata, potremmo dire oggi. Una visione che lui contestualizzava in una cosmogonia che anticipava profeticamente la geometria del potere che la rete ha proposto quando scriveva nelle sue Opere magiche “nell’Infinito spazio possiamo definire centro nessun punto, o tutti i punti: per questo lo definiamo sfera il cui centro è ovunque”.

La radice di quanto ci circonda

Se questa è la radice di quanto ci sta attorno, perché non abitarlo questo mondo con confidenza e disinvoltura, sapendo di poter dominare e non di esserne ineluttabilmente dominati, perché lo abbiamo pensato e non solo contemplato.

Come ci spiega un grande analista dei testi bruniani quale è stato Aldo Masullo, recentemente scomparso e del quale proprio in questi giorni si ricorda i 100 anni dalla nascita, “Con Bruno il mondo cessa di essere un’idea e diventa un problema, che viene affrontato con la matematica”.

In questo sillogismo c’è tutto l’universo che abbiamo oggi intorno.

Proprio la problematicità del mondo, resa sempre più complessa dall’allargamento della popolazione che pretende di condividere modelli di vita e sistemi di assistenza che rende inevitabili i supporti tecnologici che permettono quest’estensione di attività.

E ancora Masullo, citando Bruno, aggiunge: la civiltà è conversazione. Esattamente quel paradigma che oggi diventa rete.

Cosa se non questa visione ellittica, per cui nel tempo dei poteri verticali e esclusivi, dall’impero al vicario di Cristo, porta un uomo ad attraversare quell’Europa per presentare ovunque, con ostinazione, questa straordinaria visione: ogni punto è centro e il mondo è concettualmente, prima che fisicamente, una sfera, dove il centro è ovunque.

La fragilità del tutto

Una concezione che proprio oggi ci troviamo dinanzi quando ci interroghiamo sulla confusione che regna nel pianeta: ma cosa rende tutto cosi instabile, precario, momentaneo? Cosa rende fragile i poteri, insicure le élites, incerte le istituzioni? Cosa fa sostituire i giganti della politica e della storia con un formicolare di nani così simili ad ognuno di noi? Cosa spinge ogni singolo uomo, anche il più derelitto e marginale, a poter interferire con i destini di tutti con una foto, un filmato, un tweet? Cosa ci fa vedere in diretta una guerra raccontata dalle sue vittime senza veli o filtri?

Sono considerazioni che ci potrebbero aiutare per un approccio più critico e consapevole a linguaggi e soluzioni che ineluttabilmente richiedono di potersi appoggiare a pensieri forti. Sono proprio quei pensieri, la matrice e la giustificazione dei meccanismi di intelligenza artificiale, che oggi diventano materia di conflitto e negoziazione per dare un’anima allo sviluppo di capacità che oggi cominciano a prendere forma e che cresceranno non secondo un determinismo incontrollabile, ma proprio in virtù del pensiero che sapremo metterci dentro. Avere nella nostra memoria e tradizione contributi quali quelli che ho ricordato non solletica solo la nostra vanità nazionale ma ci offre piste preziose per dare forma a percorsi e profili professionali più complessi, trasversali e competitivi.

Trovarsi dinanzi due giganti, come Giordano Bruno e uno dei suoi più lucidi analisti, quale Aldo Masullo, per un cronista che ha come unico titolo per impicciarsi della materia la sua origine nolana, è sempre temerario, ma, lo confesso, quanto mai lusinghiero. L’iniziativa che mi offre quest’opportunità, promossa dall’associazione degli amici di Aldo Masullo, nel giorno dell’anniversario del rogo di Bruno, mi permette di aggiungere agli interventi più autorevoli e prestigiosi una testimonianza corredata da due proposte operative, che spero, giustificheranno la mia presenza.

Collegamento fra Giordano Bruno e la rete

Nel suo libro “Giordano Bruno maestro di anarchia”, Aldo Masullo sostiene che c’è un collegamento tra l’opera di Giordano Bruno e il sistema moderno di comunicazione e di rete. Masullo sostiene che le idee di Bruno sulla pluralità dei mondi abitati, la natura infinita della materia e l’unità della conoscenza hanno influenzato la comprensione della comunicazione e della rete in molti modi.

Parola di Chat GPT

Non è mia questa constatazione sul pensiero di Aldo Masullo, che viene così sintetizzato cogliendo comunque il cuore ardito del  suo  contributo filosofico, ossia che il mondo digitale abbia una radice concreta e diretta con la riflessione rinascimentale e quel secolo del calcolo che fu il ‘600 e di cui Giordano Bruno è il più lucido e completo anticipatore.

Ad elaborarla è stata Chat GPT, a cui ho rivolto la domanda nel linguaggio più semplice e diretto: come valuti il contributo di Aldo Masullo nell’interpretazione di Giordano Bruno come filosofo della calcolabilità della vita?

L’ennesima acrobazia digitale in cui ormai tutti si cimentano, ma che nel nostro caso, oltre che confermare le stupefacenti proprietà del sistema ci offre un elemento prezioso.

Non è questa, infatti, la prova migliore di come sia oggi ancora più feconda e straordinariamente preveggente la capacità che ebbe Masullo di indagare questi anfratti dell’opera di Bruno che ancora rimangono sospesi?

La risposta del sistema

La risposta che avete ascoltato, e proseguendo il dialogo, cosa che vi invito a fare, avreste l’ebrezza di ritrovarvi dinanzi se non a lui direttamente, intendo Masullo, certo, ma sicuramente un modo di ragionare non dissimile da quello che Aldo ci ha trasmesso.

Scoprireste che pur in questa fase di collaudo di un prototipo in quale ci troviamo, l’argomentare del sistema di intelligenza artificiale si fa sempre più complesso e sottile nel cogliere le diverse sfumature dell’elaborazione sia di Aldo che di Bruno, come potete ricavare da questa altra risposta del sistema:

Ad esempio, Masullo sostiene che l’idea di Bruno che tutto è connesso e che la conoscenza è unitaria è simile all’idea di una rete globale di informazioni e conoscenze, come quella che esiste su Internet. Inoltre, l’enfasi di Bruno sulla libertà di pensiero e di espressione è simile alla natura aperta e libera della rete, che consente a tutti di condividere le proprie idee e di accedere a una vasta quantità di informazioni. In sintesi, secondo Masullo, c’è un collegamento fra le idee di Giordano Bruno e il sistema moderno di comunicazione e rete, e la sua opera contribuisce a comprendere come le idee filosofiche possano influenzare lo sviluppo della tecnologia e della società.

La catena Bruno-matematica-evoluzione-vita-digitale-Masullo viene qui confermata e circostanziata.

Squarcio profetico

Proprio quanto sta accadendo in queste settimane, con l’irruzione nella nostra vita di apparati di sapere e di memorie, ci dice che quella visione che Bruno ebbe della memoria artificiale, come ne parla nelle sue Opere Latine, è uno straordinario squarcio  profetico  che lo collega direttamente ai grandi ingegneri della nostra esistenza contemporanea, da Shannon a Turing a Minsk a Mc Luhan–  i padri di quello che Walter Benjamin avrebbe definito: la ragione umana al tempo della sua riproducibilità tecnica.

Sistema algoritmico e panteismo razionale

Poter dialogare con un sistema algoritmico che in tempo reale ti risponde  con linguaggio naturale in maniera pertinente, approfondita e problematica, realizzando quelle sinapsi che riconosciamo come umane non è esattamente la proiezione di quel cervello complessivo che venne intuito da Bruno come sostegno del panteismo razionale che elaborava? Non è per chi ci crede un modo per rintracciare l’orma di Dio nel mondo? E sentirsi dire da questo sistema intelligente che certo Bruno è il padre del mondo digitale  e che Masullo lo rileva prontamente nella sua opera, non  ci dice anche come sia profondamente radicato questo connubio nella comunità del sapere globale a partire dalla sua radice Nolana?

Come sapete Chat GPT al momento lavora su un corredo di tre miliardi di concetti ed espressioni semantiche memorizzate, da cui ricava le sintesi che ci propone. Diciamo esattamente quella memoria universale di cui vagheggiava Bruno.

Questo significa che nel senso comune del sapere del pianeta questa connessione fra i nodi concettuali che ho richiamato prima- Bruno/matematica/evoluzione/Vita/Digitale/Masullo- è consolidata. Paradossalmente lo è meno in Italia e per niente a Nola.

Chi mi ha invitato sa bene cosa pensi del modo in cui viene valorizzato e gestito questo patrimonio inestimabile del pensiero bruniano, ora arricchito anche dalla straordinaria eredità di Aldo Masullo, quindi se nonostante questo sono stato fatto entrare in questa sede vuol dire che sono autorizzato ad entrare nel tema. E lo farò in chiusura.

Prima vorrei però, rispondendo al compito che mi è stato assegnato da bravo bidello, focalizzare meglio il concetto che ChatGPT ha colto come fondante della relazione Bruno/Masullo: un pensiero che genera una realtà, persino divina.

Una relazione sia di dottrina ma anche di sensibilità.

Cogito ergo riproduco

Come Bruno, infatti Masullo riflette e analizza con originalità proprio la genesi del pensiero come prodotto umano. Lui decodifica l’incarnazione del pensiero individuale non come una pratica biologica, ognuno con il cervello pensa, ma come un destino della differenza della nostra specie che è il pensiero individualmente comunicante. In questo dobbiamo dire che Masullo è stato uno dei filosofi più attuali della nostra accademia.

Non solo cogito ergo sum, ma cogito ergo riproduco.

Vi è molto, se non tutto, di queste sue pionieristiche intuizioni, in cui con padronanza e grande libertà, ibridava tradizione e futuro, già nelle prime righe del suo ultimo saggio “ Giordano Bruno maestro di Anarchia”, dove instaura un’identità fra Bruno e Kant nella descrizione di un individuo ragionante libero perché responsabile. Un individuo che potenzia la sua libertà ragionante e responsabile con strumenti e ambizioni, questo mi pare il passaggio fondamentale che Masullo illumina dell’elaborazione bruniana, dando così una base sociale, alla cosmologia in cui non vi è centro perché tutti i punti lo sono. Proprio il punto di appoggio su cui è stato costruito fisicamente e teoricamente il sistema reticolare con cui oggi viviamo.

“Giordano Bruno Maestro di Anarchia”

Un testo, questo di “Giordano Bruno Maestro di Anarchia”, che mi è particolarmente caro, e per questo ringrazio gli amici dell’associazione Aldo Masullo che mi hanno regalato quest’opportunità di parlarne quasi che potessi aggiungere cose a quella materia ancora fluida e fosforescente.

Ma il mio legame a quel testo è il risultato della sua incubazione, contemporanea ad un periodo di chiacchierate avute con lui nella sua casa al Vomero, o in occasioni pubbliche, procurate anche da quell’impresario di cultura che è Gianfranco Nappi, o in incontri privati che mi sono stati concessi.

Tappeti digitali

In queste chiacchierate, non senza petulanza, cercavo di vendergli i miei tappeti digitali, riproponendogli quella suggestione che proprio a Nola, in occasione dell’unica edizione della Biennale di studi bruniani, provammo ad imbastire con Derrik De Kerkhove, il discepolo di Marshal Mc Luhan, grande cultore del monaco nolano, circa la primogenitura di Bruno rispetto ai linguaggi ipertestuali e all’ibridazione del calcolo con la sua filosofia.

Ritrovare poi nelle dense pagine di quel libro, la sua ultima fatica, l’eco  di una sua personale e affilata, come sempre, riflessioni innovativa che riconosceva come fondate le tesi forgiate  in quella direzione dai Media Studies, fondati da Marshal Mc Luhan, a cui mi richiamavo, assumendole come contributo per una nuova visione di Bruno, segnata, al nascere del nuovo millennio, proprio dall’evoluzione del linguaggio della matematica come forma di comunicazione sociale, non poteva non elettrizzarmi.

E’ ovvio naturalmente che nulla centravano le mie intrusioni a casa di Aldo, lo dico per evitare che qualcuno stia cercando uno scolapasta da mettermi in testa. Nulla poteva certo suggestionare Aldo delle confuse cronache di un giornalista in cerca di conferme, mentre si ritrova in quella sua temeraria attività speculativa quell’indomabile curiosità eversiva che lo portava a misurarsi con ogni latitudine di un pensiero che lo colpiva.

Una curiosità, la sua, che mi permise di passare qualche ora in più con lui. Un patrimonio di insegnamenti e ricordi che costantemente sto riassaporando come un privilegio esclusivo.

In quel testo nell’ambito del collegamento di cui accennavamo prima fra Bruno a Kant torna rimbombante la celeberrima citazione di Bruno  per cui  “nell’Infinito spazio possiamo definire centro nessun punto, o tutti i punti: per questo lo definiamo sfera il cui centro è ovunque” da Le Opere Magiche. Quella che io ritengo, senza forzare o violentare né la logica né la storia, la più preveggente, lucida e icastica definizione di quella rete  che sta organizzando da almeno tre decenni la nostra vita.

Con Bruno, scrive Masullo, Il mondo cessa di essere un’idea e diventa un problema, che viene affrontato con la matematica. In questo sillogismo c’è tutto l’universo che abbiamo oggi intorno. Proprio la problematicità del mondo, resa sempre più complessa dall’allargamento della popolazione che pretende di condividere modelli di vista e sistemi di assistenza che rende inevitabili i supporti tecnologici che permettono quest’estensione di attività.

E ancora Masullo, citando Bruno, aggiunge: la civiltà è conversazione. Esattamente quel paradigma che oggi diventa rete.

Cosa se non questa visione ellittica, per cui nel tempo dei poteri verticali e esclusivi, dall’impero al vicario di Cristo, porta un uomo ad attraversare quell’Europa per presentare ovunque, con ostinazione, questa straordinaria visione: ogni punto è centro e il mondo è concettualmente, prima che fisicamente, una sfera, dove il centro è ovunque.

Una concezione che proprio oggi ci troviamo dinanzi quando ci interroghiamo sulla confusione che regna nel pianeta: ma cosa rende tutto cosi instabile, precario, momentaneo? Cosa rende fragile i poteri, insicure le elites ,incerte le istituzioni? Cosa fa sostituire i giganti della politica e della storia con un formicolare di nani così simili ad ognuno di noi? Cosa spinge ogni singolo uomo, anche il più derelitto e marginale a poter interferire con i destini di tutti con una foto, un filmato, un tweet? Cosa ci fa vedere in diretta una guerra raccontata dalle sue vittime senza veli o filtri?

Di cosa ci parla quella filosofia nolana se non di questa nuova geometria delle relazioni sociali, di questo accorciamento delle distanza, di questo caotico addensarsi di moltitudini attorno a tematiche che forse non conoscono, ma che sanno bene che comunque di loro si occupano chi le conosce?

Bruno non è stato un sovversivo della politica, sappiamo che non la politica ma il sapere era il campo della sua sovversione.

Nel Candelaio “Il mondo sta bene come sta”

Mentre scriveva nel Candelaio “Il mondo sta bene come sta” poi ripeteva che imperi e religioni devono essere parte e non primato nell’umanità. Era quello il livello dello scontro, il più alto.  Masullo legge prima e meglio di altri questa contaminazione di Bruno con il nostro tempo e ne parla ai giovani. A quei giovani a cui non guarda mai con rancorosa recriminazione. Non gli mette mai in conto la loro irritante vitalità rispetto alla nostra decadenza. Ne riconosce la coerenza con i tempi e la relatività nelle culture. Come è stato per tutti i giovani che si sono succeduti nella storia del mondo.

Ma , tornando alla sua lettura di Bruno, Aldo nel suo libro insiste con l’altro suo grande diffidente amore, Hegel, quando scrive: “Per Hegel la filosofia è il proprio tempo appreso in pensieri”, e  oggi il tempo diventa pensiero con i calcoli; allora possiamo dire che quella straordinaria corsa cognitiva che vede da Pico e Ficino, attraverso Bruno, traghettare l’occidente nel secolo delle rivoluzioni scientifiche – il ‘600 di Galilei, Leibniz, Pascal, Newton, che accreditano la capacità di osservazione e di misurazione come metro dell’avventura umana – sia cadenzata proprio dall’ondivaga convergenza del pensiero filosofico con la potenza di calcolo.

In balia dell’automatismo

Oggi che il sistema computazionale si è impossessato delle nostre vite, condizionando, prevedendo e prescrivendo comportamenti e decisioni, diventa indispensabile, per rintracciare antidoti e vaccini ad una subalternità che rischia di identificarsi con un salto di genere della stessa natura umana, mettere a fuoco le matrici di un pensiero dialettico rigorosamente critico degli automatismi digitali per riportare la scienza nel novero delle forme di liberazione e civilizzazione dell’intero genere umano come appunto Bruno e Galileo avevano intuito.

Dai demoni di Alan Turing e del suo partner nella decodifica di Enigma Claude Shannon, fino a tutti gli attuali principi dell’algoritmo, da Bezos di Amazon a Larry Page e Sergey Brin di Google al contestatissimo Mark Zuckerberg di Facebook, fino a Chat GPT di queste ore, rintracciamo una inestirpabile radice di umano tormento nell’apparentemente idilliaco mondo dei numeri che governano.

Non a caso qualcuno ha annoverato Giordano Bruno nella schiera di quegli UFO che, come Leonardo, o Eistein, sarebbero stati inviati sulla terra da “infiniti mondi” che ci sorvegliano, e bonariamente, ci aiutano nei momenti di crisi del pianeta terra.

La sua opera ha più di un aspetto soprannaturale. A cominciare dalla caparbia e lucida autonomia intellettuale che ha portato il gran Nolano al rogo. Masullo ne incontrò la fascinazione della sua visione. Oggi ne dobbiamo constare la sorprendente preveggenza delle sue argomentazioni.

Un festival della panpatia a Nola

Fra queste recupero quella definizione che Masullo, nel pieno della pandemia, diede di un diverso approccio alla malattia che chiamò “Panpatia”. Un modo in cui la società diventava la prima terapia. Perché allora non recuperare questa visione promuovendo a Nola un festival internazionale della panpatia, per rendere patrimonio e proposta un modo di vivere l’emergenza come progresso e non regressione?

Aggiungo poi una vecchia traccia di lavoro, che oggi mi appare ancora più concreta e necessaria.

Con La fondazione Internazionale Giordano Bruno, quasi 15 anni fa volevamo con Nuccio Ordine e appunto Gianfranco Nappi attivare proprio l’attualità del pensiero bruniano in un contesto dove l’innovazione cercava sempre più insistentemente radici etiche e filosofiche. L’idea era ridare forza e efficacia  alle intuizioni bruniane nel nuovo mondo delle memorie artificiali di cui lui parlava  5 secoli fa. Oggi mi pare plausibile riproporre quell’idea: “usare” la scia di Bruno, per rendere il monaco il motore di un rilancio del marchio Nola a livello globale. Concretamente, proprio constatando come la rete ci vede come ci considera, la proposta è quella di lavorare ad un istituto di alta formazione del pensiero Bruniano sui linguaggi ipertestuali e le memorie artificiali da intitolarsi ad Aldo Masullo.

Una proposta che non è di nessuno se non dell’intelligenza diffusa che Masullo ha seminato, che sarà formattata da chi la prenderà in mano, a cominciare spero dal sindaco e poi dalla Fondazione Giordano Bruno e ancora dalla Città metropolitana guidata da un nolano.

Se non ora quando e se non noi chi?