1

La “Boiler Summer Cup”: quando il bullismo diventa virale, e l’importante ruolo degli Influencer

La "Boiler Summer Cup": quando il bullismo diventa virale, e l'importante ruolo degli Influencer

TikTok è stato recentemente teatro di una controversia che ha suscitato indignazione e preoccupazione tra molti utenti e creators. La “Boiler Summer Cup”, una challenge vergognosa e offensiva, ha iniziato a spopolare sulla piattaforma. L’obiettivo di questa sfida era semplice quanto crudele: i partecipanti dovevano cercare di rimorchiare la ragazza più grassa in discoteca per poi ridicolizzare l’esperienza sui social media. Questa tendenza ha rapidamente attirato l’attenzione, suscitando la condanna da parte di numerosi creator e figure pubbliche, preoccupate per il messaggio degradante e disumanizzante che trasmetteva.

La “Boiler Summer Cup” non è solo un esempio di bullismo e body shaming, ma rappresenta anche una triste dimostrazione di come i social media possano amplificare comportamenti tossici e degradanti. Rendendo le donne oggetti di scherno e umiliazione pubblica, questa sfida non solo perpetua stereotipi dannosi, ma contribuisce a creare un ambiente online ostile e pericoloso per coloro che ne sono vittime. È un promemoria inquietante di come il potere delle piattaforme digitali possa essere usato in modo distruttivo, specialmente quando viene alimentato dalla ricerca di visibilità e approvazione da parte di un pubblico altrettanto irresponsabile.

In questo contesto, il ruolo degli influencer e dei creator digitali diventa fondamentale. Con la loro enorme portata e capacità di influenzare le opinioni e i comportamenti, hanno una responsabilità morale significativa nel combattere fenomeni come la “Boiler Summer Cup”. Contestare pubblicamente queste sfide, sensibilizzare il pubblico sui loro effetti negativi e promuovere un uso consapevole e rispettoso delle piattaforme social è un dovere che non può essere ignorato. Quando un influencer prende una posizione netta contro il bullismo e la discriminazione, non solo invia un messaggio chiaro ai propri follower, ma contribuisce anche a creare una cultura online più sana e rispettosa.

Le reazioni alla “Boiler Summer Cup” da parte di alcuni creator sono state incoraggianti. Molti hanno utilizzato i loro canali per denunciare la sfida, esprimendo solidarietà alle vittime e invitando i loro follower a riflettere sulle conseguenze delle loro azioni online. Questa forma di attivismo digitale è cruciale per contrastare la diffusione di contenuti dannosi e per educare le nuove generazioni sull’importanza del rispetto e della dignità umana. Inoltre, la condanna pubblica di queste sfide può contribuire a disincentivare altri utenti dal partecipare a fenomeni simili in futuro, sapendo di poter incorrere nella disapprovazione della comunità.

Tuttavia, il lavoro di sensibilizzazione non dovrebbe fermarsi qui. È necessario che le piattaforme social come TikTok implementino politiche più rigorose per prevenire la diffusione di contenuti offensivi e per proteggere gli utenti vulnerabili. La collaborazione tra influencer, utenti e piattaforme è essenziale per creare uno spazio digitale sicuro e inclusivo per tutti.

“Boiler Summer Cup” è un triste esempio di come i social media possano essere usati per perpetuare comportamenti dannosi e discriminatori. Ma è anche un’opportunità per riflettere sull’importanza del ruolo degli influencer nella promozione di valori positivi e nel contrasto alle dinamiche di bullismo e umiliazione online. Solo attraverso una condanna chiara e un’azione collettiva possiamo sperare di costruire una comunità digitale più rispettosa e consapevole.




Agrovoltaico: che cos’è e quali sono i suoi vantaggi

Agrovoltaico: che cos'è e quali sono i suoi vantaggi

L’agrovoltaico rientra fra le soluzioni maggiormente innovative che sono state sperimentate negli ultimi anni nel settore agricolo, al fine di renderlo più sostenibile.

Che cos’è l’agrovoltaico?

L’agrovoltaico predilige l’implementazione di tecniche all’avanguardia, volte a sfruttare appieno i terreni agricoli tramite il ricorso a energie rinnovabili. Principio cardine dell’agrovoltaico è che la produzione agricola non venga compromessa.

Agrovoltaico: la situazione in Italia

Nonostante dei passi in avanti conseguiti negli ultimi tempi, il divario tra l’Italia e le potenze dell’Unione Europea, come Germania e Francia, risulta abbastanza evidente, visto che questa pratica all’estero sia già ampiamente in uso da qualche tempo. Nel nostro Paese, invece, l’agrovoltaico risulta ancora in via di sviluppo.

Che cos’è un impianto agrovoltaico?

In un impianto agrovoltaico, la presenza dei pannelli solari appare imprescindibile. per la produzione di energia rinnovabile. Tramite un impianto agrovoltaico, quindi, per produrre energia elettrica pulita, si cerca di sfruttare al meglio la luce solare. Al tempo stesso, l’ombreggiamento, garantito dai pannelli solari, consente agli agricoltori di migliorare la loro resa in termini di produttività. Inoltre, un impianto agrovoltaico viene apprezzato, perché riduce lo stress termico per quanto riguarda le coltivazioni.

Come funziona l’agrovoltaico?

In riferimento al funzionamento dell’agrovoltaico, occorre sottolineare come i pannelli fotovoltaici vadano necessariamente collocati all’incirca a 5 metri da terra, affinché la loro rotazione attorno a due o a più assi ortogonali avvenga senza intoppi. Ogni pannello, noto come tracker, riesce a sostenere sino a 32 pannelli fotovoltaici: questi ultimi assicurano il necessario ombreggiamento di una porzione tra i 15% e il 27% dell’intera area agricola sottostante. La regolazione di quest’ultima risulta strettamente correlata alle esigenze dei coltivatori. Un’apposita unità elettronica gestisce il movimento dei panelli, controllandone l’orientamento verso la luce solare. Agendo in questo modo, si impedisce che si facciano ombra fra di loro. Così, grazie agli impianti agrovoltaici, i coltivatori sono in grado di ottenere una produzione superiore al 30% rispetto ai tradizionali impianti fotovoltaici.

Quali sono i vantaggi dell’agrovoltaico?

Molteplici sono i vantaggi offerti dall’agrovoltaico. In primo luogo, l’ottimizzazione dell’utilizzo dei terreni. Poi, vale la pena soffermarsi sulla creazione di zone d’ombra, deputate a proteggere al meglio le colture, a fronte di condizioni climatiche impervie. L’innovazione delle tecniche agricole si rivela foriera di maggiore ecosostenibilità, tematica oggi più che mai attuale. Meritevoli di nota anche l’ottimizzazione delle ricorse, la diminuzione dei consumi e dei costi energetici, il recupero delle acque meteoriche.

Lo scotto

Tutti aspetti che insieme comportano un miglioramento generale del livello competitivo delle realtà protagoniste nel settore agricolo. Lo scotto più evidente da pagare in tutto questo sono i costi iniziali in rapporto alla progettazione e al montaggio dei pannelli. Gli operatori agricoli poi devono negoziare con quelli elettrici e talvolta le lungaggini burocratiche prendono il sopravvento.




Esg, l’università di Oxford e Snam provano a misurare il benessere in azienda

Esg, l’università di Oxford e Snam provano a misurare il benessere in azienda

La misurazione delle emissioni di CO2 sono ormai inserite a pieno titolo nei bilanci delle grandi aziende quotate. È sempre più facile quindi confrontare le informazioni green comunicate dalle imprese. Più difficile invece trovare dati per la “S” di sociale. A fornire degli standard ci prova ora l’università di Oxford che, insieme all’italiana Snam, ha promosso il Wordl Wellbeing Movement: una coalizione che ha tra i suoi obiettivi la creazione di «uno standard semplice e universalmente accolto per misurare il benessere come indicatore Esg chiave per l’impatto sociale».

All’iniziativa, oltre a Oxford e Snam (attraverso la sua fondazione), partecipano aziende come Cisco, S&P Global, Hsbc, Indeed, BT, Unilever Walls. Fra gli italiani c’è la Fondazione Sviluppo e Crescita Crt.

«Il progetto è partito due anni fa e c’è la volontà e l’impegno di portarlo avanti – spiega Sofia Maroudia, responsabile Esg del gruppo Snam –. Aumentare il benessere nelle aziende non è solo giusto ma anche conveniente. Ci sono tanti studi che dimostrano l’impatto positivo sui risultati delle imprese quando il wellbeing è presente. Con questa iniziativa vogliamo trovare degli standard di misurazione comuni».

Il benessere in azienda secondo Oxford e Mit

In occasione della presentazione in Gran Bretagna del World Wellbeing Movement, sono stati presentati anche i dati di uno studio delle università di Oxford e del Mit, che ha coinvolto 23 milioni di persone in cerca di lavoro in Usa, Uk e Canada: sono stati utilizzati i dati della piattaforma globale Indeed.

Ne è emerso che se in un’azienda il punteggio del benessere è superiore alla media, aumenta del 14,2% la probabilità che chi cerca lavoro si candidi per le posizioni disponibili.

Standard comuni

Per individuare uno standard comune che misuri il benessere in azienda e anche nei posti pubblici, sono stati analizzati poi otto indici e tre standard Esg internazionali: è emerso che soltanto cinque indici e uno standard fanno riferimento al benessere dei dipendenti. Inoltre, gli indici riportano i risultati delle indagini sul clima in azienda; survey che non contengono parametri standardizzati.

Da qui l’idea di proporre una serie di domande, uguali per tutte le aziende, da inserire nelle survey sul clima aziendale. Ecco alcuni esempi:

  • 1) Quanto è soddisfatto del suo lavoro?
  • 2) Il mio ruolo e i miei compiti mi sono chiari
  • 3) Il mio manager mi sostiene
  • 4) Ho autonomia nel mio ruolo
  • 5) Mi sento stressato al lavoro per la maggior parte del tempo
  • 6) Mi è chiaro come il mio lavoro si inserisce nello scopo dell’azienda
  • 7) Sono pagato equamente per il mio lavoro
  • 8) Sento di poter gestire bene il mio equilibrio vita-lavoro con il lavoro che svolgo



Jova Beach Party 2022, il “greenwashing concert” dell’anno

Jova Beach Party 2022, il “greenwashing concert” dell’anno

Il Jova Beach Party del 2019 fu al centro di polemiche e contenziosi per avere scelto luoghi preziosi, ricchi di avifauna anche rara, come il fratino.

Vennero tagliati alberi per fare posto alle aree destinate al concerto e i fenicotteri rosa vennero disorientati perché in fuga dai decibel sprigionati dal concerto di Jovanotti a Lido degli Estensi.

Il fenicottero rosa è molto esigente, più fragile di quanto i numeri raggiunti dalle sue colonie lascino pensare. Una leggerezza non da poco: il territorio del parco del Delta del Po è il loro sito principale qui, e gli studi passano da questi accorgimenti. Il silenzio totale dell’Ente parco aveva deluso molto. Già a Roma, avevano costretto il cantante a cambiare location perché in prossimità del sito sensibile di Torre Flavia di Ladispoli.

In tutto ciò il Jova Beach Party 2019 si era svolto in zona situata nell’unico punto della costa regionale che non è in erosione. Una zona completamente priva di stabilimenti balneari e qualsivoglia costruzioni, antiche dune con vegetazione pregiata (tra cui rare orchidee) ed un ampio terreno sabbioso che, secondo i biologi, si potrebbe destinare a rinaturalizzazione. Una specifica zona in cui nidificano i Fratini, piccoli uccelli che nel periodo estivo sono molto numerosi con i piccoli nati da poco ancora non perfettamente in grado di volare. Ma abbiamo anche i nostri gabbiani già provati dalla stagione balneare, il gabbiano Nordico, quello Zafferano. Il gabbiano Corallino e quello Rosa, non dobbiamo dimenticare l’enorme valore che hanno queste specie animali e che rendono unici nel mondo i nostri territori”.

Dopo il duro attacco degli ambientalisti e delle associazioni animalista, Jovanotti ha definito l’ambientalismo «più inquinato della fogna di Nuova Delhi, pieno di cialtroneria e narcisismo”.

VERGOGNOSO È STATO IL SILENZIO DEL WWF, che ha collaborato e sostenuto l’evento.

Anche quest’anno vi sarà il Jova Beach Party, ma quest’anno in nome “dell’ambiente”: un “green concert”. Talmente “green” che proprio per volere del suo ideatore di lasciare “l’ambiente meglio di come lo si è trovato” , la nuova edizione del Jova beach party ha un ambizioso progetto ambientale che prende vita in parallelo. Si chiama Ri-Party-Amo, ha già raccolto 3 milioni di euro di donazioni e si fonda su tre capisaldi: la pulizia delle spiagge, progetti di ricostruzione naturale e attività di educazione, sia nelle università sia nelle scuole, che coinvolgeranno le generazioni più giovani.

“E’ il più grande progetto di recupero e ripristino di aree ecologiche problematiche mai fatto in Italia nella storia – ha detto il cantante davanti alla platea di studenti dell’Università Bicocca di Milano – l’idea che una cosa del genere sia resa possibile dalla cosa più effimera che c’è, un concerto, una festona in spiaggia, mi fa piacere e non per meriti specifici perché il mio unico merito è quello di emozionare la gente con un mio concerto. Tutto il resto fa parte della mia responsabilità di cittadino”.
Il progetto, nato dalla collaborazione con una istituzione finanziaria come Intesa Sanpaolo e una in campo ambientale come il WWF Italia, sta raccogliendo milioni di euro che saranno utilizzati per pulire 20 milioni di metri quadri spiagge, laghi, fiumi e fondali; per realizzare sei macro azioni di ripristino degli habitat; organizzare otto incontri nelle università italiane e numerosi workshop nelle scuole capaci di coinvolgere un totale di 100.000 studenti.
Talmente “green” che riduce al minimo l’impatto ambientale a partire dall’assenza di bottigliette di plastica, distribuendo l’acqua in “ecologissime” lattine di alluminio e bicchieri di carta completamente compostabili.

Talmente “green” che a Marina di Ravenna più di 65 metri lineari di piante di tamerici, alte oltre quattro metri, compreso un grande albero al termine del filare, presenti da almeno qualche decennio tra il bagno Ulisse e la zona della sede dell’Associazione Nazionale dei Marinai d’Italia, sono stati rasi al suolo per l’evento di Jovanotti.

Eppure ad aprile di quest’anno Maurizio Salvadori, amministratore delegato di Trident Music la società che produce e organizza il Jova Beach Party, aveva dichiarato: “Sgradevole strumentalizzazione. Il Jova Beach Party è realizzato solo in aree esistenti, già meta costante di un grande numero di persone e con la presenza di strutture per bagnanti e turisti. Non modifica le aree ma anzi le valorizza. Il Jova Beach Party viene realizzato solo in aree meta del turismo di massa”.
Eppure il taglio di alberi è una modificazione del territorio non di poco conto.
Per queste critiche, Jovanotti ha risposto deridendo gli ambientalisti.

“Non comprendiamo come Jovanotti, che ha voluto dimostrare più volte la sua sensibilità per i temi dell’ambiente, insista nel voler portare migliaia di persone, veicoli, frastuoni, logistica, in luoghi naturali. I grandi concerti vanno fatti negli stadi proprio nel rispetto degli animali e dell’ambiente” – disse il Presidente dell’OIPA Massimo Comparotto, sottolineando che, anche se antropizzati, i litorali restano il rifugio notturno dell’avifauna e, in vista di possibili concerti, l’ecosistema dei luoghi ne potrebbe risentire, soprattutto nel periodo di nidificazione che per molte specie si protrae fino alla fine dell’estate.

Inoltre in una recente intervista a Il Fatto Quotidiano, Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti, da sempre vegetariano ha dichiarato: “Sono toscano, da bambino mi piacevano (le fiorentine). Ma da anni ho smesso di mangiarle per un motivo sentimentale. Ho un rifiuto quasi pregiudiziale nei confronti degli allevamenti intensivi: per me sono inaccettabili. Gli animali li conosciamo, sanno essere affettuosi, interagiscono con noi. Ma non sono un militante, sono un viandante che cerca nella propria vita di cambiare le proprie idee in base alle esperienze che fa”. Un concetto che Jovanotti ci tiene a chiarire bene: “Sono uno sperimentatore. Non faccio parte di alcuna categoria, se mi sento stretto mi viene voglia di ribellarmi. Per me il cibo è come la vita: si prende tutto e si sceglie il meglio, senza fare proselitismi. Il cibo è libertà”.

Belle parole, anche se ambigue: “non sono miltante”, o meglio avrebbe dovuto dire: “ho deciso di non esserlo più per convenienza”. Nel 2016 fu tra i firmatari sostenitore del SI’ al referendum popolare per fermare le trivelle nei nostri mari… Per non parlare del suo impegno esclusivamente “occidentale” per l’Africa. Oggi vuole fare il vegetariano senza impegno, contro gli allevamenti intensivi ma “senza fare proseliti”.

L’altro volto “green” del Jova Beach Party 2022 infatti è infatti un allevamento intensivo: Fileni spa.

“Abbiamo scelto di essere partner food del Jova Beach Party – spiega Roberta Fileni, AD e Vicepresidente Fileni – perché apprezziamo e condividiamo il grande impegno nel coniugare la buona musica con il rispetto per l’ambiente. Un rispetto che ci unisce profondamente e che noi di Fileni perseguiamo anche attraverso la certificazione B Corp che, primi al mondo nel settore delle carni, abbiamo ottenuto a riprova del nostro impegno a difesa del futuro. Se per molti, essere sostenibili è una scelta tra le tante, per noi è l’unica scelta possibile. Ogni giorno ci ispiriamo al principio del “siamo parte, non siamo tutto”, come recita il nostro Manifesto di Sostenibilità.”

A parlare cosi’ è un allevamento intensivo, che insieme agli altri allevamenti intensivi è tra i responsabili maggiori dell’attuale crisi ecologica, climatica e idrica. Il Gruppo Fileni è retail sponsor del Jova Beach Party 2022, definito da loro stessi come “l’evento che coniuga musica, ecologia e sostenibilità come valori portanti e protagonisti di questa estate”. Forse si continua a definire “green” perché Fileni è un’azienda leader nel mercato delle “carni biologiche”.

Detto questo forse dovremmo chiamarlo il “greenwashing concert” dell’anno.




Così gli algoritmi stanno cambiando la cultura pop

Così gli algoritmi stanno cambiando la cultura pop

Secondo il report di Hootsuite e We Are Social, nel 2022, quasi 9 italiani su 10 guardano almeno un video alla settimana sul web, dai vlog a quelli divertenti, fino ai tutorial per i lavoretti da fare in casa. Del resto, gli italiani trascorrono in media quasi 2 ore sui social network. Una quota di tempo che si sta sempre più avvicinando a quella riservata alla televisione – in streaming o tradizionale -, che supera di poco le 3 ore.

Non è un caso che, nel 2020, per la prima volta Netflix abbia individuato TikTok come uno dei suoi competitor principali. Perché quelli che erano due strumenti che, fino a qualche tempo fa, funzionavano anche piuttosto bene insieme, come la tv e i social network, sono sempre più in competizione. Del resto, le piattaforme sociali sono sempre più orientate all’intrattenimento, più che alle relazioni, come dimostrano le recenti evoluzioni di Instagram e Facebook.

E sempre di più sono i social network a determinare gli argomenti del nostro dibattito pubblico. Pensate al corsivo, ai tormentoni nati su TikTok o all’interesse per il processo Depp-Heard: una parte consistente della cultura pop passa attraverso i video che vediamo online.

Lo sa bene YouTube, che ha pubblicato un documento che si chiama Culture & Trends Report 2022, che racconta proprio il modo in cui la fruizione di video online stia cambiando la cultura popolare, specialmente quella della Generazione Z. I ragazzi e le ragazze, infatti, vedono nelle immagini in movimento una modalità fondamentale di espressione: quasi 9 su 10 ne hanno pubblicato almeno uno nell’ultimo anno.

Gli algoritmi e i video personalizzati

Vedere video online è molto diverso da guardarli in tv o su una piattaforma di streaming. Soprattutto perché, quando siamo sui social network, viviamo un’esperienza personalizzata. In altre parole, gli algoritmi ci suggeriscono quello che è più adatto ai nostri gusti; in questo modo, trascorriamo tempo guardando cose che ci piacciono ma non necessariamente quello che altri stanno guardando. Sempre secondo i dati raccolti da YouTube, il 65% di ragazzi e ragazze ritiene di fruire di tipologie di contenuti che nessun altro che conoscono guarda.

La personalizzazione, secondo YouTube, genera tendenze, cambia radicalmente le abitudini di consumo degli utenti. E ha creato, nel medio periodo, almeno 3 trend principali da tenere d’occhio.

Le comunità di interesse e le nicchie

TikTok, YouTube Shorts, Instagram Reels. La vera sfida dei social network di oggi – e di domani – è la capacità di costruire network basati sugli interessi. Di suggerire, in altre parole, i contenuti giusti alle persone giuste, sulla base di un modello inaugurato proprio dal social network cinese di proprietà di ByteDance. Questa tendenza, secondo il report di YouTube, genera la nascita e il consolidamento di comunità forti basate su interessi, dal cinema alla fotografia alle collezioni di francobolli. Figlia delle comunità è il fenomeno del fandom: oltre 6 ragazzi su 10 si definiscono fan accaniti di qualcuno o qualcosa. E quello che nasce come un effetto collaterale del business dell’entertainment diventa così una parte concreta dell’intrattenimento stesso. Basti pensare al caso del processo che ha coinvolto Johnny Depp e Amber Heard, che ha generato una mole impressionante di contenuti, tanto che, secondo il Washington Post, gli unici a uscirne davvero vincitori sono stati i content creator.

Tutto è meme: il valore del remix

Seguire i trend vuol dire anche remixare, rigenerare continuamente contenuti che circolano in maniera virale. In altre parole, creare meme. Secondo il report di YouTube, il remix è una delle tendenze culturali del 2022. Del resto, da TikTok fino a Shorts e Reels, al centro di tutto c’è il suono, la musica o la voce che può essere riutilizzata dai creatori in modi diversi e imprevedibili. Come nel caso di Povero Gabbiano, di cui vi avevamo parlato qualche tempo fa: una canzone neomelodica che, trascinata fuori dal suo contesto originale, diventa un modo per esprimere insoddisfazione in maniera ironica, divertente.

I video come strumenti di fuga dalla realtà

Anche a causa della pandemia, online siamo sempre più alla ricerca di contenuti che ci rilassino, che ci trasportino in qualche altro luogo, anche solo per pochi minuti. Sono quelli che YouTube definisce di Responsive creativity, in grado di far sentire lo spettatore in un posto diverso. Rientrano in questa categoria i contenuti che mostrano paradisi tropicali o scenari da sogno, o anche l’ASMR, quei video o audio che generano un senso di benessere in chi li ascolta.