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AGRICOLTURA SOSTENIBILE E ALIMENTAZIONE A CHILOMETRO ZERO: L’ECCELLENZA È IN ALBANIA

AGRICOLTURA SOSTENIBILE E ALIMENTAZIONE A CHILOMETRO ZERO: L’ECCELLENZA È IN ALBANIA

La sensazione che dà ascoltare le parole di Altin Prenga, mentre cammina per i suoi poderi a Fishte, nel nord dell’Albania, è qualcosa a metà tra la passione e la fretta. Passione per quanto già realizzato, e “fretta” per quanto – molto – c’è ancora da fare, ben disegnato nella testa di questo sognatore, figlio di allevatori, tanto deciso e testardo da aver creato un’eccellenza assoluta in terra d’Albania, di così alto profilo da far impallidire molti agricoltori italiani.

Mrizi i Zanave è un ottimo ristorante per i 150.000 turisti, albanesi e non, che ogni anno si accomodano in parte all’aperto sotto il fresco degli alberi secolari, in parte all’interno della casa colonica che ospita i grandi tavoli tradizionali di legno; ma in realtà è molto di più, e mai consiglio fu più azzeccato che non quello di visitare prima la fattoria, per comprendere appieno la qualità di ciò che poi metterete in bocca.

“La verità è che all’Italia devo tutto”, dice Altin mentre ci guida a scoprire il “dietro le quinte” della sua ambiziosa azienda agricola, “ma devi capire la lezione, e non copiare letteralmente il provino”, aggiunge. Il suo lungo soggiorno in Trentino Alto-Adige, oltre che un’eccellente capacità di parlare la nostra lingua, gli ha lasciato una consapevolezza: inutile tornare in Albania e scimmiottare – ad esempio – la pizza, che è buonissima e inarrivabile a Napoli; cerchiamo invece di recuperare le più valide tradizioni albanesi, soffocate da 50 anni di miope dittatura comunista, lavorandole con le moderne tecnologie, così da ottenere i migliori prodotti che questo territorio sa dare.

E sulle tavole del suo ristorante si riversa in effetti il meglio: salumi dai sapori davvero unici, ricavati da carni locali e piccoli allevamenti selezionati, oche arrosto allevate nell’aia di Altin, marmellate di frutti di bosco selvatici, formaggi freschi frutto della lavorazione del loro latte, parte dei quali vengono poi invecchiati in loco, e frutta dei loro alberi.

“In questa sala affumichiamo i salumi”, prosegue Altin guidandoci alla scoperta dell’azienda agricola. Come? Con una vecchia stufa di ghisa accesa giorno e notte, ovviamente, che con il suo fumo, ricavato da legni aromatici, crea profumi irripetibili.

Poi c’è l’alta tecnologia, che è la cifra della loro cantina, con due enologi – uno albanese e uno italiano – che si destreggiano tra le più moderne tecniche di lavorazione e le vecchie botti, dove sostano per pochi mesi sia bianchi che rossi: “Poco tannino”, precisa Altin con il suo largo e genuino sorriso albanese, “perché questa è una cantina, non una falegnameria”. Forse qualche blasonato viticoltore italiano dovrebbe venire a lezione qui…

Infine, il negozio: “Un terzo del giro d’affari deriva dalle vendite al dettaglio”, spiega Altin, a riprova che la qualità è il biglietto da visita principale per chi sale la strada, un po’ fuori mano nella colorata campagna albanese, che porta qui, apposta per comprare salumi, formaggi e marmellate fatte in casa.

(segue dopo le foto)

C’è qualcosa di affascinante in quest’uomo che ha i piedi piantati nella solida tradizione, e che ha creato con il fratello Anton e il resto della famiglia un piccolo impero agricolo a misura d’uomo: decretato ambasciatore di Slow Food e insignito – da quello straordinario diplomatico che è il nostro Ambasciatore italiano a Tirana, Fabrizio Bucci – “Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia”; follemente innamorato del suo Paese – l’eccezionale Albania – Altin ha saputo trarre forte ispirazione anche dal meglio della nostra penisola.

Mrizi i Zanave dovrebbe essere una tappa obbligata per chiunque sia in visita nell’ospitale Paese delle Aquile. O per meglio dire, dovrebbe essere la scusa per venirci, anche apposta.




Il potere dei Social: come un singolo video su TikTok ha cambiato la vita di una fan

Il potere dei Social: come un singolo video su TikTok ha cambiato la vita di una fan

Lo scorso aprile la storia di Clara, giovane fan del cantante Biondo ha costituito un caso affascinante e emblematico del potere dei social media. La viralità su TikTok ha creato una sorprendente connessione tra la fan e il suo idolo. Una vicenda che solleva interrogativi interessanti su quanto i social media possano influenzare le relazioni personali e il mondo del gossip.

Tutto è iniziato quando Clara, fan del cantante Biondo, esprime pubblicamente il suo interesse per lui attraverso un video su TikTok. In un periodo in cui la piattaforma sta diventando un potente strumento di comunicazione e auto-espressione, Clara ha caricato un breve video in cui dichiarava il suo amore per la musica di Biondo e la sua ammirazione per l’artista. Con un mix di entusiasmo e sincerità, Clara ha attirato l’attenzione degli utenti di TikTok, il suo video è diventato virale in poche ore, accumulando milioni di visualizzazioni e numerosi commenti di supporto da parte di altri fan. L’hype non è passato inosservata nemmeno al diretto interessato. Biondo, che è noto per il suo seguito sui social e la sua connessione con i fan, ha visto il video di Clara e ha deciso di risponderle. Sorpreso e lusingato dalla dimostrazione di affetto, il cantante ha contattato Clara e i due hanno iniziato a frequentarsi. Questo sviluppo ha attirato l’attenzione dei media, che hanno seguito la storia con grande interesse.

La vicenda di Clara e Biondo è un esempio concreto di come i social media possano influenzare e, in alcuni casi, cambiare le dinamiche delle relazioni personali. Mostrare un interesse esplicito sui social può sembrare un gesto semplice, ma la sua efficacia dipende da una serie di fattori. La visibilità del contenuto, il livello di notorietà del personaggio pubblico e la risposta della comunità online sono elementi cruciali.

Nel caso di Clara, la combinazione di un video autentico e la crescente popolarità di TikTok hanno giocato un ruolo significativo nel catturare l’attenzione di Biondo. Tuttavia, è importante sottolineare che questo tipo di successo non è garantito per tutti. Molti tentativi di conquistare l’attenzione di personaggi pubblici sui social non producono risultati tangibili, e la visibilità virale spesso dipende da fattori imprevedibili e dalla fortuna.

In sintesi, la storia di Clara e Biondo dimostra che i social media hanno il potere di influenzare le relazioni in modi inaspettati. Tuttavia, mentre il gesto di Clara ha avuto un esito positivo, la probabilità di ottenere un risultato simile varia notevolmente e dipende da numerosi fattori. Questo caso offre un’affascinante prospettiva su come la cultura digitale moderna stia trasformando le dinamiche tra fan e celebrità.




Arte e inclusione sociale: gli esempi virtuosi in Italia

Arte e inclusione sociale: gli esempi virtuosi in Italia

“I musei sono fatti non per essere visitati, ma per essere sentiti e vissuti”. Prendendo in prestito queste parole dello scrittore turco Orhan Pamuk possiamo capire meglio l’importanza di rendere i musei sempre più accessibili e fruibili a tutti. Ciascuno di noi almeno una volta nella vita è andato a vedere una raccolta d’arte per ammirare quadri, statue e installazioni: abbiamo girato tra le sale, salito antiche scale e attraversato lunghi corridoi e cortili pieni di turisti. Ma non per tutti è così facile entrare in contatto con la bellezza dell’arte e della storia. Ci sono persone che, avendo una o più disabilità, possono incontrare difficoltà nel godere a pieno di queste bellezze, per i luoghi dove sono collocate o per la natura intrinseca delle stesse opere.

Accessibilità oltre le barriere architettoniche, cognitive e sensoriali 

Impegno costante e finanziamenti adeguati sono le parole chiave per far sì che l’inclusione culturale sia effettiva. Il superamento delle barriere architettoniche, cognitive e sensoriali ha rappresentato negli ultimi anni uno degli interventi di maggior spessore messi in atto dal Ministero della Cultura, anche attraverso l’istituzione di una commissione che nel 2008 ha pubblicato le Linee guida per i luoghi di interesse culturale. Un tema complesso, che non riguarda ovviamente le sole barriere architettoniche in senso stretto, ma che interessa tutti coloro che per svariati motivi necessitano non solo di percorsi alternativi, ma anche di strumenti dedicati, come chi ha un deficit visivo.

“Non ci limitiamo alla riproduzione fine a se stessa, ma i nostri ausili sono legati alla possibilità di esplorare l’opera d’arte”, spiega a Startupitalia Rodolfo Masto, presidente della Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano, che dal 1840 si occupa a 360 gradi di non vedenti e ipovedenti, cercando soprattutto di renderli il più autonomi possibili in campo scolastico, formativo, professionale e sociale. Per questo l’istituto collabora anche con musei e fondazioni artistiche nella realizzazione di percorsi tattili e didattici specifici per persone con disabilità visiva. Perché per realizzare un percorso efficace per i non vedenti non è sufficiente la buona volontà, servono professionalità e competenze specifiche, come sottolinea Aurelio Sartorio, responsabile del settore didattico dell’Istituto dei Ciechi , che si occupa, anche direttamente, della riproduzione delle opere per renderle fruibili ai non vedenti: “Deve essere un’esperienza formativa e sostenere che il non vedente deve essere libero come il vedente nella sua visita può diventare una posizione demagogica, perché non basta fornire delle cuffie che descrivono le opere ma che, al tempo stesso, isolano dal contesto museale circostante, facendo perdere al visitatore la percezione derivante dalle informazioni acustiche dell’ambiente”.

Percorsi dedicati e trasposizione tattile 

Se quindi da una parte è importante avere personale preparato e sezioni didattiche specializzate, “una delle scelte fondamentali che rimane da fare è valutare e decidere quale percorso e su quali opere investire: si possono scegliere quelle più adatte alla trasposizione tattile o quelle più famose, l’ideale è quando si riescono a conciliare ambedue gli aspetti”, aggiunge Sartorio. I progetti seguiti dall’istituto sono diversi: dal Guggenheim di Venezia al Museo della Seta di Como, fino alle Gallerie d’Italia di Milano, dove è stato fatto un lavoro sulle opere di Canova e sul racconto del contesto. 

Cappella San Severo, come svelare la scultura

A Napoli, invece, il Museo Cappella Sansevero, che racchiude un capolavoro della scultura come il Cristo Velato, rappresenta anche un esempio di come l’arte possa andare incontro alla disabilità a tutto tondo. Negli anni sono stati realizzati interventi a favore di bambini e ragazzi con disturbo dello spettro autistico e dal 2018 è stato attivato il progetto Sansevero in LIS, con visite guidate nel linguaggio dei segni italiano. Per non vedenti e ipovedenti è stato invece messo a punto un percorso riservato con una descrizione storico-artistica del complesso monumentale in modalità tattile. Si parte dal Cristo Velato per arrivare agli splendidi bassorilievi della Pudicizia e del Disinganno, con un’audioguida di 25 minuti che permette di entrare in contatto in autonomia con il complesso monumentale nel suo insieme.

Per fortuna gli esempi in tutta Italia si stanno moltiplicando. Il Museo e il Parco del Castello Miramare di Trieste hanno realizzato una guida al parco in braille e una smart guide con una specifica interfaccia grafica per non vedenti, ipovedenti, non udenti e disabili motori. Ugualmente i Musei Vaticani a Roma sono quasi tutti accessibili su sedia a rotelle e per chi ha disabilità visiva è possibile compiere visite tattili plurisensoriali, ascoltare brani musicali e input olfattivi, che richiamano alla mente il soggetto dell’opera, con la possibilità di toccare una vasta gamma di calchi e sculture originali durante la visita. 




GIULIA SALEMI E IL CONFLITTO TRA STUDIO E LAVORO NEL MONDO DEGLI INFLUENCER

GIULIA SALEMI E IL CONFLITTO TRA STUDIO E LAVORO NEL MONDO DEGLI INFLUENCER

L’influencer Giulia Salemi ha recentemente condiviso un momento di vulnerabilità con i suoi follower, esprimendo in lacrime le difficoltà che sta affrontando nel coniugare il suo lavoro di influencer con il percorso di studi. Salemi, nota per la sua carriera di successo sui social media, ha rivelato di essere la prima della sua scuola e di trovarsi in difficoltà nel gestire l’intenso programma di studio e le pressioni professionali.

Questo sfogo ha messo in luce una realtà spesso invisibile: per molti giovani influencer, equilibrare il lavoro online con gli impegni scolastici può essere una sfida notevole. In un’epoca in cui i social media hanno un impatto crescente sulle vite dei giovani, le aspettative professionali e accademiche possono diventare pesanti, portando a un conflitto tra il desiderio di eccellere nel mondo virtuale e la necessità di completare un percorso di studi tradizionale.

Per i giovani che si trovano nella posizione di Giulia , è cruciale trovare strategie efficaci per gestire entrambe le sfere senza compromettere l’uno o l’altro. Tuttavia, è altrettanto importante evitare favoritismi che potrebbero influenzare il percorso scolastico.

Diversse fonti sul web propongono una serie di strategie per aiutare a gestire questo equilibrio:

  • Pianificazione e Organizzazione: Creare un piano di studi dettagliato che integri il lavoro e gli studi può essere essenziale. Utilizzare strumenti di gestione del tempo come agende digitali e app di produttività aiuta a tenere traccia delle scadenze e delle responsabilità, permettendo di allocare tempo per lo studio, il lavoro e il riposo in modo equilibrato.
  • Comunicazione con le Istituzioni Scolastiche: Essere trasparenti con le scuole riguardo alle proprie esigenze può facilitare una comprensione reciproca. Alcune istituzioni potrebbero offrire flessibilità per gli studenti con impegni professionali, come possibilità di recupero o adattamenti nei tempi di consegna, senza compromettere l’equità.
  • Supporto Professionale: Lavorare con un tutor o un mentore educativo può aiutare a mantenere alta la qualità dello studio mentre si gestisce un carico di lavoro professionale. I tutor possono fornire supporto aggiuntivo e aiutare a organizzare le sessioni di studio in modo più efficiente.
  • Gestione dello Stress: Pratiche di gestione dello stress, come la meditazione e l’esercizio fisico, possono essere utili per mantenere un equilibrio sano. Questo non solo aiuta a migliorare la concentrazione e la produttività, ma contribuisce anche al benessere generale, riducendo il rischio di burnout.
  • Evitare Favoritismi: È fondamentale che le istituzioni scolastiche mantengano standard equi per tutti gli studenti. Garantire che le regolamentazioni e le aspettative siano applicate uniformemente previene la percezione di favoritismi e assicura che ogni studente riceva le stesse opportunità di successo.

L’esperienza di Giulia Salemi serve a ricordare che, nonostante la visibilità e il successo sui social media, gli impegni scolastici rimangono una parte importante della crescita personale e professionale. Le sfide che affrontano i giovani influencer sono un riflesso delle difficoltà che molti studenti incontrano nel bilanciare diverse responsabilità. Adottare strategie adeguate e mantenere un dialogo aperto con le istituzioni può aiutare a navigare queste sfide, garantendo che il percorso scolastico non venga compromesso e che il successo professionale non avvenga a spese del benessere personale.




Trasporto aereo: con sciopero a rischio l’era delle compagnie low cost

Trasporto aereo: con sciopero a rischio l'era delle compagnie low cost

Lo sciopero indetto domani da Ryanair, EasyJet e Volotea, il secondo episodio nel giro di pochi giorni, potrebbe mettere a rischio l’era delle compagnie low cost.

“Incomprensibile come societa’ di queste dimensioni possano trascurare in questo modo le ricadute reputazionali delle loro discutibili politiche di Hr”, sostiene Luca Poma, professore di Reputation Management all’Università Lumsa di Roma e all’Università della Repubblica di San Marino. “Scegliendo di ignorare deliberatamente nel loro modello di business – che prevede una spregiudicata rincorsa al prezzo più basso – le conseguenze di queste politiche predatorie sulla percezione presso i cittadini, le compagnie aeree low cost pregiudicano così inevitabilmente il loro perimetro reputazionale e distruggono valore per gli azionisti”.

Proprio la reputazione aziendale impatta direttamente sul valore di mercato dell’azienda, toccando un insieme di fattori come l’identità, l’immagine, la notorietà e la riconoscibilità che influiscono sia sugli stakeholder, sia sul valore percepito dei clienti. Secondo una recente indagine di Weber Shandwick dal titolo ‘The State of Corporate Reputation’, il 63% del valore di mercato dell’azienda è infatti attribuibile alla reputazione.

“È vero che queste compagnie ci hanno permesso di volare a basso costo su molte destinazioni per anni, ma – paradossalmente – a quale prezzo? Il costo basso del biglietto e’ uno specchietto per allodole, questi comportamenti non creano valore nel medio-lungo termine, anzi, lo distruggono”, spiega Poma. Senza una buona reputazione, che si ostruisce con un comportamento aziendale in linea con principi etici condivisi dalla comunità, non bastano i soli prezzi stracciati per garantire la sopravvivenza dell’azienda nel lungo periodo. “Il modello di business delle compagnie aeree low-cost, basato su malpratiche gestionali verso la forza lavoro e nel contempo sull’incasso di sovvenzioni versate dagli Enti pubblici per ogni aeroporto di destinazione scelto dalla compagnia, è destinato molto probabilmente al declino: gli scioperi di quest’estate – per la prima volta così coordinati, evidenziando quindi un forte e diffuso disagio tra i lavoratori – possono quindi essere il primo scricchiolio di un edificio che avrà sempre più difficoltà a stare in piedi”, aggiunge Poma.

“La letteratura in materia è molto chiara, come anche i casi di studio nel mondo professionale: un’azienda che non si prende cura delle proprie risorse umane pregiudicherà la propria business continuity”, afferma Giorgia Grandoni, ricercatrice e specialista in gestione della reputazione presso la start-up innovativa Reputation Management. “I dipendenti sono uno stakeholder quanto mai centrale e sconcerta che queste imprese ancora non lo comprendano: un atteggiamento non etico nei loro confronti, comporta conseguenze sulla sostenibilità a lungo termine dell’azienda stessa, compromettendo anche l’engagement con la comunità. poi fin troppo evidente come una forza lavoro insoddisfatta non possa mantenere adeguati standard di qualità di servizio, che, a sua volta, è uno dei pilastri fondamentali del reputation management”.

Una situazione che non comporta solamente un rilevante danno economico per le aziende coinvolte, ma anche un notevole danno d’immagine. “L’impatto negativo in termini di uscite stampa è evidente e questo va a influire sia sul sentiment dei clienti sia in ambito di management aziendale intaccando il valore dalla brand reputation e la riconoscibilità dell’azienda. Marketing e comunicazione sono fattori chiavi per la reputazione di un’azienda ma quest’ultima deve essere fatta non solo nei confronti del consumer, ma anche degli stakeholder e dipendenti”, aggiunge Matteo Aiolfi, ceo di Espresso Communication, agenzia di comunicazione operativa nel campo delle media relation, digital PR e crisis management.