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Prende slancio l’interesse della moda per gli NFT

Prende slancio l’interesse della moda per gli NFT

Non è una novità che NFT e blockchain siano attualmente ritenuti un investimento privilegiato da parte del crimine organizzato. L’anonimato offerto dalle transazioni operate in criptovalute fornisce il genere di privacy ideale per ripulire ogni genere di provento illecito, spaccio di stupefacenti, prostituzione o commercio di armi che sia: un click sullo smartphone risulta più comodo dei tradizionali investimenti in ristorazione, immobiliare o società calcistiche tipico delle mafie di tutto il mondo. Persino i Paesi europei – quelli che da sempre basano la loro economia sulla movimentazione della valuta – mostrano di essere all’opera nella costruzione di autostrade informatiche utili a questo tipo di scorrimento. La criminalità organizzata dunque usa l’elemento digitale per volatilizzare il surplus creato da reali attività illecite.
Esattamente al contrario e senza illeciti operano i brand della moda: per questi ultimi, l’interesse per gli NFT ha l’obiettivo di pescare nel digitale clienti attirati all’esperienza fisica che viene loro abbinata. Secondo la società di investment banking Morgan Stanley, videogiochi e NFT potrebbero costituire il 10% del mercato dei beni di lusso entro il 2030, con un’opportunità di guadagno di 50 miliardi di euro.

Balmain + Dogpound
Balmain + Dogpound

MODA E NFT

Lo scorso 8 dicembre Balmain ha lanciato il suo terzo NFT. Particolarmente coinvolgente l’articolazione del progetto che lo sorregge: il token rappresenta un paio di trainer nate in collaborazione con Dogpound, la palestra più frequentata dalle celebrities di New York e Los Angeles. La sneaker reale, denominata BBold Dogpound, è poi stata messa a disposizione in quantità limitate per l’acquisto nel webstore di Balmain e contemporaneamente in quello di Dogpound. Prezzo base: 1.069 dollari. Possedere l’NFT di questa trainer significa ottenere non solo la sua immagine digitale, ma una tessera grazie alla quale accedere a una sessione personalizzata con il fondatore di Dogpound, Kirk Myers; aggiudicarsi due biglietti per il prossimo fashion show di Balmain; addirittura ottenere due ingressi nel suo backstage.
I proprietari dell’NFT naturalmente possono scegliere di rivendere questo privilegio a un prezzo a loro scelta. Ma non è questo che conta per il brand: nel progetto – sino a ora tra i più evoluti – la sovrapposizione tra digitale e fisico propone un’esperienza esclusiva (tipica del “lusso”) ma allo stesso tempo inclusiva (tipica del web). Balmain (proprietà di Mayhoola Investiments, fondo sovrano dell’emiro del Qatar, come il marchio Valentino) e il suo direttore artistico Olivier Rousteing hanno rispettivamente 11 e 7 milioni di follower su Instagram. L’intento è monetizzare questo vasto seguito digitale in modo coinvolgente: la vetrina luccicante della boutique di un centro cittadino, dopo diciotto mesi di pandemia, appare preistoria.

Louis Vuitton + Beeple
Louis Vuitton + Beeple

NFT: DA GUCCI A DOLCE & GABBANA

Balmain non è il solo a muoversi con decisione in questa direzione. Lo scorso maggio, Gucci ha messo all’asta un video NFT – Aria di Alessandro Michele e Floria Sigismondi – da Christie’s per 20mila dollari (tanto Gucci che Christie’s appartengono alla holding francese Artemis). Burberry, in collaborazione con Mythical Games, ha prodotto un NFT in-game per Blankos Block Party ad agosto. Sempre in agosto, all’interno del videogioco Louis the Game di Louis Vuitton sono stati inseriti 30 NFT dell’artista Beeple: ognuno poteva essere rinvenuto solo giocando e in ogni caso non rivenduto. A ottobre è arrivata la Collezione Genesi firmata Dolce & Gabbana: avrebbe nel suo insieme realizzato all’asta 1885,73 ethereum (circa 6 milioni di dollari al cambio attuale). Si è trattato della prima collezione moda dove sono comparse tanto creazioni fisiche che virtuali, comunque vendute secondo il modello NFT, in collaborazione con la piattaforma specializzata UNXD, appoggiata a sua volta a Plygin per facilitare la connessione con le blockchain. Givenchy il mese seguente ha lanciato la sua seconda collezione di quindici NFT dell’artista Chito, che è possibile acquistare sul marketplace specializzato OpenSea. A dicembre si è fatta viva pure Adidas: la divisione moda del colosso tedesco Adidas Originals ha lanciato una collezione NFT di prodotti sia fisici che digitali rivelata attraverso fumetti creati in collaborazione con Bored Ape Yacht Club, l’influencer NFT Gmoney e Punks Comics.

“La vetrina luccicante della boutique di un centro cittadino, dopo diciotto mesi di pandemia, appare preistoria”.

I brand che sono in grado di affrontare gli investimenti adeguati a operazioni del genere (per gli altri la competizione è sempre più ardua) considerano l’ambiente NFT come un nuovo necessario canale di distribuzione, un modo per rimanere rilevanti anche nella demografia del metaverso. Tutto questo è così vero che persino i media cartacei tentano un disperato inseguimento, e non solo quelli della moda. Vogue Singapore lo scorso settembre ha stampato al centro della sua copertina un codice QR che, una volta scansionato, rivela due immagini digitali poi messe all’asta come NFT. Fortune ha recentemente messo all’asta alcune copertine NFT raccogliendo 1,3 milioni di dollari, mentre le copertine NFT di Time Magazine a marzo sono state vendute all’asta per 435mila dollari.

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Burberry + Mythical Games
Burberry + Mythical Games
Dolce & Gabbana + Unxd
Dolce & Gabbana + Unxd
Adidas + Bored Ape Yacht Club + Gmoney + Punks Comics
Adidas + Bored Ape Yacht Club + Gmoney + Punks Comics
Balmain + Dogpound
Balmain + Dogpound
Givenchy + Chito
Givenchy + Chito
Gucci + Christie's
Gucci + Christie’s
Louis Vuitton + Beeple
Louis Vuitton + Beeple



Il progetto di Calvin Klein per scoprire giornalisti di musica emergenti

Calvin Klein ha collaborato con la rivista musicale Wax Poetics, nata nel 2001 come magazine dedicato al contemporary jazz, funk, soul, Latin, hip-hop, reggae, blues, and R&B, per celebrare una nuova generazione di giornalisti che hanno ridefinito il panorama musicale contemporaneo attraverso un approccio innovativo e personale. Intitolato Plugged In, l’iniziativa fa luce su quattro scrittori musicali emergenti a cui è stata data la possibilità di condividere le loro storie, lo stile e il linguaggio individuale con il pubblico di Calvin Klein, sulla scia dell’acclamato progetto dello scorso anni, Self Published, in collaborazione con Dazed per presentare le migliori riviste emergenti di tutta Europa. Selezionati tra oltre 100 candidati, a ciascuno dei giornalisti sono state offerte risorse educative, tutoraggio da esperti e commissioni pagate per creare un lungometraggio sul loro argomento musicale preferito.

I talent selezionati provengono da tutto il mondo e comprendono la scozzese Maeve Hannigan, giornalista musicale e creativa, che esplora la scena jazz emergente di Glasgow, Vuyokazi Mtukela, poetessa e critica culturale sudafricana, Violeta Arango, ricercatrice, fotografa, visual artist e scrittrice basata tra Londra e le Isole Canarie, la scrittrice musicale Amelia Fearon che riflette sulla scena post-punk di Manchester. Sulla partnership Brian DiGenti, Editor-in-Chief di Wax Poetics, ha dichiarato: “Dal nostro rilancio, abbiamo deciso di fornire quanto più supporto possibile agli scrittori e ai content creator più giovani. Calvin Klein è stato un partner straordinario nell’aiutare a realizzare tutto questo. Siamo stati sopraffatti dalla qualità e dall’energia che i candidati e i vincitori hanno portato e non vediamo l’ora di vedere cosa riserva loro il futuro”.

Le storie uniche e i video ritratti dei giovani scrittori sono da oggi disponibili su calvinklein.it e su waxpoetics.com.



I cripto-attivisti raccolgono 54 milioni di dollari per la liberazione di Assange

I cripto-attivisti raccolgono 54 milioni di dollari per la liberazione di Assange

Un collettivo di cripto-attivisti ha lanciato una campagna per raccogliere fondi in favore del fondatore di Wikileaks, Julian Assange, e impedirne l’estradizione negli Stati Uniti, raccogliendo in pochi giorni – con la partecipazione di 10 mila persone – la cifra di 54 milioni di dollari. A parte l’ammontare della cifra si dirà che non c’è nulla di straordinario. Ma questa campagna potrebbe essere uno spartiacque nella storia dell’impegno politico in rete per diversi motivi. Intanto è stata lanciata via Telegram, “il collettore fognario di Internet”, come lo chiamano i suoi detrattori, ma stavolta l’app di messaggistica è stata usata con uno scopo etico e un intento collaborativo; la seconda è che a lanciarla sono stati dei crypto-attivisti, cioè programmatori e ingegneri, esperti di finanza decentralizzata con un’uguale passione per il mondo delle criptomonete, cioè le valute digitali elettroniche come Bitcoin, Ether, Litecoin, eccetera; la terza è che il progetto è una Dao basata su Blockchain.

Per capirci subito e usando un linguaggio semplificato, una Dao è una “Organizzazione autonoma decentralizzata” e nel mondo delle cripto è un’organizzazione a rete il cui orientamento e potere esecutivo (la “governance”) sono ottenuti e gestiti attraverso regole codificate da programmi per computer chiamati Smart contract. E questi contratti sono detti smart perché entrano in vigore solo a certe condizioni, in genere se si ottiene ciò per cui si “firma” il contratto, senza far uso di intermediari. Ma soprattutto significa che tutte le transazioni finanziarie Dao, insieme alle regole, sono conservate in una base dati di tipo blockchain, un libro mastro digitale irrevocabile e distribuito che ne tiene traccia e ne impedisce le falsificazioni grazie al concetto di marca temporale.

Tutti possono partecipare alla Dao per Assange, e coloro che contribuiscono al progetto ricevono il token di governance “$Justice”, che conferisce loro potere sulla direzione futura della Dao. Scopo finale del progetto è quello di utilizzare il denaro raccolto per fare un’offerta su una collezione Nft, i Non Fungible Token che certificano in maniera univoca la proprietà di un file digitale, realizzata dall’artista di musica elettronica “Pak”, proprio in collaborazione con Assange e intitolata “Censored”. Il progetto, chiamato AssangeDao, ha già raccolto 54 milioni di dollari in moneta Ethereum (Eyh) da quando è stato lanciato il 3 febbraio come si può vedere da Juicebox, un sito dedicato alla creazione di finanziamenti per questo tipo di progetti.

È la più grande raccolta fondi di Juicebox Ethereum nella storia, avendo superato sia la ConstitutionDao creata per acquistare una copia originale della costituzione degli Stati Uniti, che ha accumulato 11.613 Eth sia FreeRossDao che ha cercato di raccogliere fondi per assicurare il rilascio di Ross Ulbricht, il fondatore del mercato online Silk Road che all’epoca, raccolse oltre 12 milioni di dollari in Eth. Scopo dichiarato di AssangeDao è però “ispirare una potente rete di solidarietà e combattere per la libertà di Julian Assange” col fine di aumentare la consapevolezza pubblica della sua lotta e per “le implicazioni sulla libertà di parola che il suo caso rappresenta”.

Il gruppo di attivisti delle cripto, cypherpunks come lo era Assange da giovane (di lui si disse che partecipò alla nascita di Bitcoin, ma senza prove), ha incominciato a parlarne su Telegram il 10 dicembre scorso, quando gli Stati Uniti hanno vinto l’appello contro la sentenza di un tribunale britannico che impediva l’estradizione di Assange in America. L’AssangeDao ha iniziato a riunirsi su Telegram lo stesso giorno perché “Se estradato negli Stati Uniti, Assange rischia 175 anni di prigione per aver pubblicato informazioni veritiere”, quelle sui crimini di guerra americani in Iraq e Afghanistan.

La decisione sull’estradizione dell’hacker attivista di origine australiana è stata nel frattempo ribaltata da un’altra corte inglese e pochi giorni fa Julian Assange è stato candidato al Nobel per la pace dal deputato tedesco Martin Sonnenborn. Ma è tuttora detenuto nel carcere inglese di Belmarsh dove si è seriamente ammalato. Di lui l’inviato speciale delle Nazioni Unite contro la tortura, Nils Melzer, ha detto che “è stato torturato psicologicamente” visto che per sfuggire alla cattura per un reato che non aveva commesso si è dovuto rifugiare per sette anni nei 20 metri quadrati della stanza a lui assegnata nell’ambasciata ecuadoriana a Londra prima di esserne espulso dal presidente ecuadoriano Lenin Moreno che gli aveva ritirato l’asilo.

Secondo l’hacker artivista (crasi delle parole art più activism) e cypherpunk italiano Denis “Jaromil” Rojo, “l’evento ricorda il grande successo di Wikileaks nel raccogliere donazioni già nel 2010. Fu proprio sull’onda di tale successo che Bitcoin crebbe a partire dalla sua adozione come canale di finanziamento indipendente per l’organizzazione. Oggi l’iniziativa AssangeDao propone una dimensione partecipativa aggiuntiva: oltre a supportare le spese processuali per la difesa di Julian Assange l’iniziativa metterà in campo una piattaforma decentralizzata decisionale per l’amministrazione dei beni condivisi come l’Nft acquistato, di fatto costituendosi come un’organizzazione guidata dal volere di migliaia di investitori”.




Politico Sud Corea diventa avatar, spopola in vista elezioni

Politico Sud Corea diventa avatar, spopola in vista elezioni

n Corea del Sud esperimento tecnologico in vista delle elezioni del 9 marzo.

Il team del candidato del People Power Party, il conservatore Yoon Suk-yeol, 61 anni, ha sviluppato un avatar digitale.

Usa un linguaggio sviluppato dall’Intelligenza Artificiale con lo scopo di attrarre gli elettori più giovani. Da quando ha debuttato, il 1 gennaio, l’avatar che si chiama ‘AI Yoon’ (AI sta per intelligenza artificiale) ha attirato milioni di visualizzazioni e decine di migliaia di persone hanno posto domande. E’ la prima volta al mondo che un deepfake, cioè un video generato artificialmente, è ufficiale. Ci sono stati in passato esempi, come il video di Barack Obama che insulta Donald Trump, ma erano dei falsi.

ll vero candidato Yoon ha registrato più di 3.000 frasi — 20 ore di audio e video — per fornire dati sufficienti ad un’azienda di tecnologia locale a creare l’avatar. Quello che l’avatar dice è scritto dal team del politico. L’approccio ha dato i suoi frutti. Le dichiarazioni di AI Yoon hanno fatto notizia nei media sudcoreani e sette milioni di persone hanno visitato il sito “Wiki Yoon” per fare domande all’avatar.

“L’establishment politico è stato troppo lento di fronte a una società in rapida evoluzione”, spiega Baik Kyeong-hoon, a capo dello staff del politico, che contempla molti giovani tra i 20 e i 30 anni.




#OpRussia, Anonymous dichiara guerra al Cremlino: siti russi sotto attacco

#OpRussia, Anonymous dichiara guerra al Cremlino: siti russi sotto attacco

Che la guerra in Ucraina non si sarebbe svolta solo a terra o nei cieli era chiaro fin dalle prime ore: un triplice attacco informatico era stato lanciato contro le istituzioni ucraine il 23 febbraio, poche ore prima dell’annuncio di Putin. E se le minacce ora riguardano anche il controllo dello Spazio, prosegue l’offensiva lungo le dorsali dei cavi che traportano Internet. Si chiama cyberwarfare. E mentre gruppi hacker di una fazione o dell’altra continuano la propria parte di guerra, da ieri è sceso in campo il gruppo di cyberattivisti conosciuto come Anonymous. Con

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Il tweet con il link al supposto database del ministero della Difesa russo

una chiamata alle armi contro Mosca rivolta agli «hacker di tutto il mondo», sotto l’ombrello-hashtag #OpRussia. Quindi su Anonymous Tv è arrivata una dichiarazione di guerra ufficiale: da questo pomeriggio (ieri) «intensificheremo i nostri attacchi sul Cremlino». All’ora di cena di venerdì un altro tweet annunciava la violazione del database del ministero della Difesa russo. Con tanto di link poi rimosso – da Twitter stesso, per violazione della policy della piattaforma – per poterlo scaricare. Nella notte, l’attacco è stato quindi definito un «falso» da parte di un portavoce del ministero stesso.

Seguendo i profili twitter legati al collettivo, in particolare Anonymous Tv, si può ricostruire una sorta di percorso degli attacchi portati a segno. O almeno, dichiarati tali. Dopo quello alla tv russa RT News, si è passati al sito di Gazprom e a quello della azienda bielorussa di armamenti Tetraedr. Nel momento in cui stiamo scrivendo, sul profilo invece di Anonymous si dichiara che le operazioni di attacco – svolte con la tecnica chiamata Ddos (Distributed Denial of Service), ossia quella di caricare di false chiamate i server allo scopo di bloccarli – sono in pieno svolgimento. Con lo scopo di «trasmettere informazioni al popolo russo in modo che possa essere libero dalla macchina della censura statale di Putin». Il comunicato prosegue: «Abbiamo anche operazioni in corso per mantenere il popolo ucraino online nel miglior modo possibile».

Nel pomeriggio di sabato un attacco sempre di tipo DdoS è stato lanciato contro il sito dell’Agenzia spaziale russa da Leopoli, in Ucraina. Lo rende noto la stessa agenzia sul proprio profilo Telegram, aggiungendo che l’attacco è stato effettuato «utilizzando una rete di bot dislocati su server in diversi Paesi del mondo». Secondo quanto dichiarato dall’Agenzia Roscosmos, «i tecnici sono in grado di identificare l’autore dell’attacco». Stessa sorte anche per il sito del Cremlino – Kremlin.ru – che al momento risulta inaccessibile. È lo stesso addetto stampa della Presidenza russa a raccontarlo alla Tass, l’agenzia di stampa di Mosca: «Gli attacchi sono tuttora in corso, il sito viene continuamente bloccato».

Che la situazione dei siti istituzionali russi sia critica viene confermato anche da Netblocks, organizzazione che monitora costantemente i flussi mondiali della Rete. In un tweet si mostra un grafico dove è evidente il picco in discesa per quanto riguarda l’accesso ai siti governativi del Paese.