Wikipedia compie 20 anni: come il sapere libero e condiviso ha cambiato la conoscenza
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Uno degli aspetti che contraddistinguono l’uomo è la capacità di produrre cultura e di trasmetterla mediante l’insegnamento. Non siamo, in realtà, gli unici viventi capaci di trasferire conoscenze tra individui e generazioni, perché è stato dimostrato che altre specie hanno sviluppato “dialetti” con cui comunicano o comportamenti strettamente legati ai luoghi in cui vivono, con tutte le caratteristiche delle culture locali.
Ma sul pianeta Terra nessuno ha spinto questa capacità all’estremo come abbiamo fatto noi. La società in cui viviamo ne è una diretta conseguenza: la scuola, gli idiomi del mondo, i libri, i media, internet sono solo alcune delle molteplici forme con cui siamo capaci di trasmettere sapere.Moonshine Charred Harley Davidson 0.7lAcquistaTANNICO
Il sapere online
Tra queste è impossibile non includere Wikipedia, che compie vent’anni. Non è semplicemente un’enciclopedia web, messa online per la prima volta il 15 gennaio del 2001 per iniziativa dei due fondatori Jimmy Wales e Larry Singer. È anche un’idea rivoluzionaria, basata sulla convinzione che il sapere costruito dall’umanità debba essere libero e condiviso.
Sembra un’ovvietà, ma non è così. Ne abbiamo parlato con Iolanda Pensa, presidente di Wikimedia Italia appena entrata in carica, che ha spiegato quale sia il vero spirito di questa incredibile iniziativa globale, conosciuta a utilizzata da tutti e accreditata di un’autorevolezza e di un’attendibilità che poche altre iniziative nel mondo possono vantare.
«Wikipedia – spiega – ha subito molte trasformazioni. Si è arricchita di regole e si è dotata di una policy che indica in maniera molto precisa come i contenuti vadano aggiornati e arricchiti. Con il tempo un’attenzione sempre maggiore è stata posta alle fonti, la cui citazione è fondamentale in un periodo in cui si moltiplicano i contenuti nuovi, ma si pone anche il problema di mantenere e aggiornare quelli già presenti. Chiunque intervenga su una voce di Wikipedia deve indicare una fonte autorevole e verificabile».
Quali sono queste fonti? Sono quelle prodotte da scienziati e ricercatori, ma anche dai giornalisti, che quindi hanno un ruolo fondamentale nella costruzione di questo sapere collettivo. E chi sono gli autori degli articoli e dei loro aggiornamenti? «Sono volontari, che non necessariamente devono avere un titolo accademico o professionale», dice ancora Iolanda Pensa.
La versione italiana ottava per voci
«L’importante è che siano obiettivi, documentati e che decidano di introdurre un argomento non perché risponde a una loro esigenza, ma perché contribuisce a rispondere a un interesse collettivo».
Soltanto nel nostro Paese sono oltre 9.500, tutti volontari che hanno contribuito a creare oltre un milione e 665 mila voci, a un ritmo di 5.000 al mese, che fanno dell’edizione italiana l’ottava al mondo per dimensioni.
Iolanda Pensa, presidente di Wikimedia Italia, volontaria di Wikipedia dal 2006. Foto Niccolò Caranti.
Già in questi dati si vede l’enorme potenziale di Wikipedia nel democratizzare la conoscenza, non soltanto perché è liberamente fruibile da tutti, ma perché chiunque può contribuire a costruirla, a patto che segua le regole della comunità.Sì, perché quella di Wikipedia è un’enorme comunità mondiale, cresciuta giorno dopo giorno, al punto da costringere i suoi ideatori a immaginare anche una struttura organizzativa e di gestione.
Dopo due anni dal lancio online è stata creata la Wikimedia Foundation, senza fini di lucro, che con il tempo ha anche cominciato a occuparsi della raccolta di fondi, necessari alla sopravvivenza del progetto che, per mantenersi totalmente libero e autonomo, non accetta alcun tipo di pubblicità.
«Questa libertà ci consente di svincolarci da qualsiasi pressione o controllo – osserva Pensa – e rappresenta un’altra delle caratteristiche uniche di Wikipedia. Dalle donazioni nel 2020 Wikimedia Foundation ha raccolto circa 120 milioni di euro, che sono una grande somma, ma che tutto sommato sono molto pochi se si pensa alle dimensioni di Wikipedia, uno degli strumenti web più consultati del mondo, con oltre 10 miliardi di visualizzazioni mensili. Gli altri big del web, in confronto, realizzano fatturati infinitamente superiori».
Anche dati, foto e video
Anche perché le attività di Wikimedia Foundation non si limitano alla gestione e produzione di Wikipedia. Intanto ne esistono versioni in praticamente ogni idioma del mondo, anche quelli che per effetto di una globalizzazione culturale rischiano di estinguersi e che trovano in questa piattaforma uno strumento per perpetuarsi e per gridare la loro esistenza al mondo.
E poi sono stati lanciati progetti importantissimi per rendere davvero libero e aperto a tutti l’accesso alla conoscenza: da Wikimedia Commons, una collezione di quasi 70 milioni di foto, video e musica a diritti liberi, a Wikidata, una repository immensa di dati di ogni tipo, demografici, economici, scientifici, che non soltanto costituiscono la base di Wikipedia, ma che sono anche utilizzabili liberamente per altri servizi e siti online.
Altri progetti sono quelli di Wikisource, Wikiquote, Wikiversity, Wiktionary, Wikivoyage, tutti da esplorare, tutti pensati per diffondere conoscenza in modo libero e completamente gratuito.I benefici di un servizio di questo tipo sono incalcolabili.
Un recente studio condotto da economisti del Collegio Carlo Alberto di Torino e del ZEW di Mannheim, in Germania, ha dimostrato come il semplice aggiornamento con poche righe aggiuntive delle voci di alcune località spagnole ha determinato un aumento del 9% dei pernottamenti durante la stagione turistica. Ma troppi ancora non se ne rendono conto.
«Anche l’Italia – conclude Iolanda Pensa – dovrebbe capire l’importanza di uno strumento come Wikipedia per promuovere l’immagine del Paese nel mondo, eppure quotidianamente ancora ci scontriamo con una normativa che ci impedisce di diffondere immagini delle città o delle bellezze naturali italiane se destinate a fini commerciali. Noi ovviamente non le pubblichiamo per avere un riscontro economico, ma per consentire a chiunque voglia scaricarle di utilizzare secondo le sue necessità, anche commerciali. È questa in fondo, la vera libertà della conoscenza, avere la possibilità di utilizzarla per gli scopi che ci servono».
Che cosa comporta questa limitazione normativa italiana? «Che per ogni foto dell’Italia che pubblichiamo dobbiamo ottenere le autorizzazioni, con un notevole sforzo, quando ormai in gran parte del mondo esiste un diritto riconosciuto, quello della libertà di panorama, che sancisce il diritto di chiunque di fotografare o filmare luoghi pubblici, monumenti o paesaggi senza correre il rischio di ledere i diritti di alcuno e di affrontare eventuali rivalse legale. Ci piacerebbe che quest’anno il governo italiano affrontasse anche questo problema, nello stesso interesse di una promozione del paese».
È dunque il caso di festeggiare per i 20 anni di Wikipedia. Chiunque volesse farlo, il 15 gennaio o nei giorni successivi, può anche regalare un contenuto a licenza libera, per esempio caricando una foto, inserendo una nuova voce o modificandone una esistente.
Lo fa anche Il Sole 24 Ore: questo articolo è rilasciato con la licenza libera Creative Commons Attribuzione – Condividi allo stesso modo 4.0. Buon compleanno Wikipedia!
Green influencer, chi sono i 10 protagonisti che usano i social per promuovere la sostenibilità
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In queste ore c’è una foto che ha scaldato i social di mezzo mondo, diventando una delle più condivise dell’anno. Al centro della scena due elefanti che si sfiorano con le loro proboscidi. Dietro quello scatto c’è però una storia di attivismo che affonda le radici in anni di battaglie. Uno dei due esemplari nell’immagine è Kaavan, noto come l’elefante più solo al mondo perché rinchiuso nello zoo di Islamabad da trentacinque anni in completa solitudine. Tutto questo almeno fino a qualche giorno fa. Nell’anno che ci ha costretti all’isolamento per via dell’emergenza sanitaria, la liberazione di Kaavan è suonata quasi come una rivincita. In prima linea nell’operazione si è schierata Cher, che ha addirittura accompagnato l’elefante nel suo viaggio aereo dallo zoo del Pakistan al santuario cambogiano, dove da alcune ore vive insieme ad altri suoi simili. Per la missione sono stati mobilitati un cargo russo e un team di veterinari che hanno trascorso tre mesi nella capitale del Pakistan. «I nostri desideri si sono avverati. Abbiamo fatto il conto alla rovescia per questo momento e l’immagine di Kaavan trasportato fuori dallo zoo ci accompagnerà per sempre. Dobbiamo prenderci cura del nostro pianeta e di tutte le specie che lo abitano», ha dichiarato l’icona della musica pop, che ha condotto questa campagna per liberare Kaavan con l’imprenditore Eric Margolis e con l’organizzazione animalista Four Paws, arrivando addirittura a pagare per il trasferimento.
Tutti pazzi per l’oro verde
Kaavan trending topic sui social. D’altronde queste storie scalano l’attenzione globale in un momento di forte disorientamento. E in fondo declinano l’attenzione al pianeta con gesti concreti: così la narrazione dell’ambiente – e tutto ciò che lega l’emergenza pandemica a quella ambientale, climatica e sociale – diventa una leva differenziante. Perché i consumatori sono maggiormente orientati a fare la differenza anche nel loro quotidiano. È la riscossa dell’oro verde, con la sostenibilità diventata business per le marche: così ha titolato pochi giorni fa il Financial Times. Dalle carte di credito in plastica riciclata alle scarpe biodegradabili, i prodotti eco-compatibili hanno invaso i mercati. Si moltiplicano salviette riciclabili, preparati per dolci fatti con olio di palma sostenibile, detergenti in bottiglie riutilizzate. «I corridoi dei market londinesi raccontano la storia del boom verde in atto negli acquisti. In un settore estremamente competitivo, le credenziali eco-compatibili sono diventate la chiave per attirare l’attenzione di consumatori preoccupati per il futuro del pianeta», hanno scritto Judith Evans e Camilla Hodgson.
Fare la cosa giusta attraverso consumi quotidiani consapevoli: è quanto fanno sui social i nuovi testimonial di questa rivoluzione. Lo certifica la nuova classifica degli influencer legati alla sostenibilità emersa dall’Osservatorio Alkemy- Il Sole 24 Ore. «La ricerca è stata affrontata tenendo in considerazione un perimetro piuttosto ampio che include varie declinazioni dei concetti di green, sostenibilità e ambientalismo. Questo approccio ci ha portati a identificare influencer caratterizzati da sensibilità e professionalità differenti, ma tutti accomunati dall’obiettivo di difendere l’ambiente in cui viviamo», racconta Matteo Menin, Managing Director di Alkemy. Una classifica che esclude le metriche meramente quantitative e si concentra sui profili più relazionali, svincolandosi dalla notorietà televisiva. Nei primi dieci posti si va dal divulgatore scientifico alla blogger di moda sostenibile. Sul fronte dei canali ad imporsi è Instagram. Salvo alcuni casi isolati – come Francesca Della Giovampaola o Alex Bellini – Facebook, pur presidiato da tutti con almeno un profilo, generalmente non viene aggiornato, mentre YouTube resta centrale per quegli influencer che fanno del video il formato più incisivo. «Abbiamo rilevato inoltre un potenziale interessante su questi temi in TikTok, un buon segno se interpretiamo il fenomeno come una crescente sensibilità sul tema ambientale da parte delle nuove generazioni. E poi sette delle prime dieci posizioni in classifica sono occupate da donne, più un’ulteriore presenza di una coppia uomo-donna: un fenomeno, quello dell’attivismo ambientale sui social, che quindi risulta prevalentemente femminile, almeno per quanto riguarda i profili che propongono le narrative più efficaci», precisa Menin.
La sfida delle eco-marche
Dai testimonial ai brand: un’alleanza che intercetta realtà grandi e piccole nel segno dell’attenzione alle materie prime e al packaging. Tra i colossi ci sono E.ON, Nivea, Coop, Sephora. Con queste eco-marche i green influencer entrano spesso in contatto. «Oggi la comunicazione sui temi della sostenibilità non è più un lusso, è una necessità. Nessuna azienda pensa ormai di essere competitiva senza dimostrare il proprio impegno verso la sostenibilità. Ma lo si fa ancora in modo superficiale o tecnico. Oggi pochissimi consumatori si lasciano convincere da pubblicità green generiche», afferma Fabio Iraldo, professore ordinario di management alla Scuola Sant’Anna di Pisa e autore di “Oltre il Greenwashing” per Edizioni Ambiente. Per competere bisogna scommettere su concretezza ed efficacia. «Serve dare credibilità ai messaggi, dimostrando con dati e indicatori, meglio se certificati, che il proprio impatto ambientale è inferiore rispetto ad altri e trovando il modo giusto per tradurre quei numeri complessi in un messaggio che abbia un appeal emotivo», precisa Iraldo.
La sfida è per le aziende, ma anche per le agenzie di marketing e comunicazione impegnate a disegnare le nuove campagne. «La sostenibilità è un bellissimo viaggio, non semplice da compiere. La soluzione è quella di ragionare circolarmente e non linearmente, pensare per inclusione e non per esclusione, con un approccio che sia in grado di integrare ragione ed emotività, fatti dimostrati e misurabili con la passione», dice Davide Andrea Sicolo, senior vice president di Edelman. La società ha partecipato ad uno spin-off con la Scuola Sant’Anna e ha creato EPIC. Si tratta di un modello racchiuso in un acronimo: evocatività, prossimità, indicatori, coinvolgimento. «Questi elementi vengono misurati tecnicamente per rendere la comunicazione scientificamente sostenibile, ma allo stesso tempo di impatto», precisa Sicolo. Ancora una volta per i brand la sfida per imporsi sui mercati globali sta nel difficile equilibrio tra misurabilità delle azioni e la loro narrazione.
Sostenibilità: Carioca è ‘green’, largo alla plastica riciclata
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Mille colori ma è sempre più verde. Carioca lancia il suo progetto per lo sviluppo sostenibile: obiettivo, affermarsi come azienda leader del settore sui temi della sostenibilità sociale ed ambientale. Da giugno 2020 ha iniziato a usare in modo sistematico la plastica riciclata a favore di una politica di riuso e riciclo sia per quanto riguarda i prodotti che per imballaggi e packaging. Per i prodotti, la nuova politica di sostenibilità̀ ambientale ha portato al momento un risparmio nell’utilizzo di plastica fossile per più̀ di 80 tonnellate.
La plastica è stata sostituita utilizzando plastica riciclata da: per-consumer, recuperando da processi di produzione, per 42 tonnellate; post-consumer, con il nuovo materiale Ecoallene, 100% da riciclo poliaccoppiati, per oltre 40 tonnellate. Per il prossimo anno l’obiettivo è raddoppiare la quantità̀ di plastica da riciclo utilizzata e aumentare l’utilizzo di plastica riciclata post-consumo anche su altri prodotti in assortimento. L’ambizione di Carioca è rendere riciclo e riuso della plastica la fonte principale dei propri consumi.
Per quanto riguarda imballaggi e packaging, il 2020, rispetto all’anno precedente, ha visto la progressiva eliminazione del PVC dalle confezioni, per un risparmio di 33 tonnellate; e l’eliminazione della plastica dai packaging riprogettando le proprie confezioni, per 6 tonnellate; una riduzione del consumo di carta e cartone per più di 5 tonnellate. Obiettivo 2021: una ulteriore riduzione della plastica dalle confezioni per altre 30,4 tonnellate e l’eliminazione completa dell’uso di PVC da imballaggi e packaging, arrivando a meno 20,3 tonnellate. Completando così una prima strategia per rendere più̀ sostenibile la filiera di packaging e imballaggi, rendendoli completamente riciclabili, riutilizzabili o compostabili.
Sul fronte del risparmio energetico, Carioca ha iniziato ad investire per ridurre l’impatto della sua attività̀ industriale. Notizia recente, l’installazione dei nuovi pannelli solari Sun Power Performance di Maxeon Solar Technologies nello stabilimento di Settimo Torinese, Torino. Coprendo un’area di circa 2.574 metri quadrati, con un campo fotovoltaico da 500 kW, è una delle più̀ grandi installazioni solari commerciali per scopi di autoconsumo nell’area. L’operazione prevede di generare 524.000 kWh di elettricità̀ pulita e mitigare 278.244 kg di emissioni di anidride carbonica all’anno, fornendo così all’azienda il 15% dell’energia totale della struttura.
L’azienda ha iniziato ad implementare i sistemi di efficienza energetica volti a una riduzione dei consumi dell’attività industriale partendo dall’illuminazione. Una riduzione di 56 MW all’anno grazie ai Led. Obiettivo 2021: pieno rollover dell’impianto fotovoltaico e progetto di revisione dei macchinari da iniezione (le presse) per ridurre ulteriormente i consumi.
C’è poi la collaborazione con Ecoplasteam, azienda del torinese che con tecnologia, innovazione e sostenibilità̀ implementa processi di fine vita dei poliaccoppiati. Nasce così la linea Ecofamily, con pennarelli, penne ed evidenziatori al 70% da plastica riciclata o in Ecoallene, il materiale innovativo plastico ecologico derivante al 100% dal riciclo del poliaccoppiato polietilene-alluminio presente nei cartoni per bevande ed alimenti. Prodotti scelti da GreenPea, il primo Green Retail Park al mondo che aprirà̀ i battenti a Torino l’8 dicembre e con cui Carioca ha stretto una partnership con i prodotti ecofamily brandizzati GreenPea.
“La nostra missione è offrire strumenti per potenziare e stimolare la naturale creatività̀ dei bambini – dichiara Giorgio Bertolo, Sales & Marketing Director Carioca – L’impegno più grande, in questo particolare momento storico, è rendere il loro futuro non solo creativo ma anche più̀ sostenibile, nel massimo rispetto dell’ambiente. Per questo in Carioca siamo impegnati nella ricerca ed applicazione delle soluzioni più̀ efficaci ed innovative per ridurre l’impatto ambientale sia dei prodotti che della produzione aziendale, un vincolo prioritario per le future generazioni”.
Wikipedia, come tutti sanno, è uno dei più imponenti progetti di sistematizzazione collettiva delle conoscenze, una web-community che ha generato l’utilizzatissima – e utilissima – enciclopedia online. È un progetto non a scopo di lucro, che nominalmente coinvolge 10 milioni di utenti registrati nel mondo – dei quali ben 2 milioni di essi in Italia – ma si regge sull’encomiabile impegno di poche centinaia di migliaia di Wikipediani quotidianamente attivi in tutte le 285 versioni linguistiche della piattaforma. Anche io a vario titolo ho supportato con convinzione in passato il progetto, stimolando amici e colleghi a sostenerlo in vario modo (per chi volesse iscriversi a Wikimedia Italia, capitolo italiano della Wikimedia Foundation, qui il link), convinzione che – nonostante quanto leggerete in questo articolo – confermo a tutt’oggi, attento come sono, da sempre, ai progetti di tipo Creative Commons, finalizzati a costruire presupposti per garantire la libera circolazione del sapere.
Ebbene, qualche giorno fa un mio ex discente, laureatosi con me tre anni fa, mi ha scritto su Whatsapp quanto segue:
Incuriosito, ho cliccato sul link e sono approdato su una pagina di Wikipedia redatta da un anonimo Wikipediano (@LoSpecialista) dedicata a un “giornalista, scrittore e docente universitario italiano”: il sottoscritto. Con relativa sorprendente pagina di discussione ad essa correlata, dove, tra critiche e accesi confronti, alcuni utenti e Admin hanno cercato, pare per una decina di giorni, di stabilire se “Luca Poma” sia o meno una voce degna di apparire su Wikipedia nel rispetto dei criteri di enciclopedicità: in teoria si, secondo alcuni, avendo io pubblicato, e non poco, rilasciando anche decine di interviste a network nazionali come RAI, Radio 24, e peraltro anche internazionali; ma anche no, secondo altri, perché come scrive il contributor che ha proposto la cancellazione della voce, “È certamente cresciuto l’ottimo curriculum di un ottimo professionista (two ‘ottimi’ is megl’ che one, per richiamare un simpatico commercial degli anni ’90, ndr), ma non è tale da potere costituire un unicum tale (evidentemente quest’utente ama davvero le ripetizioni…, ndr) che debba stare in Wikipedia”. Al netto dell’italiano per certi versi raffazzonato (ma si sa, online si scrive di fretta), onorato di essere al centro di cotante attenzioni, ma anche sinceramente costernato per la quantità di tempo e di energia che nella “bolla Wikipedia” stanno spendendo per decidere circa l’enciclopedicità della carriera del sottoscritto. La tentazione immediata, letta la scheda, fu quella di creare un account Wiki, connettermi, e invitarli a cessare le contese, dedicandosi ad altre attività più proficue ed utili per quella community (e ve ne sarebbero molte) ma stante la “temperatura” della discussione, ed essendo io stesso l’oggetto del contendere, davvero meglio star lontani.
Gli scontri e le polemiche in Wikipedia
Qualche collega potrà interrogarsi – legittimamente – sull’opportunità di dibattere in modo così acceso su una questione nella vita reale così marginale. Ad essi rispondo con la citazione di un caro amico, che una volta, con una battuta fulminante riferita ai nerd di Wikipedia, disse ironicamente: “C’è un mondo, fuori da Wiki”; ebbene, mai verità fu tanto plasticamente evidente quanto ignorata da chi su Wiki passa parecchio tempo durante le proprie giornate (esiste anche un ironico questionario per scoprire se si è Wikidipendenti).
Il caso forse più eclatante di “battaglia” su Wikipedia relativa all’enciclopedicità di un personaggio è quello che ha riguardato il celebre divulgatore Salvatore Aranzulla, blogger esperto di digitale e proprietario di un cliccatissimo sito web dove dispensa a chiunque sia interessato puntuali ed efficaci consigli su come risolvere qualunque cruccio di tipo informatico: tale e tanta fu la bagarre sulla piattaforma Wikipedia Italia, tra favorevoli alla cancellazione della voce relativa ad Aranzulla e contrari, che ne scrisse persino Wired, con note peraltro critiche verso alcuni Wikipediani “talebani dell’enciclopedicità” (ma a corrente alternata). Una delle principali contestazioni a sostegno della richiesta di cancellazione della scheda verteva sul fatto che Aranzulla ha sempre pubblicato solo libri divulgativi; obiezione non condivisa da tutti gli Admin di Wikipedia, dal momento che la sua scheda in lingua inglese su Wiki permane intatta anche dopo la cancellazione di quella italiana, cancellazione forse motivata da particolari “sensibilità locali” – leggasi invidie, ha scritto qualcuno maliziosamente – tanto che la stessa scheda in inglese di WIki riporta la circostanza secondo la quale “la cancellazione (della scheda italiana, ndr) era stata originariamente richiesta da una persona che possiede un sito web con contenuto simile a quello di Aranzulla” (!). Come fosse un dettaglio da nulla! Ma si sa, “quello che succede fuori da Wikipedia non ci deve riguardare”, sostengono a pappagallo gli Admin; neppure quando influenza ciò che succede dentro Wikipedia…?
Da parte mia, comunque, massima invidia per Aranzulla, dal momento che il dibattito sulla sua scheda ha occupato infinite volte più pagine che non quello sulla mia: ma si sa, io scrivo articoli, saggi e libri che vengono letti da qualche collega e studente universitario, Aranzulla è letto da mezza Italia; il blogger siciliano non sarà del tutto enciclopedico per qualche Admin italiano di Wikipedia, ma volete mettere il godimento in termini di diritti d’autore?
Fin qui, quindi, tutto nella norma; ma se amate i libri gialli, continuate a leggere quest’articolo.
Come farsi voler bene: le sette, e la setta degli anti-sette
Come qualcuno di voi saprà, dopo una incuriosita frequentazione, per un certo periodo, negli ormai lontani anni ’90 del secolo scorso, della discussa Chiesa di Scientology (per qualcuno una meritevole associazione, per molti altri un bizzarro movimento religioso, per altri ancora una setta), presi nettamente le distanze da quell’organizzazione con una lunga lettera aperta al movimento, nella quale ho analizzato molte delle cose che ho visto e sentito nel periodo di frequentazione dell’associazione, pubblicando articoli di analisi su riviste di settore (il magazine ufficiale di FERPI Federazione Nazionale Relazioni Pubbliche ed Istituzionali), e anche con un ancor più articolato short-form di taglio giornalistico dal titolo “Saggio non antagonista sulla Chiesa di Scientology: una religione contemporanea vista dall’interno”, nel quale illustravo senza sconti una serie di riflessioni critiche sui metodi di gestione del gruppo, tradotto poi anche in lingua inglese e ripreso da alcuni newsgroup e forum di discussione in USA.
Tuttavia – per farsi voler bene proprio da tutti – ebbi modo di prendere posizione, pubblicamente, a più riprese e in modo inequivoco, anche contro chi si colloca alla polarità esattamente opposta nel delicato e importante dibattito sui movimenti settari nel nostro Paese: i cosiddetti “gruppi anti-cult”, che la mia stimatissima amica Raffaella Di Marzio, una delle massime esperte in Italia di nuovi movimenti religiosi, con la quale ho collaborato come curatore di un suo bel volume proprio su questi argomenti, ha avuto modo di etichettare a più riprese pubblicamente come “la setta degli anti-sette”, riprendendo una definizione originariamente dello psicologo delle religioni Mario Aletti: si tratta, nella quasi totalità dei casi, di attivisti rinchiusi nella propria realtà autoreferenziale, impegnati – come ha scritto un’altra esperta di movimenti settari – “a darsi ragione a vicenda ignorando prospettive diverse”, presi da una guerra senza esclusione di colpi contro le sette (vere o presunte), nonché ricercatori privi di alcun spessore dal punto di vista delle pubblicazioni accademiche, “più che altro in cerca di visibilità mediante l’organizzazione di conferenze monotematiche, nelle quali i relatori condividono tutti la stessa ideologia e perseguono i medesimi obiettivi”. Insomma, personaggi dichiaratamente “anti-settari”, ma con uno stile di lavoro e con processi di pensiero del tutto assimilabili a quelli delle sette che sostengono di voler “combattere”, e che ho avuto modo di criticare a più riprese, con sgradevoli strascichi anche recenti.
Del tutto “incidentalmente”, dopo queste mie pubbliche prese di posizione critiche su Scientology e sui gruppi anti-cult (sicuramente trattasi di una mera coincidenza temporale…) sono stato fatto oggetto, all’epoca, di una vera e propria campagna di odio on-line, accanita e sistematica, probabilmente promossa da persone attigue a movimenti settari, o anti-settari, o più facilmente di entrambi: campagna che ho successivamente denunciato alla Magistratura e alla Polizia Postale, la quale ha svolto articolate indagini, ricostruendo il disegno criminoso promosso da utenze web monoscopo, anonime, create per l’occasione (anche proprio su Wikipedia) e che nessun’altra attività rilevante hanno mai svolto in rete se non diffamare il sottoscritto e la mia famiglia; la Polizia non riuscì però purtroppo ad individuare gli esatti IP dei responsabili, i quali, astutamente, si connettevano da reti wi-fi non protette da password, di proprietà di ignari cittadini.
Una pagina, permettetemi di dire, veramente vergognosa per chi ha promosso tali bieche iniziative di stalking, che sono poi terminate solo dopo che decisi di depositare le denunce penali e darne opportuna pubblicità online con una breve ma incisiva comunicazione da parte dei miei legali.
Un prezzo da pagare, evidentemente, dal momento che per stile e metodo ho sempre trovato irrinunciabile dire (e scrivere) ostinatamente ciò che osservo e penso, a prescindere dai “costi” eventualmente sostenuti per farlo: il DNA del giornalista, che ho introiettato all’inizio della mia carriera, è duro ad essere estirpato.
E – aggiungo – nel farlo mi sono sempre esposto personalmente, perché se da un lato riconosco il valore dell’anonimato qualora si trattino tematiche sensibili (ad esempio afferenti alla sfera della dissidenza politica in aree del mondo governate da regimi totalitari) ho sempre prediletto l’assunzione di responsabilità che deriva dal presentarsi con nome e cognome, sottoscrivendo le proprie prese di posizione, ogni qual volta ciò è stato possibile.
Che c’entra tutto ciò con la vicenda del dibattito di fuoco relativo alla scheda sulla mia persona, su Wikipedia? Tra un istante lo scoprirete.
Gli inquietanti retroscena su Wikipedia
Mentre una pluralità di utenti si scontrava per stabilire l’enciclopedicità o meno non solo della voce sulla mia persona nel suo insieme, ma anche di una delle mie pubblicazioni (!), il manuale edito da Il Sole24Ore sul Crisis management, scritto a quattro mani con l’amico e collega Piero Vecchiato, a tutt’oggi il più ponderoso volume su questa specifica materia edito in lingua italiana, con le sue noiose 400 pagine, adottato come libro di testo da diversi Atenei (ma qualche Admin di Wikipedia, dall’alto della sua immagino specifica preparazione in materia, ancora non risultava convinto circa la rilevanza dell’opera…), l’utente Wiki @Exaequo, mal gliene incolse, si è permesso di sollevare un dubbio circa il rispetto del principio di neutralità da parte dell’Admin che ha attivato la procedura di cancellazione della voce “Luca Poma” su Wikipedia, tale @Ignis (nella vita reale, sulla base delle fonti alle quali ho potuto attingere, trattasi di un cinquantenne di Firenze, nome proprio Ignazio, laureato in giurisprudenza ma impiegato poi in altro campo; dispongo di ulteriori e più dettagliate informazioni, ma preferisco non scriverle in questo articolo per non rischiare di commettere una violazione della sua privacy; l’ho peraltro contattato direttamente sul suo account Facebook, nel rispetto delle regole deontologiche, proponendogli di leggere questo articolo prima che venisse pubblicato e di poterlo lui commentare liberamente in calce, ma si è rifiutato di collaborare in tal senso).
Chi non ha familiarità con Wikipedia, deve sapere che il punto di vista neutrale è uno dei pilastri sui quali si regge l’intera piattaforma Wiki, ed è sintetizzabile così: non farsi condizionare, nella propria attività volontaristica sulla piattaforma stessa, da posizioni personali, pregiudizi ideologici, politici, appartenenza religiosa, etc., e non assumere punti di vista “partigiani” quando si interviene per editare (e ancor più sopprimere, aggiungo io) una voce su Wikipedia.
Con non poca sorpresa e stupore, leggendo il rilievo mosso da @Exequo, ho preso contezza che l’utente che ha proposto la cancellazione della voce relativa alla mia persona è – assai probabilmente – l’@Ignis attivo frequentatore di vari forum “anti-cult” italiani, come risulta chiaramente qui, qui e qui. Tempo pochi minuti, e – invece che rispondere alla domanda di @Exaequo – l’utente @Ignis ha cancellato l’intera parte del thread che lo riguardava, eliminando anche due altri interventi (nei quali lui non era citato) nei quali @Exeaquo rispondeva a quesiti di merito di altri due utenti.
Il perché di questo atto che non esito a definire censorio (il primo di una serie, in realtà) non è chiaro, dal momento che l’intervento di @Exaequo era stato tanto solerte quanto educato, come potete leggere qui di seguito:
“Senza che quanto scrivo debba suonarti come una mancanza di rispetto, ma vedo online che tu hai avuto attive frequentazioni dei gruppi “anti-cult” (…) Poma ha preso posizione pesantemente sia contro la Chiesa di Scientology (…) ma ha però anche preso posizione contro “la setta degli anti-sette”, ovvero gli anti-Scientology che a volte sono più estremisti e settari delle sette stesse, gruppi che tu hai assai frequentato. Noto che tu sei stato il primo a proporre la cancellazione di questa voce su Poma, evidentemente lo avevi tra gli osservati speciali, come anche sei intervenuto in passato su altre voci che lo riguardavano. Questo di per sé non mette necessariamente in dubbio né la tua competenza né la tua equidistanza (…) ma forse sarebbe stato più rispettoso verso gli altri membri della community se tu avessi dato comunicazione di queste vicende, che agli occhi di terzi possono apparire come giustificazioni più che valide per un evidente “bias” su questa task, specie quando si decide di cancellarla o meno. Questo non incide sulle valutazioni di enciclopedicità di questa voce, ma mi pareva opportuno evidenziarlo, dal momento che si fa un gran parlare di neutralità, obiettività, etc. come veri e propri pilastri di Wiki 😉 Grazie per avermi letto e buona serata.”
@Ignis a quel punto ha richiamato all’ordine @Exaequo sul suo wall personale, prima – in modo assai poco genuino – tentando di negare di essere l’@Ignis frequentatore dei gruppi anti-cult sul web, e minacciando ritorsioni per presunte (inesistenti) violazioni della privacy. Quali violazioni? Aver citato non già il suo nome e cognome nella vita reale, bensì solo suoi interventi sui gruppi anti-cult, da lui stesso scientemente pubblicati online? Vero, i nerd non necessariamente son ferrati in diritto, ma all’ignoranza dovrebbe pur esserci un limite.
In realtà, si tratta proprio dello stesso @Ignis, alias di @Ignlig, alias @Ignisdelavega (perché un nome fittizio per celare la propria identità evidentemente a certi nerd non è sufficiente…) come risulta chiaramente da questo thread sull’ennesimo forum “anti-cult” (bene riportare anche lo screenshot, nel caso incidentalmente il thread dovesse scomparire con il passare del tempo):
Poco dopo, nell’impossibilità di negare ulteriormente l’evidenza, dinnanzi ai link diligentemente pubblicati dal suo collega contributore della piattaforma, @Ignis ha ben deciso segnalare @Exaequo come “Utente problematico”, esercitando la propria autorità di Admin per far avviare su di lui una specie di “procedimento disciplinare” in salsa Wikipediana, cercando di far passare l’obiezione sulla possibile violazione del principio di neutralità come un “attacco personale” e financo addirittura “un insulto”. Il povero Exaequo ha cercato a più riprese, sempre educatamente, di illustrare le proprie ragioni (per chi avesse tempo da perdere e per gli onanisti del web, qui trovate i botta e risposta del “processo”, come l’utente l’ha – giustamente – definito), ma inutilmente: la condanna è probabilmente stata già decisa, da @Ignis e dai 2 o 3 Admin (@Kirk, con particolare veemenza, e pochi altri) che l’hanno diligentemente affiancato nel “procedimento disciplinare”, un numero insolitamente esiguo di persone per anche solo lontanamente ipotizzare un “consenso” da parte della community (sono in ogni caso molto pochi gli Admin che amministrano l’intera comunità Wiki nazionale italiana, non più di un centinaio). La proposta è niente meno di “radiarlo a vita” da Wikipedia per indegnità; anche se la sua colpa – oltre quella di aver contraddetto un Admin ponendo domande sulla sua neutralità sulla base di evidenze pubblicamente disponibili in rete – non è chiaro quale sia.
A margine, è bene segnalare come la procedura disciplinare a carico del povero @Exaequo sia stata avviata in palese violazione delle norme stesse di Wikipedia, che prevedono una rigida “scaletta” di progressive iniziative per dirimere i possibili conflitti sulla piattaforma, come potete leggere chiaramente qui: nulla di tutto ciò è stato fatto, ne parlare all’altra parte coinvolta tenendo conto anche della prospettiva dell’altra persona, ne tentare di raggiungere un compromesso, con obbligo di presunzione di buona fede della controparte (@Ignis non ha proposto ad @Exaequo alcun compromesso), ne proporre una formale mediazione incaricando una persona neutrale di confrontarsi con le parti in disputa, ne ancora richiedere un parere alla comunità (esiste tra l’altro un apposita sezione della piattaforma per questa procedura); interrogati a più riprese riguardo, gli Admin in questione non hanno segnalato alcuna pagina di Wikipedia contenente una regola che autorizzi a saltare questi comprensibili e adeguati passaggi, ma si limitano a dire “È così e basta”, facendo prevalere la loro autocratica “prassi” alle regole di funzionamento di Wiki. Già, si sa, le regole – evidentemente – valgono per tutti… ma anche no, perché – come spigava George Orwell nel suo capolavoro “La fattoria degli animali” – e come ha ricordato in un thread proprio un utente di Wikipedia – “Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali di altri”.
Quindi, nonostante l’utente “sotto processo” abbia posto formalmente – e più volte – le sue scuse in relazione alla “forma” con la quale ha sollevato le sue obiezioni (ovvero, per averle poste sulla pagina dove si sta sviluppando la discussione sulla cancellazione della voce, invece che sulla pagina personale di @Ignis), gli Admin intervenuti ad affiancare @Ignis continuano a ripetere come un disco rotto le stesse frasi di condanna per il malcapitato: la sua utenza va cancellata perche è indegno di contribuire al progetto Wikipedia, e per essere precisi mentre scrivo questo articolo lo sventurato @Exaequo è svillaneggiato e sottoposto a fortissime pressione emotive sulla piattaforma, probabilmente ben oltre i limiti dello stalking.
Come egualmente assai discutibile è l’autoritarismo con il quale un utente Wikipediano, tale @MarinoMaldera, del quale ignoro l’identità nel mondo reale e con il quale non avevo mai avuto alcun contatto prima della pubblicazione online della prima versione di questo articolo, è stato bannato a vita (ovvero al suo profilo è stato interdetto per sempre e senza possibilità di appello l’accesso alla piattaforma), con tanto di appellativi chiaramente ingiuriosi, per aver commesso il gravissimo “crimine” di aver pubblicato nella pagina Wiki di discussione relativa alla voce che mi riguardava il link all’articolo che state leggendo, corredato dalla frase (evidentemente per qualche oscura ragione irritante per qualcuno…) “Forse la community ha attirato un pelo troppo l’attenzione nel mondo reale…”. Un atteggiamento, questo degli Admin di Wikipedia coinvolti in questa vicenda, che non esiterei a definire grottesco e inquietante.
Sarebbe peraltro assai interessante verificare i gradi di interconnessione online tra questi Admin, grazie a software come NodeXL, in grado di evidenziare i nodi di contiguità tra utenze diverse: il sospetto che abbiano frequente consuetudine di rapporto con @Ignis è, a questo punto, quanto meno legittimo, al netto del fatto che questo tipo di vergognosi atteggiamenti impositivi, arroganti e prepotenti, sono quanto di più lontano da ciò che dovrebbe accadere in una community aperta e inclusiva come Wikipedia.
Comportamenti disfunzionali rispetto alla mission di Wikipedia
Quello poc’anzi descritto, è un atteggiamento francamente lontano dagli standard che dovrebbero regolare la vita e il lavoro su di una piattaforma aperta e plurale qual è Wikipedia: è un modus-operandi di fatto più simile a quelli adottati da alcune associazioni mafiose, caratterizzati da forte corporativismo tra pari, rigidità di strutture di pensiero, auto-referenzialità, fondamentalismo disfunzionale e marcata identificazione in specifici simboli, metodi e riti (dei quali alcuni utenti esperti di Wikipedia paiono fortemente imbevuti): la letteratura scientifica è densa di lavori su questi aspetti tipicamente rilevabili in gruppi sociali uniformi e ristretti.
“L’uomo d’onore si rappresenta come un essere speciale, addirittura a volte come Dio stesso, perché lui può esercitare il potere di vita o di morte sulle persone normali”
Gianluca Lo Coco
Così scrive in suo saggio Gianluca Lo Coco, docente di Psicologia clinica all’Università di Palermo. Se sostituite la parola “uomo d’onore” con Admin e “persone normali” con “utenti non esperti”, potrete avere – con i dovuti e necessari distinguo – un’adeguata lettura dello scenario; con buona pace del Wikilove, il codice d’onore Wikipediano teoricamente basato sulla tolleranza, l’accoglienza, la pacatezza (sic!) e l’amore per la conoscenza che dovrebbe regolare tutte le interazioni sulla piattaforma.
Ovviamente il mio è un parallelo puramente metaforico, esposto al solo scopo di porre l’attenzione dl lettore sugli atteggiamenti tenuti – da alcuni, e solo da alcuni, ribadisco – utenti esperti all’interno di una community in generale di indubbio valore. Parallelo tuttavia ben lontano dall’essere infondato, se consideriamo i toni vessatori che hanno contraddistinto “l’inquisizione” dell’utente @Exaequo, il quale – in stato di evidente prostrazione psicologica – ha pubblicato questo appello rivolto ad un Admin esperto:
Evidentemente i “censori” – per grave ignoranza e palese imperizia, con la loro aggressività e costante presunzione di mala fede – si rivelano non avere contezza del tipo di stress emotivo al quale hanno maldestramente sottoposto per giorni e giorni il loro collega, novelli Napalm 51, completamente a digiuno delle più elementari nozioni proprie del primo anno di un qualunque corso di Psicologia: uno studente novello, è evidente ai lettori, avrebbe fatto meglio di loro. La tastiera è un’arma potentissima, in grado di devastare, letteralmente, le vite altrui: a tanta legittima e straordinaria libertà, andrebbe sempre – e non è il caso di questi personaggi – affiancata altrettanta responsabilità.
In tutto ciò, richiamando una delle civili e circostanziate obiezioni dello stesso @Exaequo, non ha destato alcun interesse nei solerti, ortodossi e diligentissimi Admin di Wikipedia l’attività pregressa di utenze wikipediane pressochè monoscopo, già attenzionate sia dalla Polizia che dalla Magistratura, come @Sinigaglia01 e altre simili, che hanno impiegato il loro breve tempo di permanenza sulla piattaforma per vandalizzare ogni riferimento al sottoscritto, financo levando dalle note a piè di pagina di varie schede su Wikipedia il mio nome come co-autore o curatore di diversi volumi, in una foga degna di una vera e propria damnatio memoriae: queste vergognose azioni apparentemente motivate da invidia, vandalismo e vendetta non hanno minimamente attirato l’attenzione di questi Admin, che anzi, quando direttamente interpellati a riguardo, hanno largamente minimizzato, frettolosi nell’archiviare la sconcertante violazione delle norme di Wikipedia come “peccato veniale”; non essendo stato il tema sollevato da un membro del ristretto gruppo di Admin, ovviamente non è degno di essere preso in considerazione.
Conclusioni
Nel tempo, sono nati dei veri e propri comitati, blog e intere sezioni di siti, anche autorevoli – dei quali potete trovare una lista qui – nei quali vengono denunciati atteggiamenti eccessivamente autoritari e censori da parte di vari Admin specificatamente della sezione italiana di Wikipedia; anni fa venne anche aperta – parallelamente alla sezione “Utenti problematici” – anche la sezione “Amministratori problematici”, che venne poi abbandonata in fretta e furia dopo che le pochissime segnalazioni si tradussero paradossalmente in un repentino blocco delle utenze dei “segnalanti” da parte degli Admin stessi, che si sostenevano l’un l’altro (in linea con la citazione poco sopra riportata circa gli atteggiamenti “consortili”). Un blogger tempo fa scrisse:
“Siamo franchi: in tutte le comunità accadono piccoli soprusi, è inevitabile. Episodi spesso marginali, che vanno – però – ‘criticati’ per il bene della comunità. Invece la comunità di Wikipedia deve essere talmente perfetta al punto che da quando esiste nessun amministratore è stato né punito, né richiamato per le proprie azioni: un’infallibilità quasi papale, che sconcerta. Come sconcerta che una significativa percentuale delle segnalazioni di problematicità si chiudono con pesanti sanzioni nei confronti del segnalante (…) L’espulsione senza motivo apparente di utenti è stata denunciata dalla pubblicazione “The Register”, che scoprì una mailing list occulta attraverso la quale un ridotto gruppo di amministratori prendevano decisioni sui contenuti, al margine della comunità, accordandosi sull’espulsione di utenti che li ostacolavano (…)”
Da allora, certamente molto è cambiato in Wikipedia, in meglio, e a fronte di una minoranza di nerd che rischiano di apparire scollegati dalla realtà esiste una maggioranza di Admin che svolgono con competenza e passione – e pro bono, è bene ricordarlo – il loro per nulla semplice compito di supervisori della community; tuttavia, permangano ancora sacche di autoritarismo auto-referenziale, di opachi interessi di parte e di scarsa chiarezza e obiettività e poco buon senso da parte di alcuni, come è dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio da storie quali quella che vi ho qui narrato.
Problematiche in buona parte risolte dal progetto Citizendium, creato da Larry Sanger, uno dei soci fondatori della stessa Wikipedia, poi dissociatosi dal percorso intrapreso dalla sua più celebre creatura, e desideroso di crearne una nuova, maggiormente qualificata, i cui contributi venissero sottoposti al vaglio di utenti realmente esperti, anziché essere decisi arbitrariamente da utenti di cui non è certa la buona fede ma soprattutto non è comprovata la specifica competenza, piattaforma questa alla quale non è possibile peraltro contribuire coperti da anonimato, a dimostrazione che il “non metterci la faccia” – checché ne dicano gli Admin di Wikipedia – non è necessariamente sempre un valore.
Per correttezza, ho atteso diversi giorni per esprimermi su queste vicende legate a Wikipedia: pubblico ora quest’articolo, come ultima attività online prima lo lasciare il mio Studio, alla fine della giornata nella quale – dopo tante discussioni – il dibattito sull’enciclopedicità o meno della voce che direttamente mi riguardava è ormai terminato (è difficile immaginare con quale esito…?), così da non poter essere accusato di aver influenzato il dibattito (gli Admin di Wikipedia paiono essere assai suscettibili!). E in ogni caso, come già sottolineato anche da vari utenti su Wikipedia, tutte queste osservazioni prendono solo spunto dalla discussione di enciclopedicità della voce su Luca Poma, ma prescindono da essa e toccano – come penso abbiate ben compreso – tematiche ben più ampie.
Resta, a margine, la delusione generata dal dover leggere commenti che includono giudizi di valore su tematiche assai specialistiche come il reputation management e il crisis management, delle quali mi occupo professionalmente da decenni, da parte di cittadini che nessuna competenza hanno per valutarli, e che sciattamente emettono giudizi un tanto al chilo, a volte anche in italiano sbrigativo e malfermo, forti dell’autonomia garantita loro da una piattaforma che li protegge nell’anonimato; persone – ne sono quasi certo – che nella vita reale non saprebbero argomentare pressoché nulla sugli argomenti dei quali decidono l’enciclopedicità, e che fuori dalla “bolla Wikipediana”, in un qualunque confronto pubblico su quelle stesse tematiche, farebbero una magrissima figura.
“Molto rumore per nulla”, scriveva tra l’estate del 1598 e la primavera del 1599 William Shakespeare – maestro nell’uso “delle parole, dei bisticci verbali, degli stratagemmi, dei complotti e degli equivoci” – nell’omonima tragicommedia: surreale che sia creata così tanta tensione per dibattere su una questione davvero ridicola quale la presunta enciclopedicità del mio nome, e ancor più desolante è che chi ha tentato con civiltà e passione di difenderla sia stato umiliato e maltrattato come certamente non meritava; dal canto mio, non ho mai avuto la competenza per dedicarmi attivamente al complesso e a tratti farraginoso back-office di Wikipedia, e confesso che sono altre le enciclopedie con le quali ho avuto l’onore di avere qualche collaborazione, come sono altre le dichiarazioni di stima che hanno avuto un qualche peso sulla mia percezione di relativo consolidamento della carriera.
In definitiva, “esiste un mondo, fuori da Wikipedia” (cit.), e in effetti è un mondo meraviglioso. Prova ne sia che – nonostante quanto accaduto – contatterò a breve la Wikimedia Foundation, per sostenere, nel mondo reale, il loro bel progetto Università; con buona pace della bolla Wikipediana.
AGGIORNAMENTO del 24/01/2021 h 16:42: dopo la pubblicazione di quest’articolo, commentato, bontà loro, da alcuni degli Admin coinvolti nella vicenda, con tono quanto meno arrogante, come “irrilevante”, il giornalista professionista Jacopo Iacoboni – evidentemente condividendone in buona parte contenuto – ha deciso di ritwittarne la URL, generando un dibattito dai toni critici in linea con il contenuto dell’articolo stesso. Nel thread generatosi, un utente Twitter ha sollecitato l’attenzione su un interessante articolo di eguale tenore pubblicato nel 2018 da un blogger ex contributore di Wikipedia, che vale la pena leggere, nel quale l’autore sottolinea, sulla base di esperienza diretta, l’incompetenza specifica di molti Admin impegnati su Wikipedia a stabilire il grado di enciclopedicità delle singole voci proposte per la pubblicazione, raccontando di “bizzarre lotte tra Admin e utenti e tra Admin stessi, processi sommari su accuse ridicole e interpretazioni personali di regole fin troppo vaghe”. Ad esempio, l’enciclopedicità della voce sul movimento letterario del Connettivismo è stata inizialmente contestata (e la scheda in un primo momento cancellata) dal contributor @TostapaneFrullatore. E niente, fa già ridere così: se lo dice Tostapane Frullatore che il Connettivismo non è enciclopedico, potete ben fidarvi. To be continued…
AGGIORNAMENTO del 27/03/2021 h 13:36: un contributore di Wikipedia mi ha segnalato oggi che la URL all’articolo che state leggendo è stata da un Admin della piattaforma stessa inserita nella “blacklist” interna a quel sito, con il risultato che l’articolo non è raggiungibile in nessun modo dall’interno di Wikipedia, ne ovviamente linkabile come fonte, nota a piè di pagina, etc. Una scelta di una pochezza disarmante, perfettamente in linea (sic!) con le politiche libertarie tanto enfatizzate dall’ “enciclopedia libera”…
AGGIORNAMENTO del 22/02/2023 h 18:51: solo ora trovo il tempo per aggiornare i lettori su un’interessante novità relativa a questo articolo, bollato come “irrilevante” da vari Admin anziani di WIkipedia perchè pubblicato su un Blog e non su un mass-media nazionale. Peccato l’irrilevante articolo abbia attirato l’attenzione della redazione di Report, il noto programma d’inchieste di RAI 3, che ha ritenuto l’argomento assai interessante e ci ha realizzato un ben servizio al quale ho attivamente collaborato: centinaia di milioni di euro accumulati sui conti correnti della Wiki Foundation, società controllate aperte in paradisi fiscali, stipendi a molti (troppi) zeri per i dirigenti, Admin ed editor “in vendita” al miglior offerente per manipolare le schede su WIki, e via discorrendo. Un lavoro di approfondimento da non perdere, che toglie il velo su molte questioni legate al colosso dell’informazione online, e che – se siete interessati – potete rivedere qui:servizio di Emanuele Bellano per Report del 16 gennaio
English version
WIKIPEDIA, THE (MOSTLY) FREE ENCYCLOPAEDIA
An article about distortion and controversy in how Wikipedia – the world’s most important online encyclopaedia – is run.
By Luca Poma – 20th January 2021
Background
Wikipedia, as everyone knows, is one of the most important systemisations of collective knowledge. An extremely frequently used – and useful – community-generated online encyclopaedia. It’s a non-profit endeavour, which nominally involves 10 million registered users worldwide, of which 2 million are in Italy, but it’s supported by the efforts of the hundreds of thousands of Wikipedians who are active every day on all 285 different language versions of the site. I myself have also supported the project in the for various reasons, encouraging friends and colleagues to support it in one way or another (here’s the link, for anyone interested in signing up to Wikimedia Italia). Regardless of what you’re about to read, I still hold this conviction today, being as aware as ever about projects such as Creative Commons and their objective of guaranteeing the free circulation of knowledge.
Now, a few days ago an ex-student of mine, who graduated three years ago, messaged me on WhatsApp:
On Wikipedia there’s envy and a strange sympathy for somewhat undeserving subjects. And on the other hand poorly-founded requests to remove others. The notice that the article seemed like a CV is silly because all the articles are structured like that, they put the notice on when they don’t like someone. I tried to remove the notice and they blocked my IP. I don’t know who created it.
Intrigued, I clicked on the link and landed upon a Wikipedia page written by an anonymous Wikipedian (@LoSpecialista) about “an Italian journalist, writer and university lecturer”: yours truly. On the relevant talk page I was surprised to find, amongst criticisms and heated discussions, users and admins trying to establish – for several days, it seemed – whether “Luca Poma” is, according to notability guidelines, an article worthy of inclusion on Wikipedia or not. In theory, yes, according to some: I’ve been extensively published, have given dozens of interviews with national networks such as RAI and Radio 24, and international ones to boot. But not according to others, because, as the contributor who proposed the article for deletion writes: “He’s certainly cultivated an excellent CV of an excellent career [two ‘excellents’ are better than one, to paraphrase a much-loved 90s advert – ed], but not enough to constitute an article as such that should stay on Wikipedia as such. [clearly this user really loves repetition – ed]”. Apart from the rather patchy Italian (to be fair, don’t we all write in a hurry when we’re online?) my cup runneth over. I’m honoured to be at the centre of all this attention, but also genuinely concerned by the amount of time and energy spent by those within the “Wikipedia bubble” on determining the encyclopaedic notability of my career. Having read the page, my initial temptation was to set up a Wiki account, log on and ask them to cease disputes, to focus their energy on more useful tasks for the community (of which there are many). But given the heatedness of the discussion, and being the subject of it, I thought it better to stay away.
Clashes and polemics on Wikipedia
You might legitimately ask what the point is in such impassioned debate over such a marginal issue. To this I refer you to a dear friend of mine who once eviscerated the nerds of Wikipedia with the following zinger: “There is a world outside of Wiki.” Never has such a truth been as blatantly ignored than by those who spend many hours of their day on Wikipedia. There is even a humorous questionnaire to find out if you’re a Wikipediholic.
Perhaps the most striking Wikipedia “battle” over a subject’s notability was the one that erupted over populariser Salvatore Aranzulla, expert blogger and owner of a very successful website where he dispenses swift and effective advice on how to solve any kind of IT worry. The tussle on Italian Wikipedia was so great – with so many in favour and opposed to the deletion of Aranzulla’s page – that Wired even wrote an article about it, strongly criticising certain “notability Taliban” Wikipedians. One of the main supporting arguments for deletion of the page hinged on the fact that Aranzulla has only ever published popularising books – an objection not shared by all of Wikipedia’s admins, given that his page remains on English Wikipedia even after the deletion of the Italian one. This deletion may have been motivated by certain “local sensibilities” (“read: envy” one wag suggested) to the point that the same page in English mentions the circumstances in which “the deletion [of the Italian page – ed] was originally requested by a person who owns a website with similar content to that of Aranzulla” (!). As though this were a minor detail! But we know the line always parroted by the admins, “that which happens outside of Wikipedia doesn’t concern us” – not even when it influences what happens within Wikipedia?
For my part, however, I very much envy Aranzulla for the fact that the debate over his page went on for many more pages than my own. While I write articles, essays and books that are read by the odd college or university student, Aranzulla is read by half of Italy. The Sicilian blogger might not be notable enough for some Italian Wikipedia admins, but think of the royalties he must enjoy.
Up to this point, then, all systems normal; but if you love mystery novels, read on.
How to please everyone: cults, and the cult of anti-cults
As some of you will know, for a certain period in the bygone days of the 1990s, after some curiosity-borne involvement with the Church of Scientology (for some a worthy association, for others a bizarre religious movement; for others still, a cult) I sharply distanced myself from that organisation with a lengthy open letter. In it I analysed many of the things that I saw and heard while involved in the organisation. I published articles in industry magazines (such as the official journal of FERPI, Italy’s national federation of public and institutional relations), and a more journalistic short-form piece entitled “A non-antagonistic essay on the Church of Scientology: a contemporary religion seen from the inside”, in which I reflected, without omissions, on the management style of the group. The piece was subsequently translated into English and reproduced in some US newsgroups and discussion forums.
However – in order to please absolutely everyone – I unequivocally took a public position even against those who take the polar opposite view on the sensitive subject of cult movements in our country. The so-called “anti-cult groups”, who my highly esteemed friend Rafaella di Marzio (one of Italy’s top experts on new religious movements, with whom I collaborated on a great book on this very topic) has frequently publicly labelled as “the cult of the anti-cult”, recalling a definition originally created by religious psychologist Mario Aletti. In nearly every case it boils down to activists trapped in their own self-referential realities, dedicated to what another expert in cult movements described as “mutual affirmation of being right, ignoring different perspectives”. Seized by a war of attrition against cults (real or imagined), and undertaking their research without any academic rigour, they are “more than anything looking for visibility through organising monothematic conferences, in which the speakers all share the same ideology and pursue the same objectives”. In short, people who are ostensibly “anti-cult”, but with a working style and thought processes which lend themselves all too well to the practices of the cults that they claim to want to fight, and which I have criticised many times, leading to unedifying backlashes even recently.
After I publicly took these critical positions of Scientology and on anti-cult groups I was – by complete coincidence, I’m sure – made the object of a relentless and systematic online hate campaign. It may have been initiated by people adjacent to cult or anti-cult movements, or even both. I later reported this campaign to the judiciary and the Polizia Postale (Postal and Communications Police) who carried out detailed inquiries into the criminal intent behind these single-minded anonymous web presences. These were created on the spot (even on Wikipedia) and never used for any other purpose online but to defame me and my family. Unfortunately the police couldn’t identify the exact IP addresses of those responsible, as they had cleverly used the unprotected wi-fi connections of unwitting members of the public.
A truly shameful episode, if I may say so, for those who promoted these grim stalking activities, which only ceased after I decided to file criminal complaints and publicise them online with a brief but incisive communique by my solicitors.
A price to pay, evidently, for my habit of obstinately saying (and writing) what I see and think, regardless of the eventual cost of doing so. My journalist DNA, from a career path I abandoned early on, is hard to root out completely.
And – I must add – in doing so I have always left myself exposed, because if on the one hand I recognise the value of anonymity when discussing sensitive subjects (for example, political dissidence in areas of the world governed by totalitarian regimes) I have always preferred, where possible, the assumption of responsibility that comes with using your name and surname and underlining your positions with them.
What has all this got to do with the firefight over my Wikipedia page? You’ll soon find out.
A disturbing glimpse behind the scenes at Wikipedia
With its tedious 400 pages one of my publications – a manual on crisis management published by Sole24Ore and written in collaboration with my friend and colleague Piero Vecchiato – remains, to this day, the weightiest book on this specific topic published in Italian.
While the vast majority of users were debating not just my own notability but that of the crisis management book (some Wiki admins remained convinced of the work’s relevance even taking into account its adoption as a set text by sundry universities) the Wiki user @Exaequo allowed himself, at his own peril, to entertain some doubts regarding the neutrality of the admin who started the deletion procedure for the article “Luca Poma” on Wikipedia, a user by the name of @Ignis. (From what I could glean about @Ignis: fifty years old, Florence, real name Ignazio, law graduate but working in a different field; I have further information but would rather not disclose it in this article to avoid violating his privacy. Moreover, I did contact him directly via Facebook out of a sense of moral duty, offering him the chance to read this article before it was published so that he could freely comment on it at the bottom, but he refused to collaborate).
For those of you who are unfamiliar with Wikipedia, a neutral viewpoint is one of the pillars on which the entire platform is based. It can be summarised thus: don’t let your voluntary contributions to the site be influenced by your personal views, political leanings, religious beliefs etc, and don’t take partisan positions when editing (or deleting, I’d add) a Wikipedia article.
It was with some surprise that, reading @Exaequo’s remarks, I learned that the user who proposed the deletion of my Wikipedia page is – in all likelihood – the same @Ignis who frequents various Italian “anti-cult” forums, as you will see here, here and here. Within a few minutes @Ignis had – instead of replying to @Exaequo’s question – deleted the entire part of the thread that concerned him, in the process deleting two other interventions (in which he was not quoted) where @Exaequo had answered honest queries by two other users.
The reason for this act (the first of many) of what I do not hesitate to call censorship, is unclear, given that @Exaequo’s intervention was as thorough as it was polite, as you can see here:
“With all due respect, I can see online that you have been involved with “anti-cult” groups (…) Poma has taken a firm stand against both the Church of Scientology (…) and the “cult of the anti-cults”, or anti-Scientology groups who at times are more extremist and sectarian than the sects themselves – groups which you yourself have been involved in. I note that you were the first to propose deleting this article on Poma. Clearly you have been keeping a keen eye on it, just as you intervened in the past on other pages concerning [Poma]. This does not in itself cast doubt on your competence or impartiality (…) but perhaps it would have been more considerate to the other members of the community if you had been forthcoming with these facts, which to a casual observer could appear to be entirely valid proof of a “bias” in this matter, especially when deciding whether to delete the page or not. This does not affect the discussion of the notability of this page, but it seemed opportune to highlight it, given that we talk a lot of neutrality, objectivity etc as the true pillars of Wikipedia 😉 Thank you for reading and have a good evening.”
At that point @Ignis called @Exaequo to order on his personal wall, having first unconvincingly denied being the same @Ignis who frequents online anti-cult groups, and threatening to retaliate for assumed (non-existent) privacy violations. Which violations? Not mentioning his real name, but only his involvement in anti-cult groups, which he himself knowingly published online? Admittedly, nerds aren’t necessarily the savviest of people, but there must surely be a limit to their ignorance.
Warning
Supposing those posts did have anything to do with me you have committed a serious violation of my privacy and I’ll be sure to let the other admins know –ignis
@ignisdelavega I don’t see how it can be a privacy violation when they’re all posts that you’ve published online, with your unmistakeable handle… (and your real name), if you’ve never studied your rights I suggest you do so… 😛 😀 Just in case, I think you have broken the rules on neutrality, and if you persist it’ll be me who talks to the other admins. In my contribution to the discussion I clearly illustrated with a plethora of links why I flagged up Poma’s page, and frankly you should have done the same, instead of pretending to be neutral when you weren’t (or you could have been upfront about your bias). Thank you –Exaequo
No? Ok, let’s start from here: tell me what grounds you have for believing that ignis is the same person as ignisdelaveg? –ignis
In actual fact, it is the very same @ignis, aka @Ignlig, aka @Ignisdelavega (because for some nerds it’s apparently not enough to have just one fictional name to hide their identity) as clearly evidence by this thread on the umpteenth “anti-cult” forum (I took screenshots just in case the threads were to “accidentally” disappear over time):
I don’t know whether to laugh or cry, have you read the section on Bergman in the talk page??
Pretty much a back & forth between one user’s sensible observations and a moderator’s factious replies
User Matteo Vicini:
I don’t understand why the documentary information on Bergman, which evidences how a university and a tribunal both found him to have no qualifications in psychology, has been deleted. I feel that this is information is vital given that he writes about psychology, and his findings are sometimes cited as fact, so I say the page should be restored.
Moderator Ignisdelavega: Because the phrase isn’t attributed to the “psychologist” Bergman but to the doctor. Your criticism of what he says is valid but the rest is purely corollary, aimed at discrediting not the opinion but the person who expressed it.
User Matteo Vicini: Bergman isn’t a doctor but a biologist, who entered the field of psychology talking about schizophrenia, mental illnesses, suicides, etc. So it’s important to underline that Bergman passed himself off as a psychologist when he isn’t one, in order to make it understood how reliable his views on the field of psychology are. If I start writing about construction engineering but I’m not an engineer it’s right that the reader should know how much or how little authority I have on the subject.
Not long after, having found it impossible to deny the evidence presented by his fellow Wiki contributor any further, @Ignis decided to mark @Exaequo as a “problem user”. Excercising his own admin privileges to begin disciplinary procedures, @Ignis tried to dismiss the concerns about his neutrality as “a personal attack” and even “an insult”. Poor old Exaequo tried many times to politely himself (for anyone who has time to waste on internet circlejerks, you’ll find the back-and-forth of what the user accurately called “the trial” here). But to no avail: the sentence had probably already been decided – by @Ignis and the two or three admins (the especially vehement @Kirk and a few others) who dutifully backed him in the “disciplinary procedure”. An unusually small number of people for reaching any kind of a consensus on behalf of the community (there are in any case very few admins for the entire Italian Wiki community – no more than a hundred or so). The proposal is nothing less than banishing him from Wikipedia for life, even if it’s unclear what the charges are, besides contradicting an admin by posing questions about neutrality on the basis of publicly available evidence.
As an aside, it’s worth highlighting how the disciplinary procedure being levied against poor @Exaequo was initiated in clear violation of Wikipedia standards, which provide a solid framework of incremental solutions to settle any conflicts, as you can see here. None of the above was done: neither talking to the other side while taking their perspective into account, nor trying to reach a compromise with the assumption of good faith (@Ignis didn’t offer @Exaequo any compromise), nor proposing a formal mediation by putting someone neutral in charge of weighing up the sides of the debate, nor even asking the community’s opinion. There is in fact a specific section on Wikipedia for the latter procedure. After being asked about this repeatedly, the admins in question didn’t produce any evidence, from anywhere on Wikipedia, of a rule that would authorise them to bypass these appropriate and self-explanatory steps. They simply said “that’s how it is”, their autocratic “practice” of Wikipedia’s rules prevailing. The rules should in theory apply equally to everyone – but apparently not. As George Orwell said in Animal Farm (and was even quoted in a thread by a Wikipedia user): “All animals are equal, but some animals are more equal than others.”
Therefore, despite the user “in the dock” formally (and repeatedly) stating the reasons for the way in which he raised his objections (that is, for having raised them on the page where the discussion was taking place rather than @Ignis’s personal page), the admins backing @Ignis continued repeating like a broken record the same diktat: Exaequo’s user privileges should be revoked because he is unworthy of contributing to the Wikipedia project. Even as I write this, the unfortunate @Exaequo is being vilified and subjected to strong emotional pressure on the platform, probably well beyond the limits of stalking.
The authoritarianism with which Wikipedia user @MarinoMaldera was banned for life (a user whose true identity I don’t know and with whom I had never engaged with before the first online publishing of this article) should also be discussed. His profile was permanently banned from the platform with no possibility of appeal and no small amount of insults, for having committed the serious “crime” of writing on the talk section of my page “Perhaps the community has brushed a little too close to the real world…”, which clearly irritated someone for some obscure reason. I wouldn’t hesitate to describe the attitude of the Wikipedia admins involved in this as grotesque and disturbing.
Moreover, it would be very interesting to know how connected these admins are, using software like NodeXL which can find contiguity between different users. The suspicion that they often correspond with @Ignis is pertinent, in light of the fact that this type of imposing, arrogant and selfish attitude is far from befitting an open and inclusive community like Wikipedia.
The attitude I just described is frankly quite some way from the standards that should be expected of an open and pluralistic platform such as Wikipedia. It’s an MO more similar to that of certain mafia associations, characterised by a hierarchy among equals, rigid thought structures, self-referentiality, dysfunctional fundamentalism and marked identification in specific symbols, methods and rites (of which a few expert Wikipedia users appear to be completely drunk on). There is plenty of scientific literature on these aspects of closed and uniform social groups.
“A man of honour appears as a special being, even sometimes as God Himself, because he can decide life or death for mere men.”
Gianluca Lo Coco, lecturer in Psychology at the University of Palermo.
If we substitute “man of honour” with “admin” and “mere men” with “casual users” you might get a good reading of the situation – with all due respect to Wikilove, the Wikipedian code of honour theoretically based on being tolerant, welcoming, calm and thirsty for knowledge that should govern all interactions on the platform.
Obviously this is purely an analogy, designed to point the reader’s attention towards the attitudes that are held by some – and I must emphasise that it is only some – expert users within an undoubtedly valuable community. The analogy is far from unfounded, however, if we consider the vexatious tones that characterised the “inquisition” of user @Exaequo, who – while clearly under some psychological strain – posted this appeal to an expert admin:
I need help Pardon me, I’m sorry to waste your time but I really have no idea who to turn to. I wanted to ask you this: could you attempt a mediation procedure as outlined here? I’m on the edge of a real life nervous breakdown because I’m under immense pressure from a problem user tag that has turned into a sort of trial, which has been going on for five days without stopping, and I really don’t know how to resolve the situation. I raised a question about an apparent violation of the neutrality principle on the part of an admin who had proposed a deletion, and I (mistakenly) raised it directly on the page to be cancelled instead of writing to him via his personal talk page. He deleted it straight away, but from there it descended into madness: they accused me of every possible wrongdoing, systematically applying bad faith. I apologised for my formal error, but I believed there were grounds for raising the question (I gave links to external sources that supported my doubts). But after we engaged with each other, I considered the matter closed. I didn’t restore anything, I didn’t raise the issue of the deleted page again, I didn’t insult anyone…and now I’ve been stuck with this problem user tag for almost a week, having to reply to accusations of every possible wrongdoing, from the same three admins. I’m going crazy: I implore you to help me de-escalate this situation! What should I do? Hang myself in public? (PS. Before you ask, I’ve written to you after choosing a name at random from the admin list published here because I don’t know any admins on Wikipedia. Thank you in advance if you can help me or give me any useful advice. Have a good day. –Exaequo
Category: partially active users
Evidently the “censors” – through serious ignorance and clear inexperience, with their aggressiveness and constant assumption of bad faith – have revealed themselves to have no knowledge of the emotional stress that they have clumsily inflicted for days and days upon their fellow user. These novice Napalm 51s are completely divorced from psychology 101 course: a beginner student would have done better than them. The keyboard is an extremely powerful weapon, capable of literally destroying other people’s lives. Such extraordinary freedom should always be used responsibly, which is clearly not the case with these characters.
None of the perfectly reasonable and civil objections raised by @Exaequo himself seemed to draw the attention of the diligent and proper Wikipedia admins. The almost single-minded user activity of @Sinigaglia01 and others had already been brought to the attention of both the police and the judiciary. They spent their brief time on the platform vandalising every reference to yours truly, even removing my name from the footnotes on various Wikipedia where I was credited as co-author or curator of various books, in a frenzy truly worthy of a real damnatio memoriae. These shameful actions, apparently motivated by envy, vandalism and revenge, did not attract even the bare minimum of attention from these admin who, in fact, when directly called out on the matter, for the most part minimised the issue, hastily compartmentalising the discomforting violation of Wikipedia norms as a “venal sin”. As it wasn’t the issue raised by the inner circle of admins, it was obviously not worth taking into consideration.
Conclusions
Over time, real committees, blogs and entire websites, some of them authoritative, have sprung up denouncing excessively authoritarian and censorious attitudes on the part of admin specifically from the Italian Wikipedia. You can find a list of such sites here. Years ago there was even a “problem admins” section alongside the problem users section which was quickly and angrily abandoned after the reports paradoxically turned into user blocks against the “flaggers” by the admins themselves, who circled the wagons as described in the quote below. A blogger wrote a while ago:
Let’s be frank: small abuses happen in every community, it’s inevitable. Episodes that while often marginal are to be criticised regardless, for the good of the community. Instead, the Wikipedia community has to be so perfect that since it has existed no admin has been either punished nor called out for their actions. An almost papal infallibility, worryingly. And it’s just as worrying that a significant percentage of the reports are closed with heavy sanctions against the person who flagged up the problem (…) The expulsion of users for no apparent reason has been denounced by the publication The Register, which discovered a hidden mailing list through which a small group of admins made decisions about content, on the fringes of the community, agreeing on the expulsion of users who were getting in their way (…)”
Since then, a lot has certainly changed on Wikipedia – for the better. And despite a minority of nerds who appear to be disconnected from reality there is a majority of admin who carry out their duties with as supervisors of the community (no mean feat) with competence and passion and – we would do well to remember – pro bono. However, there remain some pockets of autocracy, where some people show unclear ulterior interests and a lack of common sense, as proven beyond any reasonable doubt by the stories I have told you.
Citizendium, a project created by Larry Sanger, one of Wikipedia’s founder, has gone some way to resolve these problems. Having disassociated himself from the path that his most famous creation took, and wanting to create something new and better, his contributions were evaluated by truly expert users, instead of being arbitrarily decided upon by users who were decidedly not acting in good faith but above all couldn’t prove their specific expertise. Anonymous contributions to this platform aren’t possible, proving that the “don’t put your face to it” mantra of the Wikipedia admins isn’t always necessarily a positive.
To avoid accusations of having influenced the debate (which the Wikipedia admins seem rather susceptible to!), I waited quite a few days before expressing myself on these Wikipedia related matters. I’m publishing the article now, as my last online activity before leaving my office on a day during which – after much discussion – the debate on my encyclopaedic notability has by now ended (can you guess the outcome…?). And in any case, as has already been underlined by many Wikipedia users, all of these observations only sprang from the debate on whether a page on Luca Poma was worthy of inclusion on Wikipedia, but they transcend this and – as you must understand by now – touch upon much wider themes.
The disappointment remains at having to read opinions – from people who are in no way qualified to comment – on highly specialised subjects such as reputation and crisis management, which have been my professional interests for decades. People who bluntly throw out judgements by the dozen, often in broken and incorrect Italian, emboldened by the autonomy granted to them by a platform that protects their anonymity. People who – I’m almost certain – would not be able to argue for or against a Wikipedia subjects notability in real life, and who outside of the “Wikipedian bubble” would cut a dismal figure in any public debate on these subjects.
“Much ado about nothing”, William Shakespeare wrote between Summer 1598 and Spring 1599. A master in the use of words, verbal scraps, stratagems, plots and misunderstandings. It’s surreal that so much ado has been made over an issue as ridiculous as whether I’m worthy of my own encyclopaedia page. Even more disappointing that someone who tried to defend it, with civility and passion, was undeservedly humiliated and mistreated. For my part, I have never had the expertise required to actively participate in Wikipedia’s complex and cumbersome “back office”, and I confess that there are other encyclopaedias with which I have had the honour of collaborating. It’s also a sign of quality that they have had some influence on my perception of my own career career.
There is definitely “a world outside of Wikipedia”, and it is a wonderful world. Proof of this is that – despite what’s happened – I still wish to support the Wikimedia Foundation in their great university project, in the real world and away from the Wikipedia bubble.
Updated 24/01/2021 4:42pm: after the publication of this article (which certain admins involved in the affair described as “irrelevant”), the professional journalist Jacopo Iacoboni – clearly sympathising with a great part of what I wrote – decided to retweet it, sparking a critical debate on the content of the article itself. In the subsequent thread, a Twitter user drew attention to an interesting article in the same tenor published in 2018 by a blogger and former Wikipedia contributor. It’s worth reading: in it, the author underlines, based on personal experience, the specific incompetence of many Wikipedia admins whose job is to determine the encyclopaedic notability of single pages mooted for publication, describing the “bizarre fights between admins and users and between the admins themselves, summary trials based on ridiculous accusations and personal interpretations of all-too-vague rules.” For example, the notability of the page on the Connectivist literary movement was initially contested (and the page deleted) by contributor @TostapaneFrullatore. That’s pretty funny in itself: if a user called “ToasterBlender” says that Connectivism doesn’t meet encyclopaedic notability standards, you can take their word for it. To be continued…
UPDATE of March 27, 2021, 1.36 p.m.: a Wikipedia contributor today reported to me that the URL to this critical article was blacklisted by a Wikipedia Admin, and the result is that the article cannot be reached in any way on Wikipedia, and cannot be linked as a source, footnote, etc. A choice of disarming paucity, perfectly aligned (sic) with the libertarian policies so emphasized by the “free encyclopedia”…
UPDATE of February 22, 2023, 6.51 p.m.: only now do I find the time to update readers on an interesting news related to this article, branded as “irrelevant” by several senior WIkipedia Admins because it was published on a Blog and not on a national mass-media. Except that the ‘irrelevant’ article attracted the attention of the editorial staff of Report, the well-known investigative program on air on RAI 3, which deemed the topic extremely interesting and made a good report on it, in which I actively collaborated: hundreds of millions of euros accumulated on the Wiki Foundation’s bank accounts, subsidiaries opened in tax havens, salaries with many (too many) zeros for the executives, admins and editors “for sale” to the highest bidder in order to manipulate the entries on WIki, and so on. An in-depth work not to be missed, which unveils many issues related to the online information giant, and that – if you are interested – you can watch here: Emanuele Bellano for Report, 2023 January 16.
Un’Intelligenza artificiale super potrebbe finire fuori controllo
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Studio del Max Planck Institute: impossibile contenere e gestire un sistema troppo intelligente, se collegato a Internet potrebbe assumere il controllo di tutte le macchine online
Una Intelligenza artificiale super intelligente potrebbe essere incontrollabile. A questa conclusione, pubblicata sul Journal of Artificial Intelligence Research, giungono gli esperti del Center for Humans and Machines presso il Max Planck Institute for Human Development, che hanno stabilito l’impossibilità di contenere e gestire, e addirittura riconoscere, un sistema artificiale super intelligente.
Fascino e pericoli
“Siamo affascinati dalle Intelligenze artificiali in grado di controllare automobili, comporre sinfonie, giocare a scacchi e adempiere alle più svariate funzioni – afferma Manuel Cebrian del Digital Mobilization Group presso il Center for Humans and Machines – ma un sistema con un livello di intelligenza superiore a quello umano, in grado di apprendere autonomamente, sarebbe impossibile da gestire da parte del genere umano”. Parole che fanno riandare alla mente all’Hal 9000 di “2001: Odissea nello spazio”, il computer che finisce fuori controllo e si rivolta contro gli uomini.
Il controllo di tutte le macchine online
Il team ha utilizzato una serie di calcoli teorici per dimostrare l’impossibilità di mantenere il controllo di un’IA super intelligente. “Collegato a Internet – sostengono gli esperti – questo sistema potrebbe avere accesso a tutti i dati dell’umanità e potrebbe sostituire i programmi esistenti e assumere il controllo di tutte le macchine online a livello globale”.
“Una macchina super intelligente in grado di controllare il mondo suona ancora come fantascienza – commenta l’autore – ma ci sono già macchine che svolgono determinati compiti importanti in modo indipendente senza che i programmatori comprendano appieno i processi di apprendimento. Si pone inevitabilmente la questione se tutto ciò possa avere risvolti incontrollabili o pericolosi per l’umanità”. Gli scienziati hanno esplorato diverse idee su come controllare un sistema artificiale super intelligente e sviluppato un algoritmo di contenimento teorico per valutare i pericoli dell’Intelligenza artificiale.
L’algoritmo di contenimento
“Un’Intelligenza artificiale – spiegano i ricercatori – potrebbe essere isolata da tutti gli altri dispositivi tecnici e non stabilire alcun contatto con il mondo esterno, ma questo danneggerebbe l’efficacia dello strumento stesso. In alternativa, l’Ia potrebbe essere motivata a perseguire solo obiettivi nell’interesse dell’umanità, ma si tratta di idee di controllo non prive di limiti”. Il team ha concepito l’algoritmo di contenimento teorico ponendo che l’Ia non possa danneggiare le persone in nessuna circostanza, in modo che un’eventualità di questo tipo si risolva con l’arresto dell’algoritmo. “Nel nostro attuale paradigma di calcolo – riporta Iyad Rahwan, Direttore del Center for Humans and Machines – tale algoritmo non può essere costruito. Sulla base di questi calcoli il problema del contenimento è incomputabile, ovvero nessun singolo algoritmo può trovare una soluzione per determinare se un’IA potrebbe produrre danni al mondo. Potremmo anche non accorgerci del momento in cui le macchine super intelligenti emergeranno, perché stabilire il grado di intelligenza dei sistemi rientrerebbe nello stesso ambito”.