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North Face e Patagonia boicotteranno Facebook

North Face e Patagonia boicotteranno Facebook

I marchi di abbigliamento sportivo North Face e Patagonia da luglio boicotteranno Facebook, ritirando la pubblicità dei loro prodotti dal social network. Le due aziende hanno aderito alla campagna Stop Hate For Profits che combatte contro la diffusione di contenuti razzisti, violenti o disinformativi sulle piattaforme social. North Face nei giorni scorsi aveva comunicato che avrebbe sospeso la pubblicità su Facebook «fino a quando non saranno messe in atto politiche più restrittive per impedire» la circolazione di questo tipo di contenuti, e ora anche Patagonia ha deciso di fare lo stesso, dicendo che il suo boicottaggio andrà avanti «almeno fino alla fine di luglio».

CNN riferisce che la VP Corp, proprietaria di North Face, sta valutando se far aderire al boicottaggio altre aziende del gruppo, che possiede anche Timberland e Vans. Facebook è stato pesantemente criticato, anche dai suoi stessi dipendenti, dopo la decisione del suo amministratore delegato e fondatore Mark Zuckerberg di non rimuovere alcuni post del presidente degli Stati Uniti Donald Trump sulle proteste contro il razzismo dopo l’uccisione di George Floyd. Gli stessi contenuti su Twitter erano stati invece segnalati come inappropriati e pericolosi.

Dalla loro fondazione North Face e Patagonia, che esistono rispettivamente dal 1966 e dal 1973, hanno puntato molto sulla dimensione “etica” dei loro marchi. Entrambe le aziende devono il loro successo all’aver investito, ed essere diventate leader del settore, nella declinazione sportiva del normcore, cioè nell’utilizzo di giacche e maglie sportive, pensate per essere usate nelle escursioni in montagna, ma che vengono indossate anche per la vita di tutti i giorni. La formula alla base del successo sia di Patagonia sia di North Face però è quella di essersi costruite un’identità etica di aziende che vendono vestiti che si usano nella natura a gente che ama stare nella natura, il tutto rispettando la natura stessa.




“Calabria terra di mafia e terremoti”. La gaffe di EasyJet, poi le scuse

"Calabria terra di mafia e terremoti". La gaffe di EasyJet, poi le scuse

La pubblicità che il sito della compagnia aerea low-cost dedica allo scalo di Lamezia ha indignato i politici locali. E c’è chi chiede la sospensione di rapporti tra l’azienda e la Regione. Poi le scuse e la pubblicazione di una nuova descrizione 

Città millenarie come Reggio e la Crotone di Pitagora; l’antica Sibari celebrata in età magnogreca per i costumi e la vivacità culturale; Locri patria di Zaleuco; Cosenza capitale dei Bruzi e città di Telesio; Catanzaro città della seta o Mileto capitale dei Normanni. Secoli di storia hanno lasciato tracce in tutti i luoghi della Calabria, ma non sul sito della compagnia aerea Easyjet. Anzi, per il portale della compagnia, la realtà calabrese è sintetizzabile in due elementi: la ‘ndrangheta e i terremoti – l’ultimo dei quali, peraltro, risalente al 1908 – oltre che per le sue case “bizzarre”.

“Questa regione soffre di un’evidente assenza di turisti a causa della sua storia di attività mafiosa e di terremoti e la mancanza di città iconiche come Roma e Venezia capaci di attrarre i fan di Instagram” era scritto sul portale della compagnia. Qualcuno ha letto e ha fatto fare il giro dei social a quelle frasi giudicate offensive. Ne sono seguite reazioni veementi che hanno costretto Easyjet a rettificare. Prima della pausa pranzo, la scheda informativa contestata è stata sostituita da un’altra versione decisamente più rassicurante. La mattinata, però, è stata un fuoco di dichiarazioni su tutti i fronti.

Che cosa aveva scritto EasyJet

“Per un assaggio autentico della vivace vita italiana niente di meglio della Calabria. Questa regione soffre di un’evidente assenza di turisti a causa della sua storia di attività mafiosa e di terremoti e la mancanza di città iconiche come Roma e Venezia capaci di attrarre i fan di Instagram” si leggeva sul sito della compagnia aerea alla voce “Lamezia”, sede del principale aeroporto regionale. 

Come ha corretto il tiro

Durante la giornata il testo originale è stato modificato con un elaborato più lungo e più legato alle reali tradizioni e ricchezze di una regione importante come la Calabria:  “Lamezia Terme si trova nel cuore del Mediterraneo. Grazie alle sue attraenti insenature, candide spiagge incontaminate, meravigliosi paesaggi montani e alpini, è una destinazione perfetta per le vostre vacanze. Le zone circostanti sono tutte da scoprire, dai templi greci, romani e normanni ai palazzi borbonici. Se siete alla ricerca del riposo più assoluto, c’è una stazione termale molto famosa a Caronte con sorgenti naturali calde. La cucina locale è ricca e gustosa, e si basa essenzialmente su verdure essiccate e marinate, tonno rosso, pesce spada e salsicce piccanti. Essendo uno dei maggiori produttori al mondo di nocciole e agrumi, non potete proprio rinunciare ai deliziosi dolci tipici. Se siete appassionati di shopping, Lamezia Terme non vi deluderà. La cittadina di Sant’Eufemia è famosa per il suo fulcro commerciale in Piazza Italia. A Siambiase e Nicastro si tiene periodicamente un mercato e ci sono numerosi negozi nei pressi di Nicastro”.

E ancora: “Lamezia Terme è un posto favoloso che vale la pena visitare in qualsiasi periodo dell’anno. In inverno le temperature sono più miti rispetto agli altri paesi europei; in primavera e in autunno il tempo è perfetto per uscite fuori porta, mentre in estate si raggiungono addirittura temperature di 35 gradi! È sempre il momento giusto per visitare questa città meravigliosa”.  

Come hanno reagito calabresi e non

Fra le prese di posizione più ferme quella del presidente della Regione, Jole Santelli. La governatrice ha scritto una lettera di protesta ai vertici della compagnia. “La pseudo operazione di marketing sulla Calabria realizzata da Easyjet – ha detto Santelli – è offensiva, miope e ha un chiaro sapore razzista. Si potevano usare tante parole per descrivere la meraviglia e la straordinarietà di una regione unica al mondo, ma la compagnia inglese ha scelto le più becere e le più consunte, realizzando una pubblicità ingannevole che non è altro che una sommatoria di inqualificabili pregiudizi”. 

Santelli ha preso la palla al balzo per invitare Easyjet a fare di più per i calabresi: “A pensarci bene, il modo migliore per rimediare a una gaffe senza precedenti sarebbe quello di incrementare in modo considerevole i voli per la Calabria, in modo da permettere alle migliaia e migliaia di passeggeri di EasyJet di scoprire le infinite meraviglie della nostra terra”.

Su Twitter, il ministro per la Coesione territoriale, Giuseppe Provenzano, ha scritto: “Easyjet chieda scusa, alla Calabria e all’Italia. Non c’è altro da aggiungere”. E Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati twittava a sua volta: “La pseudo campagna marketing di Easyjet fa schifo, insulta i calabresi e un intero territorio. Aspettiamo un mea culpa e soprattutto qualche volo in più da e per la regione. La Calabria è una terra meravigliosa e spero di tornarci presto”.

Di “offese inaccettabili contro la Calabria e l’Italia” ha parlato la leader di FdI Giorgia Meloni, mentre il sottosegretario Anna Laura Orrico, calabrese ed esponente del M5S, manifestava il suo disappunto affermando: “Voglio sperare che sia stato un errore, una clamorosa caduta di stile e professionalità. Perché altrimenti le informazioni che la compagnia aerea Easyjet fornisce sulla Calabria dal proprio sito internet, rappresentano un coacervo di luoghi comuni davvero imbarazzante”.

Sergio Abramo, sindaco e presidente della Provincia di Catanzaro minacciava intanto di adire le vie legali: “Se Easyjet non modifica, non rettifica e, soprattutto, non si scusa con la Calabria e i calabresi, attivero’ l’ufficio legale della Provincia per tutelare nelle sedi opportune l’immagine della nostra terra”.

Reazioni anche dal mondo culturale. Per lo scrittore Gioacchino Criaco qualche colpa ce l’hanno pure i suoi conterranei. “Quotidianamente noi calabresi – ha detto all’AGI l’autore di “Anime Nere” – facciamo il tiro al piccione, poi ci offendiamo quando lo fanno altri. Ma non ci siamo mai ribellati agli stereotipi”.

Secondo Criaco la Calabria “è ormai un fatto consolatorio per tutti. Ci sono regioni che hanno gli stessi problemi, la politica nazionale è quella che è. Ci si consola guardando alla Calabria come alla regione che si trova in fondo a ogni classifica per dire che c’è chi è messo peggio”.

Le scuse della compagnia

In tarda mattinata il mea culpa ufficiale della compagnia: “EasyJet si scusa apertamente con tutti i calabresi e la Regione Calabria per la descrizione contenuta nella scheda informativa all’interno del sito. L’intento originale del testo – spiega una nota – era sottolineare quanto la Calabria sia sottovalutata all’estero da un punto di vista turistico. La Calabria è una terra per noi molto importante, che amiamo e che promuoviamo da sempre con numerosi voli su Lamezia Terme. Ne è una dimostrazione anche il fatto che il primo volo del 15 giugno, che coincide con il ripristino delle operazioni post lockdown, è stato quello verso l’aeroporto di Lamezia Terme. Abbiamo provveduto immediatamente – si legge infine – a rimuovere il testo in questione e avviato un’indagine interna per capire l’accaduto e fare in modo che non accada mai più”.




Faccio cose, vedo gente. Cosa fa un lobbista europeo, spiegato da un lobbista italiano

Faccio cCosa fa un lobbista europeo, spiegato da un lobbista italiano

Nell’Unione europea la professione ha un riconoscimento giuridico, mentre nel nostro Paese la figura non è normata. Il suo lavoro di “rappresentante di interessi” è però sacrosanto, perché porta avanti le istanze di una comunità. E infatti il buon legislatore sa ascoltarlo

Si stanno svolgendo in questi giorni le audizioni riguardanti le proposte di legge in materia di disciplina dell’attività di rappresentanza di interessi. Detta in modo spicciolo si sta cercando, per l’ennesima volta, di normare l’attività di lobbying. Ma chi è e cosa fa il lobbista?

Il lobbista non è affatto un uomo misterioso affamato di potere. Non è neanche il Remy Danton di House of Cards, o meglio forse qualcuno sì. Il lobbista o rappresentante di interessi, è colui il quale veicola ad un pubblico decisore un interesse di un gruppo, di un’azienda, di un’associazione o di un circolo bocciofilo. Cerca di tradurre le esigenze di una comunità affinché queste possano avere tutela a livello normativo. Esatto, tutela normativa. Il lobbista si impegna per realizzare un impianto giuridico consono all’attività del proprio cliente o azienda, facendo parte di una categoria non normata. Cioè?

Il lobbista italiano, differentemente da quanto accade negli Stati Uniti o nella Unione Europea, non ha un riconoscimento giuridico e, come “Balto”, sa solo quello che non è. Vive nel limbo normativo dove si intersecano piccole regolamentazioni settoriali, regionali e locali ma è totalmente privo di una legge di contesto che possa dire «cosa fare ma soprattutto cosa non fare». Questo rende ancora più confusa la figura del lobbista che nel momento in cui gli si chiede «ma tu di preciso che fai?» sente un brivido scorrere lungo la schiena.

«Cosa fai nella vita?», «Faccio il lobbista». Come canta Francesco Guccini, di cui recentemente si sono festeggiati gli ottant’anni, «…e chi fa il giornalista si vergogna». Oggi la stessa frase potrebbe essere usata per poter dire «…e chi fa il lobbista si vergogna».

Si vergogna perché è associato a corruzione e malaffare e perché porta, nella usata e abusata narrativa comune, un velo nero che lo avvicina a Dart Fener senza considerare l’Anakin Skywalker che è in lui.

Vestendo gli abiti, jeans e camicia, di “rappresentante di interessi” potrei, credo a buon ragione, affermare che normare l’attività di lobbying non solo è giusta ma è un passo di civiltà. Voglio tralasciare i “salamelecchi giuridici”, le erudizioni ed il latinorum degli “istituti”, parola che al primo anno di giurisprudenza significava tutto ma che in realtà non si capiva mai fino in fondo, e portarmi su di un altro contesto. Quello che viviamo tutti i giorni, quello sociale, quello politico. Partendo da una semplice domanda. Ma il lobbista che fa?

Dal «faccio cose, vedo gente» alla realtà, ne passa eccome. Ne passano ore di studio, ne passano giorni di approfondimento, ne passano ricerche, letture ed analisi. Ne passa una buona dose di pazienza. Perché è molto più complesso capire cosa scrive il Legislatore che non cosa faccia il lobbista. Legislatore. Altra parola strana, valida risposta a tutte le domande d’esame e scritta con la maiuscola perché così diceva il “Torrente” (noto manuale di diritto privato, ndr).

Dietro queste ore passate fondamentalmente a “leggere e scrivere” c’è qualcosa che accarezza la mitologia di questo mestiere: l’associazionismo e il vivere in comune. Il lobbista rappresenta gli interessi organizzati meritevoli di tutela.

Interesse. Organizzato. Meritevole di tutela. Tre parole su cui poter trascorrere settimane di simposi, convegni, “inviti a partecipare” e congressi. Parole su cui materiale e svariate tesi di laurea, tra cui la mia, non cessano di elucubrare.

Ma io, che di giuridico ho forse solo il titolo accademico, voglio raccontare il romanticismo di queste parole. Cosa merita tutela? La libertà? Certo. Le possibilità? Ovvio. L’opportunità? Esatto. Ma di cosa? Di poter raccontare al mondo una storia. Un’idea. Così come il lobbista la racconta al proprio interlocutore. Quello che i più bravi chiamano law maker.

È tra lo svolgimento della storia e il suo epilogo che entra in scena il lobbista, che con qualche strumento tecnico racconta la sua versione o quella dell’organizzazione che rappresenta. La pone all’attenzione di chi, su quella storia, avrà il potere di aggiungere o togliere dei tasselli importanti. Tramite una norma, un ok, una legge o “un fondo dedicato”. Perché poi la poesia lascia spazio al mondo e il mondo lascia spazio al denaro.

Interesse organizzato allora? È la parte strumentale. L’organizzazione convoglia in un grande imbuto la voce di migliaia di altre storie, la compatta, la razionalizza e diventa così l’output della stessa. Portandola, appunto, con gli strumenti tecnici del rappresentante di interessi, alle orecchie del Legislatore. Che quando ascolta, assimila, dibatte, critica e osserva merita la tanto agognata lettera maiuscola.




Imprese sostenibili: crescono di numero, cala il budget

Imprese sostenibili: crescono di numero, cala il budget
  • Nel 2019 gli investimenti in csr hanno sfiorato la cifra di un miliardo e ottocento milioni di euro, in crescita del 25% rispetto al 2017
  • L’investimento medio nel 2019 tocca i 241mila euro, ma le attese sul 2020 parlano di una riduzione del 16%
  • “Bisogna reggere l’urto dell’emergenza covid-19 pensando a nuovi modelli di sviluppo, ancora più sostenibili”, commenta Roberto Orsi dell’Osservatorio Socialis

Negli ultimi 20 anni l’attenzione delle imprese italiane per la responsabilità sociale e lo sviluppo sostenibile ha conosciuto una crescita costante. Ma i conti della crisi si fanno sentire sui bilanci e il covid-19 potrebbe bloccare il trend positivo, portando a una contrazione dei budget stanziati

Le imprese italiane sono sempre più attente alla responsabilità sociale e allo sviluppo sostenibile, ma la pandemia potrebbe frenare il trend positivo degli ultimi 20 anni. Sebbene resti forte l’interesse, al punto che le aziende che investiranno in corporate social responsibility (csr) nel 2020 potrebbero aumentare fino al 95%, i conti della crisi si fanno sentire sui bilanci e i budget stanziati si preparano a subire una contrazione o, nella peggiore delle ipotesi, anche un annullamento.

Secondo il IX rapporto sull’impegno sociale delle aziende in Italia promosso dall’Osservatorio Socialis e realizzato dall’Istituto Ixè, nel 2019 gli investimenti in csr hanno sfiorato la cifra di un miliardo e ottocento milioni di euro, in crescita del 25% rispetto al 2017, e hanno riguardato il 92% delle imprese italiane con più di 80 dipendenti. L’investimento medio ha dunque toccato i 241mila euro, contro i 209mila del 2017, ma le attese sul 2020 parlano di una riduzione del 16%.

“I dati confermano il radicamento e il valore del fenomeno – commenta Roberto Orsi, direttore dell’Osservatorio Socialis – Ora si tratta di reggere l’urto dell’emergenza covid-19 pensando a nuovi modelli di sviluppo, ancora più sostenibili, più attenti alle persone, all’ambiente, al contenimento degli sprechi, dove la tecnologia e l’innovazione sposano la responsabilità sociale”. Secondo Orsi, sarà necessario un approccio metodico, con il “sostegno di una politica di premialità fiscale dedicata a chi dimostra di operare in ottica integrata: sociale, economica e ambientale”.

Secondo l’analisi, il 37% delle aziende aveva già stanziato a inizio anno un budget per la csr (si parla mediamente di 130mila euro), ma a causa della crisi economica ha dovuto o deciso di ridurlo o annullarlo. Il 40%, invece, lo ha lasciato invariato, dichiarando di voler dedicare alla responsabilità sociale d’impresa mediamente 293mila euro nel 2020. Ma c’è anche chi non aveva previsto un budget (il 18%) e ha spostato lo sguardo sul tema solo in seguito allo scoppio dell’emergenza epidemiologica, dichiarando di voler investire mediamente 153mila euro.

Ma dove vanno a finire questi flussi? Secondo i ricercatori, il 66% delle imprese italiane si concentra in particolare sulle iniziative interne all’azienda stessa, come la formazione del personale (49%). Quasi la metà pone l’attenzione sul territorio vicino alla sede dell’impresa, mentre solo l’8% volge lo sguardo verso i paesi esteri, “confermando la volontà delle aziende di migliorare il rapporto con il territorio e le comunità di appartenenza”, si legge in una nota. Un rapporto che, per quattro aziende su dieci, potrebbe migliorare proprio grazie alla csr: il 49% ritiene che tale tipologia di investimenti abbia un impatto positivo anche sulla propria immagine, visto la crescente attenzione dei consumatori sul tema.

Non manca poi l’interesse per l’impatto ambientale. Il 42% delle aziende investe in tecnologie innovative per ridurre l’inquinamento e favorire un migliore smaltimento dei rifiuti, mentre il 38% punta sull’efficientamento del risparmio energetico.

In un’ottica futura, otto imprese su 10 immaginano di integrare la corporate social responsibility nel modello di business, specialmente quelle provenienti dal Nord Italia e attive nei settori della farmaceutica, delle telecomunicazioni, del manifatturiero e della finanza. Se il 70% ha già un responsabile dedicato nel proprio organico, l’80% sostiene che una specializzazione in csr possa rappresentare un plus in termini di competenze. A tal proposito, le comunicazioni interne della direzione (per il 52%) e gli incontri periodici con i dipendenti (per il 42%) sono le strade più utilizzate per diffondere un’adeguata cultura aziendale sull’argomento.




Come usare le mappe mentali per avviare un nuovo progetto

Come usare le mappe mentali per avviare un nuovo progetto

Scopriamo da dove partire per usare questo strumento prezioso per la pianificazione di ogni progetto

Dopo un periodo di stasi come quello che abbiamo vissuto, riprendere i progetti sospesi sembra la cosa più difficile da fare. Cala la notte, e come ogni sera, ci rigiriamo nel letto in preda a un vortice di pensieri. Riusciremo davvero a raggiungere tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissati a inizio anno? Certo è che questi mesi non ci hanno aiutato per niente, e nell’aria si respira ancora un certo timore, più che altro paura di ripartire, con il dubbio che una possibile, nuova paralisi sia dietro l’angolo. Perché, in fondo, chi poteva prevedere tutto ciò? 

Ma stare fermi ad aspettare che il prossimo ostacolo piombi improvvisamente sul nostro cammino non ci aiuterà, e quando ci dicono che è tutta questione di punti di vista, lo è davvero.

Forse non siamo ancora realmente pronti a camminare, ma è passo dopo passo che si costruiscono le cose, dopo una caduta ci si rialza, dopo il temporale arriva l’arcobaleno, e dopo una pausa si ricomincia a vivere, anche se adesso abbiamo più l’impressione di sopravvivere. Una lunga ripresa ci aspetta, ma come possiamo raggiungere i nostri obiettivi e avviare nuovi progetti?

Un modo c’è, possiamo avvalerci delle mappe mentali.

competenze

Cosa sono le mappe mentali

La maggior parte dei progetti inizia con lo stabilire un obiettivo, che sia creare un nuovo sito web, scrivere un libro o pianificare una vacanza. Gli obiettivi non sono difficili da definire, ma il bello viene quando non riusciamo a capire come raggiungerli.

Un’idea per semplificare i processi necessari per arrivare al nostro scopo è quella di utilizzare le mappe mentali. Per quale motivo?

Facilitano la suddivisione dei passaggi da fare riducendoli in attività realizzabili. Accendono la creatività, aiutano a generare e a catturare idee e ci consentono di valutare più opzioni in modo da poter prendere le decisioni migliori.

Ma cosa sono le mappe mentali?

Sono uno strumento prezioso per la pianificazione di un progetto. Promuovono un libero flusso d’idee, un po’ come avviene durante un brainstorming. Si parte da un concetto centrale, che riguarda l’obiettivo da raggiungere e mano mano si creano delle associazioni di concetti che, a primo impatto, sembrano totalmente scollegati con il nostro piano finale. Si lascia vagare la mente dove vuole e lungo la strada, si raccolgono nuove intuizioni in un diagramma: quello schema è la mappa mentale, una rappresentazione grafica del nostro libero pensiero.

Le mappe mentali hanno una struttura gerarchica e associativa. Gerarchica perché si serve di rami per collegare ciascuno elemento all’altro. Associativa perché opera tramite associazioni di concetti. Furono inventate per caso, come accade quasi sempre per le cose più geniali, dallo psicologo cognitivista Tony Buzan.

Come funzionano le mappe mentali

La creazione di una mappa mentale in sostanza è piuttosto semplice. Si comincia con un cerchio in cui inserire l’argomento centrale, e da lì partono tutte le associazioni delle più svariate idee che ci vengono in mente. Includeremo argomenti secondari, i rami e tutte le connessioni di cui abbiamo bisogno. Possiamo rappresentarla su un foglio con penne e pastelli di diversi colori, su una lavagna o tramite degli appositi software disponibili, sia gratuiti che a pagamento. 

Questi programmi ci consentono di trascinare e rilasciare bolle e sezioni su diverse aree della mappa o su altri argomenti, facilitando il collegamento dei diversi concetti in qualsiasi momento. Ci permettono di allegare file e collegarci a diverse fonti. Inoltre possiamo invitare anche altre persone a parteciparne alla creazione e a collaborare con noi. Possiamo commentare il progetto e comunicare con tutti i partecipanti tramite chat.

Ovviamente, una volta terminato, possiamo condividere il tutto esportandolo come immagine, PDF o presentazione.

Credits: Zapier

Quali progetti realizzare con le mappe mentali

Quasi tutti i progetti, sia personali che professionali, beneficiano della mappatura mentale nelle loro fasi iniziali, soprattutto quando si ha un obiettivo ma non un piano per raggiungerlo, o quando dobbiamo collaborare e raccogliere idee da tante persone. 

Lavorare in team

Se dobbiamo portar avanti un progetto con il nostro team, la stesura di una mappa mentale potrà esserci davvero utile. Partiamo da un’idea centrale ossia il nostro obiettivo, un problema, l’argomento o il nome del progetto e collochiamolo al centro della mappa.

Confrontiamoci con il nostro gruppo di lavoro, chiedendo ai nostri collaboratori le loro impressioni. Annotiamo tutto ciò che viene detto, è un momento di ricerca, di raccolta, in seguito ci sarà la fase di revisione. Scriviamo e colleghiamo tutto, tramite dei rami, al concetto principale.

In corso d’opera le cose possono cambiare, possono accadere eventi, importanti revisioni di cui tener conto. Siamo flessibili. Dopo aver terminato la sessione di mappatura mentale, ci sono diversi modi per valutare e utilizzare le idee raccolte, anche attraverso discussioni con commenti, allegati e link di riferimento. Infine possiamo pubblicare la nostra mappa mentale come immagine o presentazione per condividerla e mostrarla a tutti, sia al team che ai clienti.

Ma quali sono effettivamente i progetti che possiamo semplificare attraverso una mappa mentale? Diamo un’occhiata da vicino.

mappe mentali

1. Definizione dei requisiti del progetto

Perfetto per designer UX, analisti e team di sviluppo

Definito l’obiettivo, che sia sviluppare un’app o perfezionare la user experience per ridurre i tassi di abbandono di un sito, con le mappe mentali cercheremo di capire come raggiungerlo.

Ogni componente del team ha delle soluzioni e attraverso la mappa le metteremo insieme dando a tutti una voce nella direzione del progetto.

Questo brainstorming visivo, ci consentirà di avere davanti elementi che magari non avremmo mai preso in considerazione, sollevando dubbi e domande sin dall’inizio, permettendo di focalizzare e risolvere piccoli ostacoli prima che possano diventar insormontabili.

2. Creazione di una tabella di marcia del prodotto

Perfetto per i product manager.

La mappa è uno strumento molto utile anche per creare una roadmapping, una tabella di marcia, per prodotti di alto livello. I responsabili di prodotto possono essere incaricati della creazione di tabelle di marcia dei prodotti, ma non solo loro.

Le parti interessate, i rappresentanti del servizio clienti, i rappresentanti di vendita e i clienti hanno anche un prezioso contributo su quale direzione dovrebbe prendere un prodotto in futuro.

La mappa mentale collaborativa consente di raccogliere input da più gruppi e di considerare tutto quando si crea una nuova tabella di marcia, rendendo a tutti chiara la strategia da adottare.

3. Sviluppo e perfezionamento di una strategia di marketing

Perfetto per responsabili del content marketing e altri team di marketing

Un’altra funzione essenziale delle mappe è quella di aiutare i team di marketing a valutare meglio le strategie e le tattiche da scegliere in un progetto.

La creazione di una mappa mentale che considera tutte le opzioni rende meno complessa la messa a punto di una strategia, e avere a portata di mano tutte le idee insieme rende più facile selezionare la migliore.

La mappatura mentale consente di raccogliere le idee di tutti per le principali strategie, i canali da indirizzare e le tattiche specifiche da provare.

Inoltre è utile per raccogliere più idee e creare anche una procedura di fallback da considerare in seguito se una delle linee d’azione selezionata fallisce. Questo ci aiuterà a muoverci meglio con le procedure da adottare. 

4. Definire gli obiettivi e le priorità del team

Perfetto per i manager

Possiamo usufruire della mappa per elaborare specifici obiettivi individuali e dipartimentali. Lavorare insieme per rivedere gli obiettivi organizzativi o suggerire quelli che desideriamo definire come team.

Organizzare la mappa pensando a come raggiungere il nostro scopo finale in modo SMART, e tenendo presente l’opinione di tutti.

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5. Definizione di flussi di lavoro e processi

Perfetto per i project manager.

In una piccola organizzazione, i processi sono più semplici: uno scrittore scrive il contenuto e un editore lo rivede e lo pubblica, un CEO lavora direttamente con uno sviluppatore per aggiungere una nuova funzionalità al sito. Ma nelle grandi organizzazioni, i processi sono più complessi.

Prima di cominciare, bisogna documentare i processi complessi e i flussi di lavoro, indicare ai responsabili quali passi adottare, in quale ordine e chi coinvolgere in diverse fasi per assicurarsi che nessuno venga escluso.

Riunire manager e leader di tutta l’organizzazione per una sessione di mappatura mentale per sollecitare input su chi deve essere coinvolto e in quale fase introdurre una specifica risorsa.

Dopo aver raccolto tutto, possiamo organizzare la mappa mentale in un diagramma di flusso ben dettagliato.

6. Gestione di nuovi software

Perfetto per IT support.

L’onboarding relativo a nuovi software non è un processo semplice. Non si tratta solo di installare software e migrare i dati da qualsiasi sistema esistente, ma bisogna anche formare gli utenti su come utilizzarlo, incoraggiarne l’adozione e fornire supporto a chi si approccia a sistemi che non conosce.

In questo caso la mappatura mentale è un modo semplice per identificare i problemi che potremmo incontrare.

Riunire tutti per discutere delle loro maggiori preoccupazioni, consentirà di prevedere e trovare soluzioni ad ogni eventuale impedimento nel riuscire a usufruire dei nuovi sistemi.

7. Pianificare un evento

Perfetto per organizzatori di eventi ed esperti di marketingPoche cose sono complesse come cercare di pianificare un evento, che si tratti di una conferenza di settore o di una festa per piccoli uffici.Una mappa ci darà l’opportunità di focalizzare contemporaneamente i compiti da svolgere e le persone necessarie, creando ordine e affidando ad ognuno il proprio incarico.

8. Creazione di un calendario editoriale

Perfetto per scrittori e content editor

Alzi la mano chi ha elaborato qualcosa di sensato fissando svogliatamente uno schermo vuoto. Leggere appunti che altre persone hanno trascritto, stimola il nostro cervello ad essere più produttivo.

Riunirsi e scambiare opinioni con il nostro team per mettere insieme un calendario editoriale è un modo eccellente per generare idee. Interfacciandosi insieme, riusciremo a sviluppare associazioni e a generare idee che non avremmo mai immaginato stando da soli.

mappe mentali

9. Catturare idee per progetti personali

Le mappe mentali sono efficaci non solo per progetti lavorativi, ma sono decisive anche per progetti personali. Un trasferimento in un’altra città, la pianificazione di un matrimonio, un nuovo lavoro, ogni sogno, ogni progetto può essere rappresentato con una mappa mentale.

Prendiamoci 15 minuti per pensare in modo mirato ai nostri buoni propositi e trascriviamo tutto ciò che ci balena in mente. Possiamo condividere il nostro schema con chi ci conosce bene, e farci aiutare nel definire il tutto.

Una volta completato, osserviamolo con attenzione, revisioniamolo, eliminiamo il superfluo o aggiungiamo qualche dettaglio. Utilizziamo la mappa mentale per elaborare un piano dettagliato del nostro “disegno”, comprese le scadenze.

Come utilizzare un software per la creazione di mappe mentali

Uno dei software più utilizzati è MindMeister, uno strumento che permette la creazione di mappe mentali online che consente di acquisire, sviluppare e condividere idee graficamente.

mappe mentali

Il brainstorming con mappe mentali online è risultato ancora più efficace delle tradizionali sessioni di persona. In effetti, l’uso di mappe mentali online può aumentare l’output creativo di circa il 50%. Dopo aver raccolto le idee, bisogna revisionarne il contenuto. In che modo?

  • Rimuovere gli argomenti con idee inapplicabili;
  • Spostarli e posizionarli nel posto giusto per creare una struttura adeguata dello schema;
  • Aggiungere spiegazioni e dettagli alle idee sotto forma di note, collegamenti, immagini e file;
  • Conferire maggior enfasi agli argomenti scegliendo stili e icone appropriati.

Importante è avviare anche un’analisi di costi e benefici che ci aiuterà a decidere se è davvero una buona idea intraprendere il progetto pianificato. Per eseguire un’analisi costi benefici in una mappa mentale:

  • Aprire una mappa mentale vuota;
  • Creare un ramo per gli obiettivi del progetto;
  • Creare un ramo per le risorse stimate necessarie per eseguire il progetto;
  • Crea un terzo ramo per i benefici previsti.

Successivamente calcolare il valore attuale netto del progetto e usare il risultato per decidere se andare avanti o meno.

Inoltre possiamo riutilizzare questa mappa mentale come tabella di marcia del progetto semplificandola e condividendola con il team e le parti interessate. Una tabella di marcia è un ottimo strumento per rivedere rapidamente gli obiettivi e assicurarsi di essere ancora nei tempi previsti. Ovviamente, possiamo aggiornarla per tutta la durata del progetto se le nostre priorità cambiano o bisogna perfezionare le stime precedenti.

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