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Ologrammi, gemelli digitali e realtà virtuale estesa: Samsung disegna già il 6G

Ologrammi, gemelli digitali e realtà virtuale estesa: Samsung disegna già il 6G

Lo standard è atteso per il 2028 mentre il lancio avverrà nel 2030. La compagnia coreana traccia i megatrend di sviluppo del successore del 5G

Samsung ha pubblicato il suo primo libro bianco sul 6G, un lungo documento che definisce le sfide e le prospettive di sviluppo della futura rete mobile. Perché se da una parte siamo ancora in una fase embrionale in ambito 5G, è vero anche che per una nuova generazione tecnologica ci vogliono circa dieci anni. La previsione di ottenere la standardizzazione 6G a partire dal 2028 e una diffusione di massa per il 2030. Da ricordare che per il 5G ci sono voluti complessivamente circa 8 anni.

Abbiamo già avviato la ricerca e lo sviluppo delle tecnologie 6G basandoci sull’esperienza e le capacità che abbiamo accumulato lavorando su più generazioni di tecnologie di comunicazione, tra cui la 5G“, ha sottolineato Sunghyun Choi, a capo del centro di ricerca in comunicazioni avanzate di Samsung: “In futuro ci impegniamo a guidare la standardizzazione del 6G in collaborazione con diverse parti interessate dei settori industriali, accademici e governativi“.

Roadmap degli standard mobili

6G a 1.000 Gbps: incredibilmente veloce

Il 5G è stato progettato per raggiungere prestazioni massime di picco in download di 20 Gbps (Gigabit al secondo), mentre il 6G punta a una soglia teorica di 1.000 Gbps e un’esperienza utente reale di 1 Gbps. Anche sul fronte della latenza nell’aria si parla di microsecondi e quindi di scendere sotto i 10 millisecondi reali. Una condizione ideale per ogni attività a controllo remoto, dalla gestione veicoli agli interventi chirurgici complessi con più operatori. Inoltre è prevista la possibilità di mantenere le connessioni attive con oggetti in movimento fino a una velocità di 500 chilometri orari. In pratica qualsiasi mezzo su quattro ruote o su binario non subirebbe mai interruzioni di comunicazione. E per quanto riguarda l’affidabilità, l’obiettivo è di incrementarla di 100 volte rispetto ak 5G, con margini di errore infinitesimali. Infine l’efficienza energetica, sia sul fronte dei dispositivi sia delle reti, potrebbe essere migliorata di almeno il 200%.

Un confronto tra 5G e 6G

I quattro megatrend 6G

Samsung ha individuato in macchine connesse, intelligenza artificiale applicata alle comunicazioni wireless, flessibilità delle comunicazioni mobili e obiettivi sociali le tendenze di riferimento per il 6G. Entro il 2030 si stima che il numero di dispositivi connessi possa raggiungere quota 500 miliardi di unità. Si pensi non solo agli smartphone, ma anche auto, robot, visori di realtà virtuale, sistemi olografici. Comprensibile quindi l’esigenza di una nuova infrastruttura mobile più potente.

Per quanto riguarda l’Ai, la convinzione diffusa è che applicata alle comunicazioni wireless possa migliorare le prestazioni a fronte di una riduzione delle spese di investimento e gestione. Di fatto ottimizzerà lo sviluppo, migliorerà il posizionamento delle antenne, agevolerà la risposta alle criticità e consentirà di affrontare fluidamente ogni potenziale scenario. Senza contare la possibilità di allocare l’intelligenza artificiale sempre più vicino alle aree di applicazione.

Il netto miglioramento prestazionale dei processori centrali (Cpu) e delle unità grafiche (Gpu) ha permesso alle funzionalità di rete di sfruttare sempre di più il software. Una sempre più evoluta prospettiva open source consentirà di agevolare lo sviluppo, ridurre i tempi per lo sbarco sul mercato di novità e promuovere l’interoperabilità.

Infine l’iperconnettività del 6G potrebbe ridurre le differenze fra le infrastrutture nazionali agevolando l’accesso a informazioni, risorse e servizi sociali. “In sintesi, le comunicazioni mobili 6G svolgeranno un ruolo importante nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni unite e contribuire alla qualità e alle opportunità della vita umana“, sottolinea il libro bianco di Samsung.

Nuovi servizi oggi impossibili

Il 6G consentirà di abilitare nuovi servizi che oggi non sarebbero possibili a causa delle ingenti risorse richieste. Il primo è senza dubbio quello riguardante la vera realtà immersiva estesa (XR), che include realtà virtuale, realtà aumentata e realtà mista. Attualmente la realtà aumentata con risoluzione 8K (da un milione di pixel) richiederebbe almeno una connessione a 55,3 Mbps ma immaginandone una versione più coinvolgente e reale a 16K UltraHd bisognerebbe disporre di almeno 440 Mbps. Lo stesso vale per la realtà virtuale 16K UltraHd che richiederebbe 900 Mbps.

Il rendering ad altissima risoluzione consentirà sui dispositivi mobili di disporre di ologrammi 3D ad alta fedeltà. In pratica riproduzioni tridimensionali fedeli alla realtà che ricordano molto quanto già visto nella letteratura e cinematografica fantascientifica. Su un cellulare questo sarebbe possibile con almeno 580 Mbps. Sensori avanzati, Ai e comunicazione wireless consentiranno poi di replicare qualsiasi oggetto o elemento in una dimensione virtuale. Duplicare virtualmente e con precisione un’aerea fisica di un metro per un metro avrebbe bisogno di un miliardo di pixel e quindi una connessione da 800 Mbps e una sincronizzazione constante da almeno 100 millisecondi.

Le tecnologie di riferimento

L’architettura 6G, sempre secondo Samsung, non potrà che sfruttare le frequenze millimetriche nella soglia del terahertz per ottenere le migliori prestazioni. Ovviamente l’idea è che possa affiancare le tecnologie precedenti, quindi coprire uno spettro che va dai massimo 6 Ghz (gigahertz) del 4G, ai 110 GHz del 5G fino a 3.000 GHz. Per raggiungere questo obiettivo dovranno essere impiegate antenne di nuova generazione, la tecnologia Mimo (multiple-input e multiple-output) ed evoluzioni di altre tecnologie già impiegate nel 5G come il duplex avanzato, la topologia di rete e la condivisione dello spettro per aumentare l’efficienza dell’utilizzo della frequenza.




Danone accelera sulla sostenibilità del business: diventa benefit e BCorp in Italia

Danone accelera sulla sostenibilità del business: diventa benefit e BCorp in Italia

Il colosso mondiale della nutrizione annuncia la certificazione BCorp per Danone, Mellin e Nutricia in Italia. Lo statuto modificato nel febbraio scorso

Emmanuel Faber, ceo del colosso mondiale Danone, aveva detto la settimana scorsa che Covid19 era un buon motivo per accelerare sulla via della sostenibilità, attraverso la trasformazione in BCorp dell’azienda entro il 2025, rispetto al precedente timing al 2030. E proprio ieri la società ha annunciato di aver ricevuto la certificazione B Corp per le sue aziende in Italia, Danone, Mellin e Nutricia. Danone si va così ad aggiungere alle oltre cento aziende italiane – e oltre 3.400 a livello mondiale – che hanno scelto di incorporare nel business obiettivi di tipo sociale e ambientale.

La trasformazione di una grande azienda come Danone (25,3 miliardi di fatturato a livello mondiale) può fare da esempio ad altre che vogliano mettersi in gioco sulla sostenibilità. E l’Italia è uno dei primi paesi al mondo in cui il gruppo della nutrizione decide di fare questo passo.

«La società attuale è scossa da cambiamenti economici, sociali e ambientali che ci invitano a ripensare il modo di vivere e di fare impresa – afferma Fabrizio Gavelli, ceo di Danone Specialized Nutrition South Europe e amministratore delegato di Mellin Spa e Nutricia Italia Spa – Il primo passo verso questo cambiamento spetta alle aziende, proprio perché il loro operato può avere un impatto importante sulla vita delle persone e sull’ambiente. Auspichiamo che in Italia altre realtà come la nostra possano abbracciare il movimento B Corp e dare una svolta significativa verso un modello economico-sociale rigenerativo, più inclusivo, sostenibile e solidale».

La trasformazione in benefit

Questo percorso ha portato a un cambiamento dello statuto: a febbraio Danone, Mellin e Nutricia sono diventate società benefit, status giuridico riconosciuto in Italia – primo paese al mondo – nel 2016. Questo ha significato adottare un nuovo modo di concepire la governance aziendale.«Attraverso la certificazione B Corp vogliamo intraprendere una nuova strada; una terza via che guarda con attenzione alle tematiche sociali, ambientali e culturali salvaguardando la solidità degli obiettivi di redditività – afferma Alberto Salvia, Ad di Danone Spa. – Vogliamo abbracciare questo modello non solo perché pone al centro della propria attività gli interessi di tutti gli stakeholder, ma anche perché crea un valore aggiunto costante, sano e duraturo».

I valori di Danone

Con questa certificazione, Danone conferma l’impegno riassunto in «One Planet. One Health». Danone dichiara dunque esplicitamente che l’azienda «studia e applica soluzioni che rigenerano l’ambiente promuovendo l’utilizzo responsabile delle risorse; è da anni in prima linea per la riduzione degli sprechi alimentari, il recupero ed il riciclo degli imballi; investe in energie rinnovabili, sostiene la mobilità verde dei dipendenti, dona alberi alle città italiane.Coerentemente con la vision, Danone promuove la salute attraverso prodotti nutrizionalmente equilibrati e all’avanguardia. Inoltre, per facilitare l’accesso a una corretta alimentazione come strumento di salute e per il maggior numero di persone possibili, le aziende di Danone dialogano costantemente con Istituzioni, comunità scientifica, pazienti e famiglie e collaborano con organizzazioni impegnate nella lotta alla povertà attraverso iniziative mirate alla promozione di uno stile di vita attivo e sano».Forte anche l’impegno dichiarato sulle persone: «Le aziende di Danone valorizzano da sempre le persone e le comunità in cui operano, promuovendo l’inclusività e rendendo la diversità un asset importante in grado di esaltare le qualità uniche di ciascun individuo. Il sistema di welfare è particolarmente avanzato e strutturato per valorizzare e sostenere le proprie persone anche nei momenti più delicati della vita familiare».

L’universo BCorp

Con questa svolta Danone entra in quell’universo di imprese che intendono concretamente ripensare il modo di fare business perseguendo uno scopo più alto, ovvero conciliare la creazione del valore economico con la realizzazione del bene collettivo. In Italia il movimento B Corp raggruppa oltre 100 aziende, principalmente di medie e piccole dimensioni. Le B Corp sono aziende che usano il business come forza positiva; per diventare B Corp è necessario essere certificati attraverso il Business Impact Assessment, una valutazione rigorosa e indipendente che valuta e certifica l’impegno nei confronti dell’ambiente, dei clienti, dei dipendenti e delle comunità. Il movimento delle B Corp comprende oltre 3400 aziende in 71 Paesi, 101 in Italia. Il 16 luglio Danone parteciperà con altre 50 Bcorp al summit Time to B per un confronto sui temi della sostenibilità.




Per essere un leader vincente, lasciati contraddire

Per essere un leader vincente, lasciati contraddire

In un mondo affamato di leadership, troppi leader non sanno come gestire le critiche e le obiezioni mosse verso il loro lavoro.

Non esiste una soluzione semplice, ma si può trarre ispirazione dai migliori leader, imprenditori ed executive che hanno creato un valore economico durevole basato sui valori umani, accettando e incoraggiando il cosiddetto “diritto di dissentire”. Secondo loro, infatti, si può divenire un buon leader soltanto ascoltando i pareri di tutti, analizzando le ipocrisie e i comportamenti scorretti e dando peso ai feedback dei propri collaboratori. Victor Ho, già CEO e imprenditore, ha raccontato in un’intervista il suo primo approccio alla pratica del “diritto di dissentire”, nata tra le fila della società di consulenza McKinsey&Company: “praticare il diritto di dissentire significa riconoscere che la persona più giovane e con meno esperienza è la persona più adatta a dichiarare di non essere d’accordo con la figura senior presente nella stanza”. Questo concetto è divenuto un caposaldo della cultura aziendale di McKinsey&Company grazie al lavoro di Marvin Bower, guida leggendaria dell’azienda.

Molti manager scambiano la piaggeria per senso di squadra, la paura per consenso, la falsità per entusiasmo. Ma se il dissenso non è espresso, non significa che non ci sia. Semplicemente inciderà sull’atteggiamento della persona senza che il manager ne sia consapevole

Un altro nome legato alla McKinsey, Robin Richards, attualmente CEO di CareerArc Group, ha sottolineato che il dissenso porta alla luce le menti più brillanti e i migliori risultati.

Per lasciarsi contraddire serve fiducia in se stessi, naturalmente. Ma serve anche tanta fiducia nei collaboratori. La fiducia nel fatto che, anche mentre ti contraddicono, non si “chiamano fuori”, e daranno comunque il massimo per realizzare la decisione presa, qualunque essa sia.

Secondo lui, le persone che godono di un simile ambiente si sentono valorizzate e non hanno paura di far sentire la propria voce. La verità è che poche persone hanno il coraggio di dissentire, perché i loro capi non incentivano il loro diritto a farlo. Edgar Schein, professore emerito alla MIT School of Management, ha studiato per decenni le caratteristiche di un leader vincente, e ha più volte sottolineato l’importanza dell’umiltà, quel tipo di umiltà che invita al dissenso, che però ad oggi è ancora troppo rara. L’umiltà e l’ambizione, secondo il professore, non devono essere contrapposti: piuttosto, serve essere umili a servizio della propria ambizione. Solo così i leader riusciranno a raggiungere i propri obiettivi in modo efficace e sostenibile, in un mondo pieno di imprevisti. 

Leggi l’articolo completo di Bill Taylor su www.hbr.org




Il gol per l’ambiente di Dybala: con una start up di New York firma occhiali stampati in 3D

Il gol per l’ambiente di Dybala: con una start up di New York firma occhiali stampati in 3D

L’argentino della Juve ha collaborato con la società King Children per la produzione on demand delle montature PD10. Aderendo alla filosofia #zerowaste non ci saranno materiali da smaltire

Il gol diventa digitale

Che cosa hanno in comune un calciatore e la trasformazione digitale? Che cosa hanno in comune il gol e la sostenibilità ambientale? A rispondere è Paulo Dybala, il numero 10 della Juventus, che ha scelto di sposare un progetto tecnologico all’avanguardia, di quelli destinati a ripensare i sistemi produttivi ma con un impatto sull’ambiente fortemente ridotto. L’attaccante argentino è infatti stato coinvolto nella start up King Children di Brooklyn, fondata dal giovane imprenditore visionario Sahir Zaveri e da David Lee, per la produzione di occhiali sportivi con una procedura molto particolare e che risponde alla filosofia #zerowaste.

Stampa in 3D

La collaborazione con l’attaccante argentino ha reso possibile l’ideazione di montature destinate a migliorare le prestazioni sportive grazie alla capacità di adattarsi perfettamente al viso ottenuta con il ricorso alla mappatura e alla scansione in 3D di oltre 10.000 punti del volto. Il nome del nuovo brand non poteva che essere un omaggio al nome e al numero di maglia del giocatore: PD10. L’obiettivo “zero rifiuti” è centrato perché la produzione avverrà attraverso una piattaforma per la realizzazione su misura di largo consumo: l’occhiale, infatti, sarà il risultato di una stampa in 3D on demand che, rispetto alla tradizionale produzione industriale in serie, non rende più necessario lo smaltimento di scarti di materiali e dell’invenduto, calcolato in due terzi della produzione.Articolo Img

L’attaccante ecosostenibile

«Entrare a far parte del mondo di King Children è per me motivo di orgoglio e di gioia. Ho deciso di condividere le sue idee innovative perché rappresentano pienamente il mio modo di vedere le cose: sostenibilità e tecnologia sono, infatti, le due parole chiave che mi stanno maggiormente a cuore nel progetto – ha commentato Paulo Dybala – Abbiamo lavorato insieme, ho partecipato all’ideazione, al disegno e alla costruzione del prodotto e questa magnifica esperienza ha migliorato il mio modo di essere legato a un brand». Inoltre, con l’adesione a Impatto Zero di Lifegate, che dal 2001 ha salvaguardato 80 milioni di metri quadri di foresta, l’impatto ambientale dell’intero ciclo di vita dei prodotti sarà compensato grazie alla creazione e tutela di foreste in crescita in Madagascar.Articolo Img

Cambiare l’industria della moda

«L’industria della moda, per come è strutturata oggi, produce un’enorme quantità di rifiuti e di scorte che per la maggior parte finiscono invendute», ha spiegato Sahir Zaveri, Ceo e co-fondatore di King Children, e pioniere del movimento #zerowaste. «Lo scopo della nostra piattaforma è di sfruttare tecnologia e materiali altamente performanti per offrire un prodotto di altissima qualità esclusivamente nel momento in cui viene richiesto, evitando scarti e sovrapproduzione. La collaborazione con Paulo Dybala è speciale perché, oltre che sul lavoro tecnico legato alla resa delle prestazioni, è basata su un ideale comune, quello di garantire al mondo un futuro migliore, dove le attività umane, mediante la ricerca, possano coesistere in armonia con gli altri ecosistemi».Articolo Img

I gusti di Paulo

I gusti di Dybala in fatto di occhiali hanno condizionato lo stile della PD10 Personal Edition, edizione limitata per 1010 ordini, progettata da Leslie Muller, che spiega come «la superficie geometrica che caratterizza l’intera montatura è realizzabile esclusivamente con l’utilizzo della tecnologia laser, mentre il ponte a buco appartiene a un design più classico, elemento amato da Paulo». Futuribili anche i materiali, la collezione principale è infatti realizzata in nylon infrangibile di derivazione aerospaziale che permette di raggiungere un peso di soli 25 grammi e all’intera montatura di piegarsi in entrambe le direzioni senza rompersi. Mentre studi medici e neuroscientifici sono alla base delle lenti, realizzate in partnership con Zeiss.Articolo Img




Codebò investe nel green e presenta il suo primo Corporate Social Responsibility Report

Codebò investe nel green e presenta il suo primo Corporate Social Responsibility Report

Codebò, la più antica azienda ascensoristica italiana con una storia di oltre 100 anni, una tradizione familiare da cinque generazioni, oltre 7000 impianti gestiti e circa 1 milione di persone trasportate ogni giorno, ha presentato il suo primo report di Corporate Social Responsibility.

Il documento evidenzia come anche in un settore specialistico come quello della produzione e manutenzione di impianti di trasporto verticale sia possibile fornire un concreto e positivo contributo a tematiche di fondamentale importanza e scottante attualità, quali quelle della responsabilità sociale e del rispetto dell’ambiente.

“Oggi l’ascensore è il mezzo di trasporto più importante e più sicuro al mondo e ha una forte connotazione sociale, perché il superamento delle barriere architettoniche è un vantaggio per tutta la società. Abbiamo scelto volontariamente di intraprendere questo percorso di responsabilità sociale d’impresa perché come azienda ascensoristica il nostro obiettivo principale è da sempre quello di garantire la massima sicurezza nel trasporto di persone all’interno di edifici. Un impegno che oggi diventa in maniera ancora più importante una parte integrante della nostra attività produttiva, legandosi a temi come l’accessibilità, la sostenibilità e il risparmio energetico, per proteggere l’ambiente e migliorare la qualità della vita delle persone”, afferma Gianluca Codebò, Presidente dell’Azienda.

La sintesi di questi valori è tutta racchiusa nella sede torinese di Codebò, un edificio a rischio abbandono nella zona più industriale della città, che è stato completamente ristrutturato secondo i più avanzati criteri di ecosostenibilità: materiali rinnovabili, impianto fotovoltaico che consente la totale autosufficienza energetica della struttura, soluzioni all’insegna del risparmio energetico e dell’abbattimento di CO2, terrazza con orto pensile a disposizione dei dipendenti.

Al tempo stesso, tutti i diversi aspetti dell’attività rispecchiano i criteri aziendali di Corporate Social Responsibility: a partire dall’ottimizzazione dei consumi energetici degli ascensori prodotti, passando per progetti come la progressiva riconversione di tutto il parco auto con utilizzo di motori elettrici e le iniziative per rendere gli uffici sempre più plastic-free, fino alla grande attenzione dedicata alla qualità della vita dei collaboratori, sia per quanto riguarda l’ambiente stesso di lavoro, sia per una serie di servizi aggiuntivi a disposizione degli individui.

Un’attenzione che si è resa ancora più evidente in occasione dell’emergenza Coronavirus (durante la quale l’azienda ha continuato a garantire i servizi di manutenzione e assistenza tecnica) con la tempestiva fornitura di presidi completi di protezione personale a tutti i collaboratori e l’applicazione dello smart working per il personale impegnato in attività di ufficio, a cui ha fatto seguito l’attribuzione di un bonus a tutti i dipendenti, l’attivazione una polizza sanitaria assicurativa specifica per il sostegno economico in caso di eventuale contagio e la possibilità di effettuare un test sierologico direttamente a carico dell’azienda.

Un percorso che è comunque solo all’inizio: guardando al futuro, Codebò intende continuare la strada intrapresa, nel rispetto dell’Agenda Globale per lo Sviluppo Sostenibile promossa dalle Nazioni Unite, con una serie di nuovi progetti destinati a confermare e approfondire l’impegno dell’azienda per uno sviluppo sempre più sostenibile.