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Flessibilità e creatività: senza l’una non c’è l’altra

Flessibilità e creatività: senza l'una non c'è l'altra

La flessibilità si è guadagnata in tempi recenti una cattiva fama, cresciuta quanto più le offerte di lavoro “flessibile” sono andate confondendosi con quelle di lavoro precario e non garantito. Così oggi “flessibilità”, nella mente di molti, evoca immediatamente il fenomeno deteriore e spesso odioso del precariato, e sembra qualcosa da evitare a ogni costo. 
È un peccato: la flessibilità in sé, intesa come attitudine, proprietà o caratteristica che riguarda l’adattabilità a situazioni o condizioni diverse, non ha certo connotati negativi.

FUORVIANTE. Una sorte analoga è capitata ancora prima alla creatività, e ai termini e alle pratiche correlate. Si è parlato di “finanza creativa” per intendere finanza opaca e truffaldina, e di soluzioni “creative” per intendere soluzioni inefficaci, poco praticabili o del tutto campate per aria. Anche questa è un’interpretazione fuorviante.

IL SENSO AUTENTICO. Però, se non recuperiamo il senso più autentico e profondo dei due concetti, ci perdiamo qualcosa di importante e di utile, specie di questi tempi di cambiamenti non semplici. Dunque, vale la pena di provare a farlo. Tra l’altro, i due concetti sono strettamente correlati.
Ormai la comunità scientifica internazionale si è allineata su una definizione di creatività che incrocia due criteri fondamentali: per poter essere definito creativo, un ritrovato dev’essere nuovo, cioè inedito. E dev’essere appropriato e utile (cioè, la collettività deve potergli riconoscere qualche tipo di valore: o economico, o estetico, o etico). 

QUELLO CHE CREATIVO NON È. La definizione può sembrare vaga e, nella misura in cui deve potersi applicare all’infinita gamma delle invenzioni, delle scoperte, delle produzioni e dei comportamenti possibili in qualsiasi campo, per molti versi lo è. 
Ma, se non altro, ci aiuta a discriminare efficacemente ciò che di sicuro non è creativo perché già esiste e dunque non è nuovo (per esempio, l’invenzione di una pizza guarnita con pomodoro, mozzarella e basilico). Oppure perché non ha utilità né valore (per esempio, l’invenzione di una pizza guarnita con chiodi, lucido da scarpe e candeggina). 

RUOLO CENTRALE. Le nuove idee nascono nella mente delle singole persone: per questo la creatività è, e rimane, un fenomeno squisitamente psicologico e individuale. Ovviamente, lo sviluppo delle idee creative, e la loro traduzione in ritrovati innovativi, è invece di norma un fenomeno che coinvolge gruppi, o intere comunità.
Se osserviamo come funziona la mente delle persone che sanno praticare il pensiero creativo, eccoci all’intersezione fra creatività e flessibilità, intesa come attitudine psicologica e stile comportamentale. 
La flessibilità di pensiero gioca un ruolo centrale nell’abilità di generare idee nuove che è tipica delle persone molto creative. Permette di usare categorie mentali diverse e alternative per riorganizzare l’esperienza. Aiuta a superare gli schemi e a formulare ipotesi, interpretazioni e soluzioni originali, osservando fatti e problemi da prospettive differenti. La flessibilità comportamentale aiuta ad affrontare efficacemente i cambiamenti, e ad adattarvisi modificando i propri modi di agire.

I CONTESTI E IL VALORE. Torniamo alla pizza alla candeggina: poiché a determinare il riconoscimento di un valore sono i contesti, di sicuro la proposta di quella pizza non ha alcun valore se siamo in pizzeria ed è ora di cena. Però potrebbe forse averne all’interno di una performance d’arte concettuale. O in uno sketch televisivo che prende in giro i cuochi e (rieccoci) la “cucina creativa”. E può aver valore perfino, in qualità di esempio, in questo articolo.

PRECONDIZIONE. Giusto per concluderlo, l’esempio: saper ragionare in modo flessibile è una precondizione della creatività. E se il nostro problema fosse esattamente quello di riuscire a cavare del buono dall’invenzione di una pizza alla candeggina (cioè: se la scommessa fosse trasformare qualcosa che non è creativo in qualcosa che lo è) avremmo bisogno, appunto, di una grande flessibilità mentale per immaginare contesti plausibili (se ve ne vengono in mente altri, scriveteli nei commenti).

FLESSIBILI, CREATIVI E SODDISFATTI. Dai, ora lasciamo perdere la pizza e parliamo di faccende più serie. Essere flessibili è un tratto di personalità, correlato con l’apertura al cambiamento. Con la capacità di esprimere le proprie potenzialità anche, e soprattutto, in situazioni fuori dalla norma. Con il benessere individuale e più in generale con il grado di soddisfazione per la propria vita.  

TROVARE ALTERNATIVE. Essere flessibili aiuta a immaginare alternative a una condizione non ottimale, o ad adattarsi più agevolmente e come meglio è possibile quando, di alternative, non ce ne sono proprio (volete un esempio recente? Pensate ai due mesi che tutti abbiamo dovuto passare restando chiusi in casa).
Essere flessibili aiuta anche ad affrontare meglio e più efficacemente le crisi, senza lasciarsi travolgere dall’ansia o dalla rabbia, e senza sentirsi sovrastati dallo stress. 

AFFRONTARE I CAMBIAMENTI. In realtà, tutti sappiamo essere, almeno un po’ flessibili (e, dunque, almeno un po’ creativi) quando affrontiamo quotidianamente i cambiamenti dell’ultimo minuto e riusciamo a ristrutturare la nostra giornata e le nostre attività. 
O quando, magari all’improvviso, sappiamo trovare un modo alternativo, e più semplice, per fare qualcosa che abbiamo sempre fatto: un nuovo percorso. Una nuova procedura. Un nuovo modo per organizzarci. Siamo flessibili quando riusciamo a trasferire da un campo a un altro una pratica che si è rivelata fruttuosa.

BIMBI E MOTORI. A proposito di trasferire soluzioni da un campo all’altro, ecco il mio esempio favorito: i medici di terapia intensiva del Great Ormond Street Hospital for Children, un noto ospedale pediatrico londinese, hanno il problema di ottimizzare le complesse procedure di indirizzamento dei piccoli pazienti al reparto di terapia intensiva. 
È un complicato sistema di azioni che devono essere eseguite bene, in fretta, da molte persone insieme. Per ottimizzarle, e dimostrando una notevole flessibilità di pensiero, i medici chiedono aiuto ai tecnici del pit stop della Ferrari. Il know-how Ferrari viene così trasferito dai circuiti di Formula 1 alle corsie. Il risultato è un protocollo più efficace, oggi adottato in molti altri ospedali.

SCIMMIE E TOPI. Il dono della flessibilità non è esclusivo di noi esseri umani. Hanno comportamenti flessibili le scimmie cappuccine e anche i topi (non a caso una delle specie di maggior successo sul pianeta). In un recente esperimento, un gruppo di scienziati ha insegnato ai topi come guidare piccole auto per procurarsi del cibo. 
Diciamolo: guidare non è esattamente un comportamento da topi. Eppure, questi ce l’hanno fatta. La cosa interessante è che i topi medesimi, dopo aver appreso le basi della guida, hanno ridotto i propri livelli di stress. E hanno accettato facilmente nuovi compiti più impegnativi.

NUOVE SFIDE E NUOVI STIMOLI. L’altra cosa interessante è che i topi cresciuti in ambienti più ricchi di stimoli hanno imparato prima a guidare, e meglio. 
Ho il fondato sospetto che questo funzioni anche con gli esseri umani: più siamo esposti a nuove sfide e a nuovi stimoli (o più sappiamo considerare come uno stimolo e una sfida i cambiamenti che ci coinvolgono), più diventiamo flessibili, più sappiamo essere creativi, meglio riusciamo a gestire gli eventi, più risorse abbiamo per provare a migliorare le cose.




Nascerà in Sicilia il primo parco eolico galleggiante del Mediterraneo

Nascerà in Sicilia il primo parco eolico galleggiante del Mediterraneo

Investimento da 740 milioni di euro della danese Copenhagen Offshore Partners al largo di Marsala: tecnologia in espansione

Il primo parco eolico galleggiante del Mediterraneo potrebbe nascere presto nel Canale di Sicilia, al largo di Marsala. L’impianto, chiamato 7Seas Med, sarà composto da 25 pale galleggianti da 10 megawatt ciascuna e sarà invisibile dalla costa siciliana, a una distanza di oltre 35 chilometri da Marsala e altrettanti dalle Egadi, in direzione della Tunisia.

In quello specchio di mare il fondale ha circa 300 metri di profondità e quindi si presta a meraviglia per delle turbine galleggianti, mentre sarebbe impossibile installarvi delle normali turbine offshore fisse, che non possono superare una profondità di 50-60 metri.

Il progetto, che comporta un investimento di 741 milioni di euro, è stato sviluppato dalla società danese Copenhagen Offshore Partners con il sostegno del fondo Copenhagen Infrastructure Partners, specializzato in grandi progetti di energia rinnovabile in tutto il mondo, ed è stato presentato prima dello scoppio della pandemia al ministero dell’Ambiente e al ministero delle Infrastrutture.

«Ora navighiamo nel mare procelloso della burocrazia italiana, ma se tutto andrà bene il programma prevede di avviare il cantiere nel 2023», commenta il progettista Luigi Severini, che ha firmato anche il progetto del parco eolico offshore di Taranto.

Offshore in grande crescita

La tecnologia che verrà utilizzata si chiama TetraSpar ed è stata sviluppata da Henrik Stiesdal, il padre dell’energia eolica danese. Stiesdal, 63 anni, ha costruito la prima turbina eolica commerciale nel ’78, vendendone la licenza a Vestas e proiettando così la società verso la leadership mondiale del settore. Poi è passato a Siemens, dov’è stato fino al 2014 il Chief Technology Officer di Siemens Wind Power, oggi Siemens Gamesa. Sotto i suoi occhi il settore è cresciuto da zero ai 600 gigawatt installati oggi nel mondo.

Ora si sta dedicando al segmento più in crescita di questa tecnologia, l’offshore, che nell’ultimo decennio è cresciuto del 30 per cento all’anno, grazie allo sviluppo di turbine sempre più grandi e più potenti, con una drastica riduzione dei costi. L’ultima nata, di Siemens Gamesa, è una macchina alta 260 metri, quasi quanto il Chrysler Building di New York, e sarà testata nei prossimi mesi in Danimarca.

Pur rappresentando ancora meno dell’1 percento della produzione mondiale di elettricità, l’eolico offshore è diventato un elemento centrale nella generazione elettrica del Nord Europa. Da qui al 2040, l’International Energy Agency prevede che l’eolico offshore attrarrà investimenti per 840 miliardi di dollari, equivalenti a quelli nel gas naturale.

C’è un problema, però. Le soluzioni tecnologiche che hanno avuto tanto successo nel Mare del Nord e nel Baltico non sono adatte per le coste più scoscese del resto del mondo. Nell’Europa del Nord, in Cina e sulla costa orientale degli Stati Uniti, l’installazione di turbine offshore fisse è stata facilitata da una stranezza geografica: la presenza di acque poco profonde vicino a grandi centri abitati.

Nel resto del mondo questa stranezza non esiste. La California, ad esempio, potrebbe essere alimentata anche al cento per cento dall’eolico offshore, ma dev’essere galleggiante. Se la prossima generazione di eolico offshore sarà galleggiante e se i costi resteranno bassi, si potrebbe aprire un’era di energia quasi illimitata e senza emissioni.

L’International Energy Agency stima che le turbine eoliche galleggianti potrebbero fornire elettricità sufficiente a soddisfare 11 volte la domanda mondiale di elettricità, in base alle proiezioni del fabbisogno previsto nel 2040.

Economie di scala d’altura

Per questo motivo gli inventori del settore si stanno impegnando nello sviluppo di turbine galleggianti. Tra loro c’è anche Stiesdal, con la società fondata dopo essere uscito da Siemens, partecipata da Shell e dalla tedesca Innogy. Il suo prototipo, da 6 megawatt, è in costruzione in Danimarca con la partecipazione di Siemens e sarà varato a breve in acque norvegesi.

«La particolarità della tecnologia di Stiesdal, che la distingue da quelle dei concorrenti, è che si basa sull’utilizzo di elementi di galleggiamento composti dagli stessi cilindri di metallo con cui si costruiscono le torri eoliche, quindi non prevede una produzione ad hoc per questi elementi, che vanno a formare un grande triangolo da 80 metri di lato alla base della torre. Questo comporta un enorme vantaggio sul piano delle economie di scala e dell’industrializzazione, infatti le turbine di Stiesdal sono molto meno costose delle altre turbine galleggianti utilizzate nei progetti entrati in funzione finora», spiega Severini.

Il suo triangolo è in grado di reggere macchine gigantesche, come le altre turbine offshore, con 220-240 metri di diametro. «Quelle previste nel parco 7Sea Med sono da 10 megawatt di potenza, ma in altri progetti che abbiamo nel Mediterraneo si parla già di usare turbine da 12 e perfino da 14 megawatt, con le economie di scala che si possono immaginare e un impatto ambientale sempre più ridotto, visto che servono meno turbine per arrivare alla potenza totale desiderata», precisa Severini.

Opportunità per l’Italia

Data la dimensione di questi impianti, l’Italia potrebbe diventare un leader di questo settore in grandissima crescita, perché ha le strutture per affrontare le turbine giganti, strutture che nel resto del Mediterraneo non ci sono.

«Per l’industria italiana potrebbe essere un’occasione straordinaria, che andrebbe esaminata con attenzione in sede di programmazione economica – fa notare Severini -. Taranto, in particolare, ha ancora sia la cantieristica adatta a strutture di grandi dimensioni, necessaria per sviluppare una produzione di questo tipo, sia la materia prima, che potrebbe venire dall’Ilva».

Tra i concorrenti di Stiesdal c’è la norvegese Equinor, pioniera nello sviluppo dell’eolico galleggiante, con il suo progetto pilota al largo della costa scozzese nel Mare del Nord. Ora la società prevede di espandersi con un impianto più grande da 500 milioni di euro in Norvegia.

Un altro importante concorrente è Principle Power, che è supportato dalla compagnia petrolifera spagnola Repsol e da Energias de Portugal. Principle ha già testato il suo design nell’Atlantico con alcune delle più grandi turbine sul mercato.

Grazie a una serie di progetti che si affollano nella pipeline, gli analisti di Bloomberg New Energy Finance prevedono una crescita esponenziale per l’eolico galleggiante, che dovrebbe arrivare a 3,5 gigawatt installati entro il 2030.




L’accusa all’algoritmo di Instagram: “Un circolo vizioso, favorisce le foto seminude”

L’accusa all'algoritmo di Instagram: "Un circolo vizioso, favorisce le foto seminude"

Un’indagine di AlgorithmWatch ha analizzato quali immagini appaiano di frequente al vertice delle bacheche degli utenti: le immagini ‘al limite’ vengono promosse sulle altre nella generalità degli utenti, schiacciando la varietà della piattaforma

SE TI spogli su Instagram fai più cuoricini, perché l’algoritmo ti butta in pasto su più bacheche e favorisce la tua foto rispetto ad altre, sostenendo le tue attività e la popolarità sul social. Questa, almeno, la tesi di uno studio realizzato da AlgorithmWatch e dall’European Data Journalism Network secondo il quale i contenuti di questo tipo godano di un trattamento privilegiato in termini di visibilità sulla piattaforma. Il titolo non lascia dubbi: “Spogliati o fallirai: l’algoritmo di Instagram obbliga gli utenti a mostrare la pelle”.

Per provarlo i ricercatori hanno analizzato le newsfeed, parlato con creatori di contenuti e approfondito i brevetti. In particolare, il team – come si legge sul sito di Algorithm Watch – ha chiesto a 26 volontari di installare un add-on, cioè un’estensione per il loro browser programmata per aprire il loro account Instagram a intervalli di tempo regolari e registrare quali post apparissero ogni volta in cima alle loro bacheche. Una specie di campionamento. I volontari hanno poi iniziato a seguire gli account di un gruppo selezionato di creatori – 37 professionisti in 12 paesi – che sfruttano Instagram per promuovere i propri brand o attrarre nuovi utenti e clienti pubblicando post a tema cibo, turismo, fitness, moda o bellezza.

Delle 2.400 immagini postate dai creatori e raccolte in 1.737 post 362 (21%) raffiguravano maschi a torso nudo oppure donne in bikini o in abbigliamento intimo. I ricercatori hanno così voluto mettere alla prova l’algoritmo: se Instagram non dà priorità a questo genere di foto, i volontari avrebbero dovuto visualizzare una certa diversità e varietà di contenuti. Ma questo non è accaduto, come spiega anche The Next Web: “Nelle bacheche dei volontari i post con immagini seminude sono stati il 30% dei contenuti pubblicati dagli account”. Per dirla con le parole del team, “se Instagram non alterasse l’algoritmo, i post nel feed di notizie degli utenti dovrebbero corrispondere, nella loro varietà, ai post dei creatori di contenuti che seguono. E se Instagram personalizzasse il feed di notizie di ciascun utente in base ai suoi gusti personali, la varietà dei post nei feed di notizie dovrebbe essere diversa per ciascun utente. Ma non è quello che abbiamo riscontrato”.

Nel dettaglio, le immagini femminili di questo tipo hanno fatto segnare il 54% in più di probabilità di comparire, anche più volte, nella parte alta della newsfeed mentre i post maschili hanno goduto di una spinta di visibilità del 28%. Al contrario, contenuti con cibo o paesaggi avevano il 60% di probabilità in meno di finire in cima alle bacheche dei volontari. Tutto questo, secondo Nicolas Kayser-Bril, reporter di AlgorithmWatch che ha firmato il report insieme a Judith Duportail, Kira Schacht ed Édouard Richard, sta a incarnare il modo in cui gli algoritmi fossilizzino i pregiudizi di determinati gruppi di utenti, estendendoli alla generalità dell’audience: “Una minoranza di utenti Instagram vede la piattaforma come una libera fonte di immagini soft porn e il loro atteggiamento è probabilmente individuato dai sistemi di machine learning e amplificato, così le immagini di nudo sono promosse a tutti, in un circolo vizioso” ha scritto Kayser-Bril su Twitter. Il circolo vizioso, o meglio questa stortura algoritmica, consisterebbe nello spingere i creatori, in particolare le donne, a postare foto di questo genere per attrarre più visualizzazioni. Distorcendo però anche la varietà presente sull’app, frequentata da un miliardo di persone ogni mese.

Se per esempio le creatrici femminili hanno postato foto seminude nel 17,6% dei casi, agli utenti quelle immagini sono state sottoposte con rilevanza il 28,4% delle volte. Stesso effetto per foto di uomini a torso nudo: 26,9% del totale le immagini effettivamente postate contro il 36,9% delle visualizzazioni in evidenza. Questo potrebbe non valere per tutti gli utenti, specifica lo studio. Per esempio, nonostante il fenomeno si sia verificato con tutti i volontari, a una piccola minoranza sono stati effettivamente offerti post più vari, in grado di riflettere meglio la diversità di argomenti e interessi degli influencer e autori. Insomma, sembrerebbe che una forte personalizzazione dei propri gusti (di chi seguiamo, da chi siamo seguiti, le storie che visualizziamo, le pubblicità che clicchiamo e così via) riesca a contenere, anche se in modo moderato, quella che per gli esperti apparirebbe invece come una pressione costante e generalizzata. “È probabile che l’algoritmo di Instagram favorisca la nudità in generale, ma che la personalizzazione, o altri fattori, limitino questo effetto per alcuni utenti” si legge nel report che ha fatto validare statisticamente i suoi dati.

Si tratta di uno studio molto limitato ma significativo. Fra l’altro, gli autori intendono proseguire concedendo la possibilità a chiunque di installare quell’add-on e contribuire così ad ampliare la portata dell’indagine. Facebook ha ovviamente replicato ai ricercatori spiegando che “questa ricerca è imperfetta in vari modi e mostra un fraintendimento di come funziona Instagram. Classifichiamo i post nel tuo feed in base ai contenuti e agli account per i quali hai mostrato interesse, non a fattori arbitrari come la presenza di costumi da bagno”. Ma per i ricercatori non ci sono dubbi: “Abbiamo motivi per ritenere che i nostri risultati siano rappresentativi di come generalmente funziona Instagram”.

Tanti i pezzi che spingono in questa direzione. Per esempio un brevetto del 2015, che includerebbe anche lo “state of undress”, cioè la quantità di pelle mostrata, fra i parametri utilizzati dall’algoritmo per valutare la “metrica di coinvolgimento” che, in ultima istanza, stabilisce quanta rilevanza debba avere una certa immagine nelle bacheche degli utenti. Senza contare le problematiche legate ai dataset di training dei meccanismi di analisi e visione artificiale che passano al vaglio un certo contenuto ancora prima che l’algoritmo intervenga (e che spesso, fra l’altro, compiono errori grotteschi).

“La sottile differenza tra ciò che è incoraggiato e ciò che è proibito è decisa da algoritmi di visione artificiale non certificati e probabilmente distorti” spiegano i ricercatori. Individuando il meccanismo che gli utenti sono forzati a sposare per rispettare le regole della comunità e al contempo massimizzare le caratteristiche dell’algoritmo: “Ogni volta che pubblicano un’immagine, i creatori di contenuti devono seguire questa linea molto sottile rivelando abbastanza da raggiungere i propri follower ma non così tanto da essere cacciati dalla piattaforma”.

Il gruppo di lavoro si spinge oltre, fino a ipotizzare che dal momento che la gran parte di questi brevetti sembrerebbero essere stati firmati in maggioranza da ingegneri uomini, rispecchierebbero e anzi produrrebbero questi effetti: “Una recensione di 238 brevetti depositati da Facebook contenente la frase “visione artificiale” ha mostrato che, su 340 persone elencate come inventori, solo 27 erano donne” aggiungono gli autori. Un fenomeno così radicato a tal punto da poter configurare possibili discriminazioni all’imprenditoria femminile: “Mentre i nostri risultati mostrano che i creatori di contenuti maschili e femminili sono costretti a ‘mostrare la pelle’ in modi simili se vogliono raggiungere il loro pubblico, l’effetto potrebbe essere maggiore per le donne ed essere considerato una discriminazione delle donne imprenditrici”.




“Compagni di Banco”: Lidl dona a Banco Alimentare 33 muletti elettrici

"Compagni di Banco": Lidl dona a Banco Alimentare 33 muletti elettrici

Verranno impiegati dai volontari per la movimentazione veloce e sicura delle merci

Secondo gli ultimi dati diffusi dal Banco Alimentare, le richieste di pacchi di cibo sono aumentate del 40% mediamente in tutta Italia con picchi del 70% in alcune regioni del Sud. In risposta alla richiesta lanciata dal Banco Alimentare per avere attrezzature volte a ottimizzare l’attività logistica, Lidl ha donato 33 muletti elettrici, mezzi indispensabili per la movimentazione rapida e sicura delle merci.

Prosegue così la collaborazione tra Lidl e il Banco Alimentare iniziata con la partecipazione all’annuale colletta alimentare e poi consolidata, nel 2018, con il progetto di recupero delle eccedenze denominato “Oltre il Carrello – Lidl contro lo spreco”.

“Il contributo di Lidl in questo momento di emergenza risulta molto importante – afferma Giovanni Bruno, presidente della Fondazione Banco Alimentare Onlus – I muletti donati verranno utilizzati nei nostri magazzini in tutta Italia per le operazioni logistiche e ci aiuteranno nelle nostre operazioni quotidiane. Spesso ci si dimentica del lavoro che c’è dietro il recupero e la distribuzione del cibo, un lavoro complesso e dispendioso che ci permette di essere efficienti e veloci nel sostenere le strutture caritative e le persone in difficoltà”.

“Questo aiuto – aggiunge – ci giunge quindi particolarmente gradito perché le richieste di sostegno alimentare non fanno che aumentare e la situazione nel breve periodo non migliorerà certamente. Abbiamo quindi bisogno dell’aiuto di tutti per riuscire ad essere presenti sul territorio e non lasciare indietro nessuno”.

Massimiliano Silvestri, presidente di Lidl Italia, aggiunge: “Collaboriamo con il Banco Alimentare da oltre 10 anni e ci sentiamo veri e propri ‘compagni di Banco’. Abbiamo a cuore l’attività di tutti i volontari che offrono un contributo concreto alla Comunità e ci impegniamo al fine di poterla migliorare. Siamo molto felici di aver alleggerito lo sforzo logistico dei tanti magazzini del Banco Alimentare grazie alla donazione di questi muletti elettrici, strumenti che noi, come azienda della Grande Distribuzione, diamo per scontati, ma che per una realtà basata sul volontariato assumono un valore ancora più alto.”

Lidl Italia,in questo momento difficile dovuto alla pandemia, ha realizzato numerose attività volte al sostegno delle persone in difficoltà. Da inizio emergenza ad oggi, infatti, ha effettuato donazioni di prodotti alimentari di prima necessità per un totale di oltre 57 tonnellate di cibo a cui si aggiungono anche i prodotti per la detergenza: un aiuto concreto per le fasce di popolazione più duramente colpite dalla crisi in atto.

L’azienda aderisce, inoltre, anche all’iniziativa della “Spesa sospesa”: i clienti possono acquistare prodotti di prima necessità e lasciarli in un apposito contenitore all’uscita del punto vendita. I prodotti vengono poi raccolti dai volontari delle associazioni territoriali che li donano alle persone bisognose. Ad oggi, sono oltre 245 i punti vendita dell’insegna in cui è stata attivata l’iniziativa.




Dimensioni immagini social 2020: Facebook, Instagram, Twitter e YouTube

Dimensioni immagini social 2020: Facebook, Instagram, Twitter e YouTube
  • Le nuove dimensioni delle immagini social 2020 per Facebook possono essere insidiose. Vediamo insieme landscape, portrait, square e immagini 3D;
  • Altre novità riguardano Instagram: formati dei post, immagini, stories e video che modificano l’impatto e il design;
  • Ottimizza la tua presenza anche su Twitter e YouTube con una copertina adeguata, immagini e video nei post.

social network non smettono mai di evolversi per rendere l’esperienza utente sempre più piacevole e immersiva, al punto da diventare molto simili tra loro. Esistono, però, differenze sostanziali da notare, ed è questo il motivo per cui l’immagine utilizzata come copertina su Facebook potrebbe non essere adatta, per esempio, a YouTube.

Qui di seguito le dimensioni ottimali delle immagini social 2020 per Facebook, Instagram, Twitter e YouTube. Quelle consigliate sono disposte in modo ordinato, per riuscire a immaginare come appaiono nelle interfacce dei principali social network.

Facebook – Dimensioni immagini social 2020

Il “big brother” dei social network è in costante aggiornamento, per cui occorre fare attenzione a come usarlo – anche in termini di impatto visivo – per non risultare “old school” nel nostro digital marketing.

Anche se abbiamo già pronta un’immagine sorprendente, appena caricata sui social potrebbe apparire in modo totalmente diverso da come ce l’aspettavamo. Per questo, (almeno) una volta all’anno è buona regola accertarsi della presenza di eventuali variazioni che possono ostacolare la nostra brand awareness.

Foto profilo

Partiamo dalla classica foto profilo di Facebook. La foto presente sulla pagina Facebook aziendale vi rappresenta: meglio quindi preferire il solo logo alle foto, tranne che in alcuni casi particolari, per evitare l’effetto “cugino”.

Dimensione: 170 x  170 px (min.)
Dimensione di upload consigliata: 180 x 180 px
Grandezza massima: 100 KB
Aspect ratio: 1:1
Formato: JPG, PNG

Immagine di copertina

L’immagine di copertina può essere utilizzata per parlare di te su una pagina personale, o per raccontare il tuo brand. Una parte dell’immagine, però, scompare da mobile, “tagliando” di fatto i bordi laterali. Ecco perché è necessario calibrare bene il centro dell’immagine e i contenuti al suo interno, tenendo conto della porzione che sarà coperta dalla foto profilo.

Dimensione: 820 x 360 px
Aspect ratio: 16:9
Formato: JPG, PNG

La foto verrà visualizzata nei seguenti formati:
Desktop: 820 x 312 px
Smartphone: 640 x 360 px

Sulla copertina di Facebook è possibile caricare anche una serie di immagini (slideshow) o un video, rispettando ovviamente precisi canoni. Maggiori informazioni sono disponibili sulla guida ufficiale.

Evento Facebook

La scheda dedicata ad un evento aiuta a catturare l’attenzione e a renderla visibile al maggior numero di utenti. Quindi, anche qui, scegli attentamente l’immagine.

Dimensione consigliata: 1200 x 628 px
Aspect ratio: 16:9Formato JPG, PNG

Quando pubblichi su Facebook, preferisci sempre il formato PNG piuttosto che JPG, specialmente se le immagini contengono testi o loghi. Se vuoi utilizzare la promozione automatica del tuo post, verifica che il testo non occupi più del 20% dell’immagine, altrimenti Facebook non lo farà.

Immagini e video nel feed

Le immagini pubblicate nella bacheca o nel nostro feed di notizie possono essere condivise in 3 differenti formati:

  • Portrait post (selfie)
  • Square post (immagine quadrata)
  • Landscape post (immagine rettangolare o link condiviso)

Portrait post

Un’immagine verticale che viene spesso usata per mettere in risalto una o più persone, inquadrate da vicino nello scatto.

Dimensione consigliata: 1500 x 1200 px
Aspect ratio: 9:16
Formato: JPG, PNG

Square post

La classica immagine 1:1 non rischia mai di apparire tagliata o accorciata, perché Facebook la mostra nella sua interezza grazie alla sua ratio che resta sempre fissa (froma quadrata).

Dimensione consigliata: 1080 x 1080 px
Aspect ratio: 1:1
Formato: JPG, PNG

Non sai creare immagini 3D? Da pochissimo Facebook ha reso automaticamente disponibile questa funzione per creare effetti 3D con la riconversione automatica di foto 2D. Ti basterà caricare qualunque foto dal tuo desktop (con mappa di profondità) o smartphone, e poi utilizzare l’apposita opzione.

Landscape post

Un’altra tipologia di contenuto da condividere su Facebook è il link ad un contenuto esterno. Funziona come per l’immagine, e consente di visualizzare un’anteprima della pagina esterna. Quando si condivide un link, a volte possono sorgere problemi di visualizzazione. L’immagine di anteprima può avere margini grigi ai lati, oppure è tagliata o decentrata.

Per questo, una volta verificati i parametri impostati nel sito web da cui proviene il link (quando possibile), è bene usare il debugger di condivisione per evitare sorprese e migliorare la resa.

Dimensione consigliata: 1200 x 1500 px
Aspect ratio: 1.9:1
Formato JPG, PNG

Per quanto riguarda i video, invece:

  • Video nel feed
  • Facebook video ads

Ricorda che puoi pubblicare post anche allegando dei video con ampia durata.

Facebook Video

Dimensione consigliata: 1280 x 720 px
Dimensione minima: 600 px
Aspect ratio: 16:9 (landscape), 9:16 (portrait)
Grandezza massima: 4 GB
Formato: mp4, mov
Durata massima: 4h (240 min.)

Facebook Video Ads

Dimensione consigliata: 1280 x 720 px
Dimensione minima: 600 px
Aspect ratio: 16:9 (landscape), 9:16 (portrait)
Grandezza massima: 4 GB
Formato: mp4, mov
Durata massima: 4h (240 min.)

Facebook Stories

Le stories sono contenuti temporanei in formato verticale, visibili per 24h in cima alla tua homepage, che possono essere decorati in vari modi e arricchiti da link, adesivi, gif animate e molto altro.

Dimensione consigliata: 1080 x 1920 px
Dimensione minima: 500 x 500 px
Aspect ratio: da 1.91:1 a 9:16
Grandezza massima: 4 GB
Dimensioni per testo nell’immagine: 1080 x 1420 px (centrato)
Formato: JPG, PNG

Per i video da pubblicare nelle stories:
Formato consigliato: mp4, mov
Durata massima: 15 sec.

Instagram – Dimensioni immagini social 2020

Foto profilo

La foto del profilo Instagram viene visualizzata in alto a sinistra e sopra la biografia. Se cattura l’attenzione, attirerà più click su “follow”.

immagini social 2020, Instagram

Dimensione minima: 180 x 180 px
Aspect ratio: 1:1
Formato: JPG, PNG

Instagram post

Square post
Dimensione consigliata: 1080 x 1080 px
Aspect ratio: 1:1
Formato: JPG, PNG, GIF

Portrait post
Dimensione consigliata: 1080 x 1350 px
Aspect ratio: 1:1.25
Formato: JPG, PNG

Landscape post
Dimensione consigliata: 1080 x 608 px
Aspect ratio: 1.91:1
Formato: JPG, PNG, GIF

Video per Instagram

Instagram Feed Video

Dimensione consigliata: 1080 x 1080 px
Dimensione minima: 600 x 600 (Square), 600 x 315 (Landscape), 600 x 750 (Portrait)
Aspect ratio: 1:1, 1.9:1, 4:5
Grandezza massima: 4 GB
Formato: mp4, mov
Durata massima: 1 min. (60 sec.)

Instagram Stories

Anche qui le stories possono contenere immagini o video e contenere link, approfondimenti all’interno di Instagram TV e perfino effetti AR.

Dimensione consigliata: 1080 x 1920 px
Dimensione minima: 500 x 500 px
Aspect ratio: 9:16
Grandezza massima: 4 GB
Dimensioni per testo nell’immagine: 1080 x 1420 px (centrato)
Formato: JPG, PNG

Per quanto riguarda i video nelle stories:
Formato consigliato: mp4, mov
Durata massima: 15 sec.

Twitter – Dimensioni immagini social 2020

Famoso per i suoi brevi “cinguettii”, Twitter è spesso il social network che anticipa le notizie provenienti da brand e politici in forma di “brevi” dichiarazioni. Inoltre, è usato dalle aziende anche per fornire servizi di assistenza in tempo reale.

Foto Profilo Twitter

Anche su Twitter, la foto profilo è l’immagine centrale del tuo account, che apparirà molto spesso nello stream dei tuoi follower. Quindi, evita le immagini che appaiono poco riconoscibili nella miniatura. Se hai un brand, limitati a pubblicare il tuo logo, ben proporzionato.

Dimensione: 400 x 400 px
Aspect ratio: 1:1
Formato: JPG, PNG, GIF non animata

Immagine di copertina

L’immagine di copertina occupa uno spazio importante, al di sopra di tutti i tweet che pubblichi. Inoltre è reattiva, e appare più grande o più piccola a seconda dello schermo su cui la visualizzi. Per questo, è fondamentale che sia in alta definizione. Ma puoi sostituirla ogni volta che c’è una promozione in corso, un po’ come se fosse il “cartellone pubblicitario” del tuo profilo.

Dimensione consigliata: 1500 x 500 px
Grandezza fine massima: 10 MB
Aspect ratio: 3:1
Formato: JPG, PNG, GIF

Immagini e video nei tweet

Anche su Twitter puoi allegare foto ai tweet, e perfino aggiungere del testo alternativo per rendere le immagini facilmente accessibili a tutti gli utenti. Un tweet contenente un’immagine ha maggiore appeal rispetto a quelli con solo testo.

Le immagini vengono adattate allo schermo dell’utente. Assicurati che Twitter mostri la porzione di foto che vuoi rendere visibile, centrandola orizzontalmente.

Dimensione consigliata: 1200 x 675 px
Formato: JPG, PNG, GIF

Per i Twitter landscape video:
Dimensione consigliata: 1280 x 1024 px
Dimensione minima: 32 x 32 px (Square video)
Aspect ratio: tra 1:2.39 e viceversa 2.39:1
Grandezza massima: 512 MB
Formato consigliato: mp4 (web), mov (mobile)
Durata massima: 2,20 min. (140 sec.)

YouTube – Dimensioni immagini social 2020

E infine YouTube, il “Google” dei video. Qui l’impianto grafico è molto importante: attenzione soprattutto alle immagini che presentano i vostri canali e video brandizzati.

Foto profilo del canale

La foto profilo del canale (quella che compare anche sull’account del brand Google+ per G Suite) è molto simile a quella di Facebook: deve rappresentare il brand con un logo, foto riconoscibile o immagini rappresentative.

Dimensione: 800 x 800 px
Aspect ratio: 1:1
Formato: JPG, PNG

Immagine di copertina del canale

La visualizzazione dell’immagine di presentazione del canale varia sensibilmente su desktop, tablet e smartphone. Attenzione, quindi, all’anteprima visibile prima della pubblicazione.

Dimensione consigliata: 1546 x 423 px
Dimensione massima desktop: 2560 x 423 px
Dimensioni minime (per desktop e mobile): 1546 x 423 px
Visualizzazione Full TV: 2560 x 1440 px
Visualizzazione per tablet: 1855 x 423 px
Formato: JPG, PNG, GIF

Thumbnails

Le immagini di anteprima dei video determinano, nella maggior parte dei casi, un click immediato oppure lo “scrolling” indifferente dell’utente. Ecco perché è importante prepararle con cura, anche se YouTube consente di selezionare un frame del video come anteprima dopo averlo caricato.

Dimensione consigliata: 1280 x 720 px
Formato: JPG, PNG

YouTube Video

Dimensione consigliata: 1920 x 1080 px
Dimensione minima: 426 x 240 px (Landscape)
Aspect ratio: 16:9, 4:3
Grandezza massima: 128 GB
Formato consigliato: mp4, mov, avi, wmv, flv, 3gpp, webm
Durata massima: 12 h

Video Ads

Stai pensando di creare video ads? YouTube è sicuramente il tuo ambiente ideale. Assicurati di ottimizzare il formato, e il gioco è fatto. I tuoi video promozionali possono essere visualizzati prima del video ospitante (con la possibilità di “skippare” se non hanno breve durata), oppure al suo interno (mid-roll), o con altre modalità che potrai consultare sulla guida ufficiale.

immagini social 2020

Dimensione consigliata: 1920 x 1080 px
Dimensione minima: 426 x 240 px (Landscape)
Aspect ratio: 16:9, 4:3
Formato consigliato: mp4, mov, avi, wmv, flv, 3gpp, webm
Durata massima: 12 h (Skippable), 30 sec. (Mid-roll), 20 sec. (Non-skippable), 6 sec. (Bumper)