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Gimme5, la app per i piccoli risparmiatori

Gimme5, la app per i piccoli risparmiatori

Seguendo il trend della digitalizzazione della gestione di
portafoglio, un team di italiani ha ideato l’applicazione Gimme5. Quest’app, disponibile
sia per Android che per iOs è rivoluzionaria nel settore dell’investimento
privato in quanto consente di investire anche somme piccolissime (il minimo è 5
euro). Come emerge dal sito web dell’app lo scopo è proprio quello di evitare
che il piccolo risparmio rimanga fermo sul conto in banca.

Dopo aver scaricato la app e versato i primi fondi (c’è
anche la possibilità di scaricare una demo), il cliente sceglie, in base al
proprio profilo di rischio e rendimento, un fondo comune di investimento
esterno alla app nel quale investire il proprio denaro. Gli investimenti che si
possono fare sono diversi: si può investire in fondi comuni a basso rischio,
oppure, se si vuole ottenere un maggior rendimento anche su fondi che investono
in asset più rischiosi. Nel dettaglio il profilo ‘’prudente’’ investe in fondi
comuni i quali, a loro volta, possono investire fino ad un massimo del 30% in
azioni e fino al 100% in obbligazioni, il profilo dinamico in fondi in cui il
capitale è investito fino ad un massimo del 50% in azioni e fino al 100% in
obbligazioni mentre, in ultimo, nel profilo aggressivo non vi è alcun limite
nella scelta di strumenti finanziari nei quali il fondo può investire.  Si possono anche impostare degli obiettivi da
raggiungere (ad esempio la cifra necessaria per l’acquisto di un’auto) ed entro
quanto tempo. I fondi possono essere inviati a Gimme5 tramite bonifico oppure
in automatico, attraverso il RID\SDD e si possono prelevare in qualsiasi
momento.

La app risulta molto competitiva dal punto di vista dei
costi in quanto l’attivazione è gratuita e non ci sono costi fissi per la
tenuta dell’account. I costi di gestione sono dello 0,80% sulle somme investite
(commissioni di gestione per servizi analoghi sono intorno all’1,50% di norma)
e il costo del rimborso degli investimenti è di un euro a prescindere
dall’ammontare. Dal punto di vista fiscale l’imposizione è uguale a quella di
un qualsiasi investimento ossia del 26% sui profitti.

In chiusura, la app risulta essere uno strumento utile per
tutti coloro che vogliono cominciare a risparmiare o investire piccole somme e
magari non possiedono conoscenza in materia finanziaria, senza perdere la
disponibilità dei propri soldi in quanto, come già detto, è sempre possibile
prelevare o versare fondi.




Assomac, 500 piante per il Madagascar

Assomac, 500 piante per il Madagascar

Assomac, associazione nazionale che rappresenta i costruttori di tecnologie, finanzia un progetto agro-forestale attraverso la piantumazione di 500 piante in Madagascar. L’azione è promossa in collaborazione con Treedom, unica piattaforma web al mondo che permette di piantare un albero a distanza e seguirne la crescita online.

“Si tratta di un’attività concreta, coinvolgente e trasparente per comunicare l’impegno dell’Associazione per la sostenibilità – afferma la presidente di Assomac Gabriella Marchioni Bocca – Un percorso pienamente coerente con i Sustainable Development Goals fissati dalle Nazioni Unite e in particolare con l’obiettivo 15, finalizzato a un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre”.

Il progetto sottoscritto da Assomac apporta trasformazioni positive a livello ambientale, come riassorbimento CO2, riforestazione, tutela della biodiversità, contrasto dell’erosione del suolo e desertificazione, ma anche una ricaduta positiva per la comunità nel luogo prescelto.

“Assomac, da sempre, è impegnata sul tema della sostenibilità, che risulta essere sempre più strategica per le aziende – continua la presidente Marchioni Bocca – Le scelte da intraprendere non sono mirate esclusivamente a interventi migliorativi del processo produttivo, ma anche alla partecipazione attiva a iniziative più ampie per la tutela del pianeta. Per questo abbiamo aderito con convinzione all’iniziativa di Treedom, grazie alla quale gli alberi piantati assorbono CO2 generando un beneficio per l’intero pianeta.”

Ogni singolo albero viene piantato, fotografato, geolocalizzato ed è visibile online: sul sito Assomac sarà possibile seguire l’evoluzione del progetto.




Leader della sostenibilità, L’Oréal si aggiudica una tripla A

Leader della sostenibilità, L'Oréal si aggiudica una tripla A

Per il quarto anno consecutivo L’Oréal è stata riconosciuta tra i leader globali nella sostenibilità d’impresa dall’organizzazione no-profit internazionale Cdp, il cui processo annuale di rendicontazione e misurazione ambientale è considerato il ‘gold standard’ della trasparenza in ambito di sostenibilità aziendale. Il gruppo si è aggiudicato un posto nella A List in tutte e tre le categorie del Cdp, ovvero cambiamento climatico, sicurezza delle risorse idriche e foreste. Tra le 8.400 aziende analizzate L’Oréal è una delle uniche sei ad aver ricevuto quest’anno una A in tutte e tre le categorie ed è la sola ad aver ottenuto una tripla A per quattro anni consecutivi.
Questo riconoscimento è il risultato delle iniziative a lungo termine intraprese da L’Oréal per ridurre le emissioni di anidride carbonica, contrastare la deforestazione lungo la propria supply chain, migliorare la gestione delle risorse idriche e diventare un modello di leader della nuova economia sostenibile.

Da molti anni, spiega Jean-Paul Agon, presidente e ceo di L’Oréal, “siamo profondamente impegnati a trasformare radicalmente la nostra azienda e adottare un modello di business sempre più responsabile. Questo eccellente risultato è il frutto della costante determinazione dei nostri team e degli obiettivi particolarmente ambiziosi che abbiamo fissato nel 2013, come parte del nostro programma di sostenibilità ‘Sharing Beauty With All’”.

“Siamo ovviamente orgogliosi di questa straordinaria performance, ma sappiamo anche che dobbiamo proseguire nel nostro impegno, continuando a ridurre il nostro impatto ambientale in linea con quanto richiesto dalla comunità scientifica e alla luce dei bisogni del pianeta. Per noi è un imperativo morale e il presupposto per il successo a lungo termine della nostra azienda” conclude Agon.

“I rischi d’impresa derivanti dall’emergenza climatica, dalla deforestazione e dall’insicurezza delle risorse idriche sono enormi, ma lo sono anche le opportunità derivanti dalla loro gestione ed è evidente che il settore privato svolge un ruolo vitale in questo momento decisivo. Le aziende inserite nella A List guidano il mercato in termini di sostenibilità d’impresa, affrontando i rischi ambientali e preparandosi per crescere nell’economia del futuro” afferma Paul Simpson, ceo del Cdp.

Sono oltre 8.400 le aziende che quest’anno hanno risposto al questionario e hanno sottoposto al Cdp i propri dati per essere valutate in maniera indipendente sulla base del suo metodo di punteggio. Le aziende ricevono un giudizio da A a D che prende in considerazione la completezza della rendicontazione, la sensibilità verso i rischi ambientali e la loro gestione, nonché l’adozione di best practice associate a leadership ambientale, inclusa la definizione di target ambiziosi e significativi. Alle aziende che non predispongono la rendicontazione o forniscono dati insufficienti viene assegnata una F.




Non solo Patagonia: abbigliamento sportivo e sostenibilità

Non solo Patagonia: abbigliamento sportivo e sostenibilità

Nei giorni scorsi ASICS, azienda giapponese di abbigliamento sportivo, è stata riconosciuta da CDP leader nella lotta contro i cambiamenti climatici grazie all’impegno nella gestione sostenibile della propria filiera. Il brand è rientrato nella Supplier engagement leaderboard di CDP (ex Carbon Disclosure Project), organizzazione non profit indipendente che offre un sistema per misurare, rilevare, gestire e condividere a livello globale informazioni riguardanti l’impatto ambientale con l’obiettivo di incoraggiare i diversi attori (imprese, istituzioni, associazioni etc.) ad avviare azioni di mitigazione dell’impatto ambientale.

ASICS è stata inserita in classifica per le azioni finalizzate a ridurre le emissioni e per gestire i rischi climatici all’interno della propria catena di approvvigionamento ed è stata selezionata in quanto società parte dei global Esg indexes, Dow Jones sustainability indices e dell’indice Ftse4Good series/Ftse blossom Japan index.

ASICS è stata recentemente inclusa nell’Annuario della sostenibilità 2020 pubblicato da S&P global, per le performance nell’ambito della sostenibilità delle top 15% aziende mondiali nei propri settori di riferimento.

Cosa c’è di nuovo
Tutti conoscono l’impegno di Patagonia, diventata per molti simbolo di impresa sostenibile (non solo perché è una B Corp). Meno noto l’impegno di tante altre aziende del settore che hanno avviato un percorso positivo per trovare una soluzione alla crisi ambientale in atto. ASICS, per esempio, si è impegnata a ridurre le emissioni di gas a effetto serra relative al prodotto del 55% a livello mondiale entro il 2030.




Plastica addio: il 2020 sarà l’anno del packaging commestibile? Dalle capsule monodose ai pasti in aereo, tutte le novità

Plastica addio: il 2020 sarà l’anno del packaging commestibile? Dalle capsule monodose ai pasti in aereo, tutte le novità

Se ne parla da molto tempo, ma forse sarà il 2020 l’anno della svolta per il packaging commestibile, o comunque del tutto biodegradabile: alcuni prodotti stanno infatti conquistando piccole fasce di mercato e cominciano a collaborare con i grandi marchi globali, ma le previsioni sono tutte di crescita esponenziale.

A fare il punto è la rivista Chemical & Engineering News, settimanale dell’American chemical society, che parte con un esempio: le bevande monodose in capsule (o pod, analoghe a quelle per detersivo) distribuite alla maratona di Londra del 2019, tutte confezionate con la pellicola Ooho a base di alghe dell’azienda londinese Notpla. Queste capsule hanno rimpiazzato le migliaia di bicchieri e bottiglie in plastica che costellavano il percorso della gara per giorni. I corridori potevano mangiare anche la pellicola, oppure scartarla (in questo caso si dissone in 4-6 settimane).

Le capsule sono solo uno dei tanti prodotti – cannucce, involucri, bicchieri, coperchi e molto altro – realizzati, con alghe, zuccheri, amidi di patate, scarti alimentari, proteine del latte e altro ancora. Tutti materiali a elevate prestazioni e migliori rispetto alle bioplastiche, che non sono commestibili e che, in molti casi, secondo gli autori, hanno un’impronta ambientale complessiva non molto distante da  altri involucri.

Competere con un materiale come la plastica – molto difficile da eguagliare quanto a prestazioni – è complicato, e oltre a questo bisogna fare i conti con i dubbi sull’igiene, perché qualcuno potrebbe non gradire il fatto di mangiare alimenti o bere bevande toccate da mani non pulite (non a caso si consiglia di maneggiarli con guanti monouso). Come ha spiegato Stefano Farris, dell’Università di Milano, ci sono poi questioni non trascurabili, come il fatto di abituarsi a mangiare cose che si sono sempre scartate e buttate.

notpla ooho bustine monodose condimenti take away
65 ristoranti londinesi stanno sperimentando le capsule Ooho per i condimenti in collaborazione con Just Eat

Ma il futuro del biopackaging sembra comunque roseo. Secondo la società internazionale di analisi economiche Transparency Market Research, la domanda è destinata a salire del 6,9% all’anno fino al 2024, per un giro d’affari annuale di 2 miliardi di dollari. La crescita è trainata da accordi come quelli che hanno fatto 65 ristoranti della capitale britannica con Just Eat, che prevede la distribuzione di condimenti in capsule Ooho. Anche il marchio di alcolici Glenlivet in una recente manifestazione, la London cocktail week, ha distribuito solo bevande confezionate con lo stesso materiale.

Mentre la Notpla sta sperimentando packaging per cibi pronti quali pasta o patatine, dall’altra parte dell’Oceano Atlantico la newyorkese Loliware propone cannucce aromatizzate realizzate con derivati da alghe marine e microalghe rosse. Una volta bagnate, queste cannucce sono indistinguibili dalla plastica per 24 ore, possono essere mangiate o, se scartate, si degradano in due mesi. La catena dei Marriott Hotel e l’azienda di alcolici Pernod Ricard hanno iniziato a sostituire le loro cannucce in plastica con quelle della Loliware, e si prevede di venderne 30 miliardi entro la fine dell’anno.

L’indonesiana Evoware si è invece lanciata sugli involucri per hamburger, le bustine di condimento dei noodles istantanei e i sacchetti di caffè. Il fatto che si tratti di un’azienda del secondo paese al mondo per produzione di rifiuti plastici è particolarmente significativo, così come lo è il sostegno che lo sviluppo dei suoi prodotti – a base di alghe – potrebbe dare all’economia locale.

loliware cannucce commestibili
Loliware propone cannucce commestibili derivate dalle alghe che somigliano a quelle in plastica

Un altro approccio punta sulle proteine del latte che, se opportunamente lavorate, offrono prestazioni molto elevate e, in più, possono essere recuperate dagli scarti dell’industria casearia. Nel caso delle pellicole create da ricercatori dello US Department of Agricolture, gli ingredienti di base sono la caseina con aggiunta di proteine della frutta come la pectina. Le miscele ottenute riescono a offrire una resistenza all’ossigeno 500 volte superiore a quelle dei plastificanti tradizionali. In questo caso si stanno ultimando partnership con aziende che possano produrre le pellicole di proteine del latte su grande scala, ma già si pensa di usarle per i formaggi e altri alimenti altamente deperibili.

Materiali completamente biodegradabili sono in studio anche per altre funzioni nell’ambito alimentare. La messicana E6PR, che propone una bioplastica degradabile  per tenere insieme le lattine di birra (in unità di sei), già adottata dalla Corona e da decine di altri marchi nazionali e internazionali.

attine birra packaging biodegradabile
L’azienda E6PR realizza un packaging per lattine in bioplastica biodegradabile

Restano difficoltà tecniche da superare come la suscettibilità all’umidità, che complica il trasporto e l’immagazzinamento di alcuni di questi materiali, nonché il contatto con certi alimenti (si pensi, per esempio, al gelato o alle bevande calde). Inoltre è necessario che le fonti primarie non siano inquinanti, e che i costi non siano troppo alti, ma la ricerca va avanti. Questo tipo di packaging potrebbero avere applicazioni in settori cruciali, come quello degli involucri per i fast food, degli snack e degli alimenti deperibili.

Inoltre ci sono applicazioni con grandi potenziali come, per esempio, quello dei pasti sugli aerei o sulle navi, che potrebbero diventare come quelli immaginato dallo studio di design PriestmanGoode. Un pranzo su un vassoio fatto con fondi di caffè, contenuto in piatti di crusca di grano e noce di cocco, protetto da coperchi commestibili (per esempio di wafer) e accompagnati da capsule a base di alghe e latte per salse e condimenti. Anche in Italia sono già in vendita stoviglie di questo genere: la tavola è insomma destinata a cambiare, e non solo per le pietanze presenti.

Fonte immagini: NotplaLoliwareE6PR