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Una scuola total green a Copenhagen

Una scuola total green a Copenhagen

Nei giorni scorsi è stata inaugurata a Copenhagen la Scuola Internazionale, un edificio ricoperto da 12.000 pannelli solari che raccoglie l’acqua piovana e ricicla i rifiuti.
Il progetto rappresenta un’innovazione a livello mondiale e si caratterizza per pannelli fotovoltaici colorati che coprono una superficie complessiva di oltre 6.000 metri quadrati producendo 300 Megawattora di elettricità all’anno, quantità capace di soddisfare il 50% del fabbisogno dell’intero edificio.
La nuova scuola, che si sviluppa su 25.000 metri quadrati nel quartiere di Nordhavn in un’area completamente circondata dal mare, prevede impianti di illuminazione led di cui gli insegnanti possono gestire l’intensità del colore. Inoltre, i sensori di movimento controllano ovunque l’illuminazione per risparmiare energia.
Una particolare attenzione anche agli interni che sono realizzati in materiali naturali: i pavimenti sono di rovere oliato, i divani sono rivestiti in lana, gli scaffali sono di bambù.
La Scuola Internazionale è unica nel suo genere: ospita 930 studenti tra i 3 e il 19 anni che provengono da 80 diversi paesi. La struttura è stata progettata per soddisfare i livelli di età e grado dei ragazzi.

Cosa c’è di nuovo

n esempio di come anche la scuola può (deve) contribuire alla sostenibilità. Non solo per diffondere valori e principi ma anche dimostrando di essere lei stessa un’organizzazione attenta all’ambiente. Un percorso a cui tutti siamo chiamati a contribuire se vogliamo andare verso un futuro più sostenibile.




CI FANNO UN AMAZON COSÌ

UNA DIPENDENTE ITALIANA DI BEZOS SVELA LE CONDIZIONI DI LAVORO: “OGNI GIORNO IL TURNO COMINCIA CON IL CONTROLLARE COSA DOVRÒ FARE E DOVE DOVRÒ ANDARE OGGI. SI CHIAMA STAFFING E AVVIENE IN SALA MENSA, POI UN TELEVISORE CI MOSTRA DOVE DOBBIAMO ANDARE DOPO AVER SVOLTO UN ALTRO BRIEFING CHE INIZIA CON UN SIMPATICO STRETCHING – CI CONTROLLANO, SE SEI LENTO TI VIENE CHIESTO IL MOTIVO. C’È UN CRONOMETRO PER TUTTO, E SE SI VA OLTRE L’ALGORITMO VA IN ALLARME…”

Lettera al “Fatto quotidiano”

Ciao Selvaggia. Lavoro in Amazon da un anno e mezzo, sono una donna con figli e ti voglio raccontare com’ è lavorare lì. Il reparto in cui sto è dedicato allo stoccaggio e prelevamento merci. Si lavora otto ore con una pausa di 30 minuti. Ogni giorno il turno comincia con il controllare cosa dovrò fare e dove dovrò andare oggi. Si chiama staffing e avviene in sala mensa, poi un televisore ci mostra dove dobbiamo andare dopo aver svolto un altro briefing.

AMAZON PIACENZA

Il briefing comincia puntuale a inizio turno con un simpatico stretching che di atletico non ha nulla ma è un segno di velata sottomissione. Al termine si deve camminare velocemente – ma non correre – fino alle postazioni, dove per 4 ore si dovrà prelevare o inserire oggetti negli scaffali in modo ripetitivo, il tutto supportato da scanner, schermo e contenitori per la merce.

A questo punto c’è la pausa, con un altro briefing per analizzare quanto il lavoro sta rendendo, se siamo nel piano produzione della giornata. Infine urlo di gruppo e tutti di nuovo in postazione per altre 3 ore e 30, ripetendo le stesse procedure. C’è una rete di connessioni molto fitta che consente di svolgere tutto ciò, e questi “connettori” si chiamano “indiretti”: sono persone che per otto ore trascinano un carrello e riforniscono queste postazioni di ogni elemento, e stiamo parlando di km e km con scomode scarpe antinfortunistiche, per tutto il giorno, senza considerare i pesi sollevati.

Ti controllano in Amazon? Assolutamente sì. Si è costantemente controllati, sia con la tecnologia, sia a vista. Se sei lento nel tuo lavoro ti viene chiesto il motivo; almeno una volta a turno passa il manager a verificare il “come va” e il “quanto rendi”, nonché varie ed eventuali. Costantemente passano intermediari, chiamati “lead”, e verificano se si lavora, se si socializza e come si socializza, controllano le pause, quante sono e quanto durano. Nessun attacco diretto, solo velate allusioni. Nessuno mai ti dirà che sei andato in bagno troppo spesso ma useranno una frase tipo: “Ti senti bene? Ho notato che ti sei assentato spesso!”.

Il sistema è pensato per un solo scopo: nessuno si deve fermare e se accade, il motivo va vagliato. C’ è un cronometro per tutto, e se si va oltre certi loro schemi l’algoritmo Amazon va in allarme, e quell’operatore deve essere ripreso.

AMAZON PIACENZAmagazzino amazon

Un operatore di magazzino guadagna 1200/1300 netti al mese. Come sono i turni? Massacranti. Si lavora a turni, mattina, notte e pomeriggio, i riposi sono spesso infrasettimanali, raramente nei weekend, a cui si aggiungono il periodo di cosiddetto “picco lavorativo” in cui i turni diventano ancora più serrati e spesso capita di staccare il venerdì sera alle 22,30 essere a lavoro il sabato alle 10,30 e finire alle 18,30 per poi ricominciare domenica alle 6 del mattino. E parlo di giorni consecutivi.

Perché nonostante ciò rimani in Amazon? Perché non trovo altro. Certo, poi in occasione delle festività la sala mensa viene addobbata. Pensate ora ci sono i cuoricini per San Valentino e l’elezione di Miss e Mister Amazon; ci trovi anche il biliardino che considerando la pausa di 30 minuti non sfrutti mai. C’è di tutto compresa la fatica di aver camminato magari per 45 km in otto ore con scarpe dure e pesanti, con la certezza che lo ripeterai domani e ancora e ancora.

La risposta di Selvaggia Lucarelli

Cara E., quello che mi descrivi sembra un incrocio tra ‘Tempi moderni’ di Chaplin e un episodio di Black Mirror. Mi sembra che Jeff Bezos, il proprietario di Amazon nonchè l’uomo più ricco del mondo, farebbe meglio a preoccuparsi della soddisfazione dei propri lavoratori piuttosto che di due foto con l’amante.

selvaggia lucarelli su corona




Mercato animato

Milano non finisce mai di stupire! È partita nei giorni scorsi una nuova iniziativa, Mercato animato, che ha l’obiettivo di valorizzare ulteriormente i mercati coperti grazie ad azioni che riportano queste realtà al centro della vita sociale dei quartieri.
Dai concerti di musica ai percorsi del gusto per scoprire una corretta alimentazione, dai laboratori didattici per avvicinare i bambini alla cultura del riciclo agli eventi di showcooking. Il tutto grazie anche ai consigli di Slow Food e Fondazione Umberto Veronesi.
Mercato animato nasce come risposta al bando lanciato dall’amministrazione comunale a settembre 2018 in cui si mettevano a disposizione 120.000 euro per progetti con finalità sociali. Al bando hanno partecipato 29 progetti e ne sono stati selezionati nove ora attivi in altrettanti mercati coperti. Tutte le proposte arrivate avevano l’obiettivo di realizzare progetti di rigenerazione territoriale in grado di rendere il mercato coperto un luogo inclusivo capace di coinvolgere anche la rete degli attori locali e dei commercianti già presenti.

Cosa c’è di nuovo

Mercato animato è un esempio di alleanza collaborativa e rappresenta la dimostrazione di come si può valorizzare la vocazione commerciale delle strutture e allo stesso tempo avviare processi di ibridazione culturale e di intrattenimento capaci di attrarre giovani, famiglie e bambini.




Samsung annuncia: "Via gli imballaggi in plastica"

Saranno sostituiti con materiali eco-sostenibili


Via gli imballaggi in plastica, saranno sostituiti da materiali ‘eco’ come la carta. Ad annunciare la decisione è Samsung Electronics Co., Ltd. che a partire dalla prima metà del 2019 rimpiazzerà le confezioni di prodotti e accessori, dai telefoni cellulari ai tablet agli elettrodomestici, con materiali eco-sostenibili. Per farlo, è stata costituita una task force aziendale che coinvolge i reparti di progettazione e sviluppo, acquisti, marketing e controllo della qualità per mettere in pratica le più idee innovative di packaging.
“Adotteremo materiali più ecosostenibili anche se ciò dovesse significare un aumento complessivo dei costi”, dichiara Gyeong-bin Jeon, responsabile del Global Customer Satisfaction Center di Samsung. Per i telefoni cellulari, i tablet e i prodotti indossabili, Samsung sostituirà la plastica utilizzata per gli involucri con una nuova tipologia ecologica e gli accessori per avvolgere i sacchetti con materiali eco-compatibili. Verrà modificato anche il design dei caricabatterie dei telefoni, sostituendo l’esterno lucido con una finitura opaca ed eliminando le pellicole di protezione in plastica, riducendone l’uso complessivo.
I sacchetti di plastica utilizzati per proteggere la superficie di elettrodomestici quali TV, frigoriferi, condizionatori d’aria, lavatrici e altri elettrodomestici da cucina saranno sostituiti con sacchetti contenenti materiali riciclati e bioplastiche. Per quanto riguarda la carta, Samsung utilizzerà solo materiali in fibra certificati da enti ambientali internazionali come il Forest Stewardship Council, il Programme for the Endorsement of Forest Certification e Sustainable Forestry Initiative for packaging and manuals by 2020. Entro il 2030, Samsung intende utilizzare 500mila tonnellate di plastica riciclata e raccogliere 7,5 milioni di tonnellate di prodotti scartati (obiettivi entrambi cumulabili dal 2009).




Dalla security alla responsibility: la metamorfosi della sostenibilità digitale

Nello scenario cosiddetto data driven, la sostenibilità aziendale passa anche dalla data responsibility, con cò intendendo la gestione sana, etica e sicura dei miliardi di dati che le imprese possiedono e che possono avere un impatto significativo sulla libertà e i diritti dei singoli e delle comunità.

Recentemente Tim Cook ha parlato di Internet e delle società data driven come di “un complesso industriale” che sta sfuggendo completamente dal controllo sociale ed economico e che rischia di avere impatti inaspettati e devastanti sulle società digitalizzate, arrivando a chiedere per gli USA una legge privacy simile al GDPR.
Da questo punto di vista, gestire in modo sicuro e in ottica di aderenza ai principi della privacy i dati che le aziende posseggono, consente alle aziende di fare molto anche dal punto di vista della responsabilità sociale.

Andrea Lambiase, Dpo di Axitea

Per Andrea Lambiase, Dpo (cioè responsabile della protezione dati) di Axitea, la responsabilità sociale significa anche supporto, trasparenza e condivisione di know-how.
La massa di dati e informazioni quotidianamente trattati dalle aziende e dagli enti pubblici, la continua generazione di conoscenza e analisi che ne scaturisce può opportunamente essere messa, quando possibile e quando utile, a disposizione degli stakeholders economici e sociali che possono – a partire da questo know how – creare valore aggiunto per le comunità di appartenenza.

L’etica dei dati, l’esempio di Datakind

È il concetto di Data Ethics, di utilizzo dei dati per il bene comune, che sta cominciando a farsi largo e che già oggi vede alcune tra le più grandi multinazionali impegnate nella creazione di database condivisi con – ad esempio – informazioni utili per la gestione di un disastro naturale e la segnalazione continua di eventi potenzialmente catastrofici.
Un esempio concreto è la piattaforma DataKind, che si prefigge di usare le tecnologie più avanzate a disposizione delle aziende – Big Data analytics, Artificial Intelligence, machine learning – per migliorare lo stato delle comunità e degli individui che le compongono.
Attraverso un’analisi avanzata e accurata dei volumi di dati oggi disponibili, prendono vita progetti e iniziative di varia tipologia, accomunate dal concetto di bene comune. Gli esempi sono numerosi, distribuiti su tutto il pianeta.
Lambiase cita a mo’ di esempio due progetti abbastanza indicativi, che riguardano la città di New York, dove le immagini riprese dalle numerose telecamere di sorveglianza vengono elaborate tramite app sviluppate ad hoc per supportare iniziative specifiche: i dati relativi alla sicurezza stradale e alla viabilità permettono di indicare preventivamente a pedoni e guidatori gli eventuali rischi relativi alla zona in cui si trovano, come un alto tasso di incidenti o la ricorrenza di eventi criminosi.
Le stesse immagini però, elaborate in modo differente, possono dare indicazioni utili sulla presenza in strada di senzatetto, e correlare queste informazioni con quelle relative alla distribuzione geografica dei ricoveri nei quali potenzialmente accoglierli, soprattutto nel caso di condizioni climatiche sfavorevoli.
Un’ulteriore applicazione riguarda la siccità, piaga ricorrente in diverse aree del mondo. Un progetto specifico esiste in California e, tramite un’analisi incrociata dei consumi idrici di ogni unità abitativa e dei livelli dei depositi d’acqua, permette di prevedere il fabbisogno idrico in un determinato periodo, consentendo di prendere provvedimenti preventivi.

Data responsibility in Italia

In Italia, ammette Lambiase, la situazionqui non è altrettanto avanzata, anche se il tema Data Ethics è stato spesso trattato.
Ci sono iniziative virtuose, spiega, che in particolare coinvolgono banche e grandi aziende e sono legate a territori particolari che vedono l’applicazione di paradigmi tecnologici avanzati in ottica di corporate social responsibility.
Il tutto può e deve partire da una gestione corretta e sociale dei dati, che devono essere raccolti e protetti, come le normative vigenti impongono, ma anche messi a disposizione di chi su questi stessi dati può dare vita a progetti di condivisione ed inclusione, oltre che di supporto sociale.
Data privacy & security, sata responsibility e data sharing attraverso piattaforme aperte e funzionali alla condivisione di buone pratiche, statistiche e analisi predittive di utilità sociale: anche questo posiziona aziende e governi nel futuro della digitalizzazione.