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Digital transformation, Merkel chiede il sostegno degli esperti internazionali

Insediata oggi la nuova commissione che farà capo al ministero della Difesa. La Cancelliera: “I consulenti dovranno guidare il Governo e fare domande scomode”. Da New York l’ex responsabile digitale di Barack Obama


La Germania accelera sulla trasformazione digitale e attiva da oggi da oggi la nuova commissione tecnica di esperti “di diversa provenienza e esperienze molto diverse fra loro”, ha affermato il portavoce di Angela Merkel.
Il comitato sarà formato da sei uomini e quattro donne, sotto la guida della sottosegretaria del ministero della Difesa Katrin Suder: “Si tratta di un consiglio indipendente – fa sapere il governo – che dovrà accompagnare il governo nell’innovazione digitale”. I tecnici lavoreranno su base volontaria.
“Sono convinta che potremo mantenere il nostro impegno governativo solo se cercheremo anche consigli esterni”, ha detto Merkel nel suo video messaggio settimanale. Gli esperti dovranno “guidare” il governo e fare “domande scomode”.
Tra gli esperti, da New York arriva il professore di giurisprudenza Beth Simone Noveck, ex responsabile della digitalizzazione alla Casa Bianca sotto il presidente Barack Obama. Ancora, Viktor Mayer-Schönberger, professore a Oxford per Internet Governance; Urs Gasser, direttore dell’Harvard Berkman Klein Center for Internet & Society; Ada Pellert, Rettore dell’Università di Hagen; Peter Parycek, responsabile del centro di competenza IT pubblico dell’Istituto Fraunhofer Fokus; lo scienziato Andreas Weigend.
Intelligenza artificiale, blockchain e il futuro del lavoro al centro dell’agenda. L’obiettivo è contribuire a “modellare la trasformazione digitale e utilizzare le sue opportunità a beneficio dei cittadini”. D’ora in poi, il governo tedesco coordinerà regolarmente gli sviluppi digitali con il nuovo comitato.
Il piano viene criticato dall’opposizione. Secondo Verdi e Fdp “se ilgoverno ha ancora bisogno di lezioni di digitalizzazione nel 2018 non è solo una tragedia, ma si squalifica da solo”.
Secondo Tomaso Duso dell’Istituto tedesco di ricerca economica non sono ancora chiare “le competenze del governo federale e delle autorità locali”.




Il Ciclo di Vita delle Tecnologie Emergenti del 2018

Il Ciclo di Vita delle Tecnologie Emergenti del 2018

Gartner, anche quest’anno,  ha esaminato il livello di maturità, il ciclo di vita di oltre 2mila tecnologie e le tendenze di quasi 100 settori/mercati valutandone e prevedendone il livello ed i tempi di diffusione nell’adozione.

Sono specificatamente identificati livello di accettazione ed impatto relativo con riferimento al vissuto esperienziale ed all’interazione dell’utenza. Quantità e qualità di informazioni che si rendono progressivamente disponibili, ed il loro possibile utilizzo, sia in chiave di comunicazione e marketing che, più in generale, alle prese di decisione aziendale in riferimento alle tecnologie emergenti.
Per ciascuna tecnologia, per ogni soluzione, viene mostrata la fase del ciclo di vita ed il livello di aspettativa che vi è riposta dando così modo di ipotizzare il timing “ideale” per l’adozione nelle imprese e nelle organizzazioni.
Le 35 tecnologie “must-watch” rappresentate nel Gartner Hype Cycle per le tecnologie emergenti nel 2018 hanno rivelato cinque distinte tendenze tecnologiche emergenti che confonderanno le linee tra uomo e macchina. Le tecnologie emergenti, come l’intelligenza artificiale, svolgono un ruolo fondamentale nel consentire alle aziende di essere onnipresenti, sempre disponibili e connesse agli ecosistemi aziendali per sopravvivere nel prossimo futuro.
Queste le cinque macro-tendenze tecnologiche emergenti:

  • AI democratizzata: Le tecnologie di intelligenza artificiale saranno virtualmente ovunque nei prossimi 10 anni. Mentre queste tecnologie consentono agli early adopter di adattarsi a nuove situazioni e risolvere problemi che non sono stati incontrati in precedenza, queste tecnologie diventeranno disponibili per le masse. Movimenti e tendenze come il cloud computing, la comunità dei “maker” e l’open source finiranno per spingere l’IA nelle mani di tutti;
  • Ecosistemi digitalizzati: Le tecnologie emergenti richiedono di rivoluzionare le basi abilitanti che forniscono il volume di dati necessari, potenza di calcolo avanzata e ecosistemi che consentono l’ubiquità. Il passaggio dall’infrastruttura tecnica a compartimenti alle piattaforme abilitanti l’ecosistema pone le basi per modelli di business completamente nuovi che stanno costituendo il ponte tra uomo e tecnologia. Questa tendenza è consentita dalle seguenti tecnologie: blockchain, blockchain per la sicurezza dei dati, digital twin, piattaforme IoT e knowledge graph;
  • Biohacking fai-da-te: Nel prossimo decennio, l’umanità inizierà la sua era “transumana”: la biologia può quindi essere violata, a seconda dello stile di vita, degli interessi e dei bisogni di salute. Biohacking rientra in quattro categorie: aumento della tecnologia, nutrigenomica, biologia sperimentale e grinder biohacking. Rimangono tuttavia delle domande su quanto la società sia disposta ad accettare questo tipo di applicazioni e su quali problemi etici esse creano;
  • Esperienze Trasparentemente Immersive: La tecnologia continuerà a diventare più incentrata sull’uomo fino al punto in cui introdurrà trasparenza tra persone, imprese e cose. Queste tecnologie estendono e consentono una vita “più intelligente”, un lavoro e altri spazi che incontriamo. Questa tendenza è garantita dalle seguenti tecnologie: 4D printing, connected home, edge AI, self-healing system technology, batterie agli anodi di silicio, smart dust, smart workspace e display volumetrici;
  • Infrastruttura onnipresente: L’infrastruttura non è più nel modo di ottenere gli obiettivi di un’organizzazione. L’avvento e la popolarità di massa del cloud computing e le sue numerose varianti hanno consentito un ambiente di elaborazione dell’infrastruttura sempre attivo, disponibile e senza limiti. Questa tendenza è abilitata per le seguenti tecnologie: 5G, carbon nanotube, reti neurali ASIC , neuromorphic hardware e quantum computing.



Tragedia di Genova, dopo il duro colpo alla reputazione del gruppo, l’impegno di Autostrade ‎per la città

dopo il duro colpo alla reputazione del gruppo, l’impegno di Autostrade ‎per la città

A quattro giorni dal tragico crollo del Ponte Morandi a Genova con un bilancio di 43 morti e molti feriti, i vertici di Autostrade per l’Italia e di Atlantia sono usciti allo scoperto raccontando in una conferenza stampa gli impegni economici e industriali che il gruppo ha deciso di investire a Genova. Aiuti cospicui che non basteranno però a ricostruire rapidamente la reputazione del gruppo – e di riflesso della famiglia Benetton che e’ l’azionista di riferimento di Atlantia la holding di cui Autostrade e’uno dei gioielli – subito criminalizzato come responsabile del crollo dai rappresentanti del Governo molto abili ad utilizzare il dramma umano e lo sconcerto popolare per allontanare ogni responsabilità politica facendo dei concessionari autostradali una categoria di profittatori mascalzoni che vanno puniti‎ revocandogli la concessione.

Il crollo del ponte e’ diventato l’occasione per ricostruire la storia della privatizzazione di Autostrade decisa dal governo Prodi come un regalo ai Benetton, per accusare i giornali di non aver subito legato il nome dei Benetton ad Autostrade, e anche per fare un processo alle reazioni troppo formali e fredde della comunicazione del gruppo, comunicati stilati con un linguaggio tecnico legale, senza nessuna forma di partecipazione, compassione per le vittime e per la società genovese. Sulla vicenda si sono esercitati comunicatori,come Toni Muzi Falconi, Luca Poma, e Fabrizio Vignati, sottolineando l’assenza della comunicazione di crisi.

Il presidente di Atlantia Fabio Cerchiai e l’amministratore delegato di Autostrade Giovanni Castellucci ‎durante la conferenza stampa, nel tardo pomeriggio,hanno ripetutamente sottolineato il dolore e il cordoglio per il dramma delle vittime e di Genova. “Sono arrivato immediatamnte appena avvertito del crollo”,ha detto Castellucci, “e con i nostri esperti abbiamo lavorato a fianco dei soccorritori e delle istitutuzioni locali per capire e cercare di ripristinare la viabilità. Mi spiace che non siamo riusciti a far sentire la nostra vicinanza alla gente per cui non abbiamo mai smesso di lavorare” . E i due manager hanno spiegato come Autostrade si e’ impegnata con il Comune e la Regione ad affrontare gli aspetti pratici della crisi. Innanzitutto creando un fondo per le esigenze immediate delle famiglie delle vittime che dovrebbe essere gestito dal Comune. E molti altri atti concreti per “ripristinare più velocemente possibile la viabilità e aiutare Genova a rialzarsi”. Il progetto più importante e’ un nuovo ponte in acciaio sul Polcevara dopo l’abbattimento del Morandi, l’ombelico della viabilità della citta’, che potrebbe essere pronto in otto mesi, e anche il trasferimento grazie a risarcimenti per tutti gli residenti degli stabili sotto il ponte in nuove abitazioni, progetto gestito dalla Regione. Si parla di un impegno complessivo di Atlantia/Autostrade su Genova di mezzo miliardo di euro che sicuramente ne il presidente della Regione Giovanni Toti ne il sindaco Marco Bucci vorranno farsi sfuggire, facendone dei buoni alleati contro le aggressività punitive dei ministri 5stelle Toninelli e Di Maio.
Ai giornalisti che ripetutamente gli chiedevano a chi va attribuita la responsabilità ‎dell’accaduto Castellucci ha ripetuto che” sta alla magistratura chiarire che cosa e’ veramente successo e noi l’aiuteremo per essere veloce e andare in profondita”.
Il presidente Cerchiai alla domanda sulla possibile uscita di Castellucci ha risposto ribadendogli amicizia e stima “come il miglior manager per Autostrade”.
A pilotare la conferenza stampa Roberto Stasio, responsabile della sede di Genova di Ba‎rabino & Partners la societa’ di comunicazione che e’ stata incaricata per affiancare Autostrade nella vicenda.




E’ a Tokyo la prima Smart City sicura e interconnessa grazie alla Blockchain

E’ a Tokyo la prima Smart City sicura e interconnessa grazie alla Blockchain

La Blockchain, in italiano “catena di blocchi”, è un processo in cui un insieme di soggetti condivide risorse informatiche – dati, memoria, Cpu, banda – per rendere disponibile alla comunità di utenti un database virtuale, generalmente di tipo pubblico, ma ci sono anche esempi di implementazioni private, e in cui ogni partecipante ha una copia dei dati.
Alla base del funzionamento della Blockchain c’è la sicurezza poiché il database condiviso è centralizzato e criptato; in questo modo viene garantita la sicurezza e la conservazione delle informazioni in esso contenute, inoltre, per effettuare delle modifiche è necessario il consenso di tutti e comunque vengono registrate tutte le versioni precedenti.
L’utilizzo della tecnologia Blockchain è ancora molto nebuloso poiché si può spaziare dall’impiego all’interno del mondo criptovalute, fino ad arrivare ai settori più disparati come banche, trasporti, sanità, finanza, sicurezza, istruzione, assicurazioni. Questi che abbiamo appena elencato sono alcuni degli ambiti che, secondo gli esperti, saranno prima o poi contaminati dalla Blockchain.
Blockchain è anche pronta a sbarre all’Università di Pisa, primo ateneo in Italia e tra i primi in Europa ad adottare il registro criptato digitale in cui archiviare in ordine cronologico e pubblico tutte le informazioni legate alla carriera universitaria, così da porre fine ai millantatori di titoli di studio.
Ma ora ai diversi ambiti alternativi di applicazione della tecnologia Blockchain se ne aggiunge un altro: il suo utilizzo nella progettazione di una Smart City.
Le Smart City combinano le tecnologie dell’informazione e della comunicazione nel tentativo di migliorare i servizi come i trasporti attraverso la razionalizzazione che produce una riduzione dei costi. Un esempio semplice in tal senso è l’impiego di sensori per la segnalazione di parcheggi liberi, oppure i sistemi di illuminazione che utilizzano i sensori per rilevare l’attività umana nella zona e a seconda dell’afflusso aumentano o diminuiscono l’illuminazione.
L’Internet of Things e la Blockchain rappresentano un ulteriore step per lo sviluppo delle Smart City. L’applicazione dell’Internet of Things all’interno di un ecosistema complesso come quello urbano porta con sé una serie di problematiche.
Se da un parte l’IoT può essere sfruttata per una gestione intelligente ed interconnessa del flusso del traffico, la Blockchain entra in gioco perché in questo contesto è fondamentale mantenere la sicure dati.
Nell’esempio che prenderemo in rassegna, ossia un’avanzata smartcity di Tokyo, c’è tutto questo ma anche molto altro. Si tratta di un esperimento implementato all’interno del distretto di Daimaruyu che, in un’area di 120 ettari nel quale il 30% degli edifici appartiene a Mitsubishi, riunisce tre quartieri di Tokyo compresi fra la Tokyo Station e il Palazzo imperiale.

L’area delle smartcity di Tokyo.

Ci sono diversi stakeholder e aziende che hanno preso parte al progetto. Fujitsu ha creato l’infrastruttura tecnologica, ossia quella che consentirà alle aziende di condividere i propri dati senza perderne il controllo.  Alla base di tutto c’è sempre la condivisione di dati in modo sicuro e strutturato per creare valore, rispettando sicurezza, privacy e relazioni tra le aziende che vi partecipano.
La tecnologia impiegata, di tipo open source, appositamente progettata sotto la Linux Foundation per un utilizzo in contesto aziendale, è una Blockchain Hyperledger Fabric che sfrutta la “tecnologia contenitore” per ospitare contratti smart chiamati “chaincode” che comprendono la logica applicazione del sistema. In Hyperledger Fabric le regole definite per la specifica Blockchain stabiliscono chi può validare l’ingresso di membri nella Blockchain, autorizzare e verificare ogni transazione.
 Fujitsu ha progettato l’infrastruttura software Virtuora DX attraverso la quale permette di condividere data e smart contractsVirtuora DX è un servizio cloud che consente alle aziende di portare visibilità e valore nei dati in loro possesso, condividerli, e accelerare la co-creazione di valore. Questo tipo di tecnologia è necessaria perché i dati possono essere sfruttati in modo sicuro per creare innovazione senza però che essi escano dal perimetro aziendale.
All’interno di un’area come quella di Daymaruyu, un distretto ad alta densità economica dove sono presenti 106 grattacieli – 4.300 uffici -, 280mila persone impiegate, 40mila ristoranti, 90mila negozi, 13 stazioni ferroviarie e metro, 28 linee, hanno la loro sede principale 16 delle più grandi aziende al mondo.
In quest’area, che non ha nulla da invidiare alla città rappresentata nel visionario film Minoriry Report, l’infrastruttura tecnologica consente di condividere le informazioni di tipo economico che provengono dalla gestione dei palazzi di proprietà di Mitsubishi, dai sensori IoT raccolti da aziende di trasporti – è presente anche un servizio di bus senza conducente -, dai negozi relativamente all’andamento delle vendite e dalla disponibilità dei beni, dal flusso di dati provenienti dagli hotel sulle camere disponibili, oppure i tavoli liberi all’interno dei ristoranti.

Alcuni dei servizi garantiti dall’uso della blockchain e dell’IoT nella smart city di Tokyo.

L’aggregazione di questi dati a diversi livelli – si può anche conoscere l’andamento dei prezzi degli immobili al metro quadro, oppure quante persone sono presenti all’interno di un locale ma anche sapere il valore e la quantità di ogni transizione effettuata – potrà quindi essere sfruttata dall’azienda che si collega, previa autorizzazione, per progettare un determinato servizio oppure per la sua attività commerciale.
L’esempio del distretto di Daymaruyu conferma l’ascesa delle Smart City che ormai sono diventate un obiettivo principale per molti paesi.
Escludendo il Giappone, secondo i dati diffusi dall’IDC, i paesi che compongono l’area Asia-Pacifico spenderanno nel 2018 in progetti di città intelligenti 28,3 miliardi di dollari, raggiungendo i 45,3 miliardi nel 2021. In tutto questo la Blockchain ha rapidamente guadagnato consensi e può essere considerata una parte integrante del successo delle Smart City.
Questa tecnologia può essere utilizzata anche per assegnare un’identità digitale verificata ad ogni cittadinocosì da consentirgli di accedere ad un sistema interconnesso. Tutto questo si traduce nella fruizione di un’ampia gamma di servizi governativi, professionali e privati – come la richiesta di prestiti bancari, la gestione della proprietà, il trasporto pubblico, lo shopping online o il pagamento delle tasse -, il tutto con estrema facilità e velocità.




Unicredit rompe con Facebook per questioni etiche

Unicredit rompe con Facebook per questioni etiche

L’ordine dell’amministratore delegato che blocca le sponsorizzazioni sulla fanpage della banca


UniCredit ha rotto ogni relazione commerciale con Facebook. “Abbiamo bloccato ogni interazione con Facebook perché non pensiamo che Facebook abbia un comportamento etico”, ha detto l’amministratore delegato Jean Pierre Mustier, nel corso della conferenza stampa di presentazione dei conti semestrali. “UniCredit non usa Facebook per ordine del ceo”, ha scandito Mustier, sottolineando che l’istituto “prende molto sul serio l’etica del business” (Il Sole 24 Ore),

Per quanto riguarda i motivi, il ceo ha fatto chiaramente intendere che si riferiva allo scandalo Cambridge Analytica. Scrive Repubblica che ha spiegato in conferenza stampa che “Facebook aveva garantito che non avrebbe usato i dati degli utenti vendendoli ad altri e invece lo ha fatto”. Secondo quanto riferito dalla stessa banca, il manager ha bloccato ogni iniziativa di sviluppo commerciale tramite i canali del social network, una pratica che negli anni passati era stata usata soprattutto nelle controllate di Unicredit nei paesi dell’est per acquisire nuovi clienti o per aumentare il numero dei contatti. Con il suo arrivo, Mustier ha dato ordine che tali iniziativa venissero bloccate e non più replicate, per questioni etiche e di rispetto dei clienti. Rimane comunque aperto il canale Facebook di Unicredit, regolarmente aggiornato ma non sponsorizzato, e non è stato vietato l’uso del social network ai dipendenti.

Secondo il Corriere della Sera è dallo scorso marzo che la banca non ha più usato Facebook per campagne pubblicitarie o di marketing.

A Radiocor invece replica un portavoce di Facebook, che, stando a quanto riferisce Affari Italiani, avrebbe affermato che “gli inserzionisti sono interessati alle persone, e anche noi. Mentre alcuni di loro hanno sospeso gli annunci, molti altri hanno espresso il loro sostegno per le misure che stiamo prendendo per proteggere le informazioni delle persone. Prendiamo sul serio tutti i feedback: stiamo lavorando con i nostri partner per rendere le nostre piattaforme ancora piu’ sicure”.