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Il robot che ricicla 200 iPhone all'ora per estrarne oro, argento e platino

Per prepararsi alla Giornata della Terra 2018 di domenica 22 aprile, Apple ha presentato Daisy, il robot che ricicla gli iPhone.Fino al prossimo 30 aprile, gli iPhone restituiti a Apple tramite il programma Giveback, con il quale si possono riconsegnare i vecchi smartphone in cambio di Gift Card, verranno dati in pasto a Daisy.
Il robot in sé non è una novità completa: è infatti il successore di Liam (di cui, in spirito ecologico, utilizza alcune parti), che già svolgeva il medesimo ruolo nel 2016.
Liam era più rapido di Daisy, ma quest’ultima ha un campo d’azione più vasto: riesce a riciclare 200 iPhone all’ora ed è in grado di smontare senza alcun problema nove diversi modelli dello smartphone di Apple.
L’idea di riciclare i dispositivi tecnologici non è soltanto una trovata pubblicitaria in vista della Giornata della Terra: all’interno di smartphone e compagni ci sono infatti diversi metalli (anche preziosi, quali oroargento e platino) che possono essere recuperati e riutilizzati, e componenti inquinanti che devono essere smaltiti con criterio.
Grazie a Daisy – sostiene Apple – si possono recuperare materiali che i sistemi tradizionali di riciclaggio non riescono ad estrarre dai dispositivi, e l’operazione viene svolta con una maggiore efficienza complessiva.

Daisy robot disassembles iPhone 04192018




Le farmacie comunali diventano società benefit, presentato il cambio di forma societaria di AFAM

L’Azienda Farmaceutica Municipalizzata AFAM (Farmacie Comunali Firenze) cambia forma societaria e diventa la prima società a capitale misto pubblico-privato in Europa, nonché la prima rete di farmacie al mondo, a diventare Società Benefit.

L’azienda cambia forma societaria per confermare il proprio impegno socio-sanitario, in linea con la recente normativa che apre una nuova possibilità nel sistema impresa italiano: la Società Benefit dove i fini sociali vengono incorporati nello statuto. La novità è stata presentata in Palazzo Vecchio dal sindaco Dario Nardella, dal presidente Farmacie fiorentine A.Fa.M. S.p.A SB Massimo Mercati e dal co-fondatore di Nativa Paolo Di Cesare.
 
“Si tratta di una piccola grande rivoluzione – ha detto il sindaco Dario Nardella – perché la società delle farmacie comunali di Firenze non dovrà guardare più solo agli aspetti del profitto e del fatturato, che sono comunque obiettivi aziendali, ma dovrà guardare al beneficio pubblico che l’attività della gestione delle farmacie porta su tutto il territorio”. “In concreto, ciò vuol dire potenziare tutti quei servizi che servono ai cittadini, al di là della vendita dei farmaci – ha spiegato il sindaco -. Penso alle prenotazioni degli esami che si possono fare direttamente in farmacia attraverso il Cup, alle prestazioni varie che vengono offerte come, ad esempio, la misurazione del colesterolo e della glicemia, ma anche al trasporto dei farmaci a domicilio e al kit bebè donato ai genitori dei nuovi nati residenti a Firenze”. “Le farmacie comunali diventano sempre di più un centro che offre servizi socio-assistenziali di base per i cittadini – ha concluso Nardella -, sono un collante per la nostra comunità e un luogo dove non si compra solo i medicinali ma si ricevono molti servizi”.
“Ogni impresa per essere riconosciuta come tale dovrebbe qualificarsi come impresa benefit – ha dichiarato il presidente di Farmacie Fiorentine A.Fa.M. S.p.A. SB Massimo Mercati -, nella nostra visione fare impresa non può infatti prescindere dallo svolgimento di una funzione economico sociale e dal perseguimento del bene comune; questi valori sono già nel nostro dna e oggi possiamo dimostrare che questo approccio è a sua volta un fattore di successo. Creare valore per la società è la prima condizione che consente ad imprese come la nostra di affermarsi sul mercato”.
Il cambio di forma societaria costituisce una pietra miliare che qualifica AFAM come prima azienda a partecipazione pubblica a cogliere l’intuizione che in Italia il modello societario più adatto per il perseguimento del beneficio pubblico, in particolare nelle società municipalizzate, è quello della Società Benefit; e come prima rete di farmacie a diventare Società Benefit e quindi a esprimere nello statuto la propria missione di servizio alle persone e di promozione di una ‘salute consapevole’, facendo evolvere il paradigma stesso di farmacia.
Come AFAM così tutte le Società Benefit integrano e rendono espliciti nei propri statuti gli obiettivi di beneficio comune oltre a quelli di profitto, e si impegnano a rendicontare ogni anno l’impatto dell’azienda attraverso la certificazione di un ente terzo che verificherà il corretto adempimento degli oneri assunti dalla società.
 
APPROFONDIMENTI
Le specifiche aree d’impatto incluse nello statuto di AFAM:
 
1.         COMUNITA’
D’intesa con altri enti pubblici o accreditati sul territorio, AFAM rende disponibile per la collettività un servizio di tutela della salute delle persone attraverso l’erogazione di farmaci, parafarmaci e servizi di autodiagnosi, garantendo continuità e qualità del servizio anche in zone territoriali periferiche. Servizi preposti:
●         Apertura 24H/7 di 3 farmacie per offrire una copertura completa del territorio
●         Servizi di Autodiagnosi e Telemedicina
●         Servizio CUP per prenotare le visite mediche e gli esami
 
2.         SUPPORTO ALLA RICERCA
Un impegno costante nell’integrazione con altri enti e istituzioni sanitarie al fine di favorire attività di ricerca in collaborazione con Università, Aziende ospedaliere e altri enti attraverso l’agevolazione e la strutturazione di percorsi di cura e prevenzione per la generalità della popolazione.
 
3. CATEGORIE SVANTAGGIATE
Tutti devono poter accedere ai percorsi di cura più adatti. Per questo AFAM offre servizi dedicati di supporto alle terapie per le categorie più fragili attraverso:
•          Laboratori di integrazione sociale
●         Voucher per la dispensazione gratuita di medicinali alle fasce deboli
●         Fornitura gratuita di prodotti sanitari e parafarmaceutici per gli armadietti nelle residenze sociali
●         Voucher mamma, un kit di prodotti per ogni nuovo nato
 
4.         SOSTENIBILITA’
AFAM crede che la salute dell’uomo non possa prescindere dal rispetto dell’ambiente e sostiene la mobilità a zero emissioni: la donazione al Comune di due auto elettriche a supporto dei nuovi servizi socio-sanitari ne è la prima testimonianza.
 
5.         STRANIERI E TURISTI
Per facilitare la gestione di problemi di salute e l’accesso al sistema sanitario, AFAM si impegna ad avere un approccio inclusivo per superare le possibili barriere linguistiche e culturali attraverso:
●         Un servizio di interpretariato multilingue presso la Farmacia Santa Maria Novella
●         Mediatori culturali per consulenze ai principali gruppi etnici presenti in città
●         Opuscoli sviluppati in collaborazione con il Comune per informare i turisti sull’accesso alle strutture e ai servizi sanitari fiorentini.
 
6. EDUCAZIONE E PREVENZIONE
Conoscenza e consapevolezza sono il primo passo per un benessere psicofisico. AFAM investe nella formazione continua dei propri farmacisti, attiva campagne di prevenzione, organizza manifestazioni e laboratori rivolti al pubblico:
●         Campagne di prevenzione Apoteca Natura e SIMG (Società Italiana di Medicina Generale e delle cure primarie)
●         Passeggiate della salute
●         Progetti di educazione ambientale e sanitaria nelle scuole
 
Su AFAM
Le Farmacie Comunali Firenze, prima società a capitale misto pubblico-privato (partecipata dal Comune di Firenze) sono a fianco dei cittadini sin dal 1952. Dal 2016 aderiscono al network di Apoteca Natura, una rete internazionale di oltre 900 farmacie che si impegnano ad ascoltare e guidare le persone in un percorso di Salute Consapevole. L’attuale trasformazione in Società Benefit rende oggi ancora più concreta la visione di AFAM di un modo più evoluto di ‘fare farmacia’.
AFAM – http://www.farmaciecomunalifirenze.it/
 
Sulle Società Benefit
L’innovativa forma giuridica di impresa è entrata in vigore nel 2016 in Italia
(Legge 28 dicembre 2015, n. 208, commi 376-383 e allegati 4 – 5, pubblicato su gazzettaufficiale.it/eli/id/2015/12/30/15G00222/sg), primo paese in Europa e primo al mondo al di fuori degli USA ed è stata adottata ad oggi da oltre 5000 aziende di cui oltre 200 in Italia.
La legge ha adottato come riferimento per la relazione di impatto l’architettura del B Impact Assessment, sviluppato a partire dal 2006 da B Lab.
SOCIETA’ BENEFIT – http://www.societabenefit.net/
Link utili
APOTECA NATURA – https://www.apotecanatura.it/
B CORP – http://bcorporation.eu/




Cosa dirà Mark Zuckerberg al Congresso

Pubblicata la memoria difensiva che Mark Zuckerberg enuncerà davanti ai politici. Il ceo dirà che gli dispiace e racconterà come migliorerà Facebook

È stato un mio errore e mi dispiace. Io ho creato Facebook, io lo gestisco e io sono responsabile di ciò che accade

Mark Zuckerberg è arrivato a Washington e si sta preparando per la sua full immersion di due giorni al Congresso. Prima al Senato, poi alla Camera, il ceo di Facebook dovrà rispondere alle domande dei politici. Temi principali: l’influenza della sua azienda nelle elezioni americane (il cosidetto Russiagate) e la capacità di Facebook di proteggere i dati degli utenti (lo scandalo Cambridge Analytica).
La Commissione di Energia e Commercio della Camera, che attende Zuckerberg mercoledì alle 16 (ora italiana), ha pubblicato la memoria difensiva di sette pagine con cui il ceo aprirà la sua audizione (qui il documento originale, in inglese).

Le scuse

Il testo si apre con le stesse identiche parole con cui il ceo ha iniziato la sua conferenza con i giornalisti il 4 aprile. Ma aggiunge due parole fondamentali, la cui assenza finora era stata notata: “mi dispiace. D’altronde, come svela il New York Times, per prepararsi agli incontri al Congresso il ceo ha lavorato con un team di esperti di comunicazione e con uno studio legale guidato da Reginald J. Brown, ex assistente speciale del presidente George W. Bush.
Obiettivo degli specialisti: far apparire Mark Zuckerberg il più umile e il più schietto possibile, di modo che risponda direttamente alle domande dei parlamentari e non sembri eccessivamente difensivo.

La privacy

Nel suo memoriale, Mark Zuckerberg riassume il caso Cambridge Analytica ed elenca tutte le attività messe in campo dall’azienda per proteggere i dati degli utenti. Facebook, assicura il ceo, sta controllando tutte le app che come Cambridge Analytica hanno avuto accesso a una grande quantità di informazioni prima del 2014, prima cioè del cambio di regole per evitare che fossero presi dati senza autorizzazione.

La questione russa e le elezioni

Sulle infiltrazioni russe, ammette Zuckerberg, “siamo stati lenti, ma la nostra abilità nel gestire queste minacce sta crescendo e migliorando rapidamente”. Nello specifico, Zuckerberg annuncia nuove tecnologie per prevenire abusi, come strumenti di intelligenza artificiale avanzata per bloccare account fasulli.
Facebook assumerà altre persone che si occupino di sicurezza.
A livello pratico, d’ora in poi per fare pubblicità politiche si dovrà confermare la propria indennità e la propria posizione. Le persone che gestiscono grandi pagine dovranno essere verificate, di modo che non possano farlo con account fake. Il ceo annuncia anche un test in corso in Canada: uno strumento che permetta di vedere tutte le pubblicità che una pagina sta promuovendo. A cui si aggiungerà un archivio su tutte le passate adv politiche.

La promessa

La memoria difensiva si chiude con una promessa: “La mia priorità principale è sempre stata la nostra missione sociale di connettere le persone, creare comunità e avvicinare il mondo. Gli inserzionisti e gli sviluppatori non avranno mai la priorità fintantoché sarò a capo di Facebook”.




Un algoritmo per i valori dell’Occidente

In Divertirsi da morire, un saggio sulla televisione scritto nel 1985, quando Internet era ancora roba per scienziati, il critico americano Neil Postman diceva che dei due grandi romanzi distopici del Novecento, 1984 e Il Mondo Nuovo, il più realistico non era quello di George Orwell, come si credeva, ma quello scritto da Aldous Huxley.
Per ricapitolare la tesi analogica di Postman sulla società occidentale, e aggiornarla al nostro tempo digitale, un recente articolo del Guardian ricordava che Orwell, con 1984, immaginava che la civiltà moderna sarebbe stata distrutta dalle nostre paure.

Siamo davvero arrivati al punto in cui Internet è diventato lo strumento di demolizione della nostra civiltà? L’egemonia del web ha seriamente compromesso il futuro della società liberale? Gli argomenti catastrofisti sono sotto gli occhi di tutti e non bisogna essere luddisti o reazionari per accorgersi che l’ideologia dell’algoritmo, l’abuso e la manipolazione dei dati personali e le tecniche di persuasione digitali stiano modificando comportamenti, abitudini e tessuto sociale del mondo occidentale. La lista delle recriminazioni è lunga: il disordine creato da Wikileaks negli apparati diplomatici e di sicurezza, la diffusione delle fake news, l’ininfluenza dei dati di fatto nel dibattito pubblico, l’automazione che riduce i posti di lavoro, le ideologie politiche sostituite da algoritmi che pescano i sentiment sulla Rete. E, ancora, l’interferenza cibernetica di Mosca nei processi democratici dell’Occidente, il caso dei 50 milioni di profili Facebook finiti a insaputa degli utenti nei server di Cambridge Analytica e poi utilizzati per indirizzare il voto negli Stati Uniti e altrove, forse anche in Italia.
Tutto vero, e molto pericoloso. Ma non si può negare che la Rete sia una delle più strabilianti innovazioni di sempre. Il culto del web è il prodotto dell’etica libertaria degli Anni Sessanta e dello spirito del capitalismo delle origini; è l’antidoto al mondo scongiurato da Orwell e Huxley; è lo strumento congegnato per sconfiggere il totalitarismo e poi sviluppatosi intorno all’idea che la libera circolazione delle informazioni fosse di per sé un fattore di progresso, di conoscenza e di partecipazione alla vita pubblica. Il problema è che ci accorgiamo soltanto adesso che con l’informazione circola anche la disinformazione e che l’accesso istantaneo a questa massa non filtrata di dati attenua la capacità dell’individuo di selezionare, di valutare, di discernere. Paradossalmente oggi siamo più ignoranti di prima, le società dispotiche sono più solide, quelle aperte più manipolabili e l’indebolimento dei corpi intermedi ha plasmato un sistema modernissimo, ma impaurito e senza punti di riferimento.
Questa è la questione decisiva della nostra epoca e il guaio è che non si vede ancora una classe dirigente in grado di codificare le nuove consuetudini digitali, di rimettere in carreggiata il futuro e di riconciliare il progresso tecnologico con il rispetto dello Stato di diritto. Di sicuro c’è che non si può tornare indietro, perché la formula «innovazione più globalizzazione» ha creato opportunità, distribuito benessere e liberato miliardi di persone dalla povertà. Questa formula, oggi sotto accusa, è l’algoritmo dell’Occidente: avete presente le alternative?




La sostenibilità conta per la busta paga? Ecco chi paga i manager (anche) per gli obiettivi sociali e ambientali

Oltre ai bilanci di sostenibilità e alle azioni di corporate social responsibility, alcune aziende si impegnano su collettività e Pianeta legando i compensi variabili dei loro top manager ai risultati raggiunti sociali e ambientali. L’indagine di Buone Notizie fra le 40 maggiori società quotate in Borsa

A parole, quasi tutte dicono di avere a cuore la responsabilità sociale e ambientale. Alcune hanno cominciato a «misurare» il loro impegno, per esempio nella riduzione delle emissioni di anidride carbonica e nell’utilizzo di acqua (le cosiddette carbon e water footprint), e infatti redigono un bilancio sociale. Ma quante hanno «integrato» la sostenibilità e la Corporate social responsibility nelle loro attività e non la tengono confinata a una funzione aziendale separata dall’attività principale?
Un criterio per capire quanto le aziende si sforzino è quello di valutare il coinvolgimento nella responsabilità sociale d’impresa non soltanto dei Csr manager (che di lavoro fanno questo), ma anche degli altri dirigenti. Le aziende, in genere, danno ai dipendenti obiettivi di business e legano la retribuzione variabile a un meccanismo chiamato «Management by Objectives» (Mbo) determinato in funzione del raggiungimento di risultati economici, come per esempio gli utili raggiunti dall’azienda o l’andamento del titolo in Borsa. Ma perché non dare a livello individuale obiettivi sociali e ambientali per incentivare i manager a raggiungere risultati anche in questi campi?

Apripista a livello mondiale a legare le remunerazioni agli obiettivi Csr è stata Intel. Quando, nel 2008, lanciò i sustainability goals per il 2012, la multinazionale Usa produttrice di microprocessori prese una decisione inedita: incoraggiare i dipendenti a raggiungere gli obiettivi legando parte del loro stipendio a risultati ambientali. E funzionò: per il 2012, Intel riuscì ad abbassare del 35 per cento le emissioni. Accade anche in Italia? «Buone Notizie» a dicembre 2017 ha condotto un’inchiesta contattando tutte le 40 società quotate sul listino principale di Piazza Affari (il Ftse Mib). Due le domande rivolte: «I vostri top manager hanno obiettivi legati alla Csr/sostenibilità?». «Se sì, i risultati legati a tali obiettivi sono presi in considerazione nei criteri utilizzati per assegnare i bonus e/o la parte variabile del compenso?». Dalle risposte (si veda l’infografica qui sopra), emerge che 23 hanno dato ai manager obiettivi di Csr o di sostenibilità e, tra queste, 20 prendono in considerazione tali obiettivi per assegnare parte del compenso variabile. Ecco alcuni esempi.

Eni nell’ambito dei Piani di Performance collegati al sistema di incentivazione variabile ha introdotto obiettivi di sostenibilità focalizzati sulla sicurezza delle persone, l’ambiente e lo sviluppo delle comunità locali nei Paesi in cui è presente. Per l’amministratore delegato e il direttore generale gli obiettivi sono focalizzati sulle tematiche di maggiore strategicità ed impatto socio-ambientale costituite dalle emissioni di gas serra e dalla sicurezza e salute delle persone. Per il top management, oltre a questi obiettivi opportunamente declinati in relazione alle responsabilità ricoperte, ne sono assegnati altri specifici relativi a progetti di sviluppo di servizi e strutture sanitarie e/o di infrastrutture per l’accesso all’energia nei Paesi in via di sviluppo, di controllo ambientale e bonifiche, di sviluppo delle energie rinnovabili, nonché di monitoraggio del rispetto dei diritti umani. Complessivamente, gli obiettivi di sostenibilità hanno un peso non inferiore al 25 per cento nel sistema di incentivazione dei massimi dirigenti Eni. Gli obiettivi di sostenibilità sono declinati per tutti i livelli di management con un peso minimo del 10 per cento.

In Snam per il 2017 l’obiettivo di sostenibilità societario e del top management era composto da due aspetti: l’indice di frequenza degli infortuni di dipendenti e contrattisti e la conferma dell’inclusione nonché il miglioramento del posizionamento di Snam rispetto agli indici di sostenibilità Dow Jones Sustainability Index, FTSE4GOOD e VigeoEurope. Poi c’è un Piano di Lungo Termine a base azionaria che prevede, quale obiettivo di sostenibilità, la riduzione delle emissioni di gas naturale. Sia l’incentivazione variabile di breve termine sia l’incentivazione di lungo termine 2017-2019 garantiscono un parametro legato alla sostenibilità pari al 10 per cento per l’amministratore delegato e per tutti i dirigenti.

Gli obiettivi di sostenibilità rappresentano una quota importante nella definizione degli obiettivi aziendali assegnati al Ceo di Saipem e a tutti i livelli manageriali. Il raggiungimento o meno degli obiettivi è strettamente connesso ai processi di incentivazione. Gli obiettivi di sostenibilità aziendali costituiscono il 10 per cento degli obiettivi annuali assegnati al Ceo. Come indicatori sono utilizzati, per esempio, la frequenza degli infortuni sul lavoro e il rispetto dei diritti umani verificato con i controlli audit.

Per sostenere la realizzazione degli impegni che A2A si è prefissata per un business sempre più sostenibile, la multi-utility ha definito un modello per assegnare, a partire dal 2017, a tutti i dirigenti un obiettivo sulla sostenibilità, che sia misurabile: il loro peso varia tra il 5 e il 10 per cento e A2A sta valutando un incremento di tale percentuale. Nel «Performance Management» di tutti i country manager di Pirelli sono presenti obiettivi di sostenibilità sociale e ambientale (per esempio la riduzione degli indici di frequenza degli infortuni, la riduzione dei consumi energetici e del prelievo idrico, l’aumento del recupero di rifiuti e il controllo della sostenibilità della catena di fornitura).