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Subaru: svelata la strategia a medio termine del marchio

La Subaru investirà 150 miliardi di yen in 5 anni per diventare un’azienda al passo con i tempi recettiva ai cambiamenti del mondo esterno e con il cliente al centro della nuova strategia commerciale.


Subaru ha annunciato la sua strategia a medio termine denominata “STEP” e sviluppata con l’obiettivo di far diventare l’azienda un Brand di cui i clienti si fidano e con cui possano identificarsi.
Per questo proprio l’acquirente è stato messo al centro della nuova strategia commerciale attraversi tre punti fondamentali: diventare un marchio “diverso” dagli altri migliorando il carattere distintivo; impegnarsi in attività commerciali che siano in sintonia con i clienti mettendoli al centro della scena; soddisfare la responsabilità sociale d’impresa contribuendo a diversificare i bisogni sociali.
Già il nome STEP è tutto un programma, visto che è un acronimo formato dalle lettere iniziali delle parole inglesi Speed (Velocità), Trust (Fiducia), Engagement (Coinvolgimento), e Peace of Mind and Enjoyment (Tranquillità e divertimento) che sono i quattro importanti elementi della nuova vision. La lettera “T” è enfatizzata nel logo perché Subaru considera la fiducia come l’elemento più importante di tutti. Il nome esprime inoltre la determinazione dell’azienda di compiere dei “passi decisi e costanti” nel prossimo futuro.
Infatti, Subaru mira a diventare un’azienda in grado di rispondere con rapidità e flessibilità al cambiamentograzie ad una maggiore recettività degli eventi e delle tendenze provenienti deal mondo esterno. Chiaramente, in tutto questo processo di modernizzazione sarà fondamentale preservare il DNA di Subaru.
Quindi la Casa delle Pleiadi sta concentrando gli sforzi per diventare un’azienda che fa la cosa giusta nel modo giusto riformando la cultura aziendale, le risorse umane e l’organizzazione; rivedendo le attività di CSR (Corporate Social Responsibility) ; e adottando l’IT in tutte le attività di business.
Inoltre, per il Brand giapponese la qualità sarà uno dei requisiti fondamentali, non a caso  si impegna a essere il numero 1 a livello di qualità per consentire ai clienti di godere della proprietà a lungo termine con la massima tranquillità. Un obiettivo che comporta la revisione di tutti i processi, dalla pianificazione del prodotto alla produzione, per garantire la qualità; il potenziamento del livello degli impianti di produzione;  il rafforzamento dei sistemi di gestione della qualità; ed  il miglioramento delle operazioni di servizio.
Per far fronte a tutte queste necessità e ottenere dei miglioramenti a medio termine, l’azienda ha stabilito un quadro di investimento di 150 miliardi di yen(in 5 anni).




TESI DI LAUREA: Il futuro dei progetti europei – The future of european projects

Libera Università Maria Assunta, Roma – Dipartimento di scienze umane
Corso di Laurea in Marketing & Digital Communication, Anno Accademico 2017 – 2018

Il futuro dei progetti europei
The future of european projects

Tesi di Paolo Marraffa – Relatore Prof. Luca Poma

A questo link, il testo integrale della Tesi (106 pagine), qui di seguito, il testo dell’Introduzione della tesi:

Introduzione

Il rapporto tra Istituzioni e cittadini: perché comunicare, perché rendicontare

Il presente lavoro si prefigge di illustrare le strategie comunicative dell’Unione Europea e di individuare e suggerire possibili modifiche degli strumenti di comunicazione, al fine di aumentare l’efficacia nella trasmissione del messaggio dall’Istituzione ai cittadini.

Dopo aver descritto il contesto, le direttive UE, il funzionamento dei fondi, l’attuale rendicontazione dell’UE, i progetti per l’attuazione delle politiche europee, l’attenzione è rivolta su come suggerire miglioramenti da apportare alla comunicazione e alla rendicontazione, come l’introduzione di un “Social Hub Europeo” o di un “bilancio integrato europeo”.

Il primo capitolo presenta i fondi europei sia diretti, sia indiretti che si rivolgono principalmente a imprese, professionisti e consulenti e introduce le tecniche e i metodi di progettazione e programmazione per garantire un’alta qualità alle richieste di finanziamento

In particolare, si sofferma sulle modalità di programmazione dei progetti europei da sottoporre ai finanziamenti collegati agli strumenti di maggior interesse per le PMI.

Inoltre sono stati analizzati: Orizzonte 2020, COSME, i fondi strutturali, di investimento e di coesione e i finanziamenti BEI. Successivamente, l’attenzione è ricaduta sulla capacità di accedere ai bandi, sull’analisi delle piattaforme che consentono al pubblico di prenderne visione, valutando anche l’efficacia della stessa.

Riguardo l’efficacia, la progettazione non può prescindere dalla comunicazione, i progettisti devono essere inevitabilmente dei bravi comunicatori.

Le relazioni pubbliche hanno un ruolo fondamentale nello scenario europeo. L’Unione Europea intrattiene delle relazioni con gli altri Stati e in diversi ambiti, come ad esempio quello ambientale, ha effettuato determinati accordi che influenzano l’andamento economico, sociale e ambientale.

Si tratta di una sostenibilità sociale ed ambientale basata su piani di sviluppo, su finanziamenti nei confronti di imprese, enti che attuano nelle diverse micro-realtà queste politiche di innovazione, inclusione, tutela dell’ambiente e crescita socio-economica. Il Prodotto Interno Lordo presenta dei limiti in quanto non è in grado di valutare lo stato di benessere delle persone, a differenza del Social Progress Index che però esclude le variabili economiche.

Al fine di migliorare l’efficienza dell’apparato amministrativo e l’erogazione dei servizi pubblici, occorre incentivare le misure di trasparenza in ogni singola amministrazione. Le procedure di affidamento dei contratti pubblici devono essere sempre trasparenti, così come l’erogazione dei finanziamenti, al fine di contrastare la corruzione.

Una nuova misura molto trasparente è rappresentata dal bilancio integrato che serve a rendicontare tutte quelle attività sociali che hanno un impatto concreto sull’organizzazione e che possono creare valore per le stesse.

Tra gli strumenti innovativi, ultimamente emerge il social hub che consente una rendicontazione continua, in tempo reale, elaborato da un team di ricercatori italiani ed adottato per la prima volta da GUNA spa, l’azienda farmaceutica leader in Italia nella produzione di farmaci di origine naturale e biologica. Tutti gli stakeholder accedono al social hub, inserendo al suo interno informazioni e dati che vengono poi recepiti dal social hub che si aggiorna in tempo reale e che consente ad ogni utente di esaminare il bilancio integrato in modalità disintermediata, approvvigionandosi di dati numerici e di informazioni relative all’attività dell’organizzazione senza dover domandare alcunché all’organizzazione stessa.




Intervista a SBS Radio – Australia

Corpi digitali Fanco Angeli editore

I microfoni di SBS Radio, l’emittente “Poliglotta” australian, intervistano Luca Poma, autore – per Franco Angeli editore – del libro “Il sex appeal dei corpi digitali”
Ascolta l’audio:
http://corpidigitali.it/wp-content/uploads/2015/08/italian_160626_514647.mp3




Nota sul copyright e sulla protezione brevettuale

Nota sul copyright e sulla protezione brevettuale di questo metodo innovativo di mappatura degli stakeholder come “modello di business”: una prima bozza essenziale di questo lavoro è stata pubblicata in data 09 dicembre 2010, in modalità copyleft. Il saggio riassumeva il “razionale” alla base del metodo, senza illustrare il metodo stesso nel dettaglio. Successivamente – dopo aver avuto contezza di alcune violazione del copyleft (citazioni e tentativo di utilizzo del metodo senza citare le fonte) – la clausola di protezione della prima versione del saggio è stata modificata da copyleft a copyright. Ancora successivamente, in data 29 novembre 2016, è stata presentata una richiesta di copertura brevettuale come modello di business allo US Patent Office, e contemporaneamente la versione presente online di questo articolo è stata arricchita di tutti i dettagli relativi al metodo, dettagli oggetto di richiesta di copertura brevettuale.
In data 31 maggio 2018 è stata infine concessa la patente di brevetto n° US2018/0150852-A1, e l’articolo è stato ulteriormente aggiornato.




Re BOX

L’ospite di questa settimana del mio blog è Marco Lei, co fondatore di Re Box.

Ciao Marco e benvenuto sul mio blog. Come e quando nasce Re Box?
L’idea nasce ad agosto del 2015 e lo stimolo è venuto da mio figlio Nathan che all’epoca aveva 9 anni. Una sera eravamo in un ristorante messicano e lui, come spesso accadeva, aveva avanzato la maggior parte di quanto ordinato nel piatto. Noi, come nella maggior parte dei casi, abbiamo chiesto di portare a casa quello che non era riuscito a mangiare e come spesso accadeva il tutto ci è stato consegnato in vaschette di alluminio all’interno di un sacchetto improvvisato. Quella notte mi stavo addormentando e mia moglie Daniela scuotendomi: “Marco, ma visto che in molte nazioni è una pratica consolidata e qui non esiste ancora, perché non facciamo noi la “doggy bag” italiana?”. Io ho borbottato qualcosa di incomprensibile. A questo punto lei si è addormentata, io ho passato la notte guardando il soffitto. Alle 5 di mattina mi sono alzato e con forbici e cartoncino è nato il primo prototipo di quella che sarebbe diventata la nostra reFOOD. Successivamente poi nasce anche la reWINE per portare a casa la bottiglia di vino aperta ma non terminata.
In questa fase il vostro pubblico di riferimento sono i gestori dei ristoranti. Che tipo di risposte state ricevendo?
Diciamo che la nostra reFOOD si porta dietro una cultura che in italia non è ancora molto consolidata, la difficoltà principale è far capire al ristoratore che son sempre di più le persone che avrebbero piacere di trovare questo tipo di servizio. L’altro aspetto è il senso di vergogna che l’italiano medio prova nel chiedere di portare a casa quello che non ha terminato. Ormai è risaputo che per il motivo principale di questo blocco è dato dal prodotto. Più del 70% degli italiani sarebbe disposto ad adottare questo atteggiamento se gli venisse proposto un prodotto bello, comodo e pratico per poterlo fare; e non la classica vaschetta in un sacchetto della spesa. Per questa estate i ristoranti che avranno la nostra reFOOD arriveranno a 400 in 33 province e diventeranno 800 entro fine anno.
Possiamo affermare che, come dimostrano numerose ricerche, cresce la consapevolezza delle persone che il cibo non si spreca. Come vedi il futuro della sostenibilità?
Ormai siamo arrivati ad un punto tale che l’attenzione verso la sostenibilità è diventata una priorità assoluta, non possiamo più procrastinare. Dobbiamo passare dalla modalità “moda” alla modalità “fare”. Non basta dichiarare di voler fare, sventolare bandiere per salvare il pianeta. Bisogna che ogni singolo individuo cominci ad adottare anche piccole attenzioni che però sommate nel tempo possano veramente invertire una rotta decisamente catastrofica. “There is no a Planet B” scrivono, e così è. Il nostro progetto parte proprio da queste considerazioni e basi. É chiaro che il cibo che possiamo “salvare” con le nostre reFOOD non possa risolvere il problema degli sprechi alimentari che si manifesta per più del 50% nell’ambiente domestico, ma è un lavoro culturale sulla singola persona. Se riusciamo a convincere e ad abituare le persone a fare quel piccolo e semplice gesto probabilmente cominceranno a vedere quanto non terminato non più come un qualcosa da buttare via ma come una risorsa. Nel momento in cui avviene questo cambiamento di visuale anche all’interno della propria casa o in altre situazioni l’atteggiamento generale verso il cibo dovrebbe cambiare.
Quali sono i vostri programmi di sviluppo?
Vista la difficoltà, in questo momento storico, di far comprendere direttamente ai ristoratori la cultura che la nostra reFOOD si porta dietro abbiamo deciso di cominciare a lavorare con le Amministrazioni Comunali strutturando dei progetti sul territorio dove andiamo a lavorare proprio sulla divulgazione della cultura: con i bambini nelle scuole, con i loro genitori, con le associazioni sul territorio e con i ristoratori. Tutto questo mettendo in campo dei contest e dei premi al fine di incentivare degli atteggiamenti virtuosi verso il cibo.
Dopo l’estate dovrebbe partire anche una campagna di equity crowdfunding per aumentare l’impatto sia commerciale che culturale e per cominciare a pensare all’internazionalizzazione dei nostri prodotti.