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Gas serra: la moda emette quanto l’Europa

NUOVO STUDIO CHIARISCE IMPATTO AMBIENTALE DI FASHION E CALZATURE

Un nuovo studio di ClimateWorks Foundation e Quantis chiarisce l’impatto ambientale dei settori fashion e calzaturiero a livello globale: complessivamente sono responsabili dell’8% di tutte le emissioni di gas serra prodotte in tutto il mondo

L’industria dell’abbigliamento e quella delle calzature sono responsabiliinsieme dell’8% delle emissioni di gas serra nel mondo. Tanto quanto l’intera Unione europea. Il solo settore abbigliamento vale ben il 6,7 per cento. Oltre il 50% di queste emissioni è prodotto in tre fasi dell’attività: produzione di fibra (15%), preparazione del filato (28%) e, soprattutto, tintura e rifinitura (36%).
Sono alcuni dei risultati che emergono dal report “Measuring Fashion: Insights from the Environmental Impact of the Global Apparel and Footwear Industries study”, diffuso il 27 febbraio dalla ClimateWorks Foundation (una ong che si occupa di mobilizzare la filantropia per risolvere la crisi climatica) insieme al provider di servizi sulla sostenibilità Quantis.

IL PRIMO STUDIO DEL SUO GENERE

ClimateWorks Foundation e Quantis assicurano che si tratta di una ricerca innovativa. Innanzi tutto perché, dicono, è la prima in grado «di stimare gli impatti ambientali a livello globale delle industrie dell’abbigliamento e del calzaturiero». Andando oltre le stime parziali o gli annunci delle aziende.
In particolare, l’analisi considera il valore della catena del settore attraverso sette passi che vanno dalla produzione della fibra e l’estrazione del materiale fino al fine-vita del prodotto. Inoltre, include cinque diversi indicatori ambientali: cambiamento climatico, risorse, prelievo di acqua, qualità dell’ecosistema, salute umana.
Secondo gli studiosi, gli aspetti innovativi del documento sono tre: 1. si basa su dati specifici d’impatto di questa industria, così come indicati nel World Apparel Lifecycle Database, il che lo rende «completo, robusto e aggiornato»; 2. utilizza un approccio multi-indicatore per valutare diverse aree d’impatto, come il consumo di acqua e gli effetti sull’ecosistema, considerati insieme alle emissioni di gas serra, per assicurare una stima bilanciata sotto molteplici fronti; 3. fornisce una visione dell’evoluzione degli impatti nel tempo.
«C’è una pressione crescente sui brand della moda – ha detto Annabelle Stamm, Quantis senior sustainability consultant – perché dimostrino la propria sostenibilità. Sono state tentate molte simulazioni a proposito della reale performance ambientale dell’industria e della sua catena di valore, dove si trovano i suoi hotspot e quali soluzioni potenziali ci potrebbero essere»Evidentemente, secondo Quantis, si è trattato di simulazioni non complete. «Sapevamo che l’impatto del fashion (sull’ambiente, ndr) era maggiore, ma non avevamo metriche scientifiche su cosa questo significasse davvero. Questo studio ci permette di rispondere ad alcune di queste domande, rompere alcune delle nostre convinzioni collettive e fornire linee guida a chi è impegnato ad agire».

L’ANDAMENTO NEL TEMPO

Tornando ai dati emersi da questo studio, si scopre che senza un cambiamento radicale della situazione il settore peggiorerà di molto nei prossimi anni da un punto di vista dell’impatto ambientale prodotto. Secondo i ricercatori, infatti, se non interverranno cambiamenti, in uno scenario  di “business-as-usual”, l’impatto ambientale del settore dell’abbigliamento potrà arrivare a produrre il 49% dei gas serra emessi complessivamente sul nostro Pianeta entro il 2030, ossia quanto emesso ogni anno negli Stati Uniti d’America.
In estrema sintesi, per mettere in moto un cambio di rotta, lo studio identifica tre leve: “ripensare l’energia”; “disruption per ridurre”; e “design per il futuro”. E, in ogni caso, il report conclude chiedendosi: «Sarà sufficiente il passaggio verso un’economia circolare?».

LA PARTECIPAZIONE DELL’INDUSTRIA DELLA MODA

Lo studio, fanno sapere i ricercatori, si è avvalso anche dell’aiuto di uno “Steering Committee” di leader dell’industria ed esperti che hanno fornito feedback e input, poi utilizzati nella finalizzazione del lavoro.
A questo comitato, in particolare, hanno partecipato: Jason Kibbey, ceo della Sustainable Apparel Coalition; Debera Johnson, direttore esecutivo di Brooklyn Fashion e design accelerator di Pratt Center for Sustainable Design Strategies; Megan McGill, program manager di C&A Foundation; La Rhea Pepper, managing director a Textile Exchange; Linda Greer, senior scientist di Nrdc. 




Roberto, l'italiano scelto da Obama: "Un sogno essere nella sua top 500"

Pontecorvo oggi al summit dei leader innovatori per il progetto di salvare il Tevere. “Ho mandato una email, quando mi è arrivata la risposta non ci potevo credere”
Per il suo debutto, oggi a Chicago, la Fondazione Obama ha reclutato “i giovani leader innovatori civici di tutto il mondo perché si riuniscano, scambino idee ed esplorino soluzioni creative a problemi comuni”.
Tra gli invitati c’è anche un ragazzo italiano di 27 anni, Roberto Pontecorvo. È stato selezionato tra più di ventimila domande.
Complimenti, Roberto. Come si è guadagnato l’invito?
“Sono arrivato ieri a Chicago e sono ancora emozionatissimo. Tutto è nato nel 2013 da un’idea di sviluppo territoriale per il mio paese, Praiano, in costiera amalfitana. Lo abbiamo trasformato in un museo a cielo aperto, chi viene ha un’App e una guida per 150 opere esposte. Il risultato è andato oltre le aspettative. Così ne abbiamo tratto uno modello di sviluppo territoriale nazionale ed è nato Agenda Tevere”.
Cos’è Agenda Tevere?
“Un progetto che coinvolge nella gestione integrata del Tevere tante personalità e le 17 associazioni attive sul fiume. La condivisione ha dato risultati incredibili, stiamo ottenendo un ufficio di scopo in Comune per realizzarlo. In poco tempo è cambiato tutto, e mi sono trovato a dare interviste”.
E a partire per Chicago?
“Cercavano leader civici mondiali in riferimento a un progetto o un’esperienza vissuta su un territorio. Io ho parlato della mia, in maniera molto umile. Sono andato sul sito Obama.org , lo seguivo da quando è nata la Fondazione. Ho fatto domanda pensando al classico “figurati se mi prendono”. E invece è andata bene. La risposta è arrivata per mail il 30 settembre alle due del mattino: stavo guardando una serie tv, non ho più chiuso occhio”
Cosa diceva, la mail?
“Che erano lieti di informarmi… Non ci credevo: ho mandato un paio di email. Non sono scaramantico, ma stavolta da buon napoletano non ho resistito. Non ne ho parlato con nessuno, mi dicevo: fin che non sto lì non ci credo. Mi sono pure ammalato, ho dovuto prendere gastro protettori per reggere lo stress”.
Come si diventa “imprenditore sociale” e “innovatore”?
“Ho una laurea triennale in Relazioni internazionali a Forlì, poi un anno di Erasmus a Lione, un master in Studi europei a Siena, ricerca a Cracovia e a Bruxelles. Ora sto completando la magistrale a Siena: Manca la tesi, sull’impatto del progetto di Agenda Tevere: aspetto le conclusioni”.
Il successo a Praiano l’ha ottenuto giovanissimo. Come?
“L’intuizione è venuta al giornalista Claudio Gatti. Mi ha presentato l’idea, l’ho appoggiata e abbiamo costituito l’associazione Agenda Praiano. Abbiamo raccolto ventimila euro tra imprenditori locali e persone che avevano a cuore il paese; chi non poteva ha dedicato ore e mano d’opera. Abbiamo vinto un bando regionale da 250mila euro. Praiano, paese di pescatori e agricoltori, è riuscito a compiere un autentico miracolo gestendo un progetto in maniera trasparente, pulita e condivisa. Con gli stessi soldi, dalle mie parti al massimo si organizza una sagra, nulla di duraturo”.
La magia è metter d’accordo tutti?
“Sì, fare politica senza essere in politica, essere trasversali e non di parte. Se questo progetto fosse stato avanzato da una delle due liste civiche avrebbe subito trovato l’opposizione dell’altra”.
Vedrà Obama? Emozionato?
“Saremo 500, ma solo assorbire un po’ della sua energia sarà incredibile. E poi avremo conversazioni con Michelle, col principe Harry…”.
Cosa porterà a casa con sé?
“Lo scambio di idee. Abbiamo esperienze disparate che convergono: ci sono rappresentanti delle tribù indigene che lottano per i propri diritti, altri vengono da città difficili in Africa o in Messico”.
Cosa consiglierebbe ai ragazzi della sua età?
“Non sono bravo a lanciare messaggi, ma ho imparato a crederci.
Non ho nessuno alle spalle e non ho raccomandazioni. Non chiedevano referenti o recensioni, solo quello che avevamo fatto. Si basano sul progetto, poco sulla persona. L’Italia invece non sa dare il giusto valore all’aspetto artistico e culturale. Bisogna ripartire da lì”.




Way of the Future: l’intelligenza artificiale diventa una religione

Anthony Levandowsk, ex ingegnere e manager di Google e Uber, ha fondato una chiesa per “sviluppare e promuovere la realizzazione di una divinità basata sull’AI”. Perché Dio, a ben vedere, potrebbe essere una macchina

Dopo sette milioni e mezzo di anni, il supercomputer Pensiero Profondo fornisce la risposta alla «domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto»: 42. E se il concetto di divinità artificiale è stato trattato con ironia da Douglas Adams nel romanzo Guida galattica per autostoppisti, l’intento di Anthony Levandowski e della sua associazione religiosa senza scopo di lucro “Way of the Future”, sembrerebbe molto diverso.
Fondato dall’ex ingegnere e manager di Google e Uber, si tratta di un culto nato con l’obiettivo di «sviluppare e promuovere la realizzazione di una divinità basata sull’intelligenza artificiale», si può leggere nel suo statuto. Nata nel 2015, l’esistenza dell’associazione è stata rivelata in un articolo pubblicato su Wired .
Insomma, una religione che non può non rifarsi ai principi della singolarità tecnologica, la teoria in cui si ipotizza il probabile punto di non ritorno della tecnologia: capace di superare l’intelligenza in carne e ossa fino a livelli non comprensibili e prevedibili dagli esseri umani. E se da un lato Elon Musk eStephen Hawkins pensano che le macchine potrebbero diventare una minaccia concreta in grado di mettere a repentaglio l’umanità stessa, Lewandoski è decisamente dalla parte delle menti artificiali. Non è un caso che uno dei creatori delle incarnazioni più terrene e concrete dell’intelligenza artificiale: le auto autonome, abbia deciso di fondare una religione di questo tipo.
L’ingegnere è il fondatore di Otto, società specializzata nel settore dei veicoli che si guidano da soli. Ma prima aveva lavorato al progetto Waymo per Google. Dopo l’acquisizione della stessa Otto da parte di Uber, Lewandoski è stato accusato da Mountain View di aver sottratto e portato con se 14 mila file di segreti industriali. Tra cui la tecnologia LIDAR: un sistema in grado di misurare la distanza del veicolo da un oggetto puntando un raggio laser contro l’ostacolo. In poche parole, gli occhi del veicolo autonomo. In seguito alla causa legale, Uber ha deciso di licenziare l’uomo che nel frattempo era diventato il responsabile del dipartimento auto autonome della società di San Francisco.




Il robot che ricicla 200 iPhone all'ora per estrarne oro, argento e platino

Per prepararsi alla Giornata della Terra 2018 di domenica 22 aprile, Apple ha presentato Daisy, il robot che ricicla gli iPhone.Fino al prossimo 30 aprile, gli iPhone restituiti a Apple tramite il programma Giveback, con il quale si possono riconsegnare i vecchi smartphone in cambio di Gift Card, verranno dati in pasto a Daisy.
Il robot in sé non è una novità completa: è infatti il successore di Liam (di cui, in spirito ecologico, utilizza alcune parti), che già svolgeva il medesimo ruolo nel 2016.
Liam era più rapido di Daisy, ma quest’ultima ha un campo d’azione più vasto: riesce a riciclare 200 iPhone all’ora ed è in grado di smontare senza alcun problema nove diversi modelli dello smartphone di Apple.
L’idea di riciclare i dispositivi tecnologici non è soltanto una trovata pubblicitaria in vista della Giornata della Terra: all’interno di smartphone e compagni ci sono infatti diversi metalli (anche preziosi, quali oroargento e platino) che possono essere recuperati e riutilizzati, e componenti inquinanti che devono essere smaltiti con criterio.
Grazie a Daisy – sostiene Apple – si possono recuperare materiali che i sistemi tradizionali di riciclaggio non riescono ad estrarre dai dispositivi, e l’operazione viene svolta con una maggiore efficienza complessiva.

Daisy robot disassembles iPhone 04192018




Le farmacie comunali diventano società benefit, presentato il cambio di forma societaria di AFAM

L’Azienda Farmaceutica Municipalizzata AFAM (Farmacie Comunali Firenze) cambia forma societaria e diventa la prima società a capitale misto pubblico-privato in Europa, nonché la prima rete di farmacie al mondo, a diventare Società Benefit.

L’azienda cambia forma societaria per confermare il proprio impegno socio-sanitario, in linea con la recente normativa che apre una nuova possibilità nel sistema impresa italiano: la Società Benefit dove i fini sociali vengono incorporati nello statuto. La novità è stata presentata in Palazzo Vecchio dal sindaco Dario Nardella, dal presidente Farmacie fiorentine A.Fa.M. S.p.A SB Massimo Mercati e dal co-fondatore di Nativa Paolo Di Cesare.
 
“Si tratta di una piccola grande rivoluzione – ha detto il sindaco Dario Nardella – perché la società delle farmacie comunali di Firenze non dovrà guardare più solo agli aspetti del profitto e del fatturato, che sono comunque obiettivi aziendali, ma dovrà guardare al beneficio pubblico che l’attività della gestione delle farmacie porta su tutto il territorio”. “In concreto, ciò vuol dire potenziare tutti quei servizi che servono ai cittadini, al di là della vendita dei farmaci – ha spiegato il sindaco -. Penso alle prenotazioni degli esami che si possono fare direttamente in farmacia attraverso il Cup, alle prestazioni varie che vengono offerte come, ad esempio, la misurazione del colesterolo e della glicemia, ma anche al trasporto dei farmaci a domicilio e al kit bebè donato ai genitori dei nuovi nati residenti a Firenze”. “Le farmacie comunali diventano sempre di più un centro che offre servizi socio-assistenziali di base per i cittadini – ha concluso Nardella -, sono un collante per la nostra comunità e un luogo dove non si compra solo i medicinali ma si ricevono molti servizi”.
“Ogni impresa per essere riconosciuta come tale dovrebbe qualificarsi come impresa benefit – ha dichiarato il presidente di Farmacie Fiorentine A.Fa.M. S.p.A. SB Massimo Mercati -, nella nostra visione fare impresa non può infatti prescindere dallo svolgimento di una funzione economico sociale e dal perseguimento del bene comune; questi valori sono già nel nostro dna e oggi possiamo dimostrare che questo approccio è a sua volta un fattore di successo. Creare valore per la società è la prima condizione che consente ad imprese come la nostra di affermarsi sul mercato”.
Il cambio di forma societaria costituisce una pietra miliare che qualifica AFAM come prima azienda a partecipazione pubblica a cogliere l’intuizione che in Italia il modello societario più adatto per il perseguimento del beneficio pubblico, in particolare nelle società municipalizzate, è quello della Società Benefit; e come prima rete di farmacie a diventare Società Benefit e quindi a esprimere nello statuto la propria missione di servizio alle persone e di promozione di una ‘salute consapevole’, facendo evolvere il paradigma stesso di farmacia.
Come AFAM così tutte le Società Benefit integrano e rendono espliciti nei propri statuti gli obiettivi di beneficio comune oltre a quelli di profitto, e si impegnano a rendicontare ogni anno l’impatto dell’azienda attraverso la certificazione di un ente terzo che verificherà il corretto adempimento degli oneri assunti dalla società.
 
APPROFONDIMENTI
Le specifiche aree d’impatto incluse nello statuto di AFAM:
 
1.         COMUNITA’
D’intesa con altri enti pubblici o accreditati sul territorio, AFAM rende disponibile per la collettività un servizio di tutela della salute delle persone attraverso l’erogazione di farmaci, parafarmaci e servizi di autodiagnosi, garantendo continuità e qualità del servizio anche in zone territoriali periferiche. Servizi preposti:
●         Apertura 24H/7 di 3 farmacie per offrire una copertura completa del territorio
●         Servizi di Autodiagnosi e Telemedicina
●         Servizio CUP per prenotare le visite mediche e gli esami
 
2.         SUPPORTO ALLA RICERCA
Un impegno costante nell’integrazione con altri enti e istituzioni sanitarie al fine di favorire attività di ricerca in collaborazione con Università, Aziende ospedaliere e altri enti attraverso l’agevolazione e la strutturazione di percorsi di cura e prevenzione per la generalità della popolazione.
 
3. CATEGORIE SVANTAGGIATE
Tutti devono poter accedere ai percorsi di cura più adatti. Per questo AFAM offre servizi dedicati di supporto alle terapie per le categorie più fragili attraverso:
•          Laboratori di integrazione sociale
●         Voucher per la dispensazione gratuita di medicinali alle fasce deboli
●         Fornitura gratuita di prodotti sanitari e parafarmaceutici per gli armadietti nelle residenze sociali
●         Voucher mamma, un kit di prodotti per ogni nuovo nato
 
4.         SOSTENIBILITA’
AFAM crede che la salute dell’uomo non possa prescindere dal rispetto dell’ambiente e sostiene la mobilità a zero emissioni: la donazione al Comune di due auto elettriche a supporto dei nuovi servizi socio-sanitari ne è la prima testimonianza.
 
5.         STRANIERI E TURISTI
Per facilitare la gestione di problemi di salute e l’accesso al sistema sanitario, AFAM si impegna ad avere un approccio inclusivo per superare le possibili barriere linguistiche e culturali attraverso:
●         Un servizio di interpretariato multilingue presso la Farmacia Santa Maria Novella
●         Mediatori culturali per consulenze ai principali gruppi etnici presenti in città
●         Opuscoli sviluppati in collaborazione con il Comune per informare i turisti sull’accesso alle strutture e ai servizi sanitari fiorentini.
 
6. EDUCAZIONE E PREVENZIONE
Conoscenza e consapevolezza sono il primo passo per un benessere psicofisico. AFAM investe nella formazione continua dei propri farmacisti, attiva campagne di prevenzione, organizza manifestazioni e laboratori rivolti al pubblico:
●         Campagne di prevenzione Apoteca Natura e SIMG (Società Italiana di Medicina Generale e delle cure primarie)
●         Passeggiate della salute
●         Progetti di educazione ambientale e sanitaria nelle scuole
 
Su AFAM
Le Farmacie Comunali Firenze, prima società a capitale misto pubblico-privato (partecipata dal Comune di Firenze) sono a fianco dei cittadini sin dal 1952. Dal 2016 aderiscono al network di Apoteca Natura, una rete internazionale di oltre 900 farmacie che si impegnano ad ascoltare e guidare le persone in un percorso di Salute Consapevole. L’attuale trasformazione in Società Benefit rende oggi ancora più concreta la visione di AFAM di un modo più evoluto di ‘fare farmacia’.
AFAM – http://www.farmaciecomunalifirenze.it/
 
Sulle Società Benefit
L’innovativa forma giuridica di impresa è entrata in vigore nel 2016 in Italia
(Legge 28 dicembre 2015, n. 208, commi 376-383 e allegati 4 – 5, pubblicato su gazzettaufficiale.it/eli/id/2015/12/30/15G00222/sg), primo paese in Europa e primo al mondo al di fuori degli USA ed è stata adottata ad oggi da oltre 5000 aziende di cui oltre 200 in Italia.
La legge ha adottato come riferimento per la relazione di impatto l’architettura del B Impact Assessment, sviluppato a partire dal 2006 da B Lab.
SOCIETA’ BENEFIT – http://www.societabenefit.net/
Link utili
APOTECA NATURA – https://www.apotecanatura.it/
B CORP – http://bcorporation.eu/