INTERVISTA A VITO GULLI – GENERALE CONSERVE

Lei pur essendo di estrazione “umanista” ha scalato la carriera nel settore industriale. Gruppo Mars, Star, Nostromo, Palmera, poi azionista di Generale Conserve, che Lei porta a diventare la seconda azienda in Italia nel mercato del tonno in scatola, con il marchio Asdomar e la produzione per la grande distribuzione, ma presente anche con marchi storici come Manzotin e De Rica. Come mai questa passione per le “scatolette”?
Direi per caso…come tante cose nella vita, accadono per caso. Ancora più per caso da manager sono diventato imprenditore. Non è stato frutto di una scelta precisa, ma di una proposta di altri, i miei ex soci, le cui quote ho acquisito nel corso del tempo, che ormai più di 13 anni fa, mi hanno coinvolto in questa magnifica avventura. Volendo fare una battutaccia, anche se triste, potrei dire che le scatolette sono un bel business in…tempo di guerra, e purtroppo credo proprio che oggi siamo in guerra, fra poveri, ma in guerra. Le scelte di Manzotin e poi De Rica non sono altro che una strategia di allargare, completare l’offerta di tutte le proteine: pesce, carne e vegetali.  Credo siamo l’unica azienda che offre tutte le proteine, e se non siamo fra le grandi multinazionali, certo siamo una grande “multiMarca Nazionale”.
Mentre tutti delocalizzano furiosamente, avete recentemente investito in Sardegna, un nuovo stabilimento all’avanguardia, perché proprio li?
Prima di tutto la scelta di base era investire nella produzione in Italia. Pur avendo, e continuando ad avere, e sempre a pieno regime seppure con altri prodotti, un altro stabilimento in Portogallo. E il perché é semplice. Vedevo già 8 anni fa quello che, oggi, molti, seppur non ancora tutti, vedono e capiscono: che il valore della produzione italiana non ha solo valore di qualità, scontato, ma anche un grande valore sociale, economico, che si traduce nell’unica possibilità di uscire da questa maledetta crisi. Una sorta di baratto, non di beni, ma di posti di lavoro. Una spirale virtuosa di rilancio del lavoro spinta dagli stessi consumatori. Poi in Sardegna perché sapevo che li c’era expertise, un vero e proprio polo industriale che sarebbe stato disperso come tanti mestieri in altre parti di Italia. I sardi hanno peraltro un grande ingegno nel DNA. Il “polo” di Olbia è da sempre fiore all’occhiello della lavorazione del tonno, e restiamo convinti che generazioni e generazioni di “saper fare” non possano che tradursi in un valore aggiunto per i nostri prodotti sulle tavole dei nostri consumatori.
La sostenibilità della pesca sembra essere un vostro pallino da sempre. Marketing o vera e propria strategia d’impresa?
Le rispondo così: quando più di 6 anni fa mi diedero un Award internazionale come 1ª azienda di tonno Sostenibile, alcuni mi fecero i complimenti riconoscendomi grandi intuizioni di marketing. Mai mi fu fatta offesa peggiore. Dico sempre la stessa cosa: se un imprenditore non capisce che come prima cosa deve preservare la materia prima “core” del proprio business, non è un imprenditore. Però ci tengo a dire che la sostenibilità non è solo nei confronti della pesca, ovvero della materia prima tonno, essenziale per il nostro futuro. Ma anche nei confronti dell’altra “materia prima” del nostro business: il consumatore. E qui, per preservarla, bisogna almeno cercare di dare il massimo possibile di lavoro, per permettere ai consumatori, cioè ai lavoratori, di avere quel potere d’acquisto senza il quale non comprerebbero i nostri prodotti.
La penetrazione del marchio ASDOMAR è passata da 400.000 a oltre 4.500.000 di famiglie: chi è il vostro Cliente tipo? Pensate che la sostenibilità della vostra filiera possa fare la differenza nel mass-market per orientare i comportamenti d’acquisto?
Qualità, prezzi equi e più informazione: sono questi i criteri di base che, oggi, guidano le scelte d’acquisto dei consumatori italiani. Da parte dei consumatori, sempre più attenti e sensibili nei confronti delle tematiche ambientali e che dichiarano di essere disposti a pagare di più per un prodotto sostenibile, è quindi cresciuta la capacità di conoscenza e la curiosità in rapporto ai vari aspetti implicati nell’atto di acquisto, così da poter riuscire a valutare realmente la qualità del prodotto, a partire dalla materia prima. Da oltre un decennio, inoltre, il prodotto che ha riscosso maggiore successo nel nostro mercato è, senza dubbio, il filetto di tonno in vasetto di vetro. Dalla sua introduzione, infatti, ha sempre mostrato tassi di crescita significativi, proprio grazie alla novità rappresentata dalla confezione, il vaso di vetro, che dà la possibilità al consumatore di vedere il prodotto già al momento dell’acquisto e quindi di poterlo scegliere con cognizione di causa. E poi, mi piace ricordare che siamo stati precursori in trasparenza, che abbiamo inserito in etichetta tutto quanto era possibile e utile al consumatore per scegliere.
Tonno ASDOMAR ha presentato il suo primo bilancio di sostenibilità. Quali sono i pilastri della vostra CSR?
Qualità, innanzitutto, e rispetto. Ovvero: lavoro in Italia, e sostenibilità nei metodi di pesca del tonno. Dire che bisogna soddisfare le esigenze del presente senza compromettere la possibilità per le generazioni future di soddisfare i propri bisogni, pare banale, ma in un settore “sensibile” qual è quello della pesca del tonno la sfida non era certo semplice. La sostenibilità è uno dei principi base dell’Azienda che ha fatto dell’etica un elemento strategico, come testimonia la scelta di utilizzare le certificazioni – tra cui Friend of The Sea per la sostenibilità della pesca e SA-8000 per la Responsabilità Sociale – come punto di partenza della propria condotta e non come traguardo. ASDOMAR è estremamente sensibile al tema della sostenibilità della pesca: ci auto-imponiamo limiti dettati dalle nostre scelte, come ad esempio la selezione di soli tonni adulti per salvaguardare la riproduzione delle specie. E questa è stata una scelta che ha precorso i tempi: oggi è l’Unione Europea a confermarlo attraverso la campagna ‘SIZE DOES MATTER’, che esplicita quanto le dimensioni siano importanti, invitando il cliente a non consumare pesce non adulto e in generale che non rispetti le regole di pesca sostenibile. E, sottolineo ancora una volta, tutto ciò per semplice e dichiarato interesse di impresa, per costruire e consolidare il futuro della stessa impresa e delle comunità che la circondano.
Il Vostro primo Bilancio di sostenibilità – passo importante per un’azienda come la vostra che si rivolge direttamente ai clienti finali – è coraggioso e insieme “essenziale”. Quali parti avete intenzione e interesse a sviluppare maggiormente in futuro?
Senza dubbio il fatto di rendere sempre più centrale la sostenibilità relativa all’attività principale dell’azienda. L’essenzialità si traduce proprio nel voler continuare a operare in coerenza con gli elementi chiave della sostenibilità della nostra azienda: la materia prima tonno e il potere d’acquisto dei consumatori. Sono ripetitivo quanto convinto. Solo così il Bilancio di sostenibilità è autentico e non solo un report di “best practice” aziendali lette e interpretate in chiave “green”, anzi, a volte troppo “light green”. È notizia ormai di qualche mese fa che stia per formalizzarsi l’entrata di un nuovo socio, non un fondo finanziario, ma un altro manager imprenditore con tanta – se non anche più della mia! – esperienza nel settore: Adolfo Valsecchi, che ha progettato, varato e gestito a tutt’oggi l’unica nave oceanica da pesca di tonno con bandiera italiana. Potrebbe sembrare solo “poesia”, ma fa anche intendere cosa vogliamo fare insieme in futuro… Riallungare le filiere, verticalizzare, integrare, solo così ci si rafforza nel proprio mercato, si cresce in modo sano, e si produce più lavoro per il proprio territorio, generando appunto, più potere d’acquisto per il proprio consumatore.
Il pomodoro dei prodotti De Rica, storico marchio italiano entrato nel 2013 nel portafoglio di Generale Conserve, è il primo prodotto agricolo a essere certificato come sostenibile da “Friend of the Earth”, il programma internazionale di certificazione per l’agricoltura sostenibile. Anche in questo caso l’introduzione di preoccupazioni di carattere etico è parte integrante della vostra strategia?
A quasi 10 anni di distanza – dopo aver scelto per il proprio marchio ASDOMAR la certificazione Friend of Sea – oggi Generale Conserve sposa la stessa linea di condotta anche per il brand De Rica, in un’ottica di coerenza con la mission aziendale che si basa sui principi della Qualità e del Rispetto. Il pomodoro è un prodotto da sempre amato per il suo sapore unico e straordinario. I consumatori dei prodotti De Rica possono assaporarli consapevoli di aver scelto non solo un prodotto delizioso, ma anche ottenuto da una agricoltura sostenibile e rispettosa dell’ambiente. La polpa, la passata e, in generale i derivati del pomodoro, sono parte costituente della storia e della cultura gastronomica italiana ed è fondamentale che la coltivazione del pomodoro sia effettuata in armonia con il territorio. Quando i consumatori acquistano prodotti De Rica certificati “Friend of the Earth”, sanno che stanno contribuendo ad un’agricoltura controllata, certificata e sostenibile. In coerenza con questa strategia, abbiamo appena lanciato un nuovo prodotto, Pura Passata di pomodoro Vallivo De Rica, una passata che nasce da una filiera corta e chiusa, si differenzia per gusto, colore e profumo perché prodotta da pomodori di una sola varietà, provenienti da sementi di una varietà tradizionale, autoctona e “antica”.
Lei ama il rumore del mare: che rumore le piacerebbe sentire in futuro, avvicinando all’orecchio una delle sue scatolette, a mo’ di conchiglia?
Rumore di badge, di chi produce, perché un lavoro ce l’ha. Di migliaia di lavoratrici e lavoratori che escono dai loro uffici, dalle fabbriche, senza le quali questo paese – manifatturiero per eccellenza e per storia – muore. Perché ho scritto solo “escono” e non “entrano”? Perché siccome dicono che sono un po’ “visionario”, oltre a “sentire” avrei anche la “visione” dei loro sguardi sereni proprio mentre tornano a casa dalle loro famiglie con la sicurezza di un posto di lavoro e con intatta tutta la propria dignità. Mi piace fare l’anagramma che dà dignità al buon lavoro: Valoro. In fondo basta solo spostare un paio di consonanti.


Tavolazzi torna alla carica: Hera nasconde la verità

L’azienda dal bilancio sociale patinato (e costoso), dalle sbandierate ricadute economiche ed occupazionali nei territori in cui opera, dalla presunta trasparenza, perde ogni residua credibilità sociale, quando nega informazioni e documenti richiesti nell’interesse dei cittadini con accesso agli atti (allegato), da parte di un consigliere comunale di opposizione. Hera ha impiegato 35 giorni per scrivere in stile “azzeccagarburgli” una lettera (allegata), firmata dal direttore del teleriscaldamento Fausto Ferraresi, che nega informazioni da me richieste il 28 gennaio, in merito ai pozzi di Casaglia, dai quali estrae parte del calore necessario per alimentare il TLR a servizio di decine di migliaia di appartamenti. Pur partecipando, tramite Ferraresi, a costosi convegni in Italia e nel globo, per raccontare la finta geotermia e il raddoppio del TLR, basato sull’apporto fondamentale del cancro valorizzatore di Cassana, Hera, quando deve rendere conto ai cittadini/soci, fornendo dati ed informazioni, diventa opaca, si chiude nel linguaggio burocratico antitetico alla trasparenza, nega elementari risposte a chi è stato eletto per richiederle. In altri termini prende a pesci in faccia coloro (tutti noi) che garantiscono ai soci privati utili e dividendi, pagando salatissime e monopolistiche bollette per i servizi rifiuti e acqua. E’ evidente a tutti che l’interesse dei cittadini ad avere quelle informazioni è gigantesco.
E’ pure gravissimo che il presidente del Consiglio Colaiacovo, coinvolto fin dall’inizio in questa richiesta, abbia svolto un ruolo supino da passacarte, sottraendosi al dovere di difendere il mandato che la legge attribuisce al consigliere e che lui è tenuto a garantire quando viene calpestato, soprattutto se da una azienda partecipata a maggioranza pubblica. Non ci stupisce, e l’abbiamo spesso denunciato, la subalternità di Colaiacovo (da Ppf mai eletto), dimostrata anche nei giorni scorsi, con il silenzio sulle concessioni del sindaco, in materia di banchetti elettorali, ad un cittadino digiunante, cui va il nostro apprezzamento per la battaglia condotta. Quel silenzio assordante è insopportabile perché le stesse richieste erano state avanzate più volte,senza alcun risultato, da consiglieri comunali in conferenza dei capigruppo e pubblicamente. L’episodio segnala la scarsa considerazione che il sindaco ha dell’istituzione (se è vero che reagisce a un cittadino digiunante, ma non a consiglieri eletti dal popolo), ma soprattutto dimostra l’asservimento del garante di quella istituzione (Colaiacovo), che dovrebbe difenderla anche in contrasto con il sindaco.
Ma torniamo a Hera. I quesiti posti erano chiari, elementari, avanzati all’azienda tramite Colaiacovo: a) durata della concessione per l’utilizzo da parte di Hera del calore dell’acqua dei pozzi; b) durata della concessione per la coltivazione dei pozzi da parte del proprietario (gruppo Eni); c) corrispettivo pagato da Hera per l’utilizzo del calore dell’acqua geotermica; d) ogni altra informazione o documento atti ad inquadrare i rapporti tra Comune/Hera/Eni nella gestione dei pozzi, con riferimento all’estrazione del calore, alla sua cessione alla rete del TLR, alla gestione dell’impianto, alla regolazione dei rapporti tra Hera/utenti/Comune, riguardo a tariffe e condizioni contrattuali. Un bel “NIET” su tutti i fronti è stata la risposta di Hera, che per due pagine e mezzo si arrampica suscivolosi specchi, tra sentenze ed interpretazioni,al solo scopo di negare le informazioni e i documenti richiesti da un consigliere comunale, garantito nelle sue prerogative, se non da Colaiacovo, dalla legge. Hera, da azienda di proprietà maggioritaria degli enti locali e quindi dei cittadini, si comporta peggio di una qualsiasi multinazionale, dimostrando di non avere a cuore i rapporti con il territorio e la trasparenza delle proprie azioni.
A questo punto tocca al sindaco, ora informato da questa mia lettera aperta, dimostrare di non essere subalterno a Hera. Da socio dell’azienda e fino a ieri componente (tramite delegato) del consiglio di amministrazione, esiga quelle informazioni e quei documenti (posto che non se sia già in possesso) e li esibisca ai cittadini. In caso contrario confermerà quanto da noi sostenuto da tempo riguardo alla sua impresentabilità come candidato sindaco della città di Ferrara.


Il welfare secondo Ikea Italia

Codice di condotta, politiche di inclusione, requisiti per l’anticipo del Tfr: l’approccio del gruppo alla sostenibilità nell’ambito delle risorse umane anticipa le previsioni di leggeMeno sprechi e rifiuti, più energia e rispetto per l’ambiente e le persone. Sono gli obiettivi affidati a “People & Planet Positive” , la strategia per la sostenibilità di Ikea lanciata poco più di un anno fa e di cui sono stati resi noti i primi progressi sia nel bilancio di sostenibilità del Gruppo, sia in quello della filiale italiana.
Suddiviso in cinque sezioni (Ambiente, Food, Risorse Umane, Sociale e Progetti sociali condotti a livello locale), il report sintetizza i risultati raggiunti da Ikea in Italia nel periodo compreso tra settembre 2012 e agosto 2013.
Dal punto di vista dei numeri, la sezione dedicata all’ambiente ha riportato i risultati più importanti: nella gestione dei rifiuti i costi si sono ridotti di quasi il 70% nell’ultimo triennio mentre i consumi energetici sono diminuiti del 6% con un calo del 9,5% delle emissioni di Co2. Il 95% dell’energia utilizzata da Ikea Italia proviene da fonti rinnovabili e sette punti vendita sono dotati di impianti fotovoltaici che hanno prodotto oltre 6 milioni di Kwh di energia pulita. L’obiettivo è quello di arrivare a produrre entro il 2020 più energia di quanta ne venga consumata.
Sul fronte delle risorse umane, l’approccio sostenibile ai temi del lavoro si è tradotto nel 2013 nella definizione di un Codice di condotta. Definito come una sorta di contratto sociale, il codice punta a introdurre nelle relazioni tra le persone all’interno dell’azienda principi di correttezza, rispetto della privacy, sostegno delle pari opportunità e lotta alla corruzione. In caso di violazioni, è possibile inviare una segnalazione, anche in modo anonimo, ai propri responsabili all’interno dell’organizzazione.
Con la firma degli ultimi contratti integrativi sono state inoltre adottate nuove misure di welfare aziendale che estendono alle coppie di fatto, etero e omosessuali, i benefit previsti per i nuclei familiari tradizionali, come i congedi per matrimonio. Questo impegno ha permesso all’azienda di ottenere il primo posto nella classifica del Parks Glbt Diversity Index, l’indice che misura la capacità di inclusione aziendale realizzato da Parks – liberi e uguali, l’associazione di aziende che intendono valorizzare i collaboratori Glbt (gay, lesbiche, bisessuali e transessuali).
Per le famiglie con i figli sono stati introdotti permessi aggiuntivi per entrambi i genitori e rientri agevolati per le lavoratrici madri  a cui è stata fornita la possibilità di godere di un anno in più di aspettativa per maternità rispetto a quella già prevista dalla legge.
Sul fronte previdenziale, un tema già affrontato da Ikea a livello internazionale con un’iniziativa a favore della previdenza integrativa, sono state agevolate le modalità per ottnere anticipi sul Tfr, ampliando i motivi per le richieste, e dimezzando l’anzianità aziendale necessaria.


Riardo, nasce l'Oasi Ferrarelle Fai

I giorni 22 e 23 marzo, in occasione della ventiduesima edizione delle Giornate FAI di Primavera, Ferrarelle SpA ha inaugurato l’Oasi Ferrarelle FAI di Riardo. Dopo l’apertura pilota del 2013 e la conclusione degli ultimi lavori, l’azienda di imbottigliamento e il FAI – Fondo Ambiente Italiano celebrano quest’anno il battesimo dell’Oasi che porta i loro nomi, un’area di 145 ettari, che sovrasta le fonti delle acque minerali Ferrarelle, Natia e Santagata e impone sui comuni di Riardo, Teano, Rocchetta e Croce, nell’alta Campania, ai confini con Molise e Lazio. Un luogo dalla natura rigogliosa ed incontaminata nel quale il FAI ha patrocinato un’importante opera di valorizzazione realizzata da Ferrarelle SpA che ha consentito di mettere l’Oasi a disposizione della collettività attraverso visite guidate, passeggiate, attività ludico-didattiche e servizio di ristorazione di qualità.
Il progetto è stato avviato nel 2010 con un ampio piano di riconversione agricola, in cui sono state messe a dimora colture storicamente presenti nel compendio, come il nocciolo, il grano tenero e il grano duro. E’ stata arricchita la flora del parco con la piantumazione di nuovi alberi ed ulivi, che ad oggi sono più di 10000, e sono state collocate all’interno dell’area circa 100 arnie. E’ stata inoltre ristrutturata, secondo il profilo architettonico originale, la Masseria Mozzi, risalente alla fine del XVIII sec, che è oggi fulcro dell’intera Oasi ed anche punto di ristoro. Inoltre, attraverso l’azienda agricola biologica Masseria delle Sorgenti Ferrarelle, costituita in seguito all’avvio del progetto, si producono e commercializzano prodotti genuini frutto di queste terre: olio extravergine d’oliva, quattro varietà di miele biologico e pasta artigianale di grano duro. Sono stati inoltre portati a termine recentemente i lavori del punto informazioni e centro d’accoglienza FAI che sarà a breve aperto al pubblico con personale formato e gestito dalla Fondazione. Il centro FAI diventerà quindi il punto di partenza dello splendido percorso naturalistico all’interno dell’Oasi, in cui è inclusa la visita allo stabilimento di imbottigliamento e, per chi lo desiderasse, la sosta culinaria all’interno delle sale di Masseria Mozzi.
Una modalità inedita di fare CSR, frutto di una sinergia profonda tra l’azienda e il Fondo Ambiente Italiano, di cui Ferrarelle può anche fregiarsi del titolo di acqua ufficiale. Una collaborazione nata dalla volontà comune di custodire un pezzo di paesaggio italiano e che prosegue ancora oggi rafforzata e sempre più alimentata dallo stesso amore per il nostro paese e per le sue testimonianze naturali e paesaggistiche, di cui Ferrarelle considera espressione anche la propria acqua e il territorio incontaminato da cui essa ha origine e che il FAI contribuisce a proteggere e valorizzare.
Esiste un “modo Ferrarelle” di fare le cose che per noi è unico e distintivo, come lo è la nostra acqua, unica effervescente naturale certificata e pioniera, ormai ultracentenaria, della sua categoria ”, afferma Michele Pontecorvo, responsabile comunicazione e CSR in azienda. “Le iniziative di CSR sono per noi un’opportunità ogni giorno per dare alle nostre acque minerali, che la natura ci offre pure ed incontaminate, un valore aggiunto concreto, e il progetto di valorizzazione intrapreso nel nostro parco sorgenti di Riardo è un atto di riconoscenza dovuto a questo territorio che ci dona tanto”.  “Abbiamo iniziato a collaborare col FAI nel 2010” prosegue Michele Pontecorvo “ed abbiamo appena rinnovato questa proficua partnership per i prossimi tre anni, riconoscendo nel Fondo Ambiente Italiano il più autorevole partner in ambito di salvaguardia e rispetto della natura e dell’arte, della storia, delle tradizioni d’Italia.”
Marco Magnifico, Vice Presidente Esecutivo FAI afferma: “Fu del tutto inaspettato per me scoprire la prima volta la bellezza del paesaggio pressochè intatto di Riardo; una campagna che in taluni punti con le sue enormi querce e gli ampi coltivi assomiglia addirittura all’Inghilterra.”


Votazienda, il “tripadvisor” della Csr

RECENSIONI PER CHI CERCA LAVORO. E PER MIGLIORARE L’IMPRESA
Recensioni al servizio della responsabilità sociale di impresa. È l’idea di tre ragazzi di Padova,Roberto Del Longo, 29 anni, Michele Boato, 29 e Mattia Zanon, 34, che da poco più di sei mesi hanno aperto Votazienda.it , un sito dedicato alle persone che cercano lavoro e che funziona in modo simile alle piattaforme web di recensioni su locali, alberghi o b&b. Si entra nel sito, si valuta la propria esperienza in azienda e si aiuta, così, nella scelta chi è alla ricerca di un impiego e vuole concentrare tempo ed energie sulle offerte migliori.
«L’idea – spiega Del Longo – è nata da una mia esigenza: ho lavorato per due anni nel campo della consulenza aziendale e mi sono occupato di responsabilità sociale di impresa. Nel corso di questa esperienza ho notato che su internet gli spazi dove poter fare valutazioni sulle aziende scarseggiavano. Nel frattempo all’estero si stavano sviluppando dei siti che raccoglievano recensioni dal basso, cioè dal punto di vista dei lavoratori. Così, insieme a un ex collega e a un vecchio compagno di scuola, ho deciso di creare una piattaforma del genere anche in Italia».
Votazienda.it è innanzi tutto un sito che raccoglie recensioni. I lavoratori entrano nella pagina web, cercano l’azienda per cui lavorano o hanno lavorato e danno un voto da uno a dieci alla propria esperienza. Il giudizio passa attraverso tredici parametri, dal rapporto con i superiori e con i colleghi alle opportunità di carriera, alla formazione, agli stipendi. La media dei voti ricevuti viene tradotta in centesimi e forma il punteggio con cui l’impresa si presenta agli utenti alla ricerca di lavoro. Chi vuole può aggiungere un commento e raccontare nel dettaglio i motivi della valutazione.
Dall’altra parte, come dice Roberto Del Longo, c’è il «dialogo costruttivo». Le aziende possono rispondere alle recensioni confermando o disconoscendo quanto scritto dai lavoratori. Ma soprattutto, possono avanzare delle proposte per migliorare i punti deboli, dimostrando, così, di essere attente alle esigenze dei lavoratori: «Non vorremmo che Votazienda.it fosse solo un raccoglitore di recensioni né un luogo dove sfogare l’insofferenza nei confronti del datore di lavoro. L’obiettivo è creare una piattaforma di riferimento per le persone alla ricerca di un impiego, che possono decidere dove concentrare le candidature, ma anche per le aziende, che possono utilizzare il sito come una vetrina per ufficializzare il proprio approccio attento ai dipendenti e alla responsabilità sociale d’impresa».
Votazienda.it, inoltre, è anche un modo per spingere i lavoratori a collaborare tra loro. «Perché inviare mille curricula ad un’azienda che non paga? O dove l’ambiente è brutto? Scrivendo la tua esperienza sarai di aiuto a chi cerca lavoro dopo di te», spiega Del Longo. Finora sono state inserite circa 200 recensioni. L’elenco completo è sul sito e si può consultare filtrando le aziende per regione o per settore di appartenenza.
Il sito per ora è online in versione beta, una piattaforma sperimentale per testare le reazioni dei dipendenti e delle aziende prima del passo successivo. «Non siamo ancora una start-up, il sito è completamente gratuito. Più avanti ci saranno dei servizi a pagamento, ma vorremmo prima sondare un po’ il mercato e valutare». Del LongoBoatoZanonhanno diversi progetti per la versione definitiva. Vorrebberorendere obbligatoria la recensione scrittaaggiungere servizi come la revisione del curriculum per chi votail coaching online per chi è alla ricerca di lavoro. Per le aziende, invece, puntano ad intervenire sulla responsabilità sociale di impresa fornendo consulenza a chi, anche grazie alle recensioni, comprende di avere delle problematiche interne e decide di affrontarle.


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