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“Festini Perugia”: un nuovo punto di riferimento digitale per gli eventi in Umbria, per giovani e non solo.

“Festini Perugia”: un nuovo punto di riferimento digitale per gli eventi in Umbria, per giovani e non solo.

In un suggestivo scenario, tra mura di antiche città e verdi colline della bella regione dell’Umbria, prende il volo un’innovativa iniziativa che sta in parte cambiando le regole del divertimento e della cultura: “Festini Perugia”. È il provocatorio nome di una piattaforma digitale, concepita da un gruppo di giovani umbri e di studenti dell’Università degli Studi di Perugia, che si propone di essere il nuovo punto di riferimento per tutti coloro che desiderano vivere a pieno la ricca e variegata scena eventi della regione.

“Festini Perugia” però è più di una banale lista di eventi: è un luogo di condivisione dove migliaia di persone si ritrovano online per condividere le loro passioni e i loro progetti. Oltre a promuovere la scena culturale, i fondatori ambiscono infatti a trasformare la piattaforma in un vero e proprio hub culturale, offrendo contenuti originali e incoraggiando i giovani a fare nuove amicizie (attraverso la community creata attraverso i canali Whatsapp e Telegram) e a partecipare attivamente agli eventi.

Uno dei fondatori spiega quanto sia importante al giorno d’oggi la socializzazione tra le nuove generazioni, soprattutto dopo il duro periodo dovuto al Covid-19: “Con il diffondersi della pandemia, molti giovani hanno sperimentato un isolamento forzato che ha inciso profondamente sul loro benessere emotivo e sulla capacità di relazionarsi con gli altri. Per affrontare questa sfida, abbiamo creato una pagina Instagram dedicata a fornire sostegno, risorse e una community accogliente per aiutare i giovani a ristabilire connessioni significative. La nostra piattaforma mira a essere uno spazio inclusivo e aperto a tutti, dove i giovani possono condividere le proprie esperienze, trovare supporto reciproco e partecipare a eventi per favorire la socializzazione in un ambiente sicuro e confortevole”.

l progetto è già in espansione: oltre agli eventi dell’Umbria (regione dov’è nata l’idea) si sta ora espandendosi anche riguardo gli eventi della zona di Arezzo, Siena, Fabriano, Viterbo e luoghi limitrofi.

“Festini Perugia” si conferma quindi non solo come una guida essenziale per chiunque voglia scoprire la vibrante scena culturale della città e della regione, ma anche come una community vera, vivace e dinamica, pronta a accogliere e coinvolgere tutti coloro che desiderano esplorare e celebrare la bellezza e la diversità dell’Umbria, e si propone come un progetto in espansione che ambisce a coinvolgere gradatamente tutto il centro Italia.




‘Comunicare è una bella storia’: il Podcast di Giuliana Carosi racconta la comunicazione

‘Comunicare è una bella storia’: il Podcast di Giuliana Carosi racconta la comunicazione

Giuliana Carosi racconta la comunicazione nella sua serie di Podcast “Comunicare è unabella storia”, online su tutte le piattaforme e sul sito di Bi Wise, l’agenzia di comunicazione co-fondata dalla stessa autrice. Otto puntate su altrettante campagne di comunicazione che “hanno lasciato il segno”, che sono diventate famose per l’impatto che hanno avuto. Ogni podcast però non racconta gli aspetti tecnici della campagna, non indugia in celebrazioni dei comunicatori e dei pubblicitari che l’hanno creata. “Sono più di semplici campagne: sono specchi di un’epoca, eco di culture, ponti tra noi e il mondo” spiega la stessa autrice nel trailer. In realtà i podcast svelano le storie che le campagne raccontano, persone, culture, idee, visioni del mondo e soprattutto, spaccati della società che hanno dato origine a ogni singola campagna, sino a diventarne interpreti e specchio.

Narrare la comunicazione per narrare la società, è questo lo scopo di “Comunicare è una bella storia”. Un viaggio narrativo nelle storie che si annidano dietro le quinte delle grandi campagne comunicative che hanno segnato il nostro tempo. Un invito a guardare oltre la superficie luccicante delle campagne pubblicitarie, per scoprire il cuore pulsante delle narrazioni umane che vi si nascondono. È un invito a comprendere come, attraverso le scelte coraggiose e a volte controverse, la comunicazione possa essere uno strumento potente per riflettere e, in ultima analisi, plasmare la nostra realtà.

Così la scelta di Nike di ingaggiare Colin Kaepernick, tema della prima puntata, racconta una società spaccata sulla difesa dei diritti delle minoranze e il coraggio di un’azienda che decide di farsene bandiera. E ancora Coca Cola, che riesce a far cambiare la percezione e l’accettazione dell’omosessualità in Brasile, senza dimenticare Esselunga, che sceglie di interpretare e incarnare un dibattito latente ma non meno divisivo in Italia: quello sulla famiglia o, sempre per restare in Italia, la scelta di Motta che, con una campagna, interpreta un cambio generazionale e di valori. Ancora, Bud Light che fa emergere la potente polarizzazione che esiste negli States sul tema della disforia e della transizione di genere, oppure Barilla, che dimostra come un’azienda possa riconoscere i propri errori e trasformarli in forza.

Con l’autrice, nel suo viaggio narrativo, troviamo esperti che hanno contribuito a definire il contributo che la singola campagna ha dato, a spiegare perché abbia funzionato e come. Fra questi Matteo Flora, Luca Poma e Daniele Chieffi.

“Ci sono storie che hanno visto la luce non solo in tv o su un’affissione, ma sono scese per strada e hanno fatto rumore, hanno fatto commuovere, parlare e per questo meritano di essere raccontate”, aggiunge Giuliana Carosi. Comunicazione, quindi, raccontata per la sua capacità di incidere, di incarnare idee e diffonderle, che interpreta la realtà e, a sua volta, la racconta. Comunicazione che di per sé è ed è stata motore di cambiamento, di dibattito a volte di scontro ma che in questo senso ha lasciato il segno.

Ogni puntata è però anche un affresco che ritrae non solo le vittorie e i riconoscimenti ottenuti dalle campagne più iconiche, ma anche gli epic fail e le sconfitte, le intuizioni audaci e le rivincite sorprendenti. Sono racconti di resilienza, di scelte difficili e di fedeltà ai principi, storie di errori, di redenzioni – storie di vita e di noi. Perché, come scrive la poetessa Maya Angelou e riporta Giuliana Carosi, “Non esiste maggior agonia che portare dentro di sé una storia non raccontata”.




ACQUA: LA GESTIONE DELL’ORO BLU, SE NE PARLA IN UN EVENTO A TORINO

ACQUA: LA GESTIONE DELL’ORO BLU, SE NE PARLA IN UN EVENTO A TORINO

Nell’ambito di #Planetweek 2024, l’iniziativa che precede e accompagna la #G7Italy Ministeriale Meeting su Clima, Energia e Ambiente, l’area di ricerca in Etica e Giustizia Climatica della ScuolaSuperiore Sant’Anna di Pisa organizza un workshop su “Implicazioni etiche e sociali della gestione delle acque” che si terrà il 24 aprile dalle 10.00 alle 13.00 presso il Palazzo Faletti di Barolo a Torino. L’evento sarà coordinato da Alberto Pirni, docente di Filosofia morale presso la Scuola Superiore Sant’Anna. Tra i relatori invitati ci sono: Rudy Rossetto, Ricercatore in Idrologia presso la ScuolaSuperiore Sant’Anna; Daniele Barbone, Amministratore Delegato di Acqua Novara.VCO; Yuri Santagostino, Presidente Gruppo CAP – Milano; Marcello Rainò, Responsabile Reti e Strutture diAcquedotto Pugliese; Andrea Duro, Funzionario tecnico della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile; Stefan Uhlenbrook, Direttore del programma di Idrologia, Acquae Criosfera dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale. Il workshop cercherà di affrontare diversi temi legati agli aspetti etici e sociali della gestione dell’acqua integrando tre diversi livelli di analisi: illivello locale/regionale sarà coperto attraverso il coinvolgimento di rappresentanti di diverse utility idriche operanti in Italia (Acqua Novara.VCO, Gruppo CAP – Milano, Acquedotto Pugliese); il livellonazionale sarà affrontato dal punto di vista della Protezione Civile italiana in relazione alle sfide della gestione dell’acqua durante le emergenze; il livello internazionale si concentrerà sull’approcciodell’Organizzazione meteorologica mondiale per affrontare le questioni della gestione globale delle risorse idriche in un clima che cambia.

Qui la locandina dell’evento, con l’elenco completo dei prestigiosi relatori.




Comunicazione e urbanistica al cuore della scuola di politica dei riformatori sardi

Comunicazione e urbanistica al cuore della scuola di politica dei riformatori sardi

 Dopo l’evento di presentazione, svoltosi alla Manifattura Tabacchi circa tre settimane fa, si è tenuta, nella mattinata del 6 aprile 2024 (con inizio alle ore 9.30), la prima giornata della Scuola di Politica promossa dal partito dei Riformatori Sardi. Un appuntamento, quello avvenuto nella splendida location dello Stabilimento “Lido” del Poetto di Cagliari ,incentrato sul tema della comunicazione, in cui erano presenti, in una sala gremita in ogni ordine di posti, oltre ad alcuni tra i candidati di questo schieramento alle prossime elezioni comunali (che accadranno nel capoluogo sardo nel mese di Giugno) e semplici appassionati anche tutti “big” di codesta parte politica. 

  Tra i massimi esponenti dei Riformatori possiamo citare, infatti, gli Onorevoli di lungo corso Vargiu, Fantola e Cossa e il neo-consigliere regionale Umberto Ticca. Un’incontro, quello di cui abbiamo il piacere ed onore di scrivere in questo momento, che ha avuto- inoltre- tra i suoi ospiti importanti personalità del settore della comunicazione come: il Prof. Luca Poma, docente in Reputation managment e scienze della comunicazione all’Università Lumsa di Roma, il Prof. Fabrizio Leoni (insegnante di progettazione urbana ed architettonica al Politecnico di Milano) e il conosciutissimo editore dell’Unione Sarda (di Videolina e Radiolina), il dott. Sergio Zuncheddu, il quale, durante la manifestazione, ha presentato la sua opera letteraria chiamata “Buongiorno Sardegna”.

  In merito alla prima delle individualità precedentemente menzionate, il Prof. Poma ha trattato, nel suo intervento( con notevole dovizia di particolari e con significativi aneddoti), tematiche riguardanti la creazione (ed accrescimento) della buona reputazione. Argomenti, quelli esposti dal notissimo cattedratico dell’ateneo romano, veramente di grande rilievo, che hanno “catturato” il pubblico presente sin dalle prime battute e che ci ha fatto scoprire “chiavi”, riguardanti codesta materia, che prima non conoscevamo nella sua interezza. Proseguo dell’incontro che ha visto, come abbiamo antecedentemente affermato, la partecipazione del secondo ospite dell’evento: il docente Fabrizio Leoni. 

 I contenuti portati in dote all’evento dall’emerito professore appena citato, hanno riguardato una esposizione( estremamente esaustiva) sull’urbanizzazione delle città. Una trattazione, quella illustrata dallo stimato docente della facoltà meneghina, che ha analizzato, con notevole perizia, un luogo, una metropoli, dove codesto insegnante risiede: Barcellona (Spagna). In tale situazione, infatti, il Prof. Leoni ha posto in evidenza l’evoluzione, in questo ambito, del centro abitato catalano nel periodo intercorso tra la seconda parte degli anni ’70 e i giorni nostri, facendo risaltare, di fronte al folto pubblico presente, la profonda trasformazione strutturale (e non solo) di una delle località più importanti della Penisola iberica e dell’intera Europa. Ultima parte dell’evento dedicata ad un dialogo, una chiacchierata, tra l’On. Cossa e il rinomato imprenditore sardo, editore dell’Unione, il dott. Sergio Zuncheddu. 

  In quest’ultimo segmento, che terminava la prima giornata di incontri, oltre la presentazione del libro precedentemente citato, non si sono affrontati solamente argomenti di spessore economico (la situazione reddituale dei sardi), ma anche tematiche di stampo ambientale (correlazione tra le pale eoliche e il paesaggio della Sardegna, o la questione del metanodotto), burocratico e turistico. Quest’ultimo in merito al voler attrarre il “segmento alto” del settore del turismo mondiale. Tutte situazioni, esaminate in tale conversazione, di notevole interesse, che hanno portato alla luce problematiche di primo piano della Sardegna, che, ne siamo certi, hanno, non solo ribadito con forza le complessità del territorio sardo, ma hanno proposto nuovi spunti di riflessione a tutta la platea. Un evento, quello ora esposto, come abbiamo più volte ribadito, di considerevole rilievo, in cui si sono analizzati molteplici argomenti e che si è concluso con alcuni quesiti formulati dagli spettatori all’importante uomo d’affari sardo nativo del paese di Burcei. In chiusura. Ringraziando tutti gli ospiti, gli organizzatori (a partire dell’On. Ticca, responsabile del progetto) e gli enti per aver reso possibile tale iniziativa, vi ricordiamo che ci saranno due ulteriori appuntamenti. Il primo di questi ultimi due incontri avverrà il 13 aprile dalle ore 9.30 alle ore 13.00 sempre negli spazi dello Stabilimento “Lido”, mentre l’evento conclusivo si terrà il 20 aprile nello stesso orario e nella medesima location appena menzionata.




Io, niente

Io, niente

La copertina del numero del 10 febbraio, piovuto in casa come allegato al Corrierone nazionale – rara copia cartacea comprata per fare rassegna stampa di un’uscita a tutta pagina di un mio assistito – parrebbe invitante: la Margherita Buy che confessa, da stressata, che girare il primo film da regista l’ha resa felice (speriamo duri, l’ho avuta a casa mia per una cena nell’ambito di una manifestazione cinematografica a Torino, e – a proposito di stress, proprio e indotto anche agli altri – non è stato un bellissimo spettacolo); poi sempre più donne nel mondo STEM, bella notizia; un focus sul turismo sulle Dolomiti bellunesi; e, infine, la promessa di “Riscoprire l’incanto: poeti, filosofi ed artisti che insegnano a ritrovare la magia del mondo”. Ambizioso, quest’ultimo servizio, ma intrigante: che il giornalismo italiano seppure a tentoni sia ritrovando la strada della qualità?

Allora sfoglio, da maschio incuriosito, il settimanale femminile diretto da Danda Santini, fino all’articolo sulla “magia del mondo”: sottotitolo, “Leggere poesie, abbracciare gli alberi, ammirare un quadro. In un momento in cui pare vincere il cinismo, un libro di filosofia ci invita a cambiare il modo di vedere il mondo, lasciando spazio alla magia”. Wow! vien da dire.

L’articolo di fatto recensisce “un libro di Marco Mattei, che è un piccolo prodigio di filosofia applicato alla vita di tutti i giorni”. Già dal debutto mi vien da dire che se anche non l’hai studiata, filosofia, non importa: basta disporre di qualche frase fatta da citare alle cene cool nell’appartamento chic dell’amica in San Babila e il prezzo del giornale e più che giustificato.

In ordine sparso, ma citando verbatim: prima di tutto Wax Weber, che ha coniato il termine “disincantesimo”; poi, perché no, Heidegger, che fa sempre fine (“un altro filosofo tedesco”, dice la giornalista, sic!); dopo, andiamo indietro più o meno di 2.400 anni, e vai con Platone, che l’aveva previsto che “l’invenzione della scrittura, soppiantando l’oralità” (qualunque cosa questa parola voglia dire) “ci avrebbe reso più stupidi”. Capito? La Jacaranda, la figlia vegana della Titti – tanto bella che è, peccato per quei maglioni così oversize di cashmere – non è scema, è solo che usa troppo il cellulare: l’aveva detto anche Platone che andava a finire così!

Poi citazioni a pioggia dal libro recensito: “Per sfuggire all’esperienza psichedelica collettiva a cui ci stanno sottoponendo i giganti dello streaming, bisogna spegnere tutto”. Meno male che ce lo dice l’autore, che sennò 30 anni di lavori di filosofi, psicologi e semiotici, nel cestino finivano. Ma, soprattutto, subito dopo: “È solo così che è possibile riascoltare il canto delle sirene e ritrovare il mistero, il senso del fantastico e la spiritualità”. Ma certo, la spiritualità, che vogliamo dimenticarcela? Eccotela.

Poi, per cenni, che sennò vi annoiate: il cinismo dell’eterno presente; gli algoritmi che governano tutto e ci tengono incatenati agli smartphone; poi, una citazione di Emanuele Coccia, che non è coautore di quel libro, ma ci sta perché è un filosofo-star (vi prego, no!) e ha scritto un altro libro a quattro mani con Alessandro Michele, ex direttore creativo di Gucci (ma è un film o cosa?); quindi breve recensione di un libro di Coccia (ma l’articolo non era una recensione del libro di Mattei?), che è un “libro di filosofia applicato al vestirsi”; dopo, una breve divagazione sul fatto che Michele ha fatto triplicare le vendite di Gucci (quindi? Che c’entra con la filosofia?); “pensieri in purezza, insomma”, declama la giornalista. Sarà, diamo per buoni i pensieri in purezza.

Poi leggiamo ancora: “letture in grado di cambiare la relazione che intrecciamo con il mondo, ridefinendo idee come identità, design, ambiguità, per ragionare anche sulla mutevolezza e la stabilità (nota: ti pare che non mutino restando però anche stabili…) della nostra identità e sulla fragilità (siamo tutti così fragili, ndr) degli stereotipi di genere”, che comunque ci stanno sempre, fanno tanto “sensibilità sociale”; segue una raccomandazione a “guardare alla propria quotidianità riscoprendone l’incanto”, rallentare per riscoprire la bellezza, camminare, “provare a sentire la terra sotto i piedi, lasciarsi avvolgere e toccare la luce di un bosco, di un mare, del vento”, che queste cose alla Jacaranda piacciono un sacco. Piccoli rituali – ci ricorda la giornalista – che “piacciono alla generazione Z” (citarla fa sempre molto moderno!) la quale (avviso ai miei studenti: non ridete) “accende incensi durante una passeggiata e beve tazze di the al tramonto”.

L’importante – neanche a dirlo, conclude così l’ultima mezza cartella dell’articolo – “è metterci un po’ di poesia”. Vero, che senza poesia dove vai. Quindi perché negarci un accenno di recensione di un ennesimo libro, in questo caso di Franco Arminio, il poeta “più seguito in rete” (ri-wow) che si professa “reincantatore” (hai capito tutto, poeta, chissà quanti soldi farai nei salotti buoni di Milano, con la Titti e le sue amiche): scrive poesie semplici, “facili”, ma vende un sacco, e soprattutto – redarguisce la giornalista – non fatelo passare per buonista!

Raccomandazione conclusiva del giornale: “Il segreto sta nel trovare punti di ingresso per rompere i filtri che organizzano la nostra esperienza e accedere a un mondo di significati tutti nuovi, come quelli che Weber (come non citarlo, ndr) e i suoi giovani colleghi (giovani colleghi? Lavorano assieme in ufficio?) hanno riscoperto: abbracciare l’ignoto e i suoi misteri vivendo momenti di stupore, riconoscendo che non tutto ha bisogno di essere spiegato, perché questo è l’invito al reincanto: è pura magia, senza la tecnica però”. Che se poi ci metti la tecnica, con la filosofia viene fuori un aborto, neh!

E io che mi eccitavo per Seneca, Sant’Agostino, Sartre, e mi emozionavo magari per Noam Chomsky, Emanuele Severino o Alberto Pirni: che imbecille.

Dimenticavo: qualche pagina dopo le dotte recensioni sopra richiamate, parte la pubblicità. Decide e decine di pagine con innumerevoli oggetti di ogni tipo (ne ho contati più di duecento, tra vestiti, cosmetici, accessori, elettronica, etc.), tutti – ovviamente – scrupolosamente prezzati, in una clamorosa cacofonia consumistica, ben sostenuta dall’esca dell’articolo “colto” (non me ne vogliano i filosofi quelli veri). Ecco, e vado a concludere, l’essenza di Milano: qualche frase utile per far bella figura in occasione degli incontri mondani, e poi tanto, tantissimo, marketing. 

Un giornale per milanesi che si prendono sul serio, frequentatori abituali di musei quando ci sono i “DJ Set con ape” (per i non milanesi: trattasi di eventi musicali molto cool, spesso dentro musei o altri luoghi sempre molto cool, accompagnati da catering di dubbia qualità, ma molto cool anch’essi; spesso rappresentano l’unico strattagemma per poter trascinare un milanese in un museo…). Una città che ha nel proprio Sindaco la risposta alle buche nelle strade con le piste di atterraggio per gli elicotteri (memorabile l’imperdibile imitazione che Crozza fa di Sala, cercatela online).

Certo, ce la meneranno ancora con il tema dell’invidia: noi provinciali che non capiamo quanto sia internazionale Milano (a par loro, l’unica vera metropoli d’Italia: in realtà una New York che non ce l’ha fatta). Milano è l’unica che. Che cosa? Ma tutto, ovvio, cosa chiedi! Ma la verità è un’altra: sappiamo bene, e ne abbiamo scritto molto su questa rivista online, quanto sia prezioso, imprescindibile, per costruire valore, l’elemento dell’autenticità, e quanto per contro distrugga potenzialmente valore, come dimostra la debacle dell’impero Ferragni, tanto osannata negli anni da questo genere di milanesi, l’inautenticità, il maquillage, l’effimero, la superficialità. Ma – evidentemente – ancora non l’hanno capito.

Non me ne vogliano gli amici milanesi quelli veri (ne restano pochi, purtroppo), sicuramente avranno compreso lo sfogo, che non è contro la loro bella e intrigante città, ma contro quel “tipo umano” (invero, purtroppo, frequente) di milanese intrinsecamente fatuo ma molto convinto di sé, totalmente impermeabile alla critica, e nella migliore delle ipotesi molto “fraintendimento” (sono sempre gli altri che non ci arrivano, che non comprendono!).

Ecco, questo giornale, il genere di articolo che vi ho illustrato, è davvero confezionato con cura per loro.

E niente, alla fine, il lettore perfetto è lui/lei: io. Io, io, io.

Il milanese incompreso. L’unico, credetemi, che ha capito davvero tutto.