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LA SCIATTERIA, IL MALE DELLA POLITICA ITALIANA

LA SCIATTERIA, IL MALE DELLA POLITICA ITALIANA

È un problema di sciatteria. Luca Poma, docente universitario ma soprattutto esperto di comunicazione, interviene “a bocce ferme” sulla campagna pubblicitaria dell’Italia voluta da Daniela Garnero in Santanchè con il denaro dei sudditi. E Poma scherza proprio su uno dei temi “forti” delle giustificazioni adottate dal ministro di fronte alle montagne di proteste. I 9 milioni di euro – hanno assicurato i governativi – non sono riferiti alla realizzazione del prodotto, ma comprendono anche e soprattutto i costi di promozione all’estero, tra affissione negli aeroporti ed iniziative simili.

“Quante nazioni pretenderanno di coprire con i denari a mala pena sufficienti per una campagna pubblicitaria decente al Festival di Sanremo?”, ironizza Poma. D’altronde ricorda che, per evitare gare rischiose per la vittoria finale, si è deciso di mantenere la spesa pubblica “un pelo al di sotto della soglia che avrebbe fatto scattare l’obbligo di attivare una gara pubblica”. Meglio l’affidamento diretto, tanto i sudditi non capiranno. E poi ci si chiede perché alle elezioni prevalga l’astensione.

Perché, al di là dell’apprezzamento o meno delle immagini della Venere in versione Ferragni, è la sciatteria del contorno che impressiona. Non si registra il sito, si manda in giro una bozza con il video di una cantina e di un vino sloveno, non si presta attenzione alle traduzioni maccheroniche dei nomi delle città italiane. E si risponde alle critiche insultando chi ha espresso perplessità.

Tutto migliorabile, nulla di definitivo. O forse di definitivo c’è l’arroganza di un sistema di potere che non sopporta le critiche perché non vuole ammettere di essere inadeguato. Ma, in questo modo, gli errori non vengono corretti perché non vengono riconosciuti come errori.  Poma smonta anche la puttanata storica del “purché se ne parli”, ricordando che è un modello di fine ‘800. Sì, proprio 800. Ma “zia Daniela” non lo sa. Come ignora ogni regola del reputation management.

Peccato che Poma concluda invitando il ministro ed i suoi collaboratori a farsi consigliare dai colleghi del ministero degli esteri. Ecco, proprio no. Perché l’inesistente politica estera italiana non è un modello proprio per nessuno, in nessuna parte del mondo.




Bruce Springsteen in concerto a Ferrara: una caduta di stile tutta italiana

Bruce Springsteen in concerto a Ferrara: una caduta di stile tutta italiana

Maltempo in Emilia Romagna e il caso Bruce Springsteen: il commento di Luca Poma

La reputazione spiegata semplice? Il caso di Bruce Springsteen in queste ore a Ferrara.

Un mio ex studente, ora funzionario di rilievo in un associazione di categoria nazionale, mi ricorda che a Ferrara oggi è prevista la prima data italiana di Springsteen al parco urbano, a 3 Km dal Po in piena e a 50 km da Imola sott’acqua.

L’organizzazione ieri ha detto che “si farà” e sono attese tra le 50 e le 60.000 persone che su un campo paludoso sono invitate a ballare (e tenere impegnati i soccorsi, che immagino in queste ore abbiano di meglio da fare…).

Non ci sono più i ponti, le strade sono allagate, in buona parte dell’Emilia Romagna non transitano i treni. Si ferma il volley, si ferma in Gran Premio di Imola, ma il Sindaco di Ferrara Alan Fabbri (centro destra) ha detto che non c’è problema per il concerto e che sarà – qui la grande illuminazione! – un grande rilancio per la città… Per non parlare dei giornali, che in prima pagina mettono il Boss affianco a 50.000 sfollati, 48 comuni sott’acqua e 9 morti… (13, secondo gli ultimi aggiornamenti successivi alla pubblicazione di questo post, ndr)

Il Presidente #StefanoBonaccini parla di “secondo terremoto per la Regione” mentre l’Assessore al Turismo di Ferrara #MatteoFornasini apre lo Springsteen Village. E l’ultimo post del Sindaco di Ferrara è per la Festa della mamma, dopo quello sulla retrocessione della SPAL in serie C: semplicemente, come se il disastro dell’Emilia Romagna non esistesse. Forse è solo mancanza di cultura istituzionale e mancanza di rispetto per le vittime, ma potrebbe anche essere (Dio non voglia) mancanza di capacità di previsione delle crisi…

Già così lo “spettacolo” (sic) non è dei migliori, ma – nella speranza che tutto vada per il meglio – l’Italia si conferma tristemente un Paese a bassa sensibilità sul tema del reputation management e del crisis management. Anche perché di crisi reputazionale già possiamo parlare, se consideriamo i commenti poco lusinghieri che (giustamente) stanno venendo pubblicati sul profilo di Claudio Trotta, manager di Springsteen.

#Springsteen #Ferrara #concerto  #alanfabbri #cultura #emiliaromagna #alluvione #2023




Tesla Leaks, fuga di documenti riservati sui rischi occultati delle auto elettriche: il gigante dell’innovazione è in crisi di reputazione?

Elon Musk e la reputazione di Tesla

A Elon Musk, l’eccentrico ed innovatore miliardario americano, si sono dedicati fiumi di inchiostro, e in passato qualche parola l’avevo spesa anch’io per una rapida analisi sul suo personal branding. Ora il problema pare deflagrare, a causa di una fuga di notizie consistente nella pubblicazione, ovviamente non autorizzata, di 23.000 documenti aziendali riservati della multinazionale dell’elettrico. Ma andiamo con ordine.

Elon Musk: apparenza o sostanza?

Musk è una celebrità, questo è certo, ma una celebrità che pare afflitta da una smisurata ipertrofia dell’ego: patisce a non essere costantemente sulla cresta dell’onda (digitale) ed è disponibile a cavalcare qualunque tipo di polemica pur di surfare l’hype, un po’ come un adolescente complessato e desideroso di attenzione. Nulla di male, si direbbe, se non fosse che la continua e reiterata violazione delle più elementari regole delle buone relazioni pubbliche fa male non solo alla sua immagine, ma anche al valore di borsa delle sue aziende, esposte alle fluttuazioni generate dalle esternazioni del loro lunatico CEO.

Ad esempio, la domanda da lui posta qualche mese fa al popolo del web “Dovrei dimettermi da capo di Twitter?” diede come imbarazzante esito un 57,5% di “SI” da parte dei votanti, gettando il boss di Tesla e delle molte altre società della sua galassia nello sconforto: obbedire al volere della rete, come pure Musk ha sempre dichiarato essere imprescindibile fare, o passare oltre, facendo dimenticare la votazione, ma tradendo così la fiducia degli utenti? Ovviamente buona fu la seconda, con il risultato di realizzare la più clamorosa violazione di uno dei pilastri fondamentali del reputation management: quello della coerenza.

Una conferma – semmai ve ne fosse bisogno – che costruire reputazione è un più complesso che non semplicemente “comunicare”: ma davvero nel 2023 c’è ancora qualche dilettante che crede funzionare la formula “bene o male, purché se ne parli?”.

I “Tesla Leaks”: la fuga di notizie riservate e le reazioni del mercato

Ora, il contenuto dei 100 Gigabyte di informazioni interne riservate e pubblicate online su Tesla potrebbe rivelarsi potenzialmente devastante per il gigante texano dell’elettrico: auto che si schiantano contro i dissuasori stradali, freni attivati di colpo per evitare collisioni immaginarie, e circa 2.400 reclami per veicoli che accelerano sfuggendo al controllo dei proprietari, come riporta un articolo del quotidiano economico tedesco Handelsblatt ripreso poi da Wired UK.

Wired UK spiega che dal 2015 al 2022 i problemi di sicurezza relativi all’Autopilot di Tesla, che parrebbe essere causa di diversi incidenti quasi mortali, sarebbero stati numerosi, ben noti alla casa produttrice e – clamorosamente – se non ignorati quanto meno sottostimati, nonostante le ben 360.000 vetture già richiamate per aggiornamenti al software.

A ciò si aggiunga – evidenzia sadicamente il quotidiano tedesco – che l’azienda non lancia un nuovo veicolo elettrico dal 2020, ed è ormai considerata – paradossalmente, dal momento che proprio Tesla è stata innovatrice nel settore – in significativo ritardo rispetto a diverse altre case produttrici di automobili.

Matthias Schmidt, analista automobilistico indipendente di Berlino, ha affermato: “Tesla ha da tempo adottato un approccio affrettato per lo sviluppo dei suoi prodotti, che genera preoccupazioni sul fatto che i nuovi modelli siano effettivamente pronti per circolare (sulle strade, ndr). Nel complesso, i veicoli dell’azienda sono stati coinvolti in 393 decessi registrati, 33 dei quali avevano a che fare con il sistema Autopilot”. Ciò che ha dell’incredibile è che il CEO Elon Musk “accetta la morte dei conducenti come una conseguenza dell’avanzamento della tecnologia“, conclude Schmidt.

Handelsblatt riporta nella sua inchiesta anche il parere di Ferdinand Dudenhöffer, direttore del Centro di ricerca automobilistica dell’Università di Duisburg, in Germania, che ha preso posizione criticamente, dichiarando: “Tesla ha migliaia di informazioni, di reclami dei clienti, e allo stesso tempo dice alla gente che è il miglior prodotto del mondo“.

Mi chiedo: siamo – incredibilmente – ai prodromi di un nuovo Dieselgate[1]?

Interessante però notare – ai fini della nostra analisi – come Dudenhöffer attribuisca la responsabilità dei crescenti problemi di Tesla direttamente a Musk: “Non dovrebbe più essere l’amministratore delegato e il capo Tesla – ha dichiarato l’esperto – perché continua a commettere errori su errori” (!).

È ancora presto per capire quali saranno le reazioni dei clienti e in generale degli stakeholder dell’azienda di Musk, anche se Soumen Mandal, analista di Counterpoint Research, ha osservato che “Tesla è solita creare aspettative elevate, che spesso però fatica a soddisfare“. A riprova di quanto la situazione potrebbe essere critica, è interessante evidenziare come il prezzo delle azioni di Tesla avesse raggiunto un picco di 407,36 dollari nel 2021, ma da allora sia calato di oltre la metà, arrivando la scorsa settimana a 184,47 dollari per azione: quanti danni dovrà ancora creare l’approssimazione di Elon Musk nella guida del gruppo prima che i fondi di investimento perdano la pazienza? E ancora: basta una conduzione “eccentrica” e fuori dagli schemi della comunicazione per tenere a galla – e far rendere – una multinazionale delle dimensioni di Tesla?

La reputazione: è solo cura dell’immagine (a qualunque costo)?

“Costruire la propria reputazione privilegiando non solo l’immagine, la pubblicità o il marketing fini a se stessi, bensì l’azione: il fare, e il raccontare bene ciò che si è fatto, partendo, sempre, dalla consapevolezza – profonda e sentita – della propria identità”: questo scrivevamo nell’introduzione a un volume sul reputation management scritto a quattro mani con la collega Giorgia Grandoni.

Il termine identità si riferisce all’essenza degli elementi che caratterizzano l’organizzazione nel profondo, sia materiali che immateriali: la sua personalità, la vision, la mission, i valori guida e i comportamenti dei membri; nel senso più esteso, il motivo stesso per il quale l’organizzazione esiste. Mai il termine greco Telos – utilizzato da Aristotele, ma ripreso poi anche da Hegel e Marx – fu più centrato: lo studio degli oggetti in relazione ai loro obiettivi, contrapposto (o meglio, integrato) dal termine Téchne, ovvero il metodo, grazie al quale si raggiunge uno scopo o si realizza un oggetto.

La domanda alla quale, banalmente, è utile tentare di rispondere, quando si indaga circa l’identità di un’azienda, o si lavora per rivitalizzarla, è la seguente: quale era il sogno dell’imprenditore, il giorno in cui ha sottoscritto l’atto fondativo dell’organizzazione? Dove voleva arrivare? Cosa voleva cambiare nella società?

Invece l’immagine – più banalmente – riguarda solo la forma esteriore dell’organizzazione, il riflesso dell’identità dell’organizzazione così come appare agli occhi dei suoi pubblici, ed è questione assai più superficiale ed effimera.

Le organizzazioni però investono molto sul concetto di immagine – e in questo Musk pare un maestro – per cercare di distinguersi e di essere attraenti agli occhi di tutti gli stakeholder, e il processo di costruzione dell’immagine aziendale è spesso la priorità degli uffici marketing e pubbliche relazioni. Quest’attività tuttavia può rivelarsi assai rischiosa quand’è autoreferenziale e poco genuina: se ci si allontana troppo dalla vera identità dell’organizzazione, proiettando un’immagine inautentica e artefatta, si entra nel tunnel del rischio di crisi reputazionale, che distrugge valore non solo per l’influencer/ brand/ azienda ma – ed è ben più grave – anche per tutti coloro che su di esso/a hanno investito.

Metaforicamente, potremmo immaginare l’identità di un’organizzazione come un palazzo, e l’immagine come un’impalcatura costruita attorno dagli operai per rinnovare la facciata e renderla più gradevole: se la distanza tra l’impalcatura e il palazzo si rivelasse eccessiva, l’impalcatura inevitabilmente crollerebbe.

Forse l’impero di Musk necessita urgentemente di nuovi “operai” e di una strategia all’altezza delle criticità che sta vivendo: diversamente l’impalcatura potrebbe crollare, trascinando nel disastro il suo poliedrico creatore.


[1] Lo scandalo che investi il gruppo Volkswagen in relazione alla manipolazione da parte della causa automobilistica tedesca dei dati delle emissioni di CO2 in atmosfera per i motori diesel, che impatto significativamente sulla reputazione (e sui conti) dell’azienda, qui ulteriori dettagli




Tesisquare, dall’alta tecnologia Made in Italy a “the ring”, il percorso verde per le riunioni itineranti all’aperto: ecco perché investire in sostenibilità conviene

Tesisquare, dall’alta tecnologia Made in Italy a “the ring”, il percorso verde per le riunioni itineranti all’aperto: ecco perché investire in sostenibilità conviene

TESISQUARE è stata fondata da Giuseppe Pacotto nel 1995 a Bra: oggi, è tra i principali provider di soluzioni tecnologiche per la Supply Chain in Italia, opera in 40 Paesi del mondo con 500 collaboratori e, nel 2022, ha raggiunto un fatturato di 45 milioni di euro, con una crescita costante negli anni. Supporta le aziende nel costruire ecosistemi digitali per la supply-chain, con l’obiettivo di massimizzare le performance in network aziendali estesi e complessi.


Marco, perché promuovere operazioni di welfare aziendale e di responsabilità sociale conviene anche sotto il profilo della creazione di valore?

Il mondo attuale – non solo generalmente quello in cui viviamo, ma anche quello del più ampio contesto produttivo nel quale siamo inseriti – è volatile, incerto, estremamente complesso ed ambiguo. Fronteggiare queste sfide con un approccio conservativo, predeterminato, fatto da variabili storiche ripetute, a nostro avviso non è vincente: dobbiamo essere pronti al rapido cambiamento, flessibili e innovativi. Gli strumenti di welfare (aggiornati ed ampliati per via delle spinte governative sul piano fiscale) sono un mix di leve che consentono di arricchire il rapporto tra colleghi e di impreziosire quello che si imposta con i nuovi candidati: le persone oggi non guardano solo a sé stesse, pur rimanendo il package contrattuale di primaria importanza, ma vogliono sentirsi parte di un progetto più ampio e con un senso importante, che non si esaurisca con il solo impegno produttivo dell’azienda. Per questo operare in una realtà che lavora non solo rispettando le persone (il primo punto della nostra carta dei valori) ma anche l’ambiente e il sistema sociale che la circonda rappresenta una opportunità aggiuntiva per attrarre e mantenere fidelizzate le migliori risorse umane.

La vostra CSR in cifre: quanto investite per migliorare direttamente o indirettamente l’ambiente e le persone?

La società ha stanziato, tra il 2022 e 2023, 1.700.000€ per supportare le proprie persone con una serie di incentivi economici quali i buoni carburante, i buoni pasto, i voucher di acquisto, il welfare ed aumenti in busta paga. Gli ultimi interventi, welfare ed aumenti, sono pari ad una mensilità aggiuntiva: “una quindicesima netta” per tutti i dipendenti. L’azienda dal 2011 è impegnata nella produzione di energia tramite l’impianto fotovoltaico ambientale che produce oltre il 70% del consumo totale aziendale. Ha investito all’incirca 800.000 euro installando nel 2022 un ulteriore nuovo impianto fotovoltaico a terra che aumenterà la auto produzione di energia.  La struttura è inoltre dotata di un sistema di SOLARTUBE per agevolare l’utilizzo di luce naturale all’interno di alcune sale riunioni.  Abbiamo colonnine di ricarica elettrica per le auto fruibili dai dipendenti (aperta anche agli esterni) con un investimento di circa 10.000 euro. È in corso anche la realizzazione di un Parco Verde e di un impianto di irrigazione alternativa. TESISQUARE si è concentrata sul corretto utilizzo dell’acqua anche piovana sviluppando un avanzato sistema di irrigazione delle aree verdi adiacenti alla sede di Cherasco (CN). Soluzioni tecnologiche innovative che aiutano a proteggere l’ambiente e salvaguardare le risorse idriche. Per questo progetto attualmente sono state impegnate risorse per circa 220.000 euro.

Cosa significa per voi “far crescere il talento”?

Siamo partiti da forme di sostegno per chi sceglie di intraprendere percorsi di studi universitari o di specializzazione: è una politica di supporto allo studio che concede permessi speciali per studiare, che vanno oltre le ore previste da CCNL, come anche premi monetari al conseguimento e ottenimento del titolo. Non si tratta dell’unica iniziativa aziendale, poiché internamente abbiamo strutturato ed avviato una Corporate Academy, con corsi di formazione per ogni profilo professionale. Alcuni di questi corsi sono tenuti dagli stessi colleghi in qualità di docenti per trasmettere la loro conoscenza: abbiamo visto che è un modo per motivare fortemente i colleghi. Altri corsi sono svolti con partner, per conseguire certificazioni valide per poter poi seguire progetti con clienti, e altri sono percorsi rivolti soprattutto al management per poter fornire strumenti per lo sviluppo delle persone e nella gestione dei collaboratori. L’ultima iniziativa che abbiamo messo in campo in tema formazione è stata quella di fornire a tutti i dipendenti una piattaforma di e-learning per l’apprendimento delle lingue, con la scelta tra 14 lingue disponibili, anche a supporto dell’internazionalizzazione della nostra stessa azienda.

Lavorare da casa ed essere produttivi, è possibile?

Sì, anche se non sempre e non in tutte le circostanze. Per una “multinazionale tascabile” come la nostra, il rapporto fiduciario è ancora così forte da colmare eventuali lacune di gestione nei processi produttivi. Questo fa sì che in smart working non si perda produttività, perché le persone sono mature e responsabili e tenendosi in contatto tra loro e con noi non creano situazioni di isolamento lavorativo (che sarebbe improduttivo). Di contro, non possiamo solo basarci su questo importante, ma intangibile asset. Pianifichiamo la performance a budget, con incremento di efficienza anno su anno condiviso con il management. In questo modello anche lo smart working deve contribuire al miglioramento della produttività, lo si scrive nei budget e si monitora nell’anno come procede. Preparandoci sempre meglio alla crescita che ci aspetta nel futuro, stiamo anche migliorando i nostri processi di pianificazione in modo che il lavoro da remoto possa funzionare bene non solo su base fiduciaria e su “sinapsi organizzative”, ma anche per chiari task ed obiettivi tracciati. Questo sarà fondamentale non solo per governare il lavoro ibrido, bensì anche per integrare al meglio il personale internazionale che è in rapida crescita.

HORTOBot: parliamone…

È “L’Orto a portata di mano”: si tratta di un’iniziativa che prevede la realizzazione di un orto aziendale presso un terreno messo a disposizione da TESISQUARE, realizzato dalla start-up HORTObot di Pont-Saint-Martin con la collaborazione, per la parte di costruzione, dell’azienda Meccanica97 di Sommariva Bosco e coordinato dalla Fondazione DIG421. Al progetto collaborano anche enti e università del territorio come il DISAFA di Torino e l’UNISG di Pollenzo. In questa prima fase il progetto coniuga sostenibilità ambientale, economica e welfare aziendale. Si basa sul concetto e sulla visione del Precision farming, ovvero l’utilizzo della tecnologia per una coltivazione più attenta e ottimizzata. È possibile, infatti, attraverso l’uso di sensori, telecamere e App misurare la distribuzione dell’irrigazione e le caratteristiche del suolo, o l’attacco di funghi o parassiti, ottimizzando così al meglio la coltivazione. Proprio in questi giorni si sta lavorando per avviare la seconda fase, riguardante l’implementazione sia della parte meccanica e di IoT che agronomica. Oltre alla valenza scientifica e sperimentale, il progetto prevede un modello di welfare che vede coinvolti i collaboratori di Tesisquare e le loro famiglie, che potranno raccogliere un prodotto finito a Km 0, bio, fresco e salutare. A settembre avverrà il taglio del nastro e ci sarà l’inaugurazione ufficiale.

Il vostro quartier generale è a Bra, città del gusto, ed amate (anche) lavorare all’aperto: fate sognare chi ci legge, raccontando cosa vedrebbe con i propri occhi se fosse li…

TESISQUARE e il Digital Innovation Gate 421 hanno progettato uno spazio lavorativo anche all’aperto, inclusivo e sostenibile, per favorire opportunità di interazione sociale. Fra le iniziative più apprezzate “The Ring”, un percorso di 1.350 metri che circonda la sede centrale: è una vera e propria “sala riunioni in cammino” dove i colleghi possono telefonare, parlare e analizzare tematiche lavorative camminando all’aria aperta. Tavoli di lavoro (per rispondere allo stimolo dell’immaginazione, sono tavolini in metallo “alla parigina”) all’aperto sotto l’ombra delle strutture innovative del campus centrale o sotto l’ombra delle piante consentono di spostarsi all’aperto per fare una call o una videoconferenza con colleghi di altre sedi o clienti. Non solo per lavorare, ma anche per mangiare e fare una pausa rigenerante. Il food-truck ospita, in una struttura fatta in cooperazione con la Rolfo SpA (leader in bisarche e bilici), una vera e propria cucina e bar per mangiare una insalata fresca o un panino genuino e bere un caffè. È possibile poi intrattenersi nella zona relax con sdraio su sabbia per riposarsi o proseguire le discussioni di lavoro. Crediamo fortemente nei riflessi tangibili sulla produttività che può avere un buon clima interno, e per questo abbiamo investito (e vogliamo continuare a investire) sul benessere delle nostre persone.

Come percepite voi stessi e il ruolo di un’azienda come la vostra nel complesso ecosistema che ci circonda? 

Con un misto fra responsabilità e orgoglio. La responsabilità sociale di produrre qualcosa che non sia solo conto economico, importantissimo, ma anche sostenibilità nel tempo a livello di tessuto produttivo del nostro paese ed a livello sociale. Quello che l’azienda è capace di “dare” al territorio ed alla società in generale, noi lo vediamo come il “restituire” in base alle opportunità che ci sono state date di creare e far funzionare l’azienda. A questo si collega anche l’orgoglio per il territorio che molti di noi, di origine vicino alla sede centrale, hanno come sentimento culturale molto vivo e presente. Cerchiamo di portare lo stesso sentimento anche nelle altre sedi dove operiamo, sia in Italia che all’estero, con le dovute dimensioni di investimento e possibilità di azione, in base a dove siamo presenti e quante persone abbiamo con noi. Dare valore a noi stessi come azienda avrebbe un significato limitato, magari sotto il profilo dei parametri economici, ma non “a tutto tondo”. Dare invece anche valore al territorio dove si opera consente un riverbero di quei valori nel tempo. Di fatto, prendendoci cura di ciò che ci circonda stiamo creando l’ambiente ideale e fecondo per vivere il futuro e continuare a costruire valore anche per i nostri azionisti.

Il futuro di Tesisquare: alcune anticipazioni…

Stiamo lavorando per proseguire il processo di internazionalizzazione con valutazioni di potenziali acquisizioni che hanno lo scopo di consolidare la nostra presenza ed ampliare l’offerta di mercato in Francia, Spagna e Stati Uniti; in parallelo, non mancheranno importanti investimenti nelle nuove tecnologie per ottimizzare le nostre soluzioni all’interno dei nuovi trend di mercato come l’Internet of Things e l’Intelligenza Artificiale.

In chiusura, una domanda (apparentemente) “leggera”: famiglia, hobby, sogni e desideri, pregi e difetti, e – infine – un grande successo e un fallimento significativo…

Marito di Laura, imprenditrice, papà di due bambini, Stefano di 9 anni e Marta di 7, entrambi alla scuola elementare a Torino, dai Padri Gesuiti, Marco Trovesi è appassionato di sport, praticante di bici e sci in ogni momento che non sia con la famiglia o sul lavoro. Ingegnere, con un approccio pragmatico e strutturato alla gestione delle persone, ovviamente pignolo come tutti gli ingegneri! Un successo (recente) è stata l’apertura di una società, poi controllata dal nostro stesso gruppo, in Albania, per ampliare e stabilizzare il mercato del lavoro così complesso oggigiorno nel campo IT; il fallimento, più antico, fu nel 2001, quando la bolla speculativa della new economy bloccò quasi “in sala parto” una start-up che rappresentava una community di interessi per sportivi (oggi in tanti modi Social floride e rigogliose). Ma da ogni sconfitta nascono opportunità: basta non demoralizzarsi e continuare a guardare avanti, portando a valore le esperienze.




La controversia Crisafulli – Lazzari tramite canzoni nei social

La controversia Crisafulli – Lazzari sulle canzoni nei social

Un’altra polemica vede protagonista Vittoria Lazzari, stavolta contrapposta a Sofia Crisafulli, nota per i suoi video su TikTok. Un contenuto condiviso da Sofia ha innescato una serie di reazioni accese: in un suo video compariva la canzone di Madame, in cui il ritornello recita “c’è un distacco fenomenale, tra me e tutte quelle puttane”, frase che a molti è parsa un riferimento a Vittoria. La controversia è esplosa quando Lazzari ha risposto attraverso delle dirette in cui ha ironizzato, sottolineando il prezzo dei suoi contenuti su OnlyFans, definendosi ironicamente “una sgualdrina da 4 soldi” in risposta alle accuse.

Il dibattito sollevato da questa vicenda mette in luce la complessità della morale e della percezione pubblica riguardo alla vendita di contenuti su piattaforme come OnlyFans. Si sono spesi fiumi di parole circa la moralità” insita nel vendere a pochi euro video per adulti realizzati apposta per questa piattaforma. In genere pare che condotte o scelte relative alla sfera sessuale sembrano essere più frequentemente oggetto di attacco rispetto ad altri aspetti del comportamento umano.

OnlyFans, una piattaforma nota per la sua varietà di contenuti, è diventata un argomento di discussione per la sua natura e per il tipo di contenuti che vi si possono trovare. Il prezzo di 20 euro per i contenuti di Lazzari potrebbe essere visto da alcuni come una forma di sfruttamento o una scelta discutibile, mentre altri potrebbero considerare questa cifra come una forma di accesso democratizzato ai contenuti per adulti. La polemica non è ovviamente solo sul prezzo, ma anche sulla percezione del valore e del rispetto verso chi utilizza tali piattaforme per guadagnare.

Il modo in cui le persone rispondono a comportamenti sessuali o scelte di vita di altri individui spesso riflette atteggiamenti e pregiudizi più ampi. La sessualità, e in particolare la commercializzazione della stessa, tende ad essere una zona sensibile e controversa nella nostra società. Questo fenomeno può essere attribuito a diversi fattori:
Normative Sociali e Pregiudizi: Le norme sociali tradizionali e i pregiudizi culturali possono influenzare fortemente la percezione di comportamenti sessuali. La sessualità è spesso soggetta a giudizi morali più severi rispetto ad altre aree della vita personale.
Stereotipi di Genere: Le discussioni su contenuti sessuali sono frequentemente influenzate da stereotipi di genere. Le donne, in particolare, possono essere oggetto di critiche e giudizi più duri rispetto agli uomini quando si tratta di comportamenti sessuali o scelte professionali legate alla sessualità.
Sensazionalismo e Media: I media e i social media tendono a enfatizzare e amplificare le polemiche legate alla sessualità, spesso per generare engagement e discussione. Questo può portare a una maggiore visibilità e amplificazione delle critiche.
In un contesto in cui le polemiche su comportamenti e scelte personali sono sempre più diffuse, è essenziale promuovere un dialogo rispettoso e informato. La discussione pubblica su argomenti delicati come la sessualità e la commercializzazione dei contenuti deve avvenire in un contesto di rispetto reciproco e comprensione. È fondamentale evitare che le discussioni degenerino in insulti o giudizi non costruttivi, e concentrarsi piuttosto su un confronto civile e riflessivo.

La controversia tra Sofia Crisafulli e Vittoria Lazzari mette in luce le complessità del dibattito pubblico riguardo alle scelte di vita e alla moralità. Mentre la risposta alle critiche può variare a seconda delle prospettive individuali, è importante affrontare tali discussioni con empatia e rispetto. La società dovrebbe sforzarsi di superare i pregiudizi e promuovere una cultura di maggiore accettazione e comprensione verso le diverse scelte personali e professionali.