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Osservatorio Italiano Esports, ecco il Bilancio Sociale: è il primo esempio di rendicontazione sugli Esports in Italia

Osservatorio Italiano Esports, ecco il Bilancio Sociale: è il primo esempio di rendicontazione sugli Esports in Italia

Il 21 novembre a Roma, in concomitanza con l’Esports Legal Forum, l’Osservatorio Italiano Esports presenta il suo primo bilancio sociale: si tratta del primo e unico caso di rendicontazione dell’impatto sociale delle attività Esports in Italia.

L’Osservatorio Italiano Esports sta per tagliare un nuovo traguardo, unico per il settore esportivo in Italia: essere il primo ente di questo mercato a dotarsi di un bilancio sociale. La presentazione avrà luogo lunedì 21 novembre dalle 16:00 durante l’evento Esports Legal Forum dell’OIES presso la sede dello studio legale Ontier a Roma, e verrà trasmesso in live streaming sulla pagina LinkedIn dell’Osservatorio Italiano Esports.

Si tratta di un evento storico, poiché sarà la prima volta in cui un’organizzazione del settore renderà pubblici gli esiti delle proprie attività, e la rendicontazione dell’impatto sociale positivo che ne scaturisce. L’obiettivo di questo primo bilancio sociale, che analizza l’anno 2021, è quello di rendere conto dell’operato dell’Osservatorio agli stakeholder, sia interni che esterni, in modo chiaro e trasparente.

Dopo la presentazione del bilancio sociale da parte di Luigi Caputo, CEO di Sport Digital House e Founder di OIES, sarà previsto un momento dedicato ad alcune testimonianze sull’operato di OIES da parte di alcuni membri e di studenti che hanno frequentato il corso di formazione Advanced Esports Programme.

I contenuti del primo bilancio sociale dell’Osservatorio Italiano Esports verranno pubblicati e resi disponibili sul sito a partire dal 21 novembre.

L’Osservatorio Italiano Esports è il primo network B2B in Italia che raduna tutti gli operatori del settore per attività di formazione, divulgazione e networking. É un progetto spin-off di Sport Digital House, digital agency focalizzata sul settore dello sport che sviluppa innovative strategie di funnel marketing per le aziende utilizzando il proprio network di atleti e team Esports.




24 multinazionali si “colorano” di verde, i campioni del greenwashing si proclamano sostenibili

24 multinazionali si “colorano” di verde, i campioni del greenwashing si proclamano sostenibili

Il 13 febbraio 2023 è stata pubblicata la seconda edizione del Corporate Climate Responsibility Monitor, report sviluppato da Carbon Market Watch in collaborazione con il NewClimate Institute, che valuta l’integrità delle strategie climatiche di diverse multinazionali. L’analisi si è concentrata su 24 grandi società provenienti da un’ampia varietà di Paesi, che si sono cucite addosso il ruolo di protagonisti nella lotta al cambiamento climatico. Le aziende appartengono a diversi settori: moda, automotive, agricoltura, tecnologia e aeronautica. La maggior parte non sta rispettando gli impegni presi e gli obiettivi raggiunti non sono in grado di essere realmente incisivi.

Le società analizzate raggiungono da sole il 10% del fatturato delle 500 più grandi multinazionali al mondo e sono responsabili di circa il 4% delle emissioni globali, pari a circa 2,2 Gt CO2 l’anno. Il Corporate Climate Responsibility Monitor è estremamente dettagliato e non tralascia nessun aspetto, identificando i vari profili delle aziende in una scala di integrità che va da “alta” a “molto bassa”, passando per “ragionevole” e “moderata”. Come si può notare dalla tabella pubblicata sul sito di Carbon Market Watch (vedi grafica), nessuno dei piani climatici delle 24 aziende ha ricevuto un punteggio di “alta integrità”. Solo una società, il gigante danese delle spedizioni Maersk, ha ottenuto una classifica di “ragionevole integrità”. Apple, ArcelorMittal, Google, H&M Group, Holcim, Microsoft, Stellantis e Thyssenkrupp sono riuscite tutte a ottenere un punteggio di “moderata integrità”, mentre le restanti 15 società hanno oscillato tra basso e molto basso.

Si definiscono “carbon neutral”, ma è soltanto fumo negli occhi

Gli obiettivi net-zero danno l’impressione che le emissioni si avvicineranno a zero o quasi a zero, ma la realtà è ben diversa. L’inadeguatezza delle strategie emerge sia nel medio che nel lungo termine. Per quanto riguarda il primo, le società analizzate hanno un impegno per il 2030 fornendo una riduzione di un bassissimo 15% delle loro emissioni reali. Questo è totalmente insufficiente, considerando quanto il mondo ha bisogno di quasi dimezzare la sua impronta di carbonio per mantenere l’aumento della temperatura entro i 1,5°C considerati relativamente sicuri. Sul lungo periodo lo scenario è quasi lo stesso. Entro il 2050, le aziende dovranno aver ridotto le proprie emissioni del 90-95% rispetto ai livelli attuali. Tuttavia, il CCRM calcola che, presi insieme, gli impegni netti delle 24 società ammontano a un misero 36% entro la metà del secolo.

La questione su cui soffermare particolare attenzione è la volontà di 3/4 delle società di compensare o neutralizzare una parte significativa delle loro emissioni utilizzando crediti di carbonio derivanti da progetti forestali e altri progetti di utilizzo del suolo. Sam Van Den Plas, Policy Director di CMW, ha affermato che “non solo queste soluzioni immagazzinano il carbonio temporaneamente e sono vulnerabili alle inversioni, ma avremmo bisogno di un secondo pianeta Terra per assorbire le emissioni globali se tutti decidessero di compensare come queste società”.  Le imprese non agiscono realmente per modificare in modo consistente il loro impatto ambientale, ma gettano fumo negli occhi inserendo affermazioni come “carbon neutral” per descrivere il piano di azione dei prossimi anni. “Tutto ciò è estremamente dannoso, si da l’illusione che le aziende stiano intraprendendo operazioni serie per affrontare la crisi climatica quando, in realtà, stanno nascondendo il problema sotto il tappeto e lasciando che siano gli altri e le generazioni future a ripulire il loro casino”. spiega Gilles Dufrasne, Lead on Global Carbon Markets di CMW.

Lindsay Otis, esperta di politiche sui mercati globali del carbonio presso Carbon Market Watch, si è espressa per spiegare quale dovrebbe essere la giusta linea da seguire per evitare che queste aziende possano continuare la loro campagna di greenwashing, invitando governi e istituzioni a prendere delle serie e incisive decisioni per invertire la rotta: “Facendo affermazioni così stravaganti, queste società non solo fuorviano consumatori e investitori, ma si stanno aprendo a una crescente responsabilità legale e reputazionale. I governi devono agire ora per impedire alle aziende di fare queste affermazioni false e dannose. Da parte loro, le società devono smetterla di affermare di poter inequivocabilmente annullare il loro impatto climatico dannoso semplicemente acquistando crediti di carbonio invece di ridurre le proprie emissioni. Quando acquistano i crediti, queste aziende devono comunicare accuratamente ai consumatori in cosa consiste veramente questa azione: un contributo, o una donazione, a un progetto di mitigazione e non una neutralizzazione delle emissioni”. Il ricorso alla compensazione è molto diffuso nei vari piani climatici. Infatti, la maggior parte delle aziende, come Apple, ad esempio, prevedono di affidarsi in gran parte alla compensazione attraverso progetti legati alla silvicoltura e all’uso del suolo. Questo approccio è problematico per due motivi fondamentali: il primo concerne il processo di stoccaggio del carbonio biogenico (cioè di quella CO2 prodotta da fonti naturali, non antropiche), che si rivela inadatto a compensare le emissioni a causa dell’imprevedibilità degli eventi naturali che potrebbero danneggiare le strutture di stoccaggio; il secondo motivo ha a che vedere con la domanda di crediti di carbonio implicita nei piani di queste aziende che, allo stato attuale, richiederebbe dal doppio al quadruplo delle risorse della Terra, soprattutto se l’approccio viene condiviso da altre imprese. (Come spiegato in questo articolo su altreconomia.it).

“L’Unione Europea ha un’occasione d’oro per limitare questa forma di greenwashing aziendale e costituire un esempio da emulare per altri governi.” – afferma Lindsay Otis –  “L’istituzione dell’UE sta aggiornando la legislazione sulla protezione dei consumatori per proteggere meglio i consumatori da queste diffuse pratiche di greenwashing. Tuttavia, le proposte sul tavolo non vanno abbastanza lontano per porre fine a queste affermazioni ingannevoli. Pertanto, i responsabili politici dell’UE devono istituire un divieto totale su tutte le affermazioni di neutralità climatica o ambientale o variazioni correlate, come “carbon neutral”, “CO2 neutral”, “climate positive”, “net zero”, eccetera.

Per questo motivo, Carbon Market Watch e altre ONG (tra cui Client Earth, ECOS e EEB) hanno inviato una lettera aperta alle istituzioni dell’UE esortandole a mettere in atto un divieto assoluto al fine di proteggere consumatori e per “consentire loro di comprendere e abbracciare il loro ruolo nella transizione verde dell’Europa”.

Non è tutto “Greenwashing”, l’esempio di Maersk

Il Gruppo Stellantis, H&M, Apple sono le aziende che sono riuscite a raggiungere un risultato mediamente soddisfacente per il loro impegno nella lotta al cambiamento climatico. Il migliore risulta essere il colosso danese Maersk, che opera principalmente nel trasporto marittimo. Nel 2021 ha infatti ordinato 8 navi portacontainer oceaniche alimentate con metanolo, alla Hyundai Heavy Industries (HHI); la prima flotta è prevista per il primo trimestre del 2024.

Inoltre, la controllata Maersk Supply Service, sta lanciando Stillstrom, una nuova sussidiaria dedicata allo sviluppo di boe per la ricarica elettrica offshore. L’energia incamerata servirebbe per tutte le operazioni a bordo, permettendo di spegnere i motori endotermici e, nel caso delle navi ibride, fornirebbe anche la propulsione per le manovre in prossimità della terraferma.

Alcune aziende stanno cercando di prendere delle decisioni che possano realmente influire nella riduzione delle emissioni. Dhl sta investendo nell’elettrificazione della propria flotta e nell’aumento della produzione di combustibili a basse emissioni di carbonio per il trasporto stradale, marittimo e aereo, Apple sta adottando misure per rendere più accessibili ai propri fornitori opzioni di approvvigionamento tramite energia rinnovabile di alta qualità, oltre a implementare misure per estendere la durata di vita dei dispositivi.

Greenwashing e la reputazione: il costo elevato delle menzogne

Il rischio reputazionale è attualmente così elevato da esercitare significative pressioni sulle aziende, spingendole ad adeguarsi al recente trend relativo alla sostenibilità e ad attuare comportamenti responsabili. Questo porta un gran numero di aziende ad azioni di greenwashing, allo scopo di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dagli effetti negativi per l’ambiente imputabili alle proprie attività o ai propri prodotti. Sempre più spesso le aziende che attuano questa strategia ne pagano le conseguenze, apparendo per quello che sono, poiché è sempre più difficile, nell’epoca del digitale e dell’informazione 2.0, ingannare i propri pubblici. Il report eseguito da Carbon Market Watch in collaborazione con il NewClimate Institute ne è una prova evidente. I vari stakeholder coglieranno la distonia tra quello che l’azienda cerca di comunicare e il suo operato, e di conseguenza, l’organizzazione subirà un danno reputazionale, con gravi ripercussioni anche dal punto di vista economico. Ecco perché il greenwashing è devastante per un’azienda. Nell’era del web 2.0, in un mondo in cui una menzogna – qualsiasi menzogna – viene puntualmente e sempre più in fretta svelata da un blogger, rilanciata sui social network, e punita infine nelle corsie del supermercato, fare greenwashing significa prendere in giro i clienti, disseminare di bugie quelle “conversazioni” che sono divenuti i mercati.




Problemi di comunicazione alla Casa Bianca. Il burattinaio di Washington. Il dilemma del giornalismo in Ucraina. Perché Zelensky non canta a Sanremo. Dal calcio alle teorie cospirazioniste. I siti di news in UK perdono visibilità. L’hype intorno all’intelligenza artificiale.

Problemi di comunicazione alla Casa Bianca. Il burattinaio di Washington. Il dilemma del giornalismo in Ucraina. Perché Zelensky non canta a Sanremo. Dal calcio alle teorie cospirazioniste. I siti di news in UK perdono visibilità. L’hype intorno all’intelligenza artificiale.

Problemi di comunicazione alla Casa Bianca

Karine Jean-Pierre, addetta stampa della Casa Bianca, interrogata sui documenti riservati trovati nella casa e nell’ex ufficio di Biden, ha un’unica risposta: “I would refer you to the White House Counsel’s Office”. Come riporta Paul Farhi del Washington Post, durante l’incontro con la stampa di venerdì 27 gennaio, Jean-Pierre è ricorsa a questa frase per ben otto volte. Si è mostrata diffidente verso i giornalisti anche quando le hanno chiesto se la Casa Bianca fosse stata “trasparente” sull’indagine. A peggiorare la situazione, i suoi tentativi di eludere anche elementi marginali della storia durante i suoi briefing televisivi quasi quotidiani, sollevando il sospetto di ostruzionismo per alcuni critici. È evidente che la strategia messa in atto si è rivelata assolutamente controproducente. La scorsa settimana l’ex consigliere della Casa Bianca di Obama, David Axelrod, ha scritto che sono state violate tutte le regole della comunicazione di crisi. La vicenda ha anche sollevato dubbi, almeno tra i giornalisti, su quanto sia preparata la Jean-Pierre. L’anno scorso ha preso il ruolo di addetto stampa sostituendo Jen Psaki, che era apprezzata dai giornalisti per la sua ampia conoscenza del pensiero di Biden. Ma anche prima che i documenti riservati diventassero una notizia, alcuni sostenevano che, a differenza di Psaki, Jean-Pierre non sempre sa cosa succede alla Casa Bianca: “She doesn’t appear to be in the room where it happens”, ha detto un corrispondente senior, parlando a condizione di anonimato. Come hanno notato i funzionari della Casa Bianca, ci sono valide ragioni per cui Jean-Pierre non può dire molto. La gestione dei documenti da parte di Biden, come quella di Trump, è oggetto di indagine speciale supervisionata dal Dipartimento di Giustizia, che potrebbe perseguire qualsiasi falsa dichiarazione come prova di manomissione. Altri professionisti della comunicazione ed ex addetti stampa dei precedenti presidenti difendono Jean-Pierre, sostenendo che le sue opzioni sono limitate. Secondo Lockhart, ex addetto stampa di Bill Clinton, bisogna attendere i risultati delle indagini, e non il flusso quotidiano di informazioni, per avere un quadro completo della situazione.

Il burattinaio di Washington

La campagna di McCarthy, attuale speaker della Camera dei Rappresentanti, è stata manovrata e gestita da Jeff Miller, uno dei più importanti lobbisti repubblicani di Washington che rappresenta anche una serie di aziende di prim’ordine, come Apple, Blackstone e Space X. Come raccontato dal New York Times, il suo ruolo è profondamente intricato ed enigmatico: negli anni si è mosso a sostegno di Trump e di una parte del partito repubblicano che però adesso, con l’elezione di McCarthy, è ancora più spaccato internamente. Nelle sue attività Miller cerca di creare accordi, legami e guadagni a partire dalle sue relazioni che, tra politica, denaro e mondo delle imprese, giocano un ruolo fondamentale nelle dinamiche sociali e nazionali. Il posto di rilievo assunto in questo ultimo periodo da Miller ha attirato però un maggiore controllo da parte dei gruppi di vigilanza che monitorano l’influenza politica dei gruppi di pressione e da parte dei conservatori stessi che lo vedono come una persona con un grande potere dietro il trono. Tra comunicazione, persuasione e influenza, Miller ha la possibilità di decidere attraverso il suo lavoro il destino di persone e imprese.

Il dilemma del giornalismo in Ucraina

Come racconta un articolo di Politicoil giornalismo ucraino non si è mai trovato in un contesto così complesso: da un lato,  c’è il racconto della pura guerra, degli attimi di terrore che da tempo attanagliano l’Ucraina; dall’altro, i recenti scandali di corruzione. Tra i giornalisti sorgono spontanee certe domande: “Come devo comportarmi rispetto a questi casi? Come potrebbero essere percepiti dagli alleati? Come evitare che il nemico ci indebolisca sfruttando queste notizie?”. Una guerra nella guerra, quella alla corruzione, che provoca disagio e timore ma che è essenziale combattere e vincere e dai cui dipende l’esito del conflitto contro la Russia, spiega Mykhailo Tkach, uno dei più importanti giornalisti investigativi ucraini. Come la Russia anche l’Ucraina si trova a sfidare i propri demoni interni. La pronta risposta del Paese guidato da Volodymyr Zelensky nei confronti di questi scandali ha dimostrato quanto l’Ucraina sia diversa dalla Russia, dove lo Stato non dà la caccia ai funzionari corrotti ma ai giornalisti che riportano i casi di corruzione.

Perché Zelensky non canta a Sanremo

Non si sono fatte attendere le polemiche sulla partecipazione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Sanremo 2023. Le voci contrarie sarebbero sintomo, secondo Vice, di una crescente insofferenza degli italiani verso il leader ucraino: stando ai sondaggi, almeno la metà di loro non sopporterebbe Zelensky e gli imputerebbe alcune colpe circa l’origine della guerra, giudizi che si baserebbero sull’immagine distorta data da alcuni media italiani. Alla base di tali giudizi negativi ci sarebbero principalmente tre motivi. Il primo è il filoputinismo radicato in Italia, tra i più alti d’Europa. Le radici di questo fenomeno possono ritrovarsi tanto nella simpatia di alcuni leader italiani verso Putin quanto nell’idea che il leader russo rappresenti la “tradizione” e la “cristianità”. Il secondo motivo è una diretta conseguenza del primo, l’antiamericanismo. In particolare, sarebbe diffusa l’opinione per cui la guerra sia scoppiata per volere degli Stati Uniti e della Nato che userebbero Zelensky come una mera pedina, stessa teoria sostenuta da Putin e dai suoi ministri. Infine, la terza e ultima ragione sarebbe la più diffusa: a Zelensky non si perdona di non essersi arreso. Circa la metà degli italiani, secondo un sondaggio Ipsos dello scorso ottobre, è contraria al sostegno militare dell’Ucraina e spinge per concessioni territoriali alla Russia così da porre fine al conflitto. L’idea che sta alla base è che la guerra, in termini egoistici, sarebbe la causa del rialzo dei prezzi e della crisi energetica che hanno colpito anche l’Italia, peccato che la sconfitta dell’Ucraina causerebbe ulteriore instabilità all’Europa.

Dal calcio alle teorie cospirazioniste

RedIssue, un account Twitter con quasi 60.000 follower dedicato ai tifosi del Manchester United, da gennaio 2020 – come riporta The Economist – ha iniziato a parlare di Covid, criticando le autorità sia per non aver cancellato gli eventi sportivi sia per non aver fornito al personale sanitario nazionale l’equipaggiamento protettivo. A settembre, tuttavia, la pagina ha iniziato a cambiare opinione mettendo in discussione le restrizioni particolarmente dure ed esortando gli studenti dell’Università di Manchester a protestare. Non solo: quando è stato annunciato il secondo lockdown nazionale, RedIssue ha cominciato a fare il tifo per gli imprenditori che sfidavano gli ordini della polizia in merito alla chiusura dei locali. Con il passare dei mesi l’account continuava a insistere sul fatto che non si trattava di un virus ma del “manuale del governo”. A un certo punto alcuni follower hanno reagito chiedendosi se il profilo fosse stato hackerato, altri – influenzati dai suoi messaggi – hanno iniziato a elaborare teorie cospirazioniste contro il virus. A questo proposito, gli psicologi hanno dimostrato che la teorizzazione delle cospirazioni nasce dal desiderio di dare un senso al mondo che ci circonda, desiderio che aumenta nei momenti di crisi sociale come quelli vissuti in quei mesi.

I siti di news in UK perdono visibilità

Secondo i dati Sistrix, durante il 2022 i siti di news in UK hanno registrato un calo significativo, in termini di visibilità, nelle ricerche effettuate su Google. L’analisi degli esperti di SEO, riportata da PressGazette, rivela che nel gennaio 2023 45 dei 68 di questi siti hanno registrato numeri peggiori rispetto allo stesso mese del 2022. Tra i grandi nomi, in termini assoluti, guardian.com ha avuto un calo del 36%, seguito da thesun.co.uk con un calo del 48% e nytimes.com con un -34%. Gli editori, negli ultimi anni, hanno ampliato le loro offerte digitali per includere più contenuti relativi giochi e ricette di cucina. Tali contenuti, secondo Steve Paine di Sistrix, hanno contribuito a incrementare la visibilità di coloro che hanno guadagnato maggiormente nel 2022. PressGazette sottolinea anche come il cambiamento dell’algoritmo da parte di Google possa influenzare i risultati nei motori di ricerca. Lo scorso settembre, infatti, 10 dei 25 principali siti di notizie in Regno Unito hanno visto ridursi la loro visibilità a seguito di un importante aggiornamento dell’algoritmo di Google.

L’hype intorno all’intelligenza artificiale

La popolarità di ChatGPT è stata una grande sorpresa anche per i dipendenti di OpenAI e ha dato il via a una “corsa agli armamenti” nel campo dell’intelligenza artificiale. Lo riporta il New York Times ripercorrendo la parabola della nascita del chatbot: realizzato in tredici giorni, il suo nome completo è “Chat with GPT-3.5” e non si tratta del modello più recente; è stato infatti rilasciato per collezionare feedback utili a migliorare GPT-4, la versione più sofisticata in lavorazione fino a questo cambio di programma. Ciò non ha rappresentato un ostacolo per la popolarità del chatbot, diventato nei mesi seguenti al debutto un fenomeno globale, capace di attirare gli investimenti della Silicon Valley e non esente da controversie, come quelle relative al suo impiego a scuola, che per qualche giorno ha generato un dibattito sulla stampa italiana. Del resto, questa ambivalenza emerge anche dalle parole del CEO di OpenAI Sam Altman, che ritiene l’intelligenza artificiale portatrice di benefici per l’umanità talmente grandi da essere difficilmente immaginabili per lui da un lato e, dall’altro, secondo lo scenario peggiore possibile, in grado di ucciderci tutti. Aspettative, in ogni caso, notevoli, ed è proprio Altman a essere preoccupato delle possibili conseguenze di un hype eccessivo nei confronti di ChatGPT, che, teme, potrebbe portare a un contraccolpo normativo o creare aspettative eccessive verso future versioni del software. Ciò che è certo è che i concorrenti della corsa all’intelligenza artificiale stanno scaldando i motori: tra loro, il colosso cinese Baidu, Anthropic e Google. C’è, inoltre, attesa anche per l’uscita di GPT-4, rimasta in programma quest’anno: sarà sorprendente come quella di GPT-3.5?

*Storyword è un progetto editoriale a cura di un gruppo di giovani professionisti della comunicazione che con diverse competenze e punti di vista vogliono raccontare il mondo della comunicazione globalizzato e in costante evoluzione per la convergenza con il digitale. Storyword non è una semplice rassegna stampa: ogni settimana fornisce una sintesi ragionata dei contenuti più significativi apparsi sui media nazionali ed internazionali relativi alle tecniche e ai target di comunicazione, sottolineando obiettivi e retroscena. Per maggiori informazioni: www.storywordproject.com




PERCORSI SPERICOLATI: nuove sinergie per valorizzare le aree interne del Friuli Venezia Giulia

PERCORSI SPERICOLATI: nuove sinergie per valorizzare le aree interne del Friuli Venezia Giulia

Favorire uno scambio generativo tra realtà imprenditoriali innovative presenti nelle aree interne del Friuli-Venezia Giulia e un gruppo di giovani formati e pronti a sperimentarsi come “agenti di valorizzazione territoriale”. Questo l’obiettivo della seconda edizione del progetto “Percorsi spericolati” promosso dalla Fondazione Pietro Pittini insieme ai partner Meraki-desideri culturali, Rob de Matt e grazie al supporto della Coop. Sociale Cramars, di Avanzi e della Rete Rifai.

“La prima edizione del progetto” – sottolinea la Presidente della Fondazione, Marina Pittini ­– “ha coinvolto 22 giovani provenienti da 9 regioni italiane diverse, 10 imprese partner e ha offerto l’erogazione di oltre 90 ore di attività e formazione gratuita. La call di selezione che lanciamo oggi – continua Mairina Pittini, ricordando la data ultima per la ricezione delle domande, domenica 22 gennaio 2023 – intende selezionare un gruppo di giovani under 30 desiderosi di intraprendere insieme a noi questo ambizioso percorso: un’esplorazione collettiva attraverso la conoscenza di luoghi e attività imprenditoriali, culturali e di comunità, un tentativo di connessione tra generazioni, professionalità e scelte di vita”.

“Percorsi spericolati” nasce in risposta ad alcuni bisogni emersi dalla ricerca sugli imprenditori e sulle imprenditrici delle aree interne e della montagna friulana che la Fondazione ha commissionato nel 2020 al professor Giovanni Carrosio dell’Università degli Studi di Trieste e a Vanni Treu della Cooperativa Sociale Cramars di Tolmezzo (Udine).
L’indagine ha prodotto un censimento degli imprenditori resilienti di queste aree del Friuli, racchiuse a nord dalle Dolomiti Friulane, dalla Carnia, dal Canal del Ferro e a est dai monti delle Valli del Natisone, restituendo una fotografia dei bisogni e delle caratteristiche del vivere e lavorare in montagna, con tratti molto comuni alle altre Aree Interne nazionali individuate dalla Strategia Nazionale (SNAI).

“In linea con la missione della Fondazione di valorizzare realtà innovative e nuove forme di ri-attivazione dei territori al margine, come quelli mappati e di sostenere al contempo l’empowerment delle nuove generazioni” – conclude la Presidente Marina Pittini – “il progetto prevede un percorso di formazione multidisciplinare su alcune competenze chiave per imparare a promuovere e valorizzare le singole realtà e i territori. L’esplorazione continua con l’attivazione di processi di ascolto e poi di valorizzazione delle realtà imprenditoriali, artigianali e culturali locali per individuare risposte innovative ai loro bisogni e desideri emergenti”.

La call di selezione è rivolta ai giovani di tutta Italia, con età tra i 18 e i 30 anni circa, impegnati ancora negli studi o in cerca di lavoro, appassionati del mondo della montagna e delle aree interne, interessati ai temi della rigenerazione territoriale, con il desiderio di approfondire i linguaggi e le potenzialità dei social media e degli strumenti di comunicazione e racconto (comunicazione, storytelling, social media management, progettazione, service design, community engagement).

I PARTNER DEL PROGETTO

Fondazione Pietro Pittini
Si rivolge ai più giovani e fragili per fornire opportunità di emancipazione e di sviluppo del potenziale. In collaborazione con numerosi partner, propone un’ampia sfera di attività, mirate alla crescita educativa e lavorativa della persona, al supporto sociale e culturale.

Meraki-desideri culturali
Un’organizzazione di professioniste/i del settore culturale e dell’innovazione sociale con sede a Milano. Nello specifico si occupa di ricerca quali quantitativa, community engagement, storytelling e marketing culturale, monitoraggio e valutazione, capacity building e fundraising di progetti     .

Rob de Matt
Un’associazione di promozione sociale che sostiene l’inclusione sociale e lavorativa di persone con storie di marginalità e svantaggio. L’associazione ha dato vita nel 2017 a un bistrot inclusivo, nel cuore del quartiere Dergano a Milano, che negli anni è diventato uno spazio di comunità, generatore di opportunità sociali, culturali, lavorative, formative e aggregative.

Contribuiscono inoltre alla realizzazione del progetto:

Avanzi. Sostenibilità per Azioni
Una società indipendente che dal 1997 promuove il cambiamento per la sostenibilità attraverso l’innovazione sociale. Avanzi è un punto di riferimento per organizzazioni no profit, imprese ed enti pubblici che vogliono disegnare strategie, politiche e piani e a valutarne gli effetti sulla sostenibilità, agendo come facilitatore di processi di cambiamento e stimolando occasioni di dibattito e approfondimento culturale.

Cooperativa Sociale Cramars
Da oltre venti anni lavora in montagna, particolarmente attenta ai temi dello sviluppo locale, offre corsi e servizi volti ai bisogni della Carnia e luoghi limitrofi. La cooperativa fonda i propri progetti concertandoli di continuo con le aziende, interpretando le esigenze degli enti locali e valorizzando al massimo i potenziali degli utenti. È un ente accreditato per le attività formative.

Rete Rifai
Rete Italiana dei giovani Facilitatori delle Aree Interne. Si tratta di un gruppo di persone più o meno giovani distribuito lungo tutta la Penisola italiana che intende diventare il megafono delle esigenze, delle necessità, dei sogni e delle sfide dei giovani che vivono nelle aree marginali italiane.


Aggiornamento I:

PERCORSI SPERICOLATI: nuove sinergie per valorizzare le aree interne del Friuli Venezia Giulia

300 candidature da tutta Italia per partecipare alla II edizione del progetto promosso dalla Fondazione Pietro Pittini 

Trecento candidature per 28 “Percorsi spericolati”ideati dalla Fondazione Pietro Pittini per favorire uno scambio generativo tra realtà imprenditoriali innovative presenti nelle aree interne del Friuli-Venezia Giulia e un gruppo di giovani formati e pronti a sperimentarsi come “agenti di valorizzazione territoriale”.  Ha riscosso un grande successo la call di selezione del progetto, promosso dalla Fondazione insieme ai partner Meraki-desideri culturali, Rob de Matt e grazie al supporto della Coop. Sociale Cramars, di Avanzi e della Rete Rifai: le candidature sono giunte da tutte le regioni d’Italia, dalla Lombardia (oltre 40) alla Sicilia, dal Piemonte alla Calabria, dal Lazio al Friuli Venezia Giula (oltre 60), solo per citarne alcune. Tra i giovani, la maggioranza (62.5%) appartiene alla fascia d’età tra i 25 e i 30 anni, la gran parte sono in cerca di lavoro o stanno ancora studiando. Il 34,7% dei giovani è in possesso di una laurea triennale, il 27,4% di quella magistrale, e ci sono state candidature anche da parte di laureati in possesso di Master o dottorati di ricerca come pure di studenti diplomati (22,4%).

“Le tantissime candidature arrivate, anche grazie alle reti dei e delle partecipanti della prima edizione che hanno rilanciato e consigliato il percorso, sono sicuramente un segnale importante” – affermano Lucia Borso, Naima Comotti Teresa De Martinper Meraki-desideri culturali.

“L’iniziativa è importante perché porta nella montagna friulana giovani che provengono da tutta Italia ­– aggiunge Vanni Treu della Coop. Sociale Cramars – “dando loro l’opportunità di affiancare alcune aziende locali nei piani di comunicazione, in uno scambio reciproco. L’originalità di Percorsi Spericolati è proprio questa: connettere il margine con le realtà giovanili del resto d’Italia”.

“Far parte di Percorsi spericolati è una grande opportunità anche per la Rete Rifai” – sottolinea Aura Zanier – “non solo perché costituisce una preziosa occasione di formazione ma anche e soprattutto perché permette la creazione di legami tra i suoi giovani partecipanti e i territori da cui provengono”. “Nel raccoglie passioni, idee, immaginazione, convivialità, capacità e aspirazioni, Percorsi Spericolati rappresenta per Avanzi-Sostenibilità per azioni”  –  evidenzia Claudio Calvaresi – “una grande opportunità di collaborazione, atta a portare un contributo su come costruire un credibile progetto imprenditoriale in relazione con il territorio e le attese degli attori locali”.

“In linea con la missione della Fondazione Pietro Pittini di valorizzare realtà innovative e nuove forme di ri-attivazione dei territori al margine” – conclude la Presidente Marina Pittini – “il progetto prevede un percorso di formazione multidisciplinare su alcune competenze chiave per imparare a promuovere e valorizzare le singole realtà e i territori. A breve la Fondazione ufficializzerà il nome dei 28 selezionati e delle imprese partecipanti e presenterà il programma della II edizione”.

Aggiornamento II:

PERCORSI SPERICOLATI: AL VIA LA SETTIMANA RESIDENZIALE A VALBRUNA E AD ARTA TERME del progetto promosso dalla Fondazione Pietro Pittini

Al via la settimana residenziale della II edizione del progetto Percorsi spericolati, promosso dalla Fondazione Pietro Pittini per favorire uno scambio generativo tra realtà innovative presenti nelle aree interne del Friuli-Venezia Giulia e un gruppo di giovani formati e pronti a sperimentarsi come “agenti di valorizzazione territoriale”. 

Da domenica 12 marzo a sabato 18 marzo, il gruppo di 28 ragazze e ragazzi provenienti da tutta Italia (selezionati su 300 partecipanti al bando) si immergeranno nel mondo della montagna, attraverso un training residenziale a Valbruna e ad Arta Terme (UD) durante il quale, grazie al supporto di docenti ed esperti, verranno offerti momenti formativi gratuiti sui temi della comunicazione e storytelling, della progettazione, service design, fundraising e community engagement. Seguiranno matching con le realtà partner per svilupparne i progetti di valorizzazione nelle fasi successive e camp immersivo per andare alla scoperta delle realtà locali presso le rispettive sedi dove, con gli strumenti appresi durante il percorso, si faranno emergere potenzialità e bisogni.

Le candidature sono giunte da tutte le regioni d’Italia, dalla Lombardia (oltre 40) alla Sicilia, dal Piemonte alla Calabria, dal Lazio al Friuli Venezia Giula (oltre 60), solo per citarne alcune. Tra i giovani, la maggioranza (62.5%) appartiene alla fascia d’età tra i 25 e i 30 anni, la gran parte sono in cerca di lavoro o stanno ancora studiando. Il 34,7% dei giovani è in possesso di una laurea triennale, il 27,4% di quella magistrale, e ci sono state candidature anche da parte di laureati in possesso di Master o dottorati di ricerca come pure di studenti diplomati (22,4%).

“L’elevato numero di candidature ricevute per la nuova edizione di Percorsi Spericolati” –  dichiara Marina Pittini, Presidente della Fondazione Pietro Pittini –“sono un chiaro segno del crescente interesse che le nuove generazioni nutrono nei confronti delle aree interne e della rigenerazione dei territori al margine. Anche quest’anno abbiamo cercato di comporre un gruppo il più eterogeneo possibile per provenienza ed esperienze formative e professionali. Agenti di cambiamento motivati a creare un impatto positivo sul nostro territorio e in quelli di provenienza”.

Nell’ambito della settimana residenziale, la Fondazione Pietro Pittini organizza insieme ai partner del progetto Meraki-desideri culturali, Rob de Matt e grazie al supporto della Coop. Sociale Cramars, di Avanzi e della Rete Rifai anche alcune tavole rotonde con la partecipazione di importanti relatori, moderate da Nicolò Melli della Fondazione.
In particolare, lunedì 13 marzo, dalle ore 18.00, all’Hotel Saisera a Valbruna, alla tavola rotonda “Margine o centro: quale futuro per le aree interne del nostro Paese” parteciperanno Giovanni Carrosio (Università di Trieste), Claudio Calvaresi e Giovanni Pizzocchero (Avanzi sostenibilità per azioni), Alessia Zabatino (Forum Disuguaglianze e Diversità), Vanni Treu (Cooperativa Sociale Cramars di Tolmezzo).

Martedì 14 marzo, dalle ore 18.00, all’Hotel Saisera a Valbruna, la tavola rotonda sarà dedicata alla “Cooperazione e montagna: ricucire territori e comunità” con la partecipazione di Luigi Bobba, già Sottosegretario di Stato e Presidente della Fondazione Terzjus, su “Il ruolo della cooperazione sociale nei territori al margine: leva di rilancio dei territori e delle comunità? Come la Riforma ne sostiene la crescita?”. Parteciperanno anche rappresentanti di Legacoop FVG e Confcooperative FVG.




Nasce FERPILab, il centro studi di FERPI

Nasce FERPILab, il centro studi di FERPI

Il CDN FERPI ha deliberato la nascita della commissione di lavoro per FerpiLab, il centro studi di FERPI che sarà articolato in un International Advisory Board e un comitato scientifico nazionale. FERPILab nasce con il duplice obiettivo di supportare la Thought Leadership di FERPI in Italia in materia di relazioni pubbliche, advocacy/lobby e comunicazione strategica; dialogare con esperti di altre discipline problematiche legate alla professione e al loro impatto sulla società.

Da un lato l’International Advisory Board, presieduto da Toni Muzi Falconi, ha già dato il via ai lavori e al coinvolgimento attivo di esperti di relazioni pubbliche e comunicazione a livello internazionale. Dall’altro il comitato scientifico nazionale sarà costituito individuando figure di rilievo in ambito accademico e professionale.

Filippo Nani ha commentato: “Si tratta di un fondamentale momento della nuova Ferpi. Gli obiettivi di FerpiLab sono radicati nell’attività di advocacy dell’associazione per innalzare il livello di riconoscimento della nostra professione da parte del sistema sociale, economico e politico, incrementare l’utilizzo delle relazioni pubbliche e della comunicazione strategica da parte delle imprese italiane, con una particolare attenzione alle PMI e infine consolidare un approccio alla comunicazione strategica e alle relazioni pubbliche profondamente radicato nella rete internazionale delle associazioni omologhe e delle istituzioni accademiche di settore.”

Il coordinatore Vincenzo Manfredi sarà affiancato da uno staff operativo di soci volontari cui è possibile proporre la propria candidatura. Nel prossimo CDN verrà presentato il comitato internazionale e un cronoprogramma di attività, che sarà pubblicato sul sito.