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Turismo e web marketing: i fondamentali per hotel e strutture turistiche

Turismo e web marketing: i fondamentali per hotel e strutture turistiche

Il settore turistico è uno dei più dinamici e competitivi al mondo, mentre il web marketing è ormai diventato una componente essenziale per il successo di hotel e strutture ricettive. In Italia, il turismo rappresenta una parte rilevante dell’economia, ma le sfide legate alla digitalizzazione e all’evoluzione delle abitudini dei viaggiatori richiedono strategie sempre più al passo con i tempi.

Dopotutto gli investimenti nel marketing digitale sono in continua crescita; essi riflettono l’importanza dell’uso delle piattaforme online, dei canali social e dei motori di ricerca per attrarre e fidelizzare clienti. 

Allo stesso tempo, la personalizzazione dell’esperienza utente e i temi della sostenibilità stanno trasformando il panorama del turismo, spingendolo a ripensare gli approcci. In questo clima dinamico, ci sono varie web-agency per hotel che aiutano piccole e grandi organizzazioni turistiche a farsi notare e a competere ad alti livelli. 

L’importanza della digitalizzazione nel turismo

Il mercato dei viaggi online, secondo una ricerca di Statista, è in forte espansione, con una crescita prevista entro il 2025 del 93% rispetto al 2020, portando il valore globale a circa 830 miliardi di dollari. Questo trend evidenzia come la maggior parte dei viaggiatori utilizzi piattaforme digitali per cercare, confrontare e prenotare le proprie vacanze.

Per le strutture ricettive, questo significa che la presenza online deve essere ottimizzata. Avere un sito web funzionalemobile-friendly e ben posizionato sui motori di ricerca è fondamentale per attirare sempre nuovi visitatori. Allo stesso tempo, la gestione delle recensioni sui portali come TripAdvisor e Google My Business può influenzare le decisioni di prenotazione. 

Alcune strategie di web marketing per hotel e strutture turistiche

Le strategie di web marketing devono essere pianificate con cura per ottenere risultati concreti., e ta le azioni principali che le strutture dovrebbero considerare, troviamo SEO e content marketing, social media marketing, pubblicità mirata ed email marketing. 

SEO e Content Marketing

Ottimizzare il sito web per i motori di ricerca e produrre contenuti di qualità, come blog e guide di viaggio, aiuta a migliorare la visibilità organica, mentre la presenza di informazioni utili e coinvolgenti attraggono i viaggiatori e creano un legame di fiducia. 

Social Media Marketing

Le piattaforme come Instagram, Facebook e TikTok offrono opportunità ricchissime per raccontare storie e promuovere le esperienze offerte dalla struttura. I contenuti visivi, come video e immagini, sono particolarmente efficaci per ispirare i viaggiatori. 

Pubblicità mirata

Le campagne pubblicitarie online, soprattutto quelle basate su annunci PPC (pay-per-click) e retargeting, consentono di raggiungere un pubblico specifico e massimizzare il ritorno sugli investimenti. 

E-mail Marketing

Personalizzare le comunicazioni con i clienti attraverso l’e-mail marketing, aiuta a fidelizzare la clientela e a incentivare nuove prenotazioni. 

Infine, integrare esperienze autentiche e sostenibili nel pacchetto promozionale della struttura può attrarre viaggiatori sempre più attenti all’ambiente e alla cultura locale. 

Le sfide e le opportunità per il futuro

Le strutture turistiche italiane affrontano numerose sfide e, tra queste, figurano il climatico e l’overtourism, entrambi fenomeni che richiedono una gestione più attenta e sostenibile dei flussi turistici. Al tempo stesso, la digitalizzazione progressiva della società implica l’adozione di nuove tecnologie e l’aggiornamento delle competenze del personale per poterle sfruttare al meglio. 

I dati di CDP, mostrano una crescente domanda per viaggi personalizzati ed esperienze uniche. I Millennials e la Generazione Z, principali promotori della spesa turistica futura, risultano infatti ricercare autenticità e innovazione. 

Prepararsi a questi cambiamenti richiederà investimenti strategici e un’attenta pianificazione: sforzi importanti, certo, ma che nel medio e lungo periodo, mostreranno i loro effetti benefici su popolarità del brand e fatturato




Come cambiano i motori di ricerca nel tempo e cosa aspettarsi per il 2025

Come cambiano i motori di ricerca nel tempo e cosa aspettarsi per il 2025

I motori di ricerca, com’è noto, sono strumenti fondamentali per accedere alle informazioni online. Nel tempo, sono passati da semplici directory di link a piattaforme complesse, in grado di interpretare il linguaggio naturale e rispondere in modo sempre più diretto alle esigenze degli utenti. Questa trasformazione, in parte, è guidata dall’integrazione dell’intelligenza artificiale (AI) e dall’utilizzo di tecnologie avanzate. 

Guardando al 2025, la ricerca online si prepara a un’ulteriore evoluzione: gli attori principali del settore, come Google e Microsoft, mirano a rendere l’esperienza più intuitiva e personalizzata, ma questi cambiamenti sollevano nuove sfide per i creatori di contenuti e per l’intero ecosistema digitale.

Per affrontare questi nuovi livelli di competitività online, occorre prestare particolare attenzione agli aspetti tecnici, rivolgersi se possibile ad agenzie SEO o altri professionisti di settore, per poter contare su suggerimenti aggiornati ai più recenti trend in materia di digital marketing, posizionamento sui motori di ricerca e nuove tecnologie. 

L’evoluzione tecnologica dei motori di ricerca

motori di ricerca stanno cambiando grazie all’intelligenza artificiale. Google ha già introdotto strumenti come le sintesi automatiche, pensate per fornire risposte precise e immediate. Questo approccio riduce la necessità di consultare lunghi elenchi di risultati, semplificando l’accesso alle informazioni. 

Entro il 2025, sistemi come il progetto Gemini di Google e le piattaforme sviluppate da Microsoft e OpenAI miglioreranno ulteriormente la capacità di interpretare il contesto delle domande. Questi progressi renderanno i motori di ricerca in grado di rispondere a richieste sempre più complesse.

Oltre alla ricerca testuale, le nuove tecnologie stanno cambiando il modo in cui gli utenti interagiscono con le informazioni. La possibilità di effettuare ricerche tramite immagini o video potrebbe rappresentare solo l’inizio di una transizione verso strumenti che combinano diverse modalità di interazione, creando un’esperienza più ricca.

Le implicazioni per i creatori di contenuti

cambiamenti nei motori di ricerca hanno un impatto diretto sul traffico web e sui modelli di monetizzazione. L’utilizzo dell’AI per fornire risposte complete rischia di diminuire il numero di visite dirette ai siti web, modificando le dinamiche dell’ecosistema digitale.

I creatori di contenuti dovranno adattare le loro strategie di conseguenza. La qualità e l’affidabilità diventeranno ancora più importanti per garantire visibilità: i motori di ricerca premieranno i contenuti che dimostrano competenza e rilevanza, spingendo i publisher a focalizzarsi sulla creazione di materiale di valore. 

Per evitare squilibri, i motori di ricerca potrebbero introdurre soluzioni a supporto dei creatori di contenuti, come programmi di partnership o incentivi economici. Questi strumenti sarebbero utili per mantenere un ambiente digitale sostenibile, garantendo il giusto riconoscimento a chi contribuisce alla produzione di conoscenza. 

Le prospettive future: personalizzazione e ricerca vocale

Nel futuro prossimo, sarà la personalizzazione a guidare l’esperienza di ricerca. Gli algoritmi useranno dati comportamentali e preferenze personali per offrire risultati più pertinenti. Questo renderà la ricerca più efficace, ma richiederà maggiore attenzione alla tutela della privacy e all’etica nell’uso dei dati. 

La diffusione della ricerca vocale cambierà ulteriormente le modalità di interazione con i motori di ricerca. L’adozione di assistenti vocali e dispositivi smart renderà le richieste più conversazionali. I creatori di contenuti, quindi, dovranno ottimizzare i testi per rispondere a domande dirette e specifiche. 

Questi cambiamenti spingeranno verso una ricerca sempre più dinamica e integrata. Prepararsi a questa trasformazione sarà fondamentale per adattarsi alle nuove esigenze del pubblico e competere con contesti sempre più dinamici e globalizzati.




Recensione onesta di CRASH REPUTATION

Talk e presentazione del volume "CRASH REPUTATION" - Engage

“Crash Reputation: 50+1 casi di crisi reputazionali” di Luca Poma e Giorgia Grandoni analizza in profondità gli errori che hanno compromesso l’immagine di aziende e influencer, da Armani a DAZN. Il libro non si limita alla teoria, ma offre 50 case history reali, esplorando scandali e crisi di comunicazione. Imprenditori, manager e professionisti troveranno strumenti pratici per prevenire e gestire efficacemente le crisi reputazionali, imparando a riconoscere i segnali d’allarme, comunicare strategicamente e trasformare le difficoltà in opportunità. Con l’esperienza del Prof. Poma e la competenza della dott.ssa Grandoni, questo manuale fornisce una guida completa per proteggere il valore intangibile della propria reputazione, includendo 3 ore di video extra sul marketing e la comunicazione.

Recensione CRASH REPUTATION

“Crash Reputation: 50 + 1 casi di crisi reputazionali” è un libro che mi ha davvero colpito per la sua completezza e praticità. Sinceramente, mi aspettavo una trattazione teorica e astratta sul tema della gestione della crisi reputazionale, invece ho trovato un vero e proprio manuale operativo, ricco di esempi concreti e casi studio che spaziano da colossi come Armani e Nike a influencer e piattaforme come DAZN. Questo approccio pratico, basato su esperienze reali, rende la lettura scorrevole e coinvolgente, e soprattutto, estremamente utile.

Gli autori, Luca Poma e Giorgia Grandoni, dimostrano una profonda conoscenza del settore e una capacità di analisi impeccabile. Non si limitano a descrivere gli eventi, ma approfondiscono le cause, le conseguenze e soprattutto, le strategie di gestione adottate (o non adottate) dalle aziende e dai personaggi coinvolti. Ogni caso studio è una lezione preziosa, un’occasione per imparare dagli errori altrui e per evitare di commettere gli stessi passi falsi.

Apprezzo particolarmente la struttura del libro: la suddivisione in capitoli tematici, la chiarezza espositiva e l’organizzazione delle informazioni rendono la lettura facile e intuitiva, anche per chi non ha una formazione specifica in comunicazione o management. Non si tratta di un testo pesante e noioso, ma di una guida agile e di facile consultazione, perfetta per una lettura mirata o per approfondimenti specifici. La presenza dei video contenuti extra è un valore aggiunto notevole, che arricchisce ulteriormente l’esperienza di apprendimento.

Quello che ho trovato particolarmente interessante è la capacità degli autori di evidenziare come una crisi reputazionale, pur essendo un evento negativo, possa trasformarsi in un’opportunità di crescita. Il libro non si limita a presentare soluzioni per “tamponare” il danno, ma offre strumenti e strategie per affrontare la crisi in modo proattivo, trasformandola in un’occasione per migliorare la comunicazione, rafforzare la fiducia del pubblico e, in definitiva, consolidare la propria reputazione.

“Crash Reputation” non è solo un libro per professionisti del settore; è una lettura consigliata a chiunque, imprenditore, manager, influencer o semplice appassionato di comunicazione, che desideri comprendere l’importanza della gestione della reputazione e imparare a proteggere il proprio valore, sia esso aziendale o personale. La consapevolezza dei rischi, la capacità di prevedere e gestire le crisi, sono competenze fondamentali in un mondo sempre più connesso e permeato dalla comunicazione digitale. Questo libro fornisce gli strumenti per acquisire queste competenze in modo efficace e accessibile. In definitiva, lo consiglio vivamente come un investimento importante per la propria crescita professionale e personale.

Informazioni

  • Dimensioni: 15.39 x 1.37 x 21.59 cm
  • Lingua: Italian
  • Lunghezza di stampa: 236
  • Data di pubblicazione: 2024



Crash reputation: cinquanta case study tra reputation management e crisis communication

Talk e presentazione del volume "CRASH REPUTATION" - Engage

Dal naufragio della Costa Concordia al crollo del Ponte Morandi, dal Diselgate a Cambridge Analytica, dalle dichiarazioni di Guido Barilla all’epic fail di Dolce & Gabbana a Shangai, fino ad arrivare al “Pandorogate” dei Ferragnez. Sono solo alcune tra le “crisi reputazionali” più famose degli ultimi decenni, in cui si intrecciano strategie più o meno riuscite di reputation management e crisis communication, errori ed orrori della comunicazione di impresa. 

Sono i temi di Crash reputation. 50 + 1 casi di crisi reputazionali: da Armani a DAZN, da Nike a Ryanair, gli errori che hanno pregiudicato il valore di aziende e influencer (Engage editore, 18 euro), scritto da Luca Poma – esperto di crisis management, socio FERPI e professore di Reputation management presso la LUMSA di Roma – insieme alla collega Giorgia Grandoni e ad Alessio Garzina

Rispetto ai due precedenti volumi di taglio teorico – Crisis Management (scritto con Giampietro Vecchiato nel 2012) e Il Reputation Management spiegato semplice (con Giorgia Grandoni nel 2021), quest’ultimo lavoro si concentra esclusivamente sui “casi aziendali”. Di ogni crisis, infatti, viene innanzitutto offerta una breve ma efficace “sintesi dell’accaduto”, viene analizzata la strategia di “gestione della crisi” e viene, infine, valutata nelle schede “cosa non è andato bene” e, per contro, “cosa si sarebbe potuto fare meglio”, questo per ogni azione di gestione della reputazione e di comunicazione di crisi.

Apprendiamo così che “tempestività, trasparenza, personalizzazione e collegamento diretto, nonché team building” sono state le carte vincenti del caso “Eni-Report”, mentre “mancanza di trasparenza e di comunicazione efficace, assenza di previsione del rischio e incoerenza e superficialità” sono gli errori che hanno portato maison come Armani e Dior a ricevere pesanti accuse di per un presunto sfruttamento del lavoro e caporalato.

Un volume agile e da leggere tutto d’un fiato per avere un panorama completo delle strategie di comunicazione e relazione, ma anche da consultare in caso di gestione di crisi reputazionali per non cadere negli errori del passato ed intraprendere azioni virtuose. Consigliato a studenti di relazioni pubbliche e professionisti del settore.


Crash reputation. 50 + 1 casi di crisi reputazionali: da Armani a DAZN, da Nike a Ryanair, gli errori che hanno pregiudicato il valore di aziende e influencer 

di Luca Poma, Giorgia Grandoni, Alessio Garzina

Engage editore

18 euro




Crash Reputation: il dietro le quinte dei casi più famosi

Crash Reputation: il dietro le quinte dei casi più famosi

Uscito a ottobre 2024, pubblicato da Engage Editore e scritto a sei mani da Luca Poma, Giorgia Grandoni e Alessio GarzinaCrash Reputation, che abbiamo avuto modo di leggere e recensire in questo articolo, è un libro che racconta il dietro le quinte di 50 casi famosi in cui la reputazione di aziende e personaggi di fama mondiale ha subìto un grave danno, o è comunque stata messa a rischio e solo grazie ad una sapiente gestione della crisi stessa, il disastro reputazionale è stato evitato, mitigato, risolto. Stiamo parlando di casi come quello della Costa Concordia, della Thyssenkrupp e di molti altri ugualmente conosciuti e con esiti talvolta molto differenti. Scopo del libro è spiegare come queste crisi reputazionali siano accadute, da dove siano scaturite, e le azioni sia giuste che sbagliate messe in campo per gestirle, oltre ai conseguenti risultati, positivi o negativi.

Crash Reputation: cosa c’è dietro a una crisi di reputazione

Il libro si divide in due parti ben distinte. La prima è di natura più analitica e affronta il tema della reputazione come concetto. Una lettura di tipo tecnico-universitario che vuole mettere in luce quali siano i concetti legati alla reputazione e come fa quest’ultima ad essere messa in crisi da azioni e reazioni sbagliate o comunque avventate degli addetti ai lavori. Grazie alla collaborazione di Alberto Pirni, autore di uno scritto interno al libro, si affronta la reputazione come un costrutto fatto da “autenticità, rispetto, riconoscenza, responsabilità, onore, affidabilità”. Se ci si pensa, è abbastanza immediato comprendere come tutte queste caratteristiche siano ormai inevitabilmente legate alla vita di chiunque voglia fare qualcosa in pubblico. Un’azienda che non persegua l’affidabilità ad esempio, anche (ma ovviamente non solo) dal punto di vista comunicativo, avrebbe certamente vita breve nel mondo attuale.

Gli autori affrontano quindi il concetto di reputazione, fondamentale in ogni campo, per chiarirne la struttura e far capire come questa possa crollare da un momento all’altro (Crash Reputation, appunto) per errori (anche banali), distrazioni e addirittura disinteresse. Eppure, le crisi reputazionali “appassionano il pubblico”. Ovvero, quando qualcosa va male, o sta per farlo, l’interesse pubblico su quella determinata vicenda aumenta a dismisura. Ciò tra l’altro, a causa dell’eco mediatico, contribuisce spesso a peggiorare le cose. Può però anche accadere l’esatto contrario se la crisi è gestita bene. Ma se “il corretto allineamento tra identità ed immagine” viene tradito, poi per riprendersi o addirittura guadagnarci bisogna saperci fare.

Crash Reputation, per spiegare le proprie tesi, utilizza anche elementi di crisis management e crisis communication, ovvero introduce concetti appartenenti ad una sfera molto tecnica che da una parte riguardano la gestione di una crisi in atto ed il modo di prevenirla, mentre dall’altra affronta il tema di come si dovrebbe comunicare prima e durante una crisi per far capire al pubblico ciò che si sta facendo per evitarla in un caso e risolverla nel caso sia già esplosa. Quando una crisi scoppia, se la gestione della stessa non va a buon fine, allora questa aumenta di intensità e la cosa può portare a conseguenze catastrofiche ed irrimediabili. D’altra parte, anche comunicare male può essere causa di una crisi aziendale. E tanto più se si continua a farlo durante la crisi stessa.

Nel volume, dal taglio piuttosto tecnico ma comunque decisamente piacevole da leggere, è spiegato poi cosa è e cosa non è una crisi. Ad esempio può essere utile sapere a chi è titolare di azienda che un’emergenza non è una crisi, rientra invece nella normale gestione di impresa. Una crisi da cui deriva un crash reputazionale, può invece essere strisciante (cioè esiste ma è latente da molto tempo, perché non gestita) o improvvisa. Può anche accadere che un’impresa, di qualsiasi tipo risulti vittima della crisi stessa (cioè non è stata scatenata da lei, ma subisce comunque un danno più o meno grande). Oppure può essere accidentale, o ancora prevedibile. La seconda parte del libro è invece dedicata all’analisi di cinquanta tra i casi più noti in cui un’azienda o un personaggio pubblico noto è andato incontro ad una crisi. Alcune volte la cosa è finita abbastanza male, in altre invece, alcune realtà, mettendo in campo le contromisure giuste, ci hanno addirittura guadagnato.

Ma esattamente cosa possiamo dedurre dall’analisi di questi cinquanta casi? Leggendoli tutti e schematizzandoli anche solo mentalmente, si capisce subito che alcuni tratti sono comuni a tutte le crisi, pur con specificità uniche ogni volta. Dalla Costa Concordia al ponte Morandi di Genova e alla pandemia, quando le persone non hanno capito, si sono opposte o hanno parzialmente e magari temporaneamente tolto la fiducia ai protagonisti dei vari casi, le motivazioni sono più o meno state sempre le stesse, vediamo quali sono:

Comunicazione sbagliata: le crisi sono esplose e quasi sempre si sono anche trascinate per diverso tempo a causa di una comunicazione sbagliata. Chi doveva spiegare insomma, non lo ha fatto, o lo ha fatto male. Questo ha causato equivoci, incomprensioni, sfiducia e anche in un certo senso rifiuto all’ascolto anche a crisi inoltrata. Ciò ha fatto sì che quest’ultima si prolungasse oltre modo. L’effetto collaterale sembra essere quello di creare due mondi completamente separati: uno in cui c’è chi è dentro la crisi reputazionale che cerca, a volte inutilmente o quasi di rialzarsi e l’altro in cui chi dovrebbe ascoltare per voler capire cosa è accaduto e perché, ignora tali spiegazioni perché ritenute tardive. Oltre un certo limite di tempo insomma, le cose diventano molto più complicate da gestire.

Assenza di tempestività: la comunicazione sbagliata fa infatti spesso il paio con l’assenza di tempestività nel reagire. Farlo male, o troppo tardi, può, anzi, quasi sicuramente è, foriero di cattive notizie. In questo senso è accaduto in diversi casi analizzati dal libro, che l’assenza di tempestività si sia generata anche da comportamenti sbagliati. Ovvero i responsabili si sono mossi bene, ma troppo tardi e questo perché all’inizio si sono mossi male. Ma che significa esattamente? Secondo gli autori, in diversi casi esaminati ci sono stati comportamenti errati, come ad esempio sottovalutare alcuni rischi, o negare le proprie responsabilità sperando che la tempesta passasse, o in altri casi ancora dichiarazioni arroganti di personaggi coinvolti, che non hanno fatto altro che allontanare i consumatori, o comunque l’opinione pubblica in generale. Ciò ovviamente ha acuito e prolungato la crisi reputazionale, che solo grazie al tempo, all’investimento di molti soldi e a cambi netti di strategia, è rientrata, a volte del tutto, a volte no.

Mancanza di un team per gestire le crisi. In alcuni casi specifici, di comportamenti come quelli sopra descritti non ve n’è traccia, però sussistono dei meri errori tecnici molto importanti. Uno di questi è sicuramente la mancanza di un team preparato a gestire le crisi reputazionali. Persone con competenze in tal senso possono certamente prevedere il verificarsi di tali crisi orientando le azioni dell’impresa, ma quando queste persone non ci sono, possono prendere piede errori anche banali che però conducono, o possono condurre, a conseguenze catastrofiche. Il consiglio sembra quindi essere quello di prepararsi prima, assumendo un team giusto che sia in grado di prevenire e anche nel qual caso si verifichino, gestire le crisi di reputazione in maniera sapiente, al punto di riuscire anche a guadagnarci in visibilità e, appunto, in reputazione. Non tutti i mali vengono per nuocere insomma, se li si sa affrontare nella maniera giusta.

Crash Reputation: a chi è dedicato?

Chi dovrebbe leggere Crash Reputation? Chi potrebbe trarre vantaggio dalla lettura di questo volume? Diciamo subito che il libro è scritto molto bene, in maniera scorrevole e di facile comprensione. Solo a tratti è presente qualche termine tecnico che da parte dei non addetti ai lavori potrebbe richiedere un approfondimento, ma a parte questo è sicuramente un libro alla portata di tutti. Quindi per chi segue molto l’attualità e vuole saperne di più su casi noti praticamente a tutti, Crash Reputation è certamente un’ottima lettura, in grado di istruire sul perché certe dinamiche si siano verificate e sul come si sarebbe dovuto agire per non farle accadere. Aiuta quindi ad avere un’opinione molto più informata.

E’ però anche un libro molto utile ai comunicatori di professione (giornalisti compresi), visto che uno dei suoi tratti distintivi è appunto l’analisi della comunicazione, perlopiù aziendale ma non solo. Crash Reputation è anche e senza alcun dubbio un libro per gli imprenditori, ovvero per chi ha un’impresa e vuole evitare certi errori che potrebbero certamente essergli fatali, a meno che sia un vero e proprio colosso. E’ un libro da cui si può imparare molto in tal senso insomma. Da ultimo ma non per questo meno importante, anche chi fa marketing dovrebbe dare una seria occhiata a Crash Reputation. In esso sono infatti contenuti concetti molto specifici, in grado di spiegare sia le dinamiche di errori gravissimi, sia come alcune aziende siano riuscite sapientemente a trarre profitto da un’ottima strategia comunicativa e appunto di marketing.

Chi sono gli autori

Crash Reputation è scritto da tre autori. Luca Poma è professore di Reputation Management all’università Lumsa di Roma ed all’Università della Repubblica di San Marino, ha pubblicato circa 200 scritti sul tema della reputazione ed è stato anche consigliere del ministro degli esteri sotto i governi Berlusconi IV e Monti. Giorgia Grandoni è una consulente per una start-up che si occupa di Reputation Management (da cui prende il nome) ed è docente in Gestione della reputazione alla Lumsa di Roma. Alessio Garzina è un social media manager che ha collaborato con diversi quotidiani nazionali e si occupa di comunicazione per varie associazioni. Il libro contiene anche un articolo di Alberto Pirni, docente di Filosofia morale alla scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e la prefazione dell’avvocato Nicola Menardo.