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Tesi di laurea: Brand activism: prendere posizione per generare valore. Da una prospettiva marketing-driven a una society-driven.

Corso di laurea in Comunicazione e Digital Media

Anno accademico 2022/23

INTRODUZIONE

Viviamo in un periodo storico in cui l’attenzione nei confronti di tematiche ambientali, culturali, sociali ed economiche sta acquisendo sempre più importanza.
Una sensibilità che non si riflette esclusivamente in dimensioni ampiamente significative come quelle dei dibattiti politici, ma anche in realtà più limitate ed individuali come il confronto tra i singoli cittadini. Questo può tradursi come il risultato di una successione di eventi in cui a deteriorarsi, nella maggior parte dei casi, è stato proprio il nostro Pianeta.
I fenomeni in questione, spesso, presentano dei rischi che si sviluppano principalmente su una scala a lungo termine e, per questa motivazione, è fondamentale intervenire tempestivamente.
Un intervento di tipo attivo che è sempre più richiesto da parte delle piccole, medie e grandi aziende che operano a livello nazionale e\o internazionale.
Si definisce “attivo” perché è un dovere di ciascuna azienda non limitarsi ad esprimere una propria opinione riguardo una determinata tematica e, dunque, scegliere di agire concretamente per dimostrare, alla propria rete di stakeholder1, di essere in grado di assumere una posizione rilevante. Un’attitudine che si può riassumere nell’interessante fenomeno definito brand activism.

Il brand activism consiste negli sforzi dell’impresa per promuovere, impedire o influenzare riforme o stati di inerzia sociali, politici, economici e/o ambientali con il fine di promuovere o impedire miglioramenti della società.

(Kotler P., Sarkar C., 2020, Brand Activism. From purpose to action, pp. 23)

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Il testo integrale della tesi (47 pagine. in pdf) è disponibile a questo link




Tesi di laurea: Corporate Social Responsibility (CSR) come “bagaglio di credibilità”: l’importanza di comunicare valori per superare una crisi. Il caso di Medici Senza Frontiere.

Corso di laurea in Comunicazione e Digital Media

Anno accademico 2021/22

Introduzione

Il presente lavoro ha come oggetto il tema del Reputation Management, un campo d’indagine vasto, complesso ed estremamente affascinante.
Questa è una disciplina in costante evoluzione e attualmente l’intensificarsi dei livelli competitivi e i cambiamenti delle aspettative sociali nei confronti delle imprese, hanno suscitato un notevole interesse a riguardo.
La Corporate Reputation, intesa come ammirazione, stima e credibilità presso i pubblici, rappresenta infatti un asset intangibile preziosissimo che assume un ruolo strategico nella gestione della complessa rete di relazioni che qualsiasi tipo di azienda e organizzazione deve gestire.
Data la vastità e la complessità dell’argomento, in questo elaborato ho scelto di concentrarmi su un aspetto specifico del Reputation Management: la Responsabilità Sociale d’Impresa, in inglese Corporate Social Responsibility (CSR).
Questo àmbito riguardante le implicazioni di natura etica all’interno della visione strategica dell’impresa è diventato una priorità.
Oggi, infatti, le persone chiedono sempre più alle aziende di scendere in campo ad affrontare temi socialmente caldi e sensibili quali il razzismo, i diritti delle donne, dei minori, immigrazione, tutti argomenti sui quali fino a poco tempo fa nessuna azienda avrebbe mai pensato di prendere posizione poichè troppo “divisivi”.

Dunque, le crescenti aspettative dei cittadini e degli stakeholder hanno aperto la strada a un nuovo modo di comunicare capace di includere, all’interno della vita aziendale, etica e creazione di valore condiviso.
In quest’ottica la Corporate Social Responsibility si è imposta come uno degli strumenti più efficaci per la costruzione di una buona Corporate Reputation.
Mantenere alta la reputazione, tuttavia, non è un processo facile e richiede molto tempo e impegno.

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Il Testo integrale della Tesi (37 pagine, in lingua italiana, formato .pdf) è disponibile a questo link




Tesi di laurea: Internazionalizzazione delle imprese. Come la cultura impatti su di esse

Corso di Laurea Triennale in Comunicazione e Digital Media

Anno accademico 2021/22

Introduzione

La globalizzazione in continua crescita sta spingendo sempre più aziende ad espandersi oltre i loro confini e ad operare in una prospettiva multinazionale. L’internazionalizzazione è diventata un fattore critico per le imprese che cercano di sopravvivere e competere nell’ambiente globale attuale e non è più una scelta strategica facoltativa. Questo studio esaminerà il processo di internazionalizzazione delle aziende e sottolineerà l’importanza della cultura per la trasformazione delle organizzazioni verso un ambiente globale.
Il primo capitolo introduce l’ambiente in cui si sviluppa la globalizzazione e ne definisce il concetto. Viene esplorato il motivo per cui molte organizzazioni decidono di estendere i loro orizzonti oltre i confini domestici, e vengono analizzate le strategie di globalizzazione adottate dalle imprese. Inoltre, viene esaminato il modo in cui le imprese pianificano e distribuiscono prodotti e campagne pubblicitarie standardizzate per ciascun paese di destinazione, nonché i rischi e le difficoltà che possono incontrare durante il processo di espansione globale. Viene inoltre esaminato il concetto di reputazione aziendale come fattore critico per la strategia di successo nei mercati globali.
Il secondo capitolo si concentra sulla cultura organizzativa. Viene definita la cultura organizzativa e vengono individuati i suoi elementi e le sue funzioni. Viene sottolineata l’importanza per le organizzazioni che si internazionalizzano di comprendere i contesti culturali in cui operano. Si evidenzia anche l’importanza di una cultura aziendale forte ma al tempo stesso flessibile, che sia un fattore chiave per il successo delle imprese che si espandono a livello globale. Viene poi esplorato come le organizzazioni possono superare gli ostacoli e i rischi che incontrano durante l’adattamento ai contesti culturali differenti. Infine, viene presentato il modello di Hofstede, che utilizza il cross-cultural management per confrontare culture nazionali diverse attraverso l’analisi di sei dimensioni che rendono unico ogni paese.
Infine, nel terzo capitolo, viene presentata un’analisi sperimentale che ha lo scopo di esplorare l’impatto della cultura sul successo delle aziende nel mercato internazionale. Per raggiungere questo obiettivo, sono state costruite domande aperte che coprono molteplici aspetti, tra cui cultura, gestione, pubblicità e reputazione, che sono state inviate a un campione di 12 aziende operanti all’estero, selezionate con rigore per garantirne la rappresentatività. L’obiettivo finale è di comprendere come la cultura possa influenzare il successo delle aziende nel mercato internazionale e di fornire preziosi consigli per superare le sfide associate all’espansione a livello globale.

Il Testo integrale della Tesi (47 pagine, in lingua italiana, formato .doc) è disponibile a questo link




Tesi di laurea: LA GOVERNANCE DELLA CRISI COVID-19. Criticità nella gestione e nella comunicazione di una pandemia

Corso di Laurea in Comunicazione e digital media

Anno accademico 2021/22

Introduzione

Nel corso dell’ultimo anno e mezzo abbiamo visto la società cambiare radicalmente a causa di un nuovo Coronavirus, isolato e poi denominato Sars-Cov-2. La malattia chiamata Covid-19 è responsabile dell’insorgere di una crisi respiratoria acuta grave (SARS).
Questo nuovo agente patogeno ha stravolto le nostre vite, con drammatici risvolti su sanità, economia e libertà personali.
Il 31 dicembre 2019, le autorità sanitarie cinesi hanno segnalato un cluster di casi di polmonite eziologica non identificata nella città di Wuhan, situata nella provincia dell’Hubei, Cina.1
L’11 marzo 2020, l’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) ha dichiarato lo “stato di pandemia” in seguito alla crescita esponenziale dei casi del nuovo Coronavirus (118.000 casi in 14 paesi, 4.291 vittime e migliaia di persone in terapia intensiva).2
Sabato 9 Gennaio 2020 viene diffusa dai media cinesi la notizia della prima vittima causata da questo nuovo agente eziologico, responsabile del ricovero in terapia intensiva e morte di milioni di persone a seguito della trasformazione della pandemia: da emergenza sanitaria a crisi pandemica.
Il 30 gennaio 2020 l’Organizzazione mondiale della sanità dichiarava lo stato di pandemia in seguito alle segnalazioni il 31 dicembre 2019, da parte della Cina, di strani casi di polmonite di origine ignota.
I paesi del mondo sono corsi ai ripari più disparati e hanno provato diverse strategie nella gestione della crisi sanitaria causata da questo nuovo Coronavirus. Dipendentemente dal modello di comunicazione, di governo e dal grado di rigidità delle misure imposte per contenere la pandemia si sono riscontrati risultati più o meno incoraggianti.

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Il Testo integrale della Tesi (33 pagine, in lingua italiana, formato .doc) è disponibile a questo link




Una lettera alla Sec svela gli altarini di BlackRock su Cina e investimenti Esg

Una lettera alla Sec svela gli altarini di BlackRock su Cina e investimenti Esg

Negli Stati Uniti BlackRock, la più grande società di gestione degli asset al mondo, è finita sotto esame da parte di un gruppo di procuratori generali statali per via della sua forte attenzione agli investimenti ESG, quelli cioè che tengono conto dell’impatto sull’ambiente, la società e la governance (environmental, social, governance) di una certa operazione finanziaria: si parla in questo caso di “finanza sostenibile”.

NON SOLO ESG: ANCHE LA CINA

Diciannove procuratori generali americani, guidati da Mark Brnovich dell’Arizona, hanno scritto una lettera di otto pagine alla Securities and Exchange Commission (o SEC: è l’ente federale statunitense che vigila sulla borsa valori) per chiederle inoltre di indagare sui rapporti di BlackRock con la Cina, per valutare se la società stia o meno dando la priorità alla sua responsabilità fiduciaria nei confronti degli investitori.

Nella lettera, più nello specifico, si afferma che BlackRock – guidata da Larry Fink – investe e fa affari con aziende cinesi che spesso prestano scarsa attenzione alle questioni ambientali; nel contempo, però, la società fa pressioni sulle compagnie statunitensi affinché adottino politiche di azzeramento netto delle emissioni di gas serra. Era questo, ad esempio, il messaggio delle lettere che Fink inviò nel 2021 ai dirigenti d’azienda e ai clienti di BlackRock.

La lettera dei procuratori generali, invece, chiede alla SEC di indagare se i legami di BlackRock con alcune associazioni per il clima e i suoi obiettivi sugli ESG entrino in conflitto con le sue responsabilità fiduciarie. “Sulla base dei fatti attualmente a nostra disposizione”, si legge, “BlackRock sembra utilizzare il denaro duramente guadagnato dai cittadini dei nostri stati per eludere il miglior ritorno possibile sugli investimenti, nonché il loro voto”.

A fine 2021 Fink aveva proposto la creazione di nuovi veicoli finanziari dedicati allo scorporo degli asset petroliferi, in modo da evitare il rischio di arbitraggio; le compagnie petrolifere, poi, potranno utilizzare i proventi delle vendite per investire nelle tecnologie pulite.

A giugno la SEC aveva avviato un’indagine sui fondi comuni di investimento ESG di Goldman Sachs per accertarsi che rispettassero davvero i princìpi di sostenibilità.

LE CRITICHE A BLACKROCK

“Gli impegni pubblici assunti in passato da BlackRock”, prosegue la lettera, “indicano che ha utilizzato gli investimenti dei cittadini per fare pressione sulle aziende affinché si conformassero ad accordi internazionali come l’accordo di Parigi, che costringono a eliminare gradualmente i combustibili fossili, aumentano i prezzi dell’energia, spingono l’inflazione e indeboliscono la sicurezza nazionale degli Stati Uniti”.

Brnovich, il procuratore generale dell’Arizona alla guida della protesta contro BlackRock, è da anni ostile alle politiche per il clima e per la transizione energetica. L’Arizona è governata da Doug Ducey, membro del Partito repubblicano.

LE POSSIBILI REAZIONI

Il New York Post scrive che, benché i procuratori generali si stiano limitando a chiedere risposte sulle politiche di investimento di BlackRock, le autorità del tesoro di ciascuno dei diciannove stati potrebbero ritirare le rispettive pensioni statali dalle casse di BlackRock, ad esempio, oppure vietare agli stati di avere rapporti finanziari con la società.

Il mese scorso il tesoriere della Virginia occidentale, Riley Moore, ha vietato a cinque grosse istituzioni finanziarie – inclusa BlackRock, ma anche Goldman Sachs e JPMorgan – di stipulare contratti bancari con le agenzie dello stato.

MOTIVAZIONI POLITICHE?

La tesi alla base della lettera di Brnovich e degli altri procuratori generali che si sono rivolti alla SEC è che le politiche di finanza sostenibile di BlackRock siano influenzate da alcuni stati guidati dai democratici come la California, New York, l’Illinois e il Connecticut, i cui fondi pensioni sono gestiti dalla società. “I gestori patrimoniali”, si chiedono gli autori della lettera, “stanno assumendo impegni a zero netto per commercializzarsi a questi investitori?”.

Il Wall Street Journal afferma che il “movimento ESG” si è infiltrato per anni tra gli standard di investimento senza tanti controlli, e che l’amministratore delegato di BlackRock Larry Fink ha “guidato” questa tendenza. Il quotidiano scrive poi che ex-dirigenti di BlackRock – come Brian Deese, oggi direttore del Consiglio economico nazionale degli Stati Uniti  – sono in grado di influenzare l’amministrazione di Joe Biden.

L’ATTACCO DI SOROS A BLACKROCK

In un articolo di commento sul Wall Street Journal, George Soros – imprenditore ungherese naturalizzato statunitense fondatore di Soros Fund Management – criticò gli investimenti di BlackRock in Cina, definendoli  “un tragico errore” che si tradurrà in perdite economiche per i clienti della società e “più importante, danneggerà gli interessi di sicurezza nazionale degli Stati Uniti e di altre democrazie”.

A detta di Soros, infatti, BlackRock ha tracciato una linea di distinzione tra le aziende private e quelle statali che non rispecchia la realtà effettiva in Cina, suggerendo che il governo di Pechino possa intromettersi negli affari della società.