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Il Coronavirus sta mettendo alla prova la Corporate Social Responsibility (e il risultato è sorprendente)

Il Coronavirus sta mettendo alla prova la Corporate Social Responsibility (e il risultato è sorprendente)

Come le aziende in Italia e nel mondo stanno aiutando a contrastare l’emergenza

  • Dalle misure rivolte ai dipendenti, alle raccolte fondi, sino alle riconversioni, la Corporate Social Responsibility si esprime in tanti modi al tempo del Coronavirus
  • Le persone credono veramente che la loro azienda abbia uno scopo e dei valori chiari quando il management sacrifica la redditività a breve termine per aderire a quei valori.

Sono molte le aziende che si stanno impegnando socialmente per far fronte all’emergenza COVID-19. Un senso di responsabilità che si è inizialmente espresso grazie allo smart working, come soluzione per le imprese impiegate nel settore dei servizi. Anche molte compagnie che non avevano mai previsto il lavoro da casa si sono adoperate per garantire la salute e il benessere dei propri dipendenti.

Altri hanno optato per non chiudere il luogo di lavoro, prevedendo però una quotidiana sanificazione degli impianti, una turnazione del personale per rispettare le distanze di sicurezza e l’acquisto di prodotti per la protezione individuale.

Numerosi gli aiuti economici arrivati da parte delle aziende e degli stessi imprenditori e manager, in favore di ospedali, Croce Rossa e Protezione Civile. La maggior parte di queste offerte sono state utilizzate per comprare macchinari o per riadattare le strutture all’emergenza.

Non dimentichiamo che alcune fabbriche hanno deciso di interrompere la produzione di beni non necessari per cambiare o accelerare la produzione di materiali essenziali per contrastare il virus.

E il modo in cui le grandi aziende stanno rispondendo a questa crisi è un momento determinante che sarà ricordato per decenni.

Se da anni si parla ormai di come le aziende debbano avere uno scopo sociale e rispondere a un insieme di valori, o di quanto abbiano a cuore i loro dipendenti e gli altri stakeholder, ora è il momento di portare avanti questo impegno. Le persone credono veramente che la loro azienda abbia uno scopo e dei valori chiari solo quando vedono il management prendere una decisione che sacrifica la redditività a breve termine per aderire a quei valori.

coronavirus

Gli esempi più significativi di Corporate Social Responsibility

Moda

Gucci invita tutti i suoi follower a diventare #GucciCommunty, dando un contributo economico per combattere la situazione di crisi che stiamo affrontando, attraverso due campagne di crowdfunding.

Una dedicata al nostro paese, a sostegno della Protezione Civile “per sostenere il servizio sanitario italiano e la creazione di nuovi posti letto nelle terapie intensive”. È possibile partecipare alla raccolta fondi attraverso la piattaforma di Intesa SanPaolo ForFunding o tramite la story salvata sul profilo Instagram del brand.

L’altra campagna esorta a fare una donazione al Fondo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, sempre grazie alla funzione “donate” nella IG Stories del canale www.instagram.com/Gucci.

Al momento del lancio, Gucci ha devoluto 1 milione di euro in favore della campagna per l’Italia e un altro milione al COVID-19 Solidarietà Response Fund della fondazione delle Nazioni Unite. L’obiettivo finale è di arrivare a raccogliere 10 milioni per entrambi i progetti. Facebook si impegnerà a doppiare la cifra complessiva delle donazioni.

L’iniziativa fa seguito al progetto del gruppo Kering (di cui Gucci fa parte), ossia produrre oltre 1 milione di maschere e camici per il personale sanitario, in risposta all’appello della regione toscana.

Questa pandemia ci chiama a un compito inaspettato, ma è una chiamata alla quale rispondiamo con decisione, supportando il lavoro straordinario del personale sanitario, dei medici e degli infermieri che sono ogni giorno in prima linea nella lotta contro l’epidemia di Covid-19, in Italia e nel resto del mondo. Sostenendoci a vicenda saremo in grado di superare questa crisi: uniti, ancora più di prima.

Queste le parole di Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, e Marco Bizzarri, Presidente e CEO.

Bizzarri, inoltre, ha donato 100 mila euro a favore dell’azienda sanitaria di Reggio Emilia, sua città d’origine.

Giorgio Armani è stato il primo a riconoscere la gravità del problema, decidendo di sfilare a porte chiuse. In principio con aiuti in favore della Protezione Civile e degli ospedali di Milano, Roma, Bergamo, Piacenza e Versilia, per un valore complessivo di 2 milioni di euro. A partire dal 26 marzo tutti i suoi stabilimenti produttivi italiani hanno iniziato a produrre camici per il personale sanitario. È così che lo stilista piacentino decide di rimane vicino al nostro paese.

Moncler ha offerto 10 milioni per mettere in moto il progetto promosso dalla Regione Lombardia. Realizzare un polo ospedaliero con 400 posti di rianimazione nell’ex Fiera di Milano.

Milano è una città che ha regalato a tutti noi un presente straordinario. Non possiamo e non vogliamo abbandonarla. È un dovere di tutti restituire alla città ciò che fino ad ora ci ha dato.

Pronuncia con orgoglio Remo Ruffini, presidente e amministratore delegato dell’azienda tessile.

In tanti hanno elargito ingenti somme di denaro e convertito la produzione delle loro fabbriche in materiali essenziali per contrastare il virus. Dalle mascherine, ai camici, fino agli igienizzanti per le mani. Valentino, Versace, Trussardi, Dolce & Gabbana, Bulgari, Prada, Gruppo Miroglio, Geox, Calzendonia e The Ferragnez, solo per citarne alcuni.

C’è chi come Trussardi ha deciso di destinare anche il 100% dei ricavi dell’eCommerce all’acquisto di respiratori e ventilatori polmonari.

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Auto e trasporti

FCA e Ferrari, insieme a Marelli, metteranno i loro impianti e dipendenti a disposizione di Siare Engineering International, leader nella progettazione e produzione di apparecchiature medicali a livello mondiale.

L’obiettivo è la fabbricazione di nuovi respiratori polmonari per i pazienti.

Pirelli, grazie alla collaborazione con China Construction Bank, ha deciso di donare 65 ventilatori per la terapia intensiva, 5.000 tute protettive per chi lavora negli ospedali e 20.000 mascherine alla Lombardia.

In un momento di così grande difficoltà, vogliamo stare vicini alla nostra regione e al nostro paese. Dobbiamo dunque ringraziare tutti i nostri partner che ci hanno aiutati in questa iniziativa, per supportare il sistema sanitario in modo rapido ed efficace.

Spiega Marco Tronchetti Provera, CEO della società.

Il gruppo Aponte segue le orme della Gnv Splendid, ovvero la “nave ospedale” ferma a Genova, offrendo la disponibilità di stazionare al porto di Palermo una nave MSC. Un piano B per la quarantena di coloro che risultano positivi al tampone o per i casi confermati di COVID-19.

Settore farmaceutico

La Bayer dona 1 milione di euro agli ospedali della Lombardia per acquistare macchinari per la terapia intensiva.

Menarini ha prodotto tonnellate di gel disinfettante da offrire agli ospedali.

La Roche si impegna a fornire gratuitamente il suo farmaco contro l’artrite, per il tempo necessario e a tutte le Regioni che lo richiedono. Infatti secondo la comunità scientifica questo prodotto sembra migliorare la capacità respiratoria nei pazienti positivi al virus.

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Intrattenimento

C’è un tempo per ogni cosa, e questo per tutti è il tempo per restare a casa, per essere responsabili, per proteggere noi stessi, i nostri cari, le persone più deboli, il Paese.

Queste sono le prime parole del comunicato stampa di Sky del 17 marzo.

L’emittente mostra la sua vicinanza agli italiani e il suo incoraggiamento a stare in casa tramite una programmazione aperta a tutti gli abbonati (nessun limite di pacchetto), senza costi aggiuntivi e lancia una campagna di raccolta fondi per sostenere la Protezione Civile.

Per ora non si sa con certezza fino a quando l’offerta rimarrà valida, l’unico aggiornamento è che dal 4 aprile ci saranno due nuovi canali creati ad hoc. Sky Cinema IoRestoACasa 1, con film per tutta la famiglia e Sky Cinema IoRestoACasa 2, indirizzato a un pubblico più adulto.

Infinity, la piattaforma streaming on demand del Gruppo Mediaset, offre due mesi gratuiti per provare il servizio.

MYmovies mette a disposizione (fino al 5 aprile e a costo zero) 50 film da visionare tramite la prenotazione di posti digitali nelle sale web.

Settore bancario

Il presidente di Intesa SanPaolo annuncia:

In un momento così difficile per l’Italia, destiniamo alla ricerca sul Covid-19 un milione di euro, una misura che si aggiunge alle donazioni alla sanità nazionale, al sostegno economico a privati e imprese, a iniziative di raccolta fondi per progetti meritori.

Insieme ce la faremo!” è lo slogan con cui Banca Mediolanum, in collaborazione con ClassCNBC, ha presentato l’iniziativa che si è tenuta il 19 marzo. Un approfondimento circa le previsioni economiche e finanziarie della crisi, grazie ai commenti di esperti del settore. Inoltre la Banca ha effettuato donazioni per l’emergenza sanitaria e organizzato una raccolta fondi.

UBI Banca ha devoluto 5 milioni di euro a istituti ospedalieri e centri di ricerca direttamente impegnati nella gestione dell’emergenza.

Sport

La Roma ha raccolto 50 mila euro grazie alla fondazione RomaCares, il presidente Pallotta ha donato altri 50 mila euro e il club ha aperto una pagina su GoFundMe (piattaforma di crowdfunding americana) per la raccolta fondi in favore dell’Istituto Spallanzani di Roma.

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Anche altre società come Inter, Milan e Parma si sono impegnate con importanti donazioni, senza dimenticare gli aiuti economici da parte dei singoli giocatori tra cui DyBala, Pazzini, Balotelli, Donnarumma, Ilicic e allenatori come Filippo Inzaghi.

L’ex calciatore invita i suoi follower ad agire tutti insieme, ognuno in base alla proprie possibilità.

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Il valore della Corporate Social Responsibility

Questi sono solo alcuni esempi di Corporate Social Responsibility nel nostro paese.

Dall’attenzione ai dipendenti, a chi combatte in prima linea negli ospedali, a ogni singolo cittadino chiamato a stare in casa per proteggere se stesso e gli altri. Alle aziende che davanti a difficoltà come questa non si fermano. Ciò che non va dimenticato è che in questo momento così critico, le imprese hanno la possibilità di mostrare l’autenticità dei propri valori e in tante lo stanno facendo nel modo giusto, nel modo che non sarà facile dimenticare.




Youtube quanto paga gli Youtuber?

Un articolo su Medium getta luce sui guadagni effettivi degli youtuber, che seguono regole e criteri piuttosto misteriosi.

La youtuber Shelby Church, che lavora in questo modo da oltre dieci anni, spiega nell’articolo che ha vari video che hanno oltre un milione di visualizzazioni, ma non tutti le vengono pagati da Youtube allo stesso modo. Per esempio, un suo video visto quasi quattro milioni di volte le ha fruttato circa 1300 dollari, ma un altro suo video visto solo 700.000 volte ha guadagnato di più.

Questa variabilità è molto estrema: tre milioni di visualizzazioni possono fruttare dai 6.000 ai 15.000 dollari, ma le è capitato di guadagnarne anche 40.000 con due milioni di visualizzazioni.

Le ragioni di questa variabilità sono importanti per chiunque stia pensando di fare carriera come youtuber. Prima di tutto, il guadagno dipende dal paese in cui risiedono gli spettatori. Church nota che gli spettatori in India fruttano 1,16 dollari per migliaio, mentre quelli americani generano incassi quasi quattro volte maggiori (4,08 dollari per migliaio). Altri paesi ad alto rendimento sono il Canada, la Germania e il Regno Unito.

Anche la durata del video ha la sua importanza: se dura più di dieci minuti, può contenere due pubblicità invece di una e quindi in genere frutta il doppio.

Occorre tenere presente, inoltre, che Youtube si trattiene il 45% di quei dollari per migliaio, per cui fate bene i vostri conti.

In ogni caso, Shelby Church rileva che a lei un milione di visualizzazioni produce un incasso medio che oscilla fra i 2000 e i 5000 dollari. Scegliete quindi bene gli argomenti, la durata e la lingua nella quale realizzate i vostri video, se avete ambizioni di farne una fonte di guadagno, e tenete presente che molti youtuber guadagnano dalle sponsorizzazioni o dall’indotto più che dalla monetizzazione diretta dei propri video.




Pubbliche relazioni: la Russia sfida le superpotenze a colpi di engagement

Pubbliche relazioni: la Russia sfida le superpotenze a colpi di engagement

La presenza della società di pubbliche relazioni Ketchum dietro il governo russo ha destato stupore e scandalo. Eppure, per gli addetti ai lavori, questa sembra quasi una banalità. Comunicazione e pubbliche relazioni, in uno scenario così delicato in cui i social rappresentano il maggior canale di divulgazione delle informazioni, costituiscono mezzi utili ai governi nella costruzione del proprio posizionamento. È dunque importante fermarsi a ragionare su come reinventare il settore alla luce di queste nuove esigenze.

In un periodo storico in cui tutte le notizie diverse dal coronavirus passano in secondo piano, c’è un’altra questione ha particolarmente colpito e che è, forse, passata un po’ di nascosto nella cronaca monopolizzata in questi giorni dalla difesa dal Covid-19 e dalle decisioni europee: Vladimir Putin e le Pr di Stato, per citare il titolo dell’articolo pubblicato pochi giorni fa sull’Huff Post.

Ma andiamo per gradi. Molti giornali e trasmissioni italiane si sono interrogati sul ruolo giocato dalla Russia sullo scacchiere mondiale nel corso della pandemia da quando, a marzo, cortei militari russi hanno calpestato il suolo nostrano per sostenere il governo di Roma nel fronteggiare il dilagare del coronavirus. L’intervento russo non ha tardato a sollevare perplessità, tanto che un importante quotidiano come La Stampa, sempre a fine marzo, aveva manifestato i propri dubbi in merito pubblicando un’inusuale lettera aperta indirizzata al direttore dall’ambasciatore russo in Italia, Sergei Razov.

Alla lettera, il giornalista de La Stampa rispondeva sottolineando il fatto di essere in possesso di informazioni provenienti da «fonti politiche di alto livello», asseriva che «l’80% degli aiuti russi sarebbe totalmente inutile o poco utile». Un attacco plateale che ha goduto fin da subito di una grande eco. La risposta di Sergei Razov non ha tardato ad arrivare, ribadendo che non ci sono stati, né mai ci saranno, secondi fini negli aiuti russi.

IL LAVORO DELL’AGENZIA KETCHUM PER IL GOVERNO RUSSO

Dietro queste polemiche si cela una realtà incontrovertibile e oramai impossibile da eludere: l’Italia è diventata lo scenario di una serrata competizione tra le maggiori potenze mondiali che stanno cercando di ridefinire le loro influenze nel nostro Paese. La pandemia ha infatti offerto un’occasione unica per chiarire i bilanciamenti di interessi e poteri. In un Paese in cui la comunicazione è controversa e inquinata e si confondono gli aiuti cinesi e il sostengo degli Stati Uniti, la Russia sembra aver trovato terreno fertile per incrementare quella potrebbe sembrare una grandissima operazione di pubbliche relazioni internazionali, il cosiddetto soft power. Ci si è sorpresi che a supportare le iniziative del governo russo e del suo presidente, Vladimir Putin, vi fosse la società di pubbliche relazioni Ketchum che, dietro compenso pari a 23 milioni di dollari da metà 2006 a metà 2012 più altri 17 provenienti da Gazprom, avrebbe “piazzato” molti articoli filo governativi su giornali di rilevante importanza internazionale come il New York Times. Inoltre, l’agenzia Ketchum sarebbe riuscita, grazie ad un sottile lavoro di lobby, a riconoscere a Vladimir Putin il ruolo e la copertina di Personaggio dell’anno pubblicata sul Times nel 2007.

L’USO DI PR PER LA COMUNICAZIONE POLITICA RISALE ALLA GUERRA DEL GOLFO

Aldilà del giudizio morale che può facilmente scappare dalle nostre labbra, è possibile ancora stupirsi davvero dinnanzi a queste notizie? Anzi, come sottolineato dall’articolo dell’Huff Post, è molto più strano che, al giorno d’oggi, una informazione del genere diventi notizia, piuttosto dovremo stupirci se gli Stati, ed i governi protempore che li guidano, non si avvalgono di professionisti della comunicazione, soprattutto per iniziative che escono dalla gestione ordinaria della cosa pubblica. Certamente, alla luce della delicatissima situazione che stiamo vivendo, l’idea di essere diventati terreno di una campagna di pubbliche relazioni internazionale ci può sorprendere e forse anche spaventare, ma quel che è certo è che questo modo di operare non è nuovo: già nel corso della Guerra del Golfo del 1991 si era parlato molto dell’ingaggio di società di pubbliche relazioni da parte del Kuwait. Mentre la Casa Bianca per decenni si è avvalsa del colosso Usa delle Pr, Burston & Marseller. Avevamo dunque veramente bisogno dell’inchiesta di BuzzFeed News e di ProPublica per ricordare l’importanza delle pubbliche relazioni e della comunicazione anche per i Governi? Forse sì e questo ci permette di riflettere sul nostro mestiere e sulle sue implicazioni future.

SERVE TRASPARENZA DA PARTE DEI GOVERNI

In un’era sempre più digitalizzata e in una società che sta vivendo uno sconvolgimento che sembra essere inarrestabile, la notizia relativa al lavoro svolto dalla società Ketchum per il governo russo ha destato scalpore e diffidenza. Comunicata nel modo corretto, questa informazione sarebbe servita semplicemente a ribadire un concetto che, troppo spesso, è stato omesso e soppiantato: le attività di pubbliche relazioni, di comunicazione e di stakeholder engagement sono diventate, e lo saranno sempre più, imprescindibili anche per i governi. Solo una comunicazione trasparente e chiara su cosa svolgono queste società e come vengono ingaggiate dai governi potrà evitare che l’opinione pubblica si sorprenda o si schernisca. Oggi è normale per gli Stati affidare la propria comunicazione ad agenzie, perché, in un mondo sempre più complesso, nessuno, neanche gli Stati, possono prescindere dalle pubbliche relazioni, dalla creazione di strategie comunicative adeguate e dalla costruzione ragionata ed efficace della propria reputazione che è sempre più alla mercé di chiunque. È importante, dunque, che chiunque operi nel settore possa farlo senza doversi celare nell’ombra, screditando così la sua stessa attività.

Creare una strategia di stakeholder engagement e di comunicazione su territorio straniero è controverso quanto complesso

In conclusione, seppure le attività svolte dalla Russia possano spaventare per ambizione e determinazione, quel che risulta essere evidente è che la Federazione è certamente molto avanti rispetto a noi: creare una strategia di stakeholder engagement e di comunicazione su territorio straniero è controverso quanto complesso. È dunque necessario, per tutti quelli che “stanno a guardare” cercare di orientare i propri pensieri e il proprio business verso una nuova forma di brand reputation, quella degli Stati. Questo richiederà una profonda revisione di strategie, obiettivi e mezzi e richiederà agli addetti ai lavori di allargare i propri orizzonti e di reinventarsi: ora, più che mai, su un terreno così sconnesso, gli Stati avranno sempre più bisogno di questo appoggio.




VIDEO | L’esperta di comunicazione: “Discorso Conte? Un flop”. Ma bastona anche Salvini e Renzi: “Annaspano”

VIDEO | L’esperta di comunicazione: “Discorso Conte? Un flop”. Ma bastona anche Salvini e Renzi: “Annaspano”

L’esperta di comunicazione dell’Alma mater boccia il discorso del premier Conte: “Troppi tecnicismi e poca chiarezza”. Ma ne ha anche per Salvini e Renzi

BOLOGNA – La conferenza stampa di ieri sera è stata “il punto più basso” per quanto riguarda la comunicazione politica del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Per Giovanna Cosenza, vicedirettrice del dipartimento di Filosofia e comunicazione all’Università di Bologna, l’ultimo discorso di Giuseppe Conte era troppo pieno di dettagli e tecnicismi che in realtà non “erano così dettagliati come di fatto, invece, ci sarebbe stato bisogno per avere tutto chiaro”.

Cosenza si riferisce in particolare all’ambiguità del termine ‘congiunti‘, inserito nel nuovo Dpcm e ribadito da Conte in diretta Facebook, come nuova categoria di persone che sarà permesso vedere dalla fase 2 in poi dell’emergenza Coronavirus. Ma chi sono i congiunti? Tutti i parenti di sangue, solo quelli più stretti, un marito e una moglie? Come faranno i conviventi, i fidanzati? E chi preferirebbe vedere un amico stretto rispetto a uno zio lontano che vede solo a Natale? Domande che da ieri sera si stanno facendo milioni di italiani, tanto che su Google la ricerca del significato di ‘congiunti’ ha raggiunto in poche ore l’indice massimo (100) per interesse sul motore di ricerca. Nel pomeriggio, poi, è arrivato un chiarimento da Palazzo Chigi, che ha spiegato come gli affetti stretti siano da ricomprendere nel termine ‘congiunti’.

Per Cosenza, in ogni caso, la vaghezza lessicale tradisce “la volontà di prendere tempo” da parte del Governo, che molto probabilmente non ha ancora le idee chiare. Quindi, “nella marea di cose che dovevano comunicarci ieri, piuttosto che prendere un altro giorno per parlare, hanno lasciato ‘congiunti’ prendendosi poi altro tempo per decidere“. Conte, che come ricorda Cosenza “non è un comunicatore”, è in una fase di “involuzione, nel senso che ha raggiunto il punto più basso riguardo all’oscurità e all’eccesso di tecnicismi, sicuramente legati alla sua formazione. Una tendenza a entrare troppo nei dettagli che, anche se a volte può essere comprensibile, nella gestione di una situazione così complessa a volte gli è un po’ scappata la mano”.

“SALVINI ANNASPA E RENZI SEMBRA CONTENTO DI PERDERE CONSENSI”

Matteo Salvini “ormai non sa più che pesci pigliare, ha perso il filo del suo discorso principale che era quello della costruzione di un nemico immaginario a tutti i costi, che erano i migranti. Costruzione su cui poi tutti i media lo hanno seguito”. Infatti, “se c’è qualcosa da cui ci ha liberato il Coronavirus in Italia è proprio questa ossessione qua”. Su Salvini e sulla famosa ‘Bestia’ che gestisce la comunicazione del leader della Lega non usa mezzi termini la vicedirettrice e docente del dipartimento di Filosofia e comunicazione all’Università di Bologna Giovanna Cosenza, analizzando con la Dire il “momento di difficoltà” di Salvini.

Sta annaspando, perde consensi e continuerà a perderli perché non ha temi rilevanti considerata la situazione (Coronavirus, ndr), non li ha e non li aveva neanche prima”, continua Cosenza, anche se ci tiene a precisare non si tratta di un’opinione politica, ma di un’osservazione neutrale ed esterna. Un vuoto di contenuti “evidente” anche se Salvini “aveva una capacità di ‘presa’ e di comunicazione politica notevolissima, ma un po’ alla volta, dall’episodio del Papeete in poi ha iniziato a girare a vuoto”.

Come Salvini, anche Renzi. “I due Matteo, stesso nome stesso destino. Gli dei accecano coloro che vogliono rovinare”, dice Cosenza che, citando classici greci, parla dei due politici che “appaiono entrambi presi da cecità. Cioè a un certo punto si sono chiusi in loro stessi in una modalità che non fa più presa, non se ne rendono conto e vanno a sbattere. A Renzi poi è successo ma non sembra ancora pago, sembra goda della riduzione del suo consenso giorno dopo giorno“.

Matteo Salvini invece, anche se l’esperta di comunicazione ricorda di non avere la sfera di cristallo, “non ne sta azzeccando una, e il suo modo non funziona più” dal punto di vista di ‘presa’ mediatica. Così come anche la scelta di cambiare, per l’ennesima volta look in base alle situazioni. Dal vestire i panni delle Forze dell’ordine alle felpe con le scritte a caratteri cubitali dei nomi delle città fino al dolcevita durante le elezioni in Emilia-Romagna, adesso siamo arrivati agli occhiali da vista, forse indossati per darsi un tono più istituzionale. “Anche questo non funziona- conclude Cosenza- questa cosa degli occhiali ricorda un po’ quei meme che girano sul web del gatto con gli occhiali, fanno un po’ quell’effetto lì”.




Eccellenze italiane: un progetto di successo nel settore delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica

Eccellenze italiane: un progetto di successo nel settore delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica

Intervista del Prof. Luca Poma ad Agostino Re Rebaudengo, Presidente di ASJA

Asja è un’azienda di successo, e quest’anno festeggia un anniversario importante. La vostra mission acquista un significato particolare, nel momento in cui ci interroghiamo su un futuro post Coronavirus più sostenibile.

“Il cambiamento è nel DNA di ogni azienda di successo”: è questo il principio in cui credo e che ho cercato di perseguire dal 1995, con Asja, l’impresa che ho fondato e che presiedo. L’obiettivo – più di moda oggi, meno scontato 25 anni fa – è di ridurre le emissioni di CO2 e il consumo di risorse, applicando i principi dell’economia circolare. Da un quarto di secolo, quindi, progettiamo, costruiamo e gestiamo impianti per la produzione di energia elettrica e biometano da fonti rinnovabili (sole, vento e biogas). Con oltre 180 MW di potenza installata in Italia, Cina e Brasile, generiamo ogni anno più di 600 GWh di energia verde, sufficienti a soddisfare il fabbisogno energetico di 900.000 persone.

Quali sono gli obiettivi che impegneranno il futuro di Asja?

Il biometano è il nostro orizzonte di sviluppo: forti dell’esperienza e delle competenze maturate in oltre 25 anni di attività, ci avvaliamo delle migliori tecnologie disponibili per realizzare impianti che producono biometano e compost di qualità dalla Frazione Organica dei Rifiuti Solidi Urbani (FORSU). Attualmente abbiamo 3 impianti già in esercizio (Lazio e Umbria) e 2 in costruzione (Piemonte e Lombardia). Il nostro primo impianto a Foligno (PG), è considerato un modello per il trattamento dei rifiuti in un’ottica di economia circolare e per questo è stato inserito da Legambiente nel dossier Comuni Rinnovabili 2018 tra le 100 esperienze virtuose di valorizzazione delle risorse energetiche locali.

Quali sono le iniziative che avete intrapreso recentemente favorire la crescita dell’azienda?

Lo scorso dicembre abbiamo emesso il primo Green Bond in Italia dedicato alla produzione di biometano da FORSU: l’emissione obbligazionaria, dell’importo di 40 milioni di euro, è già stata sottoscritta per 21,5 milioni. Un risultato che ci conforta: siamo convinti di essere sulla strada giusta

Il vostro business tocca anche altri aspetti del settore energetico?

Operiamo anche nel settore dell’efficienza energetica, producendo la linea di microcogeneratori ad alto rendimento TOTEM che distribuiamo in Italia, Europa e Nord America. Evoluzione del primo microcogeneratore al mondo realizzato dal Centro Ricerche Fiat nel 1977, il TOTEM è una caldaia “smart” alimentata a metano o GPL che produce contemporaneamente elettricità e calore con un risparmio fino al 40% sul costo della bolletta energetica ed emissioni 25 volte inferiori ai limiti normativi per le caldaie. Il TOTEM rientra nella classe di efficienza energetica A+++ e trova applicazione ideale negli alberghi, case di riposo, ospedali, condomìni, centri sportivi, piscine, scuole, PMI e uffici pubblici. I vantaggi economici dell’applicazione di un TOTEM sono stati calcolati da un recente studio dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano che evidenzia un IRR fino al 36%.

Ho letto inoltre che state sviluppando un sistema per migliorare le performance energetiche degli impianti. Di cosa si tratta?

Si, è il TOTEM-ECO (Energy
Consumption Optimizer), un sistema intelligente che, con i suoi sensori e
l’intelligenza artificiale, può essere applicato in tutte le strutture per
ottimizzare il funzionamento degli impianti termici ed elettrici,  consentendo quindi di risparmiare sui
consumi e di ridurre le emissioni di CO2
.

Un tema – quello di garantire l’utilizzo di energie pulite e sicure per il futuro del nostro pianeta – di stringente attualità.

Il nostro impegno nella lotta al cambiamento climatico però non si limita a questo. Offriamo infatti a imprese, associazioni e privati cittadini la possibilità di annullare volontariamente le proprie emissioni di CO2 con il sistema Asja – CO2. I crediti di carbonio utilizzati sono generati dalla produzione di energia rinnovabile nei nostri impianti.

Tra le numerose iniziative di sensibilizzazione che sta seguendo sui temi dell’economia circolare e dell’ecosostenibilità, ve ne è una dal nome assai curioso, il “Ritardometro”, ce ne vuole parlare? 

Volentieri, è un’idea nata diversi anni fa dall’osservazione e dall’esperienza, vissute anche in prima persona come imprenditore, delle lentezze burocratiche del nostro Paese. Il Ritardometro, che ho aggiornato recentemente, è un cruscotto di indicatori online che misura, appunto, i ritardi nell’attuazione e nell’emanazione di norme già approvate. Al momento di questa intervista, per fare qualche esempio, è da oltre 600 giorni che aspettiamo l’emanazione del FER 2, il Decreto con il quale il Governo avrebbe dovuto completare lo schema degli incentivi alle fonti rinnovabili, mentre è da marzo 2011 che si attende il decreto Modifiche sostanziali, la cui assenza crea stallo e confusione nella fase autorizzativa in quanto non è definita la distinzione tra interventi agli impianti che comportano modifiche sostanziali e quelli che invece necessitano di modifiche non sostanziali, per i quali dovrebbe essere prevista una procedura semplificata. 
L’obbiettivo del Ritardometro è dunque quello di dare un’indicazione propositiva all’attuale Governo affinché intervenga sui ritardi accumulati, contribuendo ad agevolare gli investimenti, favorire l’innovazione ed accelerare la tanto auspicata transizione ecologica. 

Qualche anticipazione per il futuro?

Stiamo lavorando infatti per ampliare l’offerta di
efficientamento con le pompe di calore a gas (Gas Heath Pump, GHP) e nel campo
del sequestro della CO2 e della produzione biologica delle plastiche: siamo
convinti che il percorso per ridurre ai minimi termini l’impatto dell’essere
umano sul pianeta, sia ancora lunghissimo, ma la tecnologia ci riserva man mano
sorprese positive.

Un‘ultima curiosità: so che siete impegnati anche a promuovere l’educazione alla cultura ambientale. Puoi raccontarmi quali iniziative state portando avanti in tal senso?

Credo da sempre nel valore della cultura e dell’educazione ambientale, e per questo ASJA si impegna a diffonderla. Sosteniamo la Fondazione per l’arte contemporanea Sandretto Re Rebaudengo e il festival cinematografico internazionale Cinemambiente, siamo soci del MAcA – Museo A come Ambiente di Torino, che presiedo dal 2014. Siamo inoltre associati a Elettricità Futura, associazione aderente a Confindustria che rappresenta oltre il 70% dell’energia elettrica prodotta dal nostro Paese e di cui sono Vice Presidente.

Per chi volesse saperne di più su questi temi?

Da qualche anno ho creato un blog, www.rerebaudengo.it, nel quale raccolgo notizie, idee e riflessioni su ambiente, clima ed energia. Sono convinto che abbiamo sia le capacità sia le tecnologie per cambiare pian piano volto al pianeta, e che, se correttamente promosse e supportate da misure e semplificazioni normative, queste possono migliorare la nostra qualità della vita, dal punto di vista sia ambientale che sociale. In questo, percepisco sicuramente un valore, nello scopo di ASJA, che va oltre il business e tocca tangibilmente il futuro dei nostri figli e nipoti.


Edit del 22 giugno 2020: Asja affianca ENI nella decarbonizzazione, con il progetto di costruzione e manutenzione di tre impianti eolici in Italia. Tutti i dettagli nel comunicato stampa.