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Scrivere e comunicare rispettando le differenze di genere

Scrivere e comunicare rispettando le differenze di genere

Stop al maschile universale generalizzato e come evitarlo, ma anche soluzioni pratiche per riformulare moduli e schede online in modi più rispettosi delle differenze, senza appesantire il testo. Sono solo alcune delle indicazioni pratiche contenute nel manuale “Parole che fanno la differenza. Scrivere e comunicare rispettando le differenze di genere”, approvato in Giunta e presentato mercoledì 25 ottobre alla dirigenza del Comune e alla stampa.

Le linee guida sono ora disponibili sulla intranet aziendale per tutto il personale del Comune, assieme a materiali di approfondimento che aiutano a semplificare il linguaggio e a includere in modo ampio i generi e tutte le diversità. 

La guida è uno strumento agile che sarà il punto di riferimento per la comunicazione interna ed esterna del Comune, a partire dalla consapevolezza che spesso sburocratizzare e semplificare il linguaggio amministrativo va di pari passo con il renderlo più inclusivo e in grado di ridurre le distanze tra amministrazione e persone destinatarie dei servizi.

Cosa dice la delibera

  • Adotta le linee guida per supportare chi lavora nell’Amministrazione nel trovare soluzioni linguistiche rispettose delle differenze di genere
  • Incarica i/le dirigenti e le altre figure di responsabilità intermedia di provvedere alla diffusione delle indicazioni del manuale tra il personale delle proprie strutture e di incentivare l’utilizzo delle indicazioni che contiene per gli atti e le comunicazioni rivolti sia all’interno che all’esterno dell’ente
  • Impegna le direzioni di Area, Dipartimento, Settore e Quartiere ad adeguare i modelli degli atti e delle comunicazioni garantendo, per le cariche organizzative delle strutture da loro dirette, la declinazione in accordo con il genere del/della titolare

Le linee guida sono il frutto di un gruppo di lavoro tecnico interno e trasversale coordinato dal settore Innovazione e semplificazione amministrativa, di cui fa parte l’ufficio Pari opportunità.

A riassumere il valore di questo strumento è la vicesindaca Emily Clancy nell’introduzione:

Il rispetto delle differenze è premessa fondamentale di quel benessere che l’Amministrazione deve assicurare ai suoi cittadini e alle sue cittadine, così come a coloro che nell’Amministrazione lavorano, mettendo tutti e tutte nelle condizioni di sentirsi nominati e nominate e di avere a disposizione gli strumenti, anche linguistici, per non escludere nessuna persona (…)

La lingua è materia viva, da trattare con rispetto, ma anche con curiosità e inventiva. È quello che fa questa guida, con chiarezza e semplicità, richiamandosi a fonti autorevoli. Un mattoncino nella costruzione di un’Amministrazione davvero al servizio di tutte e tutti.

La guida rimanda a degli “approfondimenti teorici pensati per spiegare da dove nascano alcuni stereotipi e pregiudizi”, ma soprattutto offre principi guida – come “Tutte le volte che è possibile, dobbiamo dare spazio sia alla forma femminile che a quella maschile” – , definizioni chiare, esempi e tabelle, in una veste grafica che ne facilita la consultazione.

Il percorso verso un linguaggio rispettoso delle differenze

  • L’Amministrazione si è impegnata nel 2019, sottoscrivendo il Protocollo Metropolitano “Il linguaggio fa la differenza” sulla comunicazione di genere e sul linguaggio non discriminatorio, a promuovere l’uso di una comunicazione rispettosa delle differenze di genere, un impegno richiamato nel Piano metropolitano per l’Uguaglianza di genere 2021-2026 approvato nel 2022.
  • A ottobre 2022, il Dipartimento per le Pari Opportunità ha emanato le Linee Guida sulla Parità di genere nell’organizzazione e gestione del rapporto di lavoro con le pubbliche amministrazioni che prevedono, fra le azioni di promozione e diffusione della cultura della leadership al femminile, la sensibilizzazione all’utilizzo di un linguaggio inclusivo sotto il profilo del genere.
  • A partire dal 2022, inoltre, i progetti realizzati dagli enti nel Programma Horizon Europe e nel PNRR, richiedono agli enti pubblici e privati destinatari di finanziamenti europei di adottare un Gender Equality Plan (GEP), un documento pubblico, condiviso, approvato e obbligatorio.
  • Il Comune ha adottato il Gep nel dicembre 2022 all’interno del Piano Integrato di Attività e Organizzazione 2023-2025 (PIAO).
  • Nel PIAO, tra “Gli obiettivi per favorire le pari opportunità e l’uguaglianza di genere”, sono previsti l’attivazione di un gruppo di lavoro per elaborare delle proposte sulla comunicazione istituzionale interna ed esterna attenta al rispetto della parità di genere e la definizione di Linee Guida per l’utilizzo di un linguaggio inclusivo di genere e applicazione delle stesse all’interno dell’Ente.

Accanto al linguaggio, l’attenzione alle differenze è anche nelle relazioni interne e nella cura del benessere organizzativo: 

  • Sempre nel 2022, il Comune si è dotato di una funzione trasversale, l’ufficio Diritti e città plurale, coordinata dall’unità intermedia Diritti, cooperazione e nuove cittadinanze, con la funzione di garantire l’azione integrata all’interno dell’ente per la tutela dei diritti, la valorizzazione delle differenze e la prevenzione di ogni forma di discriminazione.
  • A inizio 2023 si è insediato un Diversity Team di cinque componenti per potenziare la prevenzione e il contrasto alle discriminazioni.

l’e-book:

Linee guida Parole che fanno la differenza. Scrivere e comunicare rispettando le differenze di generePDF – 2.55 MB




L’Italia accelera nel mobility sharing, ma l’Europa va più veloce!

La crescita della Sharing Mobility in Italia post-pandemia

In Italia, il 2022 è stato caratterizzato da una crescita esplosiva nel settore della Sharing Mobility. Con un aumento del 38% rispetto all’anno precedente, il fatturato complessivo del settore in Italia ha superato i 178 milioni di euro. Un dato impressionante che riflette l’adozione crescente di servizi di mobilità condivisa da parte degli italiani (che stanno applicando comportamenti sostenibili anche ad altri settori, quali l’alimentazione, l’acquisto di abbigliamento, l’energia…). Ma cosa rende questa crescita così straordinaria?

  • Aumento dei Noleggi: il numero totale di noleggi nei servizi di condivisione dei veicoli è cresciuto del 41% rispetto al 2021, raggiungendo circa 49 milioni di viaggi. Questo supera di gran lunga i livelli pre-pandemici del 2019, con un aumento del 77%. Significa che sempre più persone stanno abbracciando la condivisione come una soluzione pratica e conveniente per i loro spostamenti.
  • Espansione dei Servizi: nel 2022, il numero di servizi di Sharing Mobility attivi nelle città italiane è aumentato da 190 a 211. Ciò significa che sempre più città stanno adottando queste soluzioni di mobilità sostenibile. Inoltre, il numero di veicoli a disposizione degli utenti è salito da 89.000 a 113.000, garantendo una maggiore accessibilità.
  • Settori in Crescita: non si tratta solo di biciclette condivise o monopattini; anche il carsharing station-based e il bikesharing free-floating hanno registrato una crescita significativa, con un aumento del fatturato stimato rispettivamente del +72% e +95%. Questo indica una diversificazione dei servizi offerti, che soddisfano le diverse esigenze di mobilità dei cittadini.
  • Leadership di Milano: Nel contesto europeo, Milano si è affermata come la terza città con la crescita più elevata nella micromobilità in condivisione nel 2023. Con 14,8 milioni di noleggi e 30.700 veicoli a disposizione degli utenti, Milano è diventata un punto di riferimento nel panorama europeo della Sharing Mobility. Tutto ciò va a favore di coloro che si trasferiscono a Milano da altre regioni d’Italia. Costoro non devono più preoccuparsi di possedere l’automobile di proprietà, in quanto la disponibilità di trasporti sostenibili facilita la loro mobilità. 

Il programma dell’Italia per favorire la decarbonizzazione dei trasporti

Un aspetto fondamentale della Sharing Mobility è la sua contribuzione alla decarbonizzazione dei trasporti. L’adozione di veicoli elettrici è un passo cruciale verso una mobilità più sostenibile. Secondo il Rapporto Nazionale sulla Sharing Mobility, l’Italia prevede di avere 6,6 milioni di veicoli elettrici e ibridi plug-in entro il 2030. Questa transizione comporterà una riduzione del tasso di motorizzazione privata, con 4,5 milioni di auto in meno entro il 2030. Questo passaggio rappresenta una pietra miliare nella lotta contro le emissioni di gas serra.

  • Impatto Ambientale Positivo: Con un aumento del 30% dell’offerta di trasporto pubblico e di Sharing Mobility, si prevede una riduzione di 18 milioni di tonnellate di gas serra. Questo rappresenta più della metà di quanto richiesto all’intero settore dei trasporti. È un contributo significativo alla lotta contro il cambiamento climatico e all’obiettivo di raggiungere emissioni zero.
  • Copertura delle Città: Tuttavia, vi è ancora una disparità tra le regioni italiane, con il 77% dei comuni nel nord che offre servizi di Sharing Mobility, rispetto al 50% al centro e al 48% nel sud e sulle isole. Ma c’è una buona notizia: nel corso di tre anni, il sud e le isole hanno recuperato il 15% di copertura, indicando una crescente adozione in tutto il paese.
  • Micromobilità a Emissioni Zero: La micromobilità a emissioni zero ha registrato una crescita significativa, con oltre 43 milioni di spostamenti registrati nel 2022. Questo settore comprende il bikesharing, lo scootersharing e il monopattino-sharing. Tutte queste opzioni stanno diventando sempre più popolari, contribuendo a ridurre l’inquinamento atmosferico nelle città.

La mobility sharing in Italia rispetto al resto dell’Europa

AUMENTO MICROMOBILITY EUROPA
Milano +21%
Barcellona +44%
Berlino +306%

L’Italia presenta differenze notevoli rispetto ad altre nazioni europee in termini di mobility sharing. A Parigi, un referendum ha portato all’interdizione dei monopattini condivisi. Nel contempo, sia a Roma che a Madrid, è stata imposta una forte limitazione sul numero di fornitori e mezzi attraverso provvedimenti ufficiali. 

A dispetto di ciò, Berlino ha visto una crescita senza precedenti nel settore della micromobilità, segnando un aumento del 306% nell’arco di un anno e raggiungendo 1.700.000 noleggi dai 420.000 precedenti. La capitale tedesca domina in termini di crescita di viaggi, mentre Barcellona segue con un incremento del 44%.  

D’altra parte, Milano emerge come la terza metropoli europea in termini di crescita nel campo della micromobilità nel 2023, con un salto del 21% e circa 1 milione di noleggi in aprile. Questi numeri sottolineano come le metropoli europee abbiano adottato approcci e normative diverse nella gestione della micromobilità. 

Nonostante ciò, l’Italia sembra ancora indietreggiare rispetto ad altre nazioni europee in ambito di trasporto ecologico, mantenendo una forte inclinazione verso l’uso dell’automobile e avendo un servizio di trasporto pubblico limitato, particolarmente nelle regioni meridionali. Questa è la sintesi fornita dal terzo rapporto del progetto Osmm, che mette a confronto l’Italia con l’Europa, evidenziando l’urgenza di passare a forme di mobilità più rispettose dell’ambiente.

La cavalcata verso l’uniformazione della mobilità in Italia

La Sharing Mobility è diventata un elemento chiave nella trasformazione della mobilità urbana in Italia ed Europa. La crescita impressionante dei servizi di condivisione dei veicoli, insieme all’adozione crescente di veicoli elettrici, sta contribuendo a una mobilità più sostenibile e all’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra. Tuttavia, ci sono ancora sfide da affrontare, come garantire una copertura uniforme nelle città e mantenere l’offerta di veicoli al passo con la domanda crescente. La Sharing Mobility ha sicuramente dimostrato il suo valore, ma il settore continua a evolversi per soddisfare le esigenze in rapida mutazione dei cittadini.




Rating ESG: il Parlamento Ue discute il nuovo Regolamento

Rating ESG: il Parlamento Ue discute il nuovo Regolamento

ABruxelles si avvicina il momento per discutere della proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio europeo sulla trasparenza e sull’integrità delle attività di rating ambientale, sociale e di governance (ESG), messo recentemente a punto dalla Commissione europea.

Pur risultando centrale per agevolare il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal europeo e delle Nazioni Unite, il mercato dei rating ESG è attualmente viziato da non conformità, elementi distorsivi e soprattutto rischio di greenwashing, con il risultato che la fiducia degli investitori può risultarne compromessa.

Un problema dimostrato anche da una recente ricerca finanziata dall’Europarlamento e presentata a Bruxelles nel giugno scorso, secondo la quale il 70% circa delle aziende che pubblicano bilanci di sostenibilità, convalidati da una Società di certificazione, confermano che il lavoro di quest’ultima si è basato solamente sull’analisi di documenti ed evidenze prodotte dall’azienda stessa, senza quindi venire sottoposti a una vera e propria verifica da parte dei Certificatori, mentre sono solo un quarto (25%) le organizzazioni che affermano di essersi sottoposte a uno specifico audit interno sulla rendicontazione dei criteri ESG.

Rating: indispensabili, ma il mercato è una giungla

In particolare, i rating ESG sono ormai indispensabili ovunque per partecipare a bandi, appalti e anche solo beauty contest, ma il mercato appare come una giungla, e nella maggior parte dei casi le cosiddette “certificazioni ESG” altro non sono che banali validazioni di auto-dichiarazioni delle aziende stesse, spesso risultanti dalla compilazione di “checklist online” – ovviamente a pagamento – sulle quali non viene effettuato poi alcun controllo di autenticità.

“Non esistendo un quadro normativo specifico a livello europeo per i rating ESG, gli Stati membri, attualmente, operano indipendentemente l’uno dall’altro, generando eccessiva eterogeneità, possibili conflitti e una protezione ineguale degli investitori nei diversi Stati membri”, ha dichiarato Luca Poma, Professore di Reputation Management all’Università LUMSA di Roma e all’Università della Repubblica di San Marino, che ha avuto modo di analizzare nel dettaglio la bozza di proposta che sta per approdare in Parlamento ed avanzare alle autorità preposte alcune osservazioni di merito.

“Questo strumento legislativo vuole garantire, attraverso dichiarazioni ESG credibili, autentiche e rilasciate da enti e agenzie autorizzate, una standardizzazione di questo genere di certificazioni, garantendo un approccio omogeneo tra gli Stati membri e una maggiore trasparenza e protezione degli investitori”.




Asserzioni etiche e di sostenibilità delle aziende e “fake ESG”: la ricerca presentata al Senato della Repubblica

Asserzioni etiche e di sostenibilità delle aziende e “fake ESG”: la ricerca presentata al Senato della Repubblica

Si è svolto nell’Aula Convegni del Senato della Repubblica (se in diretta streaming sulla webtv del Senato), l’evento di presentazione della ricerca, in vista della prossima approvazione del Regolamento UE sui provider ESG.

All’evento, organizzato e introdotto dalla Sen. Dolores Bevilacqua, vicepresidente della IV Commissione (Politiche Europee) del Senato, ha ricevuto i saluti del Presidente di Commissione Sen. Giulio Terzi di Sant’Agata e dell’On. Tiziana Beghin, l’eurodeputata che ha commissionato la ricerca.

La Dott.ssa Giorgia Grandoni (Reputation Management Srl), che ha coordinato la ricerca e il Prof. Luca Poma (cattedra di Reputation Management all’Università LUMSA di Roma), referente scientifico della medesima, ne hanno presentato e commentato gli higlights.

Per concludere, una tavola rotonda con interventi del Prof Stefano Zambon (UniFerrara e OIBR – Organismo Italiano di Business Reporting), Filippo Nani (Presidente nazionale FERPI), Barbara Cimmino (Yamamay) e Roberto Scrivo (Engineering Spa).

Moderatore dell’evento, il giornalista Luca Yuri Toselli


Il video integrale dell’evento:


Il testo integrale della ricerca, in lingua italiana, è disponibile a questo link

La ricerca è anche disponibile in lingua inglese a quest link

Si possono anche consultare le slides usate per presentare i dati salienti della ricerca




Tesi di laurea: Blockchain, Big Data e Algoritmi: come possono contribuire a una solida reputazione aziendale

Corso di Laurea in Comunicazione e Digital Media

Anno Accademico 2022/2023

Introduzione

Al giorno d’oggi, la blockchain è spesso associata alle diverse criptovalute, come ad esempio i bitcoin, che hanno guadagnato sempre più popolarità negli ultimi anni. Tuttavia, la blockchain va oltre questo ambito. Essa rappresenta un database che registra informazioni, principalmente transazioni commerciali come la vendita di bitcoin.

Questa tesi si propone di analizzare come un adeguato sistema basato sulla blockchain possa essere il punto di svolta per la costruzione di una solida reputazione aziendale. Inoltre, considerando l’importanza dei Big Data, ogni impresa è chiamata a prestare particolare attenzione a tali dati, che non devono né possono essere soggetti a smarrimento, corruzione o manomissione.

Il concetto di Big Data si riferisce a un’enorme quantità di dati e informazioni detenuti da aziende e enti pubblici o privati. L’utilizzo di tali informazioni è costantemente oggetto di attenzione, poiché una gestione inadeguata può violare importanti leggi sulla privacy e provocare gravi danni alla reputazione aziendale.

Si intende dimostrare l’esistenza di una stretta connessione tra Big Data e blockchain, e come questa connessione, unita a una gestione corretta di entrambi, possa generare un alto livello di fiducia e approvazione da parte dei consumatori. Tuttavia, non mancano gli abusi di questi strumenti, che spesso portano a comportamenti eticamente discutibili da parte di alcune società. Pertanto, sarà analizzato come molte aziende di grande rilievo abbiano utilizzato in modo improprio la blockchain e i Big Data per operazioni di greenwashing.

L’obiettivo principale di questa tesi è dimostrare come tali comportamenti possano essere limitati mediante adeguati sistemi di gestione dei dati e soggetti alle regolamentazioni proprie della blockchain, la quale ha il potenziale di creare nuovi sistemi di rendicontazione integrata più sicuri.

Il Testo integrale della Tesi (38 pagine, in lingua italiana, formato .doc) è disponibile a questo link