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L’Onu lancia un nuovo allarme per il cambiamento climatico con il report dell’Intergovernmental Panel on Climate Change

L’Onu lancia un nuovo allarme per il cambiamento climatico con il report dell’Intergovernmental Panel on Climate Change

Il 19 marzo è stata presentata la sesta edizione del Panel intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC), il rapporto più grande e completo di sempre sul cambiamento climatico, in grado di fornire una valutazione aggiornata e approfondita dello stato attuale del clima della Terra e delle sue proiezioni future.

La valutazione del rapporto è chiara: il clima sta cambiando a un ritmo incredibile e senza ombra di dubbio tra le principali cause c’è l’attività umana. L’aumento delle temperature globali è causato da emissioni di gas serra antropogeniche, principalmente la combustione dei fossili, come il carbone, il petrolio e il gas naturale.

Il rapporto evidenzia come l’aumento della temperatura media del pianeta abbia già causato impatti su scala globale, come l’innalzamento del livello del mare, l’acidificazione degli oceani, l’aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi meteorologici estremi, la riduzione della quantità e qualità dell’acqua e l’erosione del suolo.

Inoltre, il rapporto mette in evidenza che l’aumento della temperatura globale può superare il limite di 1,5°C, che è stato stabilito nell’Accordo di Parigi del 2015 come il massimo accettabile per limitare gli impatti del cambiamento climatico. Questo limite potrebbe essere superato già entro i prossimi 10-20 anni se le emissioni di gas serra non saranno drasticamente ridotte.

Il Segretario generale dell’ONU, António Guterres, ha accolto con preoccupazione il sesto rapporto del IPCC, definendolo “un codice rosso per l’umanità” e ha annunciato la presentazione di un piano chiamato “Acceleration Agend”, che coinvolgerà i leader dei Paesi sviluppati impegnati a raggiungere l’obiettivo di net zero entro il 2040 e i Paesi in via di sviluppo entro il 2050. Tale Agenda richiederà la cessazione dell’utilizzo del carbone, la produzione di elettricità net zero, nonché la sospensione di tutte le autorizzazioni e finanziamenti per nuovi progetti di petrolio e gas e qualsiasi espansione dalle riserve esistenti. Queste misure dovranno essere accompagnate da salvaguardie per le comunità più vulnerabili, finanziamenti e capacità di adattamento, prevenzione di perdite e promozione di riforme per garantire che le banche multilaterali di sviluppo forniscano maggiori sovvenzioni e mobilitino completamente la finanza privata.

Sul tema è intervenuto anche il Segretario esecutivo dell’United Nations framework convention on climate change Simon Stiell, dichiarando:

Il tempo sta per scadere, ma non le opzioni per affrontare il cambiamento climatico. Il Synthesis Report del Sixth Assessment Report dell’IPCC aggiunge più chiarezza e dettagli a una semplice verità: dobbiamo fare di più sul cambiamento climatico, adesso. Siamo in un decennio critico per l’azione climatica. Le emissioni globali devono essere ridotte di quasi il 43% entro il 2030 affinché il mondo possa raggiungere l’obiettivo dell’accordo di Parigi. Il Synthesis Report evidenzia quanto siamo fuori strada. Non è troppo tardi. L’IPCC dimostra chiaramente che è possibile limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius con riduzioni rapide e profonde delle emissioni in tutti i settori dell’economia globale. Ci ha fornito molte opzioni di mitigazione e adattamento fattibili, efficaci e a basso costo da poter attuare in tutti i settori e Paesi.

Stiell si è poi concentrato sulle possibilità che abbiamo per dimezzare le emissioni entro la fine del decennio, sostenendo che questo è il momento di agire in modo efficace e preciso. “Il cosiddetto Global Stocktake di quest’anno, un processo in base al quale i Paesi valutano i progressi verso gli obiettivi di Parigi, è per i Paesi un momento per concordare le pietre miliari concrete che ci porteranno ai nostri obiettivi per il 2030. Questa roadmap deve includere passaggi dettagliati per tutti i settori e i temi, compresi l’adattamento climatico, le perdite e i danni, la finanza, la tecnologia e il capacity building. Fornendoci non solo un piano basato sulle opzioni disponibili, ma anche riforme finanziarie e un rinnovato senso di responsabilità politica e imprenditoriale sul cambiamento climatico, la COP28 – che si terrà a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre – può essere il momento in cui iniziare a seguire la rotta per raggiungere collettivamente gli obiettivi di Parigi».

Tra poche settimane, la Wmo (Organizzazione Meteorologica Mondiale) pubblicherà un rapporto sullo stato del clima globale. Secondo il Segretario generale Petteri Taalas, che ha anticipato alcune delle sue conclusioni, tutti i parametri climatici stanno andando nella direzione sbagliata. Ci sono numerosi problemi che includono il riscaldamento degli oceani, l’acidificazione degli oceani, lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento del livello del mare, le inondazioni e gli eventi di siccità, oltre all’aumento di anidride carbonica, metano e protossido di azoto nell’atmosfera. Il messaggio chiave dell’IPCC è che è molto più logico limitare il cambiamento climatico rispetto ad affrontare le conseguenze inevitabili della nostra inazione. Fortunatamente, ci sono mezzi economicamente e tecnicamente attraenti per limitare il livello di riscaldamento a 1,5°C, e la transizione rappresenta anche una grande opportunità per nuove imprese e risparmi finanziari. Oltre alla mitigazione dei cambiamenti climatici, dobbiamo anche accelerare l’adattamento ai cambiamenti climatici. I sistemi di allerta precoce sono uno strumento di adattamento efficace ed efficiente, e la Wmo ha dato la priorità agli allarmi precoci per tutti entro il 2027.

Possiamo quindi affermare che il rapporto IPCC dimostra ancora una volta, se non fosse già abbastanza chiaro, che non possiamo più perdere tempo. Governi, imprese e organizzazioni dovrebbero seriamente cambiare visione e modificare il proprio operato, senza nascondersi dietro menzogne e greenwashing. Come sottolineato da Achim Steiner, amministratore dell’United Nations Development Programme (UNDP). «Mentre le condizioni meteorologiche estreme colpiscono con crescente ferocia – tra cui devastanti siccità, inondazioni e ondate di caldo – l’impronta digitale del cambiamento climatico è evidente in ogni angolo del globo. Non c’è dubbio che la salute delle persone e del pianeta dipende ora da un’azione politica decisiva. Questo è il duro messaggio alla base dell’ultimo rapporto IPCC dell’Onu per la valutazione della scienza relativa al cambiamento climatico, che ha fornito la valutazione più completa del cambiamento climatico negli ultimi 9 anni».

La COP27 e la perdita di foreste. Le imprese proseguono con il greenwashing

Durante i negoziati dell’ONU sul clima (COP27), i capi di 26 paesi e l’Unione Europea hanno creato la partnership Forests and Climate Leaders’ Partnership (FCLP) con l’obiettivo di fermare e invertire la perdita di foreste e il degrado dei territori entro il 2030, in linea con l’impegno preso alla COP26 di Glasgow. Nel corso degli ultimi 60 anni, le foreste del pianeta sono diminuite dal 1,4 all’0,5 ettari per persona. La perdita di foreste non solo mette a rischio la vita di numerose specie animali e disturba gli ecosistemi, ma riduce anche la capacità di ripresa delle foreste stesse dopo eventi come siccità e disboscamento. La FCLP, presieduta dagli Stati Uniti e dal Ghana, mira a collaborare per realizzare gli impegni di Glasgow, aumentare l’ambizione e trovare soluzioni innovative ai problemi in corso. I governi hanno promesso di spendere 12 miliardi di dollari nell’arco di 5 anni per proteggere, ripristinare e gestire in modo sostenibile le foreste, di cui 2,67 miliardi di dollari sono stati già spesi dai donatori pubblici. Inoltre, i donatori pubblici e privati si sono impegnati a mobilitare altri 4,5 miliardi di dollari per sostenere questi sforzi. La FCLP si concentra su sei aree d’intervento, tra cui il controllo degli impegni finanziari e la fermata dei progetti distruttivi per le foreste, l’aumento dei finanziamenti con impatto positivo sull’ambiente, il supporto alle popolazioni indigene, e il rafforzamento dei mercati del carbonio per consentire ai Paesi “polmone verde” di raggiungere i propri obiettivi climatici. Alcuni paesi hanno annunciato impegni ancora più ambiziosi, come la Germania che raddoppierà i fondi per la protezione delle foreste nei prossimi tre anni e il Regno Unito che dedicherà 1,5 miliardi di sterline alla protezione delle foreste nei prossimi 5 anni, di cui un quarto andrà alla protezione della foresta in Indonesia e un altro quarto all’Amazzonia. La nuova leadership del Brasile ha ricevuto un’approvazione positiva dal Cancelliere tedesco Olaf Scholz e l’inviato speciale del clima degli Stati Uniti John Kerry.

Molte grandi aziende in tutto il mondo dicono di aver preso posizione per proteggere le foreste, ma la loro comunicazione corrisponde ad azioni concrete? Due colossi del mercato globale come Uniliver e Ikea sono stati coinvolti in inchieste che le accusavano di greenwashing. Secondo un report condotto da Reuters, Unilever, che affermava di voler raggiungere, entro il 2020, l’obiettivo “deforestazione zero” per quattro materie prime: olio di palma, soia, carne, carta e cartone, ha poi invece promosso l’utilizzo di bustine monouso di plastica per i suoi prodotti in paesi in via di sviluppo. Queste bustine hanno avuto un impatto devastante sull’ambiente, causando la distruzione di corsi d’acqua e vari ecosistemi. L’azienda sostiene di avere un impianto di riciclaggio in Indonesia, ma sembra che sia stato abbandonato. Per quanto riguarda Ikea, la vicenda appare più complessa. La foresta rumena, che è considerata il polmone dell’Europa, è a rischio di scomparsa a causa del disboscamento illegale, e secondo un reportage pubblicato su The New Republic, Ikea sarebbe complice di questo fenomeno. Nonostante il paese abbia resistito alla deforestazione dell’era industriale, Ikea sta contribuendo alla sua scomparsa con i suoi mobili low cost. L’organizzazione ambientalista rumena Agent Green ha denunciato Ikea per aver commesso irregolarità nella gestione delle foreste rumene e ottenuto vantaggi dal mercato illegale di legname. Sono state mostrate prove fotografiche che l’azienda stava tagliando illegalmente le foreste secolari senza autorizzazione. Ikea ha risposto alle accuse dichiarando che oltre il 98% del suo legname viene raccolto in modo sostenibile, riciclato o certificato dal Forest Stewardship Council. L’azienda afferma che non accetta legno tagliato illegalmente e ha implementato un sistema completo di due diligence che prevede requisiti rigorosi per la documentazione dell’origine del legno, un team di specialisti dell’approvvigionamento e della silvicoltura che esegue più di 200 audit all’anno e revisori terzi che controllano la catena di approvvigionamento con particolare attenzione ai paesi ad alto rischio. Inoltre, l’azienda utilizza anche la certificazione Fsc come ulteriore misura di sicurezza. Chi invece sembra essere sicuramente in grado di ottenere risultati concreti sembra essere Patagonia: un’azienda americana di abbigliamento outdoor che si è impegnata a utilizzare solo fibre di origine sostenibile nei propri prodotti, incluse fibre provenienti da foreste certificate FSC (Forest Stewardship Council). Inoltre, l’azienda ha anche lanciato il suo programma di “Footprint Chronicles”, che traccia l’impatto ambientale di ogni prodotto dal punto di vista delle emissioni di CO2, del consumo di acqua e della sostenibilità delle fibre utilizzate. Patagonia è stata una delle prime aziende a utilizzare fibre riciclate e di origine sostenibile nei suoi prodotti e questo le ha permesso di differenziarsi dalla concorrenza, attirando una clientela sempre più attenta all’impatto ambientale delle proprie scelte di acquisto.

La Conferenza delle Nazioni Unite e le crisi legate all’acqua  

L’acqua è una risorsa naturale preziosa e vitale per la vita sulla Terra. Tuttavia, il suo utilizzo eccessivo e non sostenibile da parte dell’uomo stanno mettendo a rischio la disponibilità di acqua dolce per le generazioni future.

Sul tema interverrà La Conferenza delle Nazioni Unite sull’acqua (UN 2023 Water Conference) che si terrà a New York dal 22 al 24 marzo, in occasione della 31a Giornata Mondiale dell’Acqua. In vista dell’evento, le maggiori organizzazioni sovranazionali hanno espresso preoccupazioni riguardo alle crisi legate all’acqua. Secondo l’UNICEF, circa 190 milioni di bambini in 10 Paesi africani sono a rischio a causa di tre minacce legate all’acqua, quali la mancanza di acqua per servizi igienici inadeguati, malattie correlate alla scarsità di acqua e rischi climatici legati alla siccità. L’UNICEF ha chiesto investimenti urgenti in servizi idrici e igienici resilienti al clima per proteggere i bambini. L’Africa occidentale e centrale è una delle regioni più colpite dalla scarsità idrica e impatto climatico al mondo, con molti dei Paesi colpiti che sono anche alle prese con instabilità e conflitti armati, aggravando ulteriormente l’accesso dei bambini all’acqua potabile e ai servizi igienici. La FAO ha avvertito che la scarsità d’acqua minaccia la sicurezza alimentare e la nutrizione, poiché significa meno acqua per la produzione agricola e, di conseguenza, meno cibo disponibile. La Conferenza delle Nazioni Unite sull’acqua 2023 è vista come un momento epocale per risolvere la crisi idrica nel mondo. Earth Day Italia, in collaborazione con Impatta e il CREA, organizzerà un digital talk dal titolo “Più cibo con meno acqua” il 22 marzo per discutere di un’agricoltura più resiliente e sostenibile.

È noto che le aziende siano grandi consumatrici di acqua, specialmente in determinati settori come per i prodotti chimici, gomma e materie plastiche, siderurgia e metalli di base. Ma è possibile fare impresa e allo stesso tempo preoccuparsi di non sprecare più del dovuto? Financialounge ha riportato una ricerca di David Smith, senior investment director di abrdn,  in cui si individuano le aziende più virtuose che stanno cercando di gestire al meglio le risorse idriche. La gestione efficiente dell’acqua è diventata un vantaggio competitivo nel settore dei semiconduttori, dove si richiedono enormi volumi di acqua ultrapura. David Smith cita la Taiwan Manufactoring Company di Taiwan come azienda virtuosa “capace di riutilizzare ogni goccia d’acqua almeno 3,5 volte nelle sue fabbriche”, e aggiunge che “nel 2020 ha riciclato l’86,4% dell’acqua usata, circa 173,0 milioni di tonnellate metriche di acqua”. Anche le aziende fotovoltaiche stanno cercando di ridurre il consumo di acqua, utilizzando robot per pulire i pannelli solari a secco. L’industria del cemento è una delle maggiori consumatrici di acqua, diventando importante gestirla in modo efficiente per evitare inutili sprechi. Alcune aziende come Ultra Tech Cement stanno cercando di diventare “Net Water Positive” entro il 2024 reintegrando quasi quattro volte l’acqua utilizzata.

Fare impresa ed essere etici conviene, la Harvard Business School lo conferma

È fondamentale evidenziare che inserire nella gestione aziendale preoccupazioni di carattere etico non significa dover fare rinunce in termini di fatturato e valore finanziario. Anzi, sono diversi gli studi che sottolineano come questo tipo di modello possa portare vantaggi tangibili e misurabili per le aziende. All’interno de Il Reputation Management spiegato semplice, di Luca Poma e Giorgia Grandoni, edito da Celid, è riportata una ricerca longitudinale condotta dalla Harvard Business School del 2012 di Robert Eccles, professore di Management Practice nell’Unità di Comportamento organizzativo, coadiuvato da George Serafeim, professore di Business Administration e Management presso la stessa università, ha dimostrato come in realtà possa a tutti gli effetti aumentare la redditività dell’impresa.

I ricercatori hanno esaminato un campione di complessive centottanta aziende, novanta delle quali sono state classificate come imprese “ad alta sostenibilità” – quindi con percorsi e progetti di responsabilità sociale strutturati e attivi – e novanta al contrario come imprese “a bassa sostenibilità”, fortemente marketing-oriented, ovvero senza alcuna particolare sensibilità sotto il profilo etico.

Obiettivo della ricerca era di esaminare le organizzazioni monitorate per quanto concerne la governance, la cultura d’impresa e soprattutto le prestazioni alla luce dell’introduzione di strategie e preoccupazioni di carattere etico nella loro attività.

I risultati di ben diciotto anni di osservazione hanno mostrato un esito precedentemente solo intuito da molti addetti ai lavori: le imprese ad alta sostenibilità sovra-performano – sia sotto il profilo dei risultati contabili che di quelli di borsa – rispetto a quelle prive di questo genere di sensibilità.

Si infrange quindi una volta per tutte contro il muro della ricerca scientifica l’equivoco che ha condizionato i consigli di amministrazione per decenni, ovvero “o dimostriamo sensibilità etica o distribuiamo dividendi”: nulla di più falso, la scienza ci dimostra che per distribuire più dividendi dobbiamo essere etici.

La ricerca suggerisce però – com’è giusto e prevedibile, trattandosi di processi che incidono sul dna stesso delle organizzazioni – che questa “sovra-performance” si verifichi solo nel lungo periodo: i gestori e gli investitori che sperano di ottenere un vantaggio competitivo nel brevissimo o breve periodo hanno quindi scarse probabilità di successo, se pensano di inserire la sostenibilità come keyword nella strategia della propria organizzazione senza però avviare cambiamenti strutturali nell’azienda stessa e poi nel modo che essa ha di raccontarsi. In definitiva, sono le politiche aziendali di alta sostenibilità che devono inevitabilmente riflettere la cultura di fondo dell’organizzazione, e non la cultura dell’organizzazione che deve essere “piegata” al servizio della CSR al fine di darsi una “mano di verde” per apparire più “green” e più appetibili agli occhi di consumatori e investitori.




Confimprese: sostenibilità strategica per il futuro

Confimprese: sostenibilità strategica per il futuro

Sul fronte consumatori, l’indagine Termometro Italia di MBS-Cerved per Confimprese rileva che un terzo degli italiani ritiene prioritaria la riduzione degli sprechi, mentre oltre la metà pari al 58,6% indica le aziende come attori importanti insieme a cittadini e governo per il raggiungimento degli obiettivi Onu 2030

L’agenda 2030 per la sostenibilità sottoscritta da 193 Paesi Onu è alle porte. Per guidare le 450 insegne associate verso modelli di business innovativi e diventare un punto di riferimento nei temi Esg, l’associazione lancia il Manifesto Confimprese per la sostenibilità nel retail realizzato in collaborazione con Asvis (Allenza Italiana per o sviluppo sostenibile).

L’impegno di Confimprese, che dal 2020 sta lavorando sui temi della sostenibilità, consapevole delle implicazioni e ricadute che ha sia per le imprese sia per la società civile, si traduce anche in una serie di iniziative congiunte, quali l’adesione al Protocollo dello sviluppo sostenibile di Regione Lombardia, la collaborazione con il Festival dello Sviluppo Sostenibile di Asvis, che si terrà dall’8 al 24 maggio di cui Confimprese sarà tutor, e l’accordo con Sistema Moda Italia, grazie a cuigli associati Confimprese avranno la possibilità di iscriversi al Consorzio Retex Green per avere assistenza legale necessaria ad attivare il take back.

Sono questi i principali temi presentati durante la 2°edizione dell’evento Retail & Sostenibilità organizzato da Confimprese, cui hanno partecipato Enrico Giovannini, direttore scientifico Asvis, Sergio Tamborini, presidente Sistema Moda Italia, Barbara Cimmino consigliere delegato Confimprese e CSR director Inticom–Yamamay e Sandro Carniel, oceanologo e dirigente di ricerca presso l’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche a Venezia e faculty member presso il Master in sustainability and energy management (MaSEM) Università Bocconi.

«Il primo luogo deputato al reperimento di informazioni sulla sostenibilità – afferma Mario Resca, presidente Confimprese – è il negozio sia leggendo la confezione di un prodotto sia chiedendo informazioni al personale di vendita. Sono numerosi i consumatori che consultano anche fonti web e sono attenti alle campagne di comunicazione dei marchi. La sostenibilità, dunque, è un percorso non più rinviabile per la crescita del retail. Investire in sostenibilità significa puntare sulla propria competitività non solo per garantirsi l’accesso al credito a condizioni migliori, ma anche per rispondere ai desiderata dei propri stakeholder, cioè clienti, collaboratori, territorio. L’obiettivo è mantenere alta l’attenzione sui temi della green economy offuscati dall’inflazione, che impatta sui consumi, dai rincari energetici e dalle tensioni internazionali».

Pillole: I 10 punti del Manifesto Confimprese per la sostenibilità nel retail

  1. Crediamo nelle persone che lavorano con noi come ambassador del nostro impegno
  2. Creare ambienti di lavoro sicuri, salubri e inclusivi
  3. Lavoriamo con i nostri partner per avere catene di fornitura sostenibili
  4. Investiamo nello sviluppo di una logistica più efficiente
  5. Cerchiamo soluzioni per minimizzare il packaging
  6. Adottiamo misure per ridurre l’impatto ambientale nei punti vendita
  7. Offriamo beni e servizi in linea con i mega trend
  8. Ascoltiamo e tuteliamo i clienti
  9. Collaboriamo con la comunità locale in cui operiamo
  10. Creiamo valore attraverso la collaborazione con il terzo settore

«Il Manifesto per la sostenibilità nel retail costruito con Asvis – chiarisce Barbara Cimmino, consigliere delegato Confimprese e CSR director Inticom–Yamamay – aggiunge nuovo valore al patrimonio dell’associazione, incrementando la responsabilità che questo settore vuole avere per il raggiungimento degli obiettivi dell’agenda Onu 2030».

Termometro Italia MBS-Cerved per Confimprese: la sostenibilità delle aziende e il comportamento dei consumatori

Mbs-Cerved ha condotto per Confimprese il Termometro Italia, con cui sono state intervistate 537 famiglie tra il 28 febbraio e il 3 marzo 2023 sulla sostenibilità delle aziende e il comportamento dei consumatori. I dati sono stati espansi all’universo delle famiglie italiane (26 milioni) in funzione di area geografica, tipologia familiare e professione della principale fonte di reddito.

Ne è emerso che, nell’attuale contesto globale, gli italiani hanno acquisito una spiccata sensibilità verso i temi ambientali sia in relazione alla riduzione degli sprechi attraverso consumi consapevoli, prioritaria per il 32%, sia nella limitazione delle fonti di inquinamento, fondamentale per il 30%.

Con riferimento al raggiungimento degli obiettivi di prosperità e benessere del pianeta indicati dall’Onu nell’Agenda 2030, gli intervistati vedono le aziende come attori importanti, affiancati però da cittadini e governo (58,6%) o responsabili unicamente per tematiche specifiche.

In coerenza con i propri valori, nell’opinione dei cittadini le imprese dovrebbero mitigare soprattutto gli impatti di tipo ambientale. I consumatori sono divisi tra il 33,9% di chi associa la sostenibilità di un’azienda a una questione ambientale e il 34,1% di chi ad aspetti sociali. Solo uno su cinque ha una visione integrata che considera l’ambientale e il sociale.

Secondo gli intervistati c’è disallineamento tra il ruolo attivo che le aziende dovrebbero avere e quello che realmente stanno facendo in termini di sostenibilità. È, infatti, diffusa non solo la percezione che le imprese siano poco attive nei loro comportamenti ma anche che la loro comunicazione in merito sia poco chiara e trasparente.

Nell’opinione dei consumatori il settore agricolo viene visto come quello più sostenibile. Di contro, il 58,7% ritiene le aziende del comparto moda-abbigliamento poco o per nulla impegnate sul tema.

Quasi la totalità dei consumatori ha acquistato almeno una volta prodotti con indicazione chiara in merito alla sostenibilità, ma poco più della metà dichiara una certa frequenza negli acquisti. In genere il costo percepito per questi prodotti o servizi è più elevato rispetto all’alternativa meno sostenibile.

La sostenibilità di un brand non ha un ruolo determinante nella decisione di acquisto: il 65,9% degli intervistati pondera molteplici fattori o non considera affatto questi aspetti (14,7%). Inoltre, di fronte a un danno reputazionale relativo al profilo sostenibile, solo il 20% afferma che valuterebbe un prodotto concorrente. I cluster più sensibili al tema della sostenibilità sono i giovani e le famiglie con figli piccoli. Il 60% degli over ha molto a cuore la riduzione degli sprechi e la tutela dell’ambiente.




“Misurare l’acqua”: un aspetto imprescindibile per garantire efficienza idrica nel mondo

Intervista a Arianna Arizzi di Maddalena SpA

Maddalena S.p.A. è una delle più importanti realtà internazionali nel settore degli strumenti di misura dell’acqua e dell’energia termica. Fondata nel 1919, l’Azienda ha costantemente evoluto la sua struttura e l’offerta di contatori per uso domestico e grosse utenze. Da sempre con lo sguardo volto all’innovazione, Maddalena S.p.A. offre una gamma completa di contatori smart (comunicanti), con orologeria meccanica ed elettronica, in conformità alle richieste della Direttiva Europea sull’efficienza energetica. Con una quota export superiore al 65%, Maddalena S.p.A. è una delle poche aziende europee di rilievo del settore, ancora indipendente e a conduzione familiare, e vede al momento la convivenza tra terza e quarta generazione in carica.  Ne parliamo con il CSR & Marketing manager Dott. sa Arianna Arizzi.

Qual è la Vostra missione?

“Rendere la misura dell’acqua la base imprescindibile per l’efficienza idrica del mondo”. E mi piace sottolineare che questa mission è pensata in perfetta armonia con l’Obiettivo 6 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Il principale mercato di riferimento è storicamente sempre stato quello dei contatori per acqua rivolti al settore Utility, ma negli ultimi anni, grazie alle spinte europee sull’efficienza energetica e ad una sempre maggiore consapevolezza da parte degli utilizzatori, è cresciuta molto la richiesta di strumenti di misura domestici, utili per estendere la gestione fino agli ultimi punti di prelievo. Maddalena S.p.A. ha quindi voluto allargare le proprie vedute anche al cosiddetto Submetering, sviluppando una gamma completa di strumenti dedicati a questo settore specifico, che ad oggi genera circa il 40% del fatturato, con un’importante crescita attesa per i prossimi anni.

La prima volta che si è posta attenzione alla sostenibilità, e perché…

La prima volta che abbiamo affrontato il tema della sostenibilità “chiamandolo per nome” era l’ottobre 2020: a pochi mesi dal mio ingresso in Azienda, infatti, intraprendevamo un nuovo e stimolante percorso orientato a fare luce sulle numerose azioni messe in atto nel corso degli anni a favore di dipendenti, ambiente e comunità, che già esistevano, ma non erano mai state comunicate sotto il nome di “azioni sostenibili”.

Il mio percorso personale e professionale mi aveva condotto infatti a conseguire con successo il titolo di CSR Manager, tra i primi in Friuli Venezia Giulia, grazie al corso di formazione CSR Manager Toolkit erogato da Unis&f e AnimaImpresa (Innovation, Industry 4.0, S3, social innovation), annoverato in seguito quale best practice da parte della Commissione Europea: un’occasione perfetta per poter osservare ed analizzare con i corretti strumenti una realtà aziendale che iniziavo a conoscere da vicino e che mi trasmetteva ogni giorno di più input che parlavano di Sostenibilità.

Mi sono trovata di fronte ad attività di formazione, welfare, sostegno alla comunità, di impegno verso i dipendenti… che posso descrivere come un magma non codificato di idee con però importanti ricadute in termini sociali. Oltre a ciò avevo la certezza di lavorare per un’Azienda con un solido sistema di Governance ed una forte attenzione all’integrazione dei processi, testimoniato dalla presenza di un Sistema di Gestione Integrato (parlo di Certificazioni 9001-14001-27001 e 45001 cui nel breve si è aggiunta anche SA8000 Social Accountability).

Se a questi aspetti aggiungiamo inoltre il recente ampliamento della sede produttiva e direzionale di Povoletto (UD) costruita in classe A4 e dotata di pannelli fotovoltaici in grado di coprire circa il 20% del fabbisogno energetico, non potevo che orientami a pensare secondo una logica ESG (Environmental, Social e Governance).

Un’attenta osservazione ed analisi di questi aspetti mi ha fatto comprendere che era giunto il momento di spostarci dal terreno della sostenibilità inconsapevole – o meglio di azioni consapevolmente messe in atto ma non comunicate secondo questa chiave di lettura – ad un ambiente ormai fertile per intraprendere un vero e proprio percorso orientato alla Responsabilità Sociale di Impresa di cui anche il CdA stava iniziando a comprendere il valore in termini strategici.

Cosa significa la parola “sostenibilità” per Maddalena, e come la declinate?

È vera cultura e crescita d’impresa: un concetto che fa parte del DNA dell’Azienda e orienta strategie, visioni e valori, ma era necessario esercitare un’operazione maieutica per evidenziare agli occhi di tutti gli Stakeholder, interni ed esterni, i punti di forza e di debolezza di questo percorso e per poter costruire un dialogo condiviso.

È stato un viaggio intenso, ma nel contempo in rapido sviluppo, che ha visto in primo luogo il riconoscimento e l’inserimento della mia figura con il ruolo di Manager della Sostenibilità all’interno dell’organigramma aziendale, seguito a stretto giro dall’ottenimento della Certificazione SA8000, di alcuni Rating ESG (uno dei quali ci ha visto tra le Top100 Aziende Sostenibili su Forbes nel 2021) e che culmina oggi con la pubblicazione del primo Bilancio di Sostenibilità.

Il Bilancio chiaramente non va considerato come punto di arrivo, bensì di partenza: un traguardo nel quale le azioni contano molto più delle parole e i progetti assumono sfaccettature che li vedono integrati con criteri ESG, Obiettivi dell’Agenda 2030 e perseguono i risultati emersi dall’analisi di materialità per tracciare i passi successivi.

Fare Sostenibilità per la nostra azienda significa soprattutto integrare nella strategia i temi materiali, mantenere coerenza tra valori e azioni e comunicare in maniera trasparente gli impatti che ci riguardano nei confronti di tutti gli Stakeholder.

Siamo davanti ad un cambiamento organizzativo che vede la sostenibilità sempre più presente in tutti i processi aziendali: in particolare, con l’obiettivo di contribuire ad un futuro dove l’acqua sia valorizzata e misurata con la precisione che da oltre cento anni contraddistingue l’operato di Maddalena.  

Ci racconta brevemente alcuni tra i progetti più salienti?

Approfitto di questa domanda per raccontare alcuni progetti che non potete leggere sul Bilancio di Sostenibilità perché molto recenti e dunque successivi al periodo rendicontato: si tratta di iniziative legate al welfare che nascono dall’occasione del Bando #Conciliamo, promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento per le politiche della famiglia.

Il Bando intende favorire la realizzazione di interventi per promuovere la conciliazione lavoro-famiglia e risolvere problemi comuni, così da impattare positivamente sulla qualità della vita delle lavoratrici e dei lavoratori e, quindi, sulla produttività delle imprese.

I progetti realizzati al momento sono due: un centro estivo interaziendale e l’inserimento in azienda del maggiordomo aziendale, ma altre novità sono previste all’orizzonte già nel 2023.

Cerco di sintetizzare al massimo queste iniziative: quella del Centro Estivo Interaziendale è stata rivolta già a partire dalla scorsa estate a tutte le famiglie dei dipendenti che hanno al loro interno figli di età compresa tra i 3 e i 13 anni. I bambini coinvolti, oltre 30 in totale, hanno potuto accedere gratuitamente e in orario di ufficio a spazi loro dedicati all’interno del giardino aziendale di ICOP Società Benefit, una delle tre aziende partner del progetto, per godersi un’estate all’insegna del divertimento e in totale sicurezza. Mensa aziendale con prodotti freschi e a km0, nuove amicizie e giochi all’aria aperta, ma anche un’ora di compiti ogni giorno: questa la ricetta del successo, soddisfacente sia per gli adulti che per i più piccini. Le iscrizioni per l’estate 2023 sono già aperte ed in raddoppio rispetto allo scorso anno.

Il secondo progetto di conciliazione, avviato all’inizio di ottobre 2022, ha visto l’introduzione in azienda del Maggiordomo Aziendale, una figura adibita allo svolgimento di attività burocratiche o mansioni generiche di carattere privato. Lo scopo principale è quello di facilitare il mantenimento di un corretto equilibrio tra vita e lavoro assolvendo alle incombenze quotidiane dei dipendenti, altrimenti inconciliabili con l’orario di lavoro.

Quanto è emerso da una prima mappatura interna condotta a quattro mesi dall’avvio della sperimentazione, è che il gradimento dell’iniziativa è estremamente elevato: oltre il 90% dei dipendenti ha valutato la soddisfazione dell’iniziativa massima in una scala da 1 a 5. La disponibilità e la cordialità della figura scelta aumentano inoltre l’apprezzamento del servizio. Ovviamente la Maggiordomo si muove per le commissioni con uno sguardo rivolto all’ambiente: calendarizza gli appuntamenti per ottimizzare gli spostamenti ed è dotata di una citycar equipaggiata con nuova tecnologia mild hybrid a benzina che permette un abbattimento di consumi, e quindi di emissioni di CO2, in media, dal 20% al 30%.

Questi sono solo due dei numerosi progetti sostenibili che rientrano nell’ambito delle attività che Maddalena S.p.A. sta introducendo con lo scopo di migliorare il bilanciamento tra vita privata e vita lavorativa dei propri dipendenti ed ampliando così la sua offerta di welfare. Per leggerne di altri, invece invito i più curiosi a scaricare il documento del Bilancio di Sostenibilità e scoprire quante iniziative vengono messe in atto ogni anno dalla nostra azienda.

Perché un bilancio integrato se siete una B2B?

Cito l’incipit della lettera agli Stakeholder a firma della nostra Vicepresidente Clara Maddalena che apre il primo Bilancio di Sostenibilità.

“Nei prossimi anni assisteremo ad un cambio epocale nell’ambito della rendicontazione di Sostenibilità.

Da gennaio 2024 (con report all’inizio del 2025) le imprese dell’Unione Europea già oggi soggette a presentare la Dichiarazione Non Finanziaria (ex D.Lgs 254/2016) saranno obbligate a rendere pubblici i dati sul loro impatto ambientale, sulle persone, sul pianeta e sui rischi di Sostenibilità a cui sono esposte. Seguite a ruota, a gennaio 2025, dalle grandi imprese e nel 2026 anche dalle PMI.

È di metà novembre ‘22 l’adozione in via definitiva da parte del Parlamento Europeo della direttiva sulla comunicazione societaria sulla Sostenibilità (CSRD, Corporate Sustainability Reporting Directive). Ciò dovrebbe gettare le basi per ragionare su standard di trasparenza sulla Sostenibilità a livello globale, per rafforzare l’economia sociale del mercato e ridurre il problema, sempre più diffuso, del greenwashing.

L’Unione Europea ha voluto imprimere forza all’argomento introducendo obblighi specifici per gli istituti finanziari: un orientamento potente per indirizzare i finanziamenti alle aziende più meritevoli, non solo dal punto di vista economico-finanziario, ma anche secondo i criteri ESG (ambientali, sociali e di governance).

Alla luce di tutto questo, sono ancora più convinta della direzione intrapresa verso la non facile strada per la redazione volontaria di questo primo Bilancio di Sostenibilità a partire dai dati degli anni 2020/21…”

Ovviamente, muoversi all’interno dell’ambito della sostenibilità non è stata né una scelta facile né affatto scontata, un percorso che una volta intrapreso non permette più di tornare indietro.

La scelta di giungere, dopo i passaggi già illustrati in precedenza alla stesura di un Bilancio di Sostenibilità è stata pressoché naturale. Questo documento ha permesso di dare spazio alle azioni, alle progettualità concrete, ai dati quantitativi, oltre che a includere un racconto puntuale dei numerosi passaggi che hanno visto portare in evidenza una vera e propria Strategia di Sostenibilità all’interno dell’Azienda.

L’appartenere ad un settore come quello del metering acqua e relazionarsi con Utility e Multi-Utility, sempre più chiamate a rispondere in termini di sostenibilità sul mercato internazionale, ha agevolato il processo.

In uno scenario globale dove l’acqua è, e sarà sempre di più, una risorsa scarsa e strategica, è indispensabile che tutti gli attori della filiera estesa dell’acqua adottino una visione strategica di insieme per accelerare la transizione verso modelli di gestione e consumo della risorsa più sostenibili. Obiettivo questo condiviso anche all’interno della Community Valore Acqua per l’Italia di The European House Ambrosetti di cui abbiamo scelto di essere parte attiva dal 2020, primi nel nostro ambito. 

Una gestione efficiente e sostenibile della risorsa idrica passa anche attraverso l’adozione del paradigma “Smart&Digital Water” che insiste sulla riduzione dei prelievi idrici, dei consumi e degli sprechi tramite innovazione ed efficientamento tecnologico e si concretizza tramite la digitalizzazione e l’integrazione degli asset infrastrutturali e produttivi della filiera estesa dell’acqua.

Il ruolo che Maddalena può giocare in questo contesto riguarda in particolare il concetto di efficienza della misura per il risparmio dell’acqua, che si poggia su alcuni temi fondamentali tra cui una corretta gestione del parco contatori acqua: si pensi che il parco contatori installato in Italia –20mln di pezzi – ha un’età media di oltre 20 anni e quando si parla di NRW (Non Revenue Water) va sempre fatta una distinzione tra perdite reali (condotte) e presunte (mancata contabilizzazione e sottostima vecchi contatori, etc.); poi, un’adeguata scelta del tipo di contatore in termini di tecnologia di misura, dimensionamento, classe di precisione e rispetto delle normative vigenti (metrologiche e sanitarie); infine, le nuove tecnologie per la trasmissione e condivisione dei dati che caratterizzano lo smart metering e che portano con sé innumerevoli vantaggi tra cui una riduzione dei costi, una migliore gestione della rete ed una maggiore consapevolezza del cliente finale in relazione ai propri consumi e dunque all’uso razionale delle risorse.

Alla luce di tutto ciò, una realtà come Maddalena non poteva che porsi come precursore anche del terreno della sostenibilità, anticipando di qualche anno gli obblighi normativi che presto toccheranno più da vicino il panorama imprenditoriale europeo e sperimentando la gestione dello strumento del Bilancio che oggi è stato redatto in conformità ai GRI standard ma che domani potrà anche essere certificato da terza parte.

Cosa vede spostando lo sguardo avanti di 5 anni?

Un’azienda che ha continuato a crescere e che ha sviluppato al suo interno un dipartimento di carattere trasversale che contribuisce ad alimentare i temi legati alla Sostenibilità: se dal punto di vista della Governance aziendale e del sociale sono già state gettate ottime basi sulle quali si è ovviamente continuato a lavorare, dal punto di vista ambientale, in particolar modo nell’ambito della ricerca e sviluppo di prodotto e di processo, non possiamo che aver continuato a studiare ed investire in questi 5 anni.

Vedo anche l’attenzione verso una filiera sempre più virtuosa, che renda i fornitori veri partner di co-design di prodotto e che analizzi queste collaborazioni in termini di maggiore sensibilità sui temi legati allo Sviluppo Sostenibile. Non so se potremo già parlare concretamente di un processo di Sustainable Supply Chain Management ma sicuramente avremo gettato le basi per lavorare in questa direzione.

Nel breve, il Regolamento Europeo sulla Tassonomia (Reg. UE 2020/852) prevedrà obblighi di disclosure per stabilire fatturato e costi derivanti da attività economiche sostenibili e per individuare queste ultime sulla base di criteri tecnici. Tra cinque anni credo e spero che il sistema sarà rodato tenendo conto dei progressi tecnologici e delle evoluzioni normative in atto.

Tra cinque anni mancherà davvero poco alla dead line propostaci dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Lavorando al tavolo della Community Valore Acqua per l’Italia di The European House Ambrosetti immagino che avremo contribuito concretamente alla strategia comune di medio termine (2022-25) che punta ad affermare l’Italia come un Paese sostenibile a partire dalla gestione efficiente, locale e circolare della risorsa acqua, rendendola asset competitivo e di sviluppo.

Contemporaneamente, sul piano personale, mi vedo cresciuta nel ruolo che mi piace chiamare di Ambasciatore della sostenibilità, e che ho già iniziato a costruire in questi anni, con un intento di contaminazione culturale che toccherà in modo trasversale diversi Stakeholder. Il fine ultimo sarà quello di favorire un’azione strutturata di sensibilizzazione, informazione ed educazione.

Mi piace pensare che continuerò a formarmi in modo sempre più approfondito su queste tematiche e contemporaneamente a intervenire all’interno di enti, scuole, università e aziende per condividere la mia esperienza e diffondere da un lato la cultura della misura dell’acqua e dall’altro un’esperienza concerta di sostenibilità che non prescinda mai dai concetti di coerenza e collaborazione concreta con i nostri pubblici.

AGGIORNAMENTO del 23/06/23 h 11:00: Notizie dai ghiacciai – Reson-Ice – Il ghiaccio che risuona dal Friuli Venezia Giulia

Reson-Ice – Il ghiaccio che risuona” è uno dei progetti vincitori della call Radio Utopia – Notizie dal mondo lanciata in occasione della XVIII Biennale Internazionale di Architettura di Venezia 2023.

La visionaria chiamata è volta a raccogliere notizie dal mondo sotto forma di contributi sonori e a metterli in scena, dall’1 al 5 agosto, all’interno del padiglione francese, quando il Ball Theatre si trasformerà in un teatro radiofonico, un palcoscenico concepito come un’antenna che riceve e trasmette e che si fa campo di sperimentazione, ricerca e dibattito. 

La risposta dal Friuli Venezia Giulia è il paesaggio sonoro “Reson-Ice”, un progetto che unisce arte, natura e musica e trasmette un messaggio intenso e coinvolgente. L’audio capta il dialogo tra due ghiacciai: il ghiacciaio italiano a quota più bassa, Montasio-Alpi Giulie, che si mantiene resiliente, e quello del Monte Bianco, un paesaggio culturale che si auspica possa preservare l’ambiente glaciale.

Questo progetto straordinario è stato ideato da due avvocati e musicisti udinesi: Pietro Tonchia e Paola Fattori, che insieme hanno ideato Reson-Ice per creare consapevolezza sulla fragilità del sistema idrico e spingere alla sua protezione. Ed è stato reso possibile grazie al contributo determinante di Daniela Piussi, guida montana, per la registrazione audio sul Montasio, e di Mingma Sherpa della valle del Makalu, per l’audio dal rifugio Requin, Vallée Blanche. A credere nel progetto anche Maddalena Spa, azienda friulana a vocazione internazionale, specializzata negli strumenti di misura dell’acqua, che ha fornito il suono e la precisione di un contatore per acqua volumetrico che evoca un simbolico conto alla rovescia e richiama l’urgenza di preservare questa risorsa preziosa. Inoltre, il progetto ha ricevuto il supporto di Federico Cazorzi, professore di idrologia dell’Università di Udine e membro del Comitato Glaciologico Italiano, Mariano Bulligan, violoncellista, Guido Candolini, guida alpina, ed Ekita, organizzazione di Udine fortemente orientata alla sostenibilità.

“I ghiacciai per creare consapevolezza sulla fragilità del sistema idrico e prendersene cura. Il suono di un contatore per l’acqua che evoca un conto alla rovescia e sottolinea l’urgenza e la necessità di proteggere questa risorsa scarsa e preziosa.” – affermano gli autori Pietro Tonchia, cultore di paesaggio sonoro, e Paola Fattori, appassionata di montagna – “Poi il ghiaccio sublima in musica creando un’esperienza sensoriale unica.”

L’apice è il violoncello di ghiaccio, scolpito dall’artista Tim Linhart sul ghiacciaio Presena. Lo strumento intona l’ultimo canto dei ghiacciai, eseguendo il tema leitmotiv di “N-Ice Cello Concerto” composto da Giovanni Sollima per il docufilm di Corrado Bungaro “Storia del violoncello di ghiaccio”, Wasabi filmakers, disponibile su Raiplay.
La musica del violoncello risuona attraverso il paesaggio glaciale, portando un messaggio di fragilità e speranza.

Reson-Ice è un’opera d’arte viva, vibrante, profonda che coinvolge il pubblico in un’esperienza emotiva e riflessiva.  Ed è solo l’inizio di un meraviglioso viaggio di esplorazione nel nostro territorio. Il progetto infatti darà vita anche ad un’opera d’arte che vedrà uniti il contatore per l’acqua e i suoni due ghiacciai, trasformandoli in elemento totemico itinerante. Attraverso la fusione di suono, natura e arte, si mira a sensibilizzare le persone sull’importanza di proteggere e preservare l’acqua, affrontando i cambiamenti climatici, promuovendo la sostenibilità ambientale e contribuendo al raggiungimento dell’Obiettivo 6 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.




Alessandra Demichelis su Instagram: “I poveri dovrebbero bruciare all’inferno”. Un’ulteriore dimostrazione che sui Social il silenzio dovrebbe tornare ad essere una possibile opzione

Alessandra Demichelis su Instagram: “I poveri dovrebbero bruciare all’inferno”. Un’ulteriore dimostrazione che sui Social il silenzio dovrebbe tornare ad essere una possibile opzione

“La presenza dei poveri…che schifo!” Difficile credere non si tratti del testo di una barzelletta di cattivo gusto, o una battuta irriverente tratta da uno spettacolo black humor di Ricky Gervais o Louis C.K.

Invece, sono le parole che Alessandra Demichelis, avvocata e “influencer”, ha scelto di utilizzare durante una diretta Instagram per insultare le persone meno abbienti, che, secondo il suo punto di vista, non appartengono a una casta ricca, privilegiata e – quindi – di per sé meritevole.

L’approccio comunicativo di De Michelis sui social ha sempre incluso l’ostentazione delle sue possibilità economiche, mostrando ai follower una vita immersa nel lusso, tra abiti firmati e calici di champagne. Su Instagram aprì, insieme all’avvocata Federica Cau, un profilo chiamato DC Legal Show in cui vengono elargiti consigli legali con un tocco “glamour”: alle nozioni di diritto sono abbinati gli scatti sexy con la toga.

Quasi subito iniziano ad arrivare le prime segnalazioni di colleghi sdegnati all’Ordine degli avvocati, che apre un procedimento disciplinare concluso con un richiamo al decoro. Le due colleghe, però, vengono licenziate dallo studio in cui lavorano.

Successivamente, Alessandra Demichelis viene invitata da Barbara D’Urso per la trasmissione Pomeriggio 5, con l’intento di difendere la sua scelta di mostrare un lato diverso della vita di un avvocato sui Social. La risonanza mediatica cresce, e la produzione di Pechino Express decide di contattare Demichelis, che accetta di partecipare alla decima edizione del programma attualmente in onda su Sky in coppia con la collega Lara Picardi.

Alessandra Demichelis sembra intenzionata a seguire la regola – del tutto desueta – del “bene o male, purché se ne parli”. In effetti, il suo profilo conta più di 16.000 follower e decine di articoli vengono pubblicati con il suo nome in bella evidenza. Il problema è che “socialmente siamo quello che si dice di noi”, come afferma Sebastiano Paolo Lampignano nel suo Web Reputation Manifest.

E il binomio comunicazione + Social è quanto mai sdrucciolevole, specie per chi come la Demichelis pare completamente a digiuno delle più elementari regole di reputation management.

Secondo un’indagine di Weber Shandwick dal titolo ‘The State of Corporate Reputation’il 63% del valore di mercato di un’organizzazione è attribuibile alla reputazione: la letteratura oggi ci suggerisce quanto, senza ombra di dubbio, la reputazione abbia un impatto diretto sul valore di qualunque entità, toccando un insieme di fattori come identità, immagine, notorietà e riconoscibilità, che influiscono sugli stakeholder e sul valore percepito dai cittadini. E questo vale non solo per un’azienda, ma anche per un politico, uno sportivo, o una influencer come la Demichelis.

Una cattiva gestione della propria reputazione online può portare alla perdita di contatto e di sintonia con i propri pubblici, e scatenare shitstorm da cui è molto difficile uscire.

Prova ne sia che l’ultimo episodio in ordine di tempo di “esternazioni” della avvocata benestante e glamour è stato in grado di accendere un vero e proprio scandalo mediatico: l’avvocata e un suo amico, noto imprenditore legato al mondo del vino Franco Morando, hanno condiviso con i follower il proprio pensiero sulle classi meno abbienti, non certo lusinghiero, mentre commentavano una serata trascorsa insieme.

I poveri – afferma Demichelis –  dovrebbero bruciare all’inferno”. Per commentare il locale che ha ospitato la festa, dove c’erano, dice Morando, “escort” e “poveri”.

“La cosa mi ha esaltato” continua l’imprenditore, “che cosa ti ha esaltato? La presenza dei poveri..che schifo!” risponde lei. Morando racconta quindi che il giorno prima qualcuno gli ha rigato la sua Porsche Gts da 580 cavalli ed è qui che Demichelis inizia il suo discorso contro i poveri che, afferma, “dovrebbero bruciare all’inferno”.

“Di per sé possono anche esistere, tutti possono essere meno abbienti” replica l’amico, mentre lei insiste “Non sto capendo perché sta salvaguardando i poveri” e sulla riga all’auto gli chiede: “Secondo te l’ha fatta un ricco o un povero?”, “Te l’ha fatta un povero!”.

L’imprenditore cerca di spiegare che dietro al danneggiamento della Porsche potrebbe esserci “la gelosia” che “non ha limiti”. Il surreale dialogo si sposta poi in generale su Torino con giudizi (di lui) molto critici sulla città: “è una città povera” – dice – “è imbarazzante! Svegliatevi! Se volete mangiare e bere meglio fate 70 chilometri e siete a Milano, spendete 4 euro in più a bicchiere e vivrete meglio”.

Carico di classismo, disprezzo, stereotipi e falsità, il turpiloquio che i due hanno messo in scena è costato all’imprenditore Morando un’ondata di proteste da parte dell’imprenditoria e della ristorazione torinese, culminato con la decisione da parte di alcuni di boicottare completamente tutti i prodotti della casa vinicola Montalbera, come è stato ribadito da Giancarlo Banchieri, presidente di Conferscenti che si è fatto portavoce della protesta:

“Il mondo della ristorazione è in rivolta e come associazione riteniamo opportuno dare voce alla categoria. Una categoria che con fatica esce da anni difficili e che con sacrificio sta riportando la città alla sua vivacità e alla sua vocazione naturale, quella enogastronomica. Non possiamo accettare questa denigrazione verso professionisti preparati, attenti e appassionati, capaci di promuovere del buon nome di Torino, sia a livello nazionale che internazionale. Certe esternazioni vanno condannate duramente e rispedite al mittente. Le scuse non bastano, l’offesa personale e professionale inferta ai ristoratori lascia una profonda amarezza e una ferita insanabile”.

In seguito alla presa di posizione di numerosi esercenti che si sono definiti denigrati ed offesi, incoraggiando altre persone anon acquistare mai più i prodotti vinicoli di Franco Morando, quest’ultimo ha cercato di rettificare – invero in modo abbastanza ridicolo – dicendo che l’accusa contro i poveri era definita solo ai “poveri di spirito”, e ha provato a scusarsi, ma la cosa, ovviamente,non è bastata a placare gli animi.

Il tentativo di arginare la protesta con delle scuse di circostanza, generiche e poco convinte, è stato promosso anche dalla Demichelis: dopo essere stata travolta dalle critiche, ha provato a rimediare con un video in cui spiega che “i poveri non sono mica solo quelli con problemi economici, io intendevo quelli morali” (sic!), affermazione che però non trova nessun riscontro nella forma e nei contenuti di ciò che è stato detto da lei e dall’amico durante la diretta.

Demichelis, quindi, non riesce mai, nemmeno per un attimo, a fare un passo indietro: avrebbe potuto dichiarare, per esempio, di sentirsi dispiaciuta e di essere consapevole di aver offeso la sensibilità altrui, ma decide invece di non prendersi nessuna responsabilità, puntando invece il dito contro chi si è permesso di accendere la polemica: “Voi che cosa avreste detto alle 2 di notte, presi dalla rabbia per un graffio alla macchina? È una reazione normale”.

Di “normale”, invece, nelle sue parole, a nostro avviso non c’è proprio nulla. Solo l’ennesima dimostrazione di quanto sui Social, come in tantissime altre occasioni della vita concreta, sarebbe il caso di tornare a considerare il silenzio come una possibile opzione; l’unica valida, peraltro, quando non si hanno cose intelligenti da dire.




Samara Tramontana e il bullismo online. Strategie di attacco e difesa della reputazione tra influencer

Samara Tramontana e il bullismo online. Strategie di attacco e difesa della reputazione tra influencer

Samara Tramontana ha recentemente denunciato i un inquietante episodio nel suo podcast, di aver subito atti di bullismo dal vivo. Tramontana ha raccontato di essere stata regolarmente chiamata “puxxana” e “trxxa” da un gruppo di ragazze, semplicemente per il fatto di essere una creator sui social media. Il fatto – già di per se grave – evidenzia una realtà dolorosa e crescente: la reputazione di una persona può essere compromessa non solo attraverso azioni compromettenti sui social media, ma anche per il gusto di danneggiare l’immagine di qualcun altro, sia online che nella vita reale.

Il bullismo e le aggressioni verbali nei confronti degli influencer non sono fenomeni nuovi, ma l’esperienza di Samara Tramontana racconta dei potenziali impatti emotivi devastanti, soprattutto laddove anche quando la vittima non ha compiuto azioni censurabili o oggetto di polemica. L’immagine pubblica di un influencer può essere facilmente minata da commenti e comportamenti maliziosi, alimentando una narrativa negativa che può danneggiare profondamente la loro reputazione e il loro benessere personale.
Nel contesto dei social media, la reputazione di un influencer è spesso costruita attraverso la curata presentazione di sé e dei propri contenuti. Tuttavia, questa immagine può essere minata da attacchi esterni, gratuiti e privi di fondamento. L’aspetto preoccupante è che la reputazione di una persona può essere compromessa anche senza che quest’ultima compia azioni compromettenti, semplicemente attraverso il desiderio di danneggiare e screditare. Gli attacchi personali e le calunnie possono essere diffusi rapidamente e amplificati attraverso la condivisione sui social media, aggravando l’impatto negativo.

Con l’ausilio di alcuni studenti di psicologia, attivi sui social media e attenti a questo fenomeno, mi sono permesso di redigere un piccolo elenco di consigli da dare a chi si dovesse sentire vittima di questo tipo di attacchi:
Costruire una Rete di Supporto: Avere un supporto solido da parte di amici, familiari e colleghi può aiutare a contrastare l’impatto emotivo degli attacchi. Il supporto di persone fidate è fondamentale per mantenere la propria resilienza e affrontare le critiche.
Gestire le Critiche in Modo Costruttivo: È importante rispondere alle critiche in modo professionale e costruttivo, evitando reazioni impulsive che potrebbero peggiorare la situazione. Avere una strategia per affrontare le critiche e i commenti negativi può aiutare a mantenere un’immagine positiva.
Utilizzare Strumenti di Moderazione: I social media offrono strumenti di moderazione e segnalazione che possono aiutare a gestire i commenti e i contenuti offensivi. Utilizzare questi strumenti può aiutare a ridurre la visibilità degli attacchi e a mantenere un ambiente online più sicuro.
Educare e Sensibilizzare: Promuovere la consapevolezza riguardo al bullismo e agli attacchi online è cruciale. Campagne di sensibilizzazione possono aiutare a educare il pubblico sull’impatto delle parole e dei comportamenti dannosi e a incoraggiare un uso più rispettoso delle piattaforme sociali.
Ricorrere a Supporto Legale: In casi gravi di diffamazione e bullismo, può essere utile consultare un legale per esplorare le opzioni di protezione e risarcimento. Le leggi contro la diffamazione e il bullismo possono offrire strumenti per tutelare la propria reputazione.

In conclusione, la vicenda di Samara Tramontana dimostra che, nel mondo degli influencer, la reputazione può essere fragile e vulnerabile agli attacchi gratuiti e maliziosi. Proteggere la propria immagine e affrontare il bullismo richiede una combinazione di supporto personale, gestione strategica delle critiche e utilizzo consapevole delle risorse disponibili. È essenziale creare un ambiente di rispetto e sensibilità, sia online che nella vita reale, per garantire che tutti possano lavorare e interagire senza timore di essere danneggiati da attacchi ingiustificati.