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Il 1 aprile scorso la piattaforma web dell’Inps crollò miseramente mentre migliaia di persone provavano ad accedervi per chiedere il bonus covid da 600 euro. I dati privati di moltissimi cittadini vennero pubblicati per errore.

Allora i vertici dell’Inps invece di assumersi la responsabilità del disastro accusarono “gli hacker”: ci hanno attaccato, dissero; non era totalmente infondato ma non ci credette nessuno. Sono passati poco più di otto mesi e a capo della trasformazione digitale del più importante ente pubblico che abbiamo arriva un giovane hacker, uno dei più bravi che abbiamo: si chiama Vincenzo Di Nicola, ha 41 anni, è abruzzese ma da molti anni fa la spola con la Silicon Valley dove ha incassato successi notevoli: il più rilevante, aver venduto la tecnologia della sua startup sui pagamenti tramite smartphone a Jeff Bezos, ad Amazon. Allora tornò brevemente in Italia, disse che voleva restituire qualcosa al suo paese; tornò giusto il tempo di cofondare una delle migliori startup in ambito criptovalute, Conio, una piattaforma che rende facilissimo comprare e vendere bitcoin. L’ho sentito l’ultima volta alla fine del 2020 proprio per parlare dei successi di Conio dopo sette anni di fatiche. A inizio gennaio la svolta: da bitcoin all’Inps il salto all’indietro è grosso. “Non ho resistito al richiamo della pubblica amministrazione”, ha scritto sul suo blog citando il papà, che lavorava all’Anagrafe del suo comune natale, Teramo, e la mamma, passata dall’ufficio del telegrafo allo sportello di Poste. 

Per via di questo legame sentimentale con la pubblica amministrazione, quando il 1 aprile l’Inps affondò scrisse un post durissimo in cui spiegava nel dettaglio gli errori e gli sprechi (mezzo miliardo di euro in vari anni per una piattaforma colabrodo). Ma invece che limitarsi ad attaccare Vincenzo invitò i vertici dell’Inps a fare come Obama che quando l’attesissima piattaforma per la sanità pubblica americana affondò al debutto, invece di dare la colpa agli hacker, chiamò alla Casa Bianca i migliori hacker del paese che in poco tempo la rimisero in piedi.  “Serve anche da noi una Operazione Impeto e Tempesta” scrisse romanticamente.

All’Inps devono aver letto quel post ma invece che offendersi hanno iniziato a cercare un nuovo capo dell’innovazione e alla fine hanno scelto lui, Vincenzo Di Nicola, che dopo il liceo aveva lasciato l’Abruzzo per la Silicon Valley, ma poi ha mollato tutto ed è tornato a darci una mano.

Ora ha tre anni di tempo e davanti un’impresa complicatissima e cruciale: se riesce a far diventare digitale persino l’Inps, nessuno avrà più scuse. Daje. 

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