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Questa estate ha visto esplodere sulla scena digitale una nuova star: la “prof del corsivo”. Con una serie di video divertenti e ironici, Elisa Esposito ha conquistato il cuore degli utenti del web, insegnando loro le sfumature e le peculiarità dell’accento milanese. Il successo è stato tale da portarla sugli schermi televisivi, dove ha consolidato la sua fama.

Ma dietro questa rapida ascesa, si nasconde una piccola polemica. Diversi addetti ai lavori e colleghi influencer hanno infatti fatto notare come l’ironia sul corsivo milanese non fosse una novità assoluta. Anzi, molti di loro avevano già sperimentato questo filone comico molto prima della sua esplosione mediatica.

La domanda che sorge spontanea è: chi ha inventato la ruota? O, in questo caso, chi ha per primo ironizzato sul corsivo? È giusto che una sola persona si appropri di un trend e ne diventi il simbolo indiscusso, o è più corretto riconoscere il contributo di tutti coloro che hanno contribuito a renderlo popolare?

I social media, da un lato, offrono a chiunque l’opportunità di diventare famoso e di esprimere la propria creatività. Dall’altro, però, la viralità che contraddistingue certi contenuti amplifica fenomeni come il “copia e incolla” e la difficoltà nel riconoscere l’originalità. In un mondo dove l’attenzione è sempre più frammentata, è facile che idee e contenuti vengano ripresi e rielaborati da più persone, spesso senza che venga citata la fonte originale.

Questa vicenda ci insegna l’importanza di riconoscere e valorizzare il lavoro degli altri. Anche quando un’idea diventa virale e raggiunge un vasto pubblico, è fondamentale ricordare chi l’ha concepita per prima. Inoltre, ci invita a riflettere sulla natura effimera della fama online e sulla necessità di costruire un’identità digitale autentica e duratura.

La storia della “prof del corsivo” è solo uno dei tanti esempi di come i social media stiano trasformando il nostro modo di comunicare e di consumare contenuti. In questo nuovo scenario, è fondamentale saper distinguere tra originalità e imitazione, e promuovere una cultura del riconoscimento reciproco. Solo in questo modo potremo creare un ambiente online più sano e più equo per tutti.

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