Lavorare nella Corporate Social Responsibility è il sogno di numerosissimi giovani. Molto spesso, però, anche i più motivati tra loro non conoscono il reale funzionamento del settore.
Per aiutarli ad avere le idee un po’ più chiare, il blog diDevex Impact – una community online che fa incontrare professionisti del business ed esperti del mondo del sociale – ha cercato di fissare alcuni punti riguardo al lavoro nella CSR.
Negli ultimi anni, sono moltissime le realtà imprenditoriali che hanno deciso di investire nella CSR: d’altra parte, la capacità di raccogliere e far fronte a sfide globali come i cambiamenti climatici, la sicurezza alimentare, la soluzione dei conflitti, la salute e l’istruzione ha un impatto enorme sia sulla reputazione delle aziende, sia sulla loro capacità di crescere e prosperare. Anche perché le società impegnate nel sociale e nella tutela dell’ambiente riescono molto spesso ad attrarre i talenti migliori.
1. Per lavorare nella CSR non è necessario lavorare in un’azienda
Gran parte del lavoro relativo alla CSR si svolge attraverso una strettacollaborazione tra la società civile, il pubblico e il privato: in genere, le agenzie governative, le ONG e le società di consulenza specializzate nel sociale hanno uffici preposti a creare e gestire tali partnership. Per questo, il contesto aziendale non è l’unico che permetta di lavorare nella CSR: quello che più conta è avere un’ottima conoscenza delle modalità attraverso cui i tre i settori (privato, pubblico e società civile) operano.
2. La maggior parte degli annunci di lavoro relativi alla CSR non contiene riferimenti espliciti ad essa
Imbattersi nella dicitura “CSR” tra gli annunci di lavoro è piuttosto difficile. Per le posizioni relative a questo ambito, infatti, non esistono (ancora) definizioni univoche e universalmente valide. A volte il lavoro dei sogni si nasconde dietro titoli vaghi come “project manager” o “analista”, in altri casi, invece, si possono trovare espressioni quali “affari pubblici”, “sostenibilità” o “pubbliche relazioni”.
3. Non c’è bisogno di un MBA per lavorare nella CSR
La CSR ha bisogno di diverse professionalità: non solo esperti di business, ma anche educatori, esperti di marketing e comunicazione, scienziati, operatori sanitari e così via. Dato che le aziende investono in campi molto diversi tra loro, hanno necessità di una vasta gamma di expertise per coprire le proprie esigenza. Tuttavia, al di là delle singole specializzazioni, tutti gli aspiranti professionisti della CSR dovrebbero essere buoni comunicatori ed essere in grado di collaborare e fare lavoro di squadra.
4. La carriere nell’ambito della CSR hanno un andamento non lineare
Alcune aziende hanno creato delle fondazioni che gestiscono tutta la loro CSR e nelle quali è più semplice sia trovare una posizione lavorativa provenendo dall’esterno, sia fare carriera in modo lineare. Altre aziende, invece, gestiscono la CSR al proprio interno: ciò significa che, in linea di massima, non reclutano personale dall’esterno, ma utilizzano le proprie risorse, spostandole magari da una divisione all’altra.
In questo secondo caso, nessun professionista della CSR ha iniziato la propria carriera come tale: magari si occupava di finanza, di statistica, di pubbliche relazioni o lavorava come ingegnere… Per questo, un buon consiglio per chi vuole lavorare nella CSR è di non limitarsi a cercare un lavoro “puro” nel settore e di essere pronto a spaziare in altri campi per poter progredire nella propria carriera.