image_pdfVersione PDFimage_printStampa

Creare un polo comune sulla transizione energetica in Africa: Eni e l’Università Luiss hanno inaugurato il primo network internazionale dedicato a questo tema fondamentale per il continente e per il resto del mondo. Nella due giorni del primo International Network on African Energy Transition (Inaet), che riunisce università, think-tank e studiosi provenienti dall’Africa, dall’Europa e da tutto il mondo si è discusso sulle misure di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico. Sui percorsi di sviluppo dell’Africa, le risorse necessarie e le prospettive delle giovani generazioni sulla transizione energetica.

“Siamo molto soddisfatti, abbiamo raggiunto una presenza larga e autorevole da parte africana e capace di rappresentare diverse istanze: dall’energia alla food security e l’accademia – dice Lapo Pistelli, direttore Public Affairs di Eni -. È stato un lavoro importante. Dai due giorni è emerso come ci sia un rischio di percezione squilibrata reciproca. Gli europei parlano dell’Africa pensando alla sicurezza energetica e dettando ricette sulla transizione un po’ facili. Mentre gli africani lamentano di non essere parte dell’equazione della missione ma di subirne le conseguenze, oltre a pensare spesso che gli europei non capiscano il tema delle migrazioni climatiche e il legame con la food security. Avere un posto dove queste istanze sono tutte assieme è prezioso per avere un dibattito correttamente alimentato e aumentare la consapevolezza”.

Per Andrea Prencipe, rettore della Luiss: “L’Africa rappresenta una grande ricchezza, caratterizzata da diversità, che può effettivamente contribuire al futuro dell’energia e quindi del progresso dell’umanità. Il nuovo approccio richiede un cambio di prospettiva”. La transizione energetica sostenibile emerge quindi come una delle principali sfide e, allo stesso tempo, come un’opportunità per il continente africano. Tuttavia, attraverso una solida collaborazione con l’Europa, questa sfida si trasforma in un obiettivo concreto.

La realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) per l’Africa – che comprendono la promozione di fonti energetiche sostenibili, l’accesso universale all’istruzione di qualità, la lotta contro la fame e il passaggio a pratiche industriali e agricole sostenibili – non solo costituisce un faro ma diventa la forza trainante capace di fare la differenza nel plasmare un futuro sostenibile per il continente.

Cooperazione necessaria

Un elemento cruciale in questa trasformazione è dunque la transizione energetica. Si tratta dell’obiettivo 7 L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile (SDGs): “Garantire l’accesso universale a un’energia pulita, affidabile, sostenibile e moderna”. In Africa questo assume un significato ancor più particolare, poiché l’energia gioca un ruolo cruciale nello sviluppo economico, sociale e ambientale del continente. E che impatta su tutto il resto del mondo.

L’Africa è uno spazio geograficamente vastissimo con una popolazione che sfiora i 1,5 miliardi di abitanti e la sua prospettiva di crescita è destinata ad aumentare in modo esponenziale nei prossimi anni. La popolazione africana è la più giovane del mondo e destinata a raggiungere 2,3 miliardi di persone nei prossimi 30 anni, con un tasso di crescita demografica del 2,7% annuo, contro l’1,2% dell’Asia e lo 0,9% dell’America Latina (fonte: The Economist). Inoltre, l’aspettativa di vita prevista è in continuo aumento: dai 61 anni di oggi ai 68 del 2040 e, secondo lo studio del settimanale d’informazione politico-economica, la popolazione africana raddoppierà entro il 2050.

Questa crescita esponenziale richiama all’urgenza di soddisfare le ambizioni di sviluppo socio-economiche, di industrializzazione, giustizia sociale e integrazione regionale e internazionale del continente. Obiettivi ancor più impegnativi se si considerano le difficoltà economiche, l’elevato debito pubblico e l’impatto del cambiamento climatico in Africa, elementi che aggravano le sfide di stabilità e sicurezza.

image_pdfVersione PDFimage_printStampa