Conti correnti “spiati” e crisis managament di Intesa San Paolo: alla ricerca dell’autenticità perduta
Cosa è successo Per i – pochissimi, immagino – che non avessero seguito la cronaca di questi giorni, la procura di Bari ha avviato...
Cosa è successo Per i – pochissimi, immagino – che non avessero seguito la cronaca di questi giorni, la procura di Bari ha avviato...
La reputazione dell’impresa dipende sempre più dalla credibilità e affidabilità delle informazioni divulgate agli stakeholder: tutto questo richiede nuovi approcci, metodi e standard nella preparazione e divulgazione di informazioni sui rischi “rischi ESG”. Su queste premesse, nasce il lavoro di indagine di Luca Poma e Giorgia Grandoni.
Un’indagine sull’applicazione di standard e normative da parte delle aziende
Ricerca a cura di Reputation Management Srl, commissionata dal Parlamento Europeo, racconta approcci, metodi e standard nella rendicontazione degli aspetti non finanziari utilizzati dalle aziende nell’attività di rendicontazione ESG, anche al fine di rendersi più appetibili sul mercato, e illustra la percezione dei cittadini riguardo alle scelte “green” (vere o presunte) delle aziende: il 70 % delle società che pubblicano bilanci di sostenibilità convalidati da una società di certificazione hanno indicato che il lavoro di quest’ultima si è basato solamente sull’analisi di documenti ed evidenze prodotte dall’azienda stessa, e solo il 25,00% del campione ha affermato di essersi sottoposta a uno specifico audit svolto in azienda. Anche per questo il grado di fiducia da parte della cittadinanza verso le aziende è basso/bassissimo per il 64%, e per molti cittadini (45%) le aziende utilizzino il tema della sostenibilità principalmente per motivi pubblicitari e di marketing.
Il Legislatore conferma anche nel nuovo Codice dei Contratti Pubblici D.lgs. 36/2023 (il “Codice”) l’approdo ormai irreversibile ad una qualificazione e selezione dei contraenti da un sistema di...