Si chiama Lilmiquela e pubblica immagini simili a quelle di una normale fashion blogger, solo che lei è fatta al computer
La storia di Lilmiquela ha iniziato ad attirare le attenzioni dei giornali dal 2016, quando nacque il suo account. Il sito Business of Fashion l’ha recentemente intervistata – o meglio, ha intervistato la persona che gestisce l’account, che non ha mai voluto rivelare la sua vera identità. «Mi piacerebbe essere descritta come un’artista o una cantante, o comunque qualcosa che rispecchi quello che faccio, invece che concentrarsi sulle qualità superficiali di quello che sono». I follower di Lilmiquela sono stati soprannominati “miquelites” e hanno creato una comunità molto coesa e appassionata, come dimostrano i commenti ai suoi post ai quali Lilmiquela risponde spesso personalmente.
Lilmiquela indossa principalmente abiti di streetwear, cioè felpe, sneaker, e altri vestiti che provengono originariamente dalla cultura hip hop, non solo americana ma anche giapponese, e che da qualche anno sono una delle fette principali della moda sui social network. Nei suoi post, Lilmiquela pubblica talvolta anche immagini per sensibilizzare i suoi follower a temi come le discriminazioni verso gli afroamericani o le persone transgender. A volte la sua immagine – chiaramente prodotta da un computer – compare insieme a modelle vere, quasi sempre a Los Angeles, per strada o nei locali. Dal punto di vista del realismo, le simulazioni sono comunque migliorate nel tempo.
A Business of Fashion la persona dietro l’account ha detto di non ricevere compensi direttamente dalle aziende di moda: sceglie gli outfit in base ai suoi gusti e ogni tanto riceve abiti omaggio per i suoi post, soprattutto da giovani stilisti che vogliono ottenere visibilità. L’intervista si presta a una certa ambiguità, visto che si parla di un’immagine generata al computer e di abiti veri. In molti hanno ipotizzato però che Lilmiquela – almeno nelle immagini più recenti – sia il risultato del ritocco al computer di immagini di una o più vere modelle. È per questo che la persona dietro Lilmiquela ha detto che i suoi guadagni provengono, oltre che dagli streaming delle sue tre canzoni pubblicate finora, dal lavoro come modella, che ha suscitato l’interesse di «alcune delle più grosse agenzie del mondo».
Sulla vera identità di Lilmiquela sono state fatte molte supposizioni, su YouTube, su Reddit e negli stessi commenti di Instagram. Qualcuno l’ha identificata con Nicole Ruggiero, una grafica di Los Angeles che lavora spesso con le immagini in 3D: lei ha negato, dicendo di non saperne niente. Ma il nome più circolato nelle discussioni tra i fan è quello di Arti Poppenberg, un’altra artista che dopo essere stata citata come possibile autrice dell’account si è eliminata dai social network.
Qualcuno ha ipotizzato che, dal punto di vista del successo ottenuto, l’account sia una critica molto riuscita del confine sempre più sottile tra realtà e finzione nel mondo della moda sui social network e degli influencer, spesso accusati di esibire vite e personaggi completamente fittizi e non aderenti alle loro reali abitudini e personalità. Qualcun altro crede invece che Lilmiquela sia una truffa, mentre altri ancora – la versione più accreditata – dicono sia un esperimento riuscito di un metodo alternativo di promuovere la moda sui social.