Circa 6.000 grandi aziende europee, tra cui banche, assicurazioni e multinazionali, saranno ben presto chiamate a rendere pubbliche le informazioni riguardo alla propria corporate social responsability: è l’effetto della direttiva che obbliga alla “dichiarazione delle informazioni non finanziarie su questioni ambientali e sociali” recentemente approvata dal Parlamento europeo.
La direttiva prevede che determinate aziende – definite di “pubblico interesse”, che siano quotate in Borsa e che abbiano un numero di dipendenti superiore alle 500 unità – debbano obbligatoriamente dichiarare le politiche adottate in campo sociale e ambientale, in particolare in materia di tutela dell’ambiente, tutela della diversità, tutela del lavoro e della dignità dei lavoratori, rispetto dei diritti umani e attività anti-corruzione.
Le dichiarazioni dovranno essere rese in modo chiaro e conciso, seguendo delle linee-guida che saranno appositamente redatte dalla Commissione europea, e dovranno includere sia le politiche adottate dall’azienda in ambito sociale e ambientale, sia le modalità attraverso cui tali politiche vengono applicate nel contesto delle attività aziendali, sia, infine, i risultati via via conseguiti.
Eurosif – European Sustainable and Responsible Investment Forum, il network europeo costituito nel 2001 per promuovere l’investimento socialmente responsabile, aveva commentato la nuova direttiva prima della sua approvazione definitiva, qualche settimana fa, evidenziandone i limiti (come ad esempio il fatto che si applicherà solo a 6.000 aziende europee, restringendo di molto il campo rispetto a quanto inizialmente ipotizzato) ma auspicando, nello stesso tempo, che l’obbligatorietà di dichiarazione delle informazioni non finanziarie possa finalmente rendere la csr una pratica sempre più diffusa.
“Una volta approvata e trasformata in legge” – si afferma in proposito in un comunicato diffuso da Eurosif – “la direttiva rappresenterà una pietra miliare nel percorso verso una maggiore trasparenza aziendale. Per la prima volta, sarà obbligatorio diffondere, nei report redatti dalle aziende, informazioni relative al sociale, all’ambiente, ai diritti umani e alla corruzione. […] La direttiva lancia un segnale chiaro alle aziende, mostrando loro che le informazioni non finanziarie possono incidere sulle loro performance e sulla loro competitività, in una fase in cui un crescente numero di investitori si interessa di questioni ambientali, sociali e di governance prima di decidere se investire o meno.”