image_pdfVersione PDFimage_printStampa
  • Nel 2019 gli investimenti in csr hanno sfiorato la cifra di un miliardo e ottocento milioni di euro, in crescita del 25% rispetto al 2017
  • L’investimento medio nel 2019 tocca i 241mila euro, ma le attese sul 2020 parlano di una riduzione del 16%
  • “Bisogna reggere l’urto dell’emergenza covid-19 pensando a nuovi modelli di sviluppo, ancora più sostenibili”, commenta Roberto Orsi dell’Osservatorio Socialis

Negli ultimi 20 anni l’attenzione delle imprese italiane per la responsabilità sociale e lo sviluppo sostenibile ha conosciuto una crescita costante. Ma i conti della crisi si fanno sentire sui bilanci e il covid-19 potrebbe bloccare il trend positivo, portando a una contrazione dei budget stanziati

Le imprese italiane sono sempre più attente alla responsabilità sociale e allo sviluppo sostenibile, ma la pandemia potrebbe frenare il trend positivo degli ultimi 20 anni. Sebbene resti forte l’interesse, al punto che le aziende che investiranno in corporate social responsibility (csr) nel 2020 potrebbero aumentare fino al 95%, i conti della crisi si fanno sentire sui bilanci e i budget stanziati si preparano a subire una contrazione o, nella peggiore delle ipotesi, anche un annullamento.

Secondo il IX rapporto sull’impegno sociale delle aziende in Italia promosso dall’Osservatorio Socialis e realizzato dall’Istituto Ixè, nel 2019 gli investimenti in csr hanno sfiorato la cifra di un miliardo e ottocento milioni di euro, in crescita del 25% rispetto al 2017, e hanno riguardato il 92% delle imprese italiane con più di 80 dipendenti. L’investimento medio ha dunque toccato i 241mila euro, contro i 209mila del 2017, ma le attese sul 2020 parlano di una riduzione del 16%.

“I dati confermano il radicamento e il valore del fenomeno – commenta Roberto Orsi, direttore dell’Osservatorio Socialis – Ora si tratta di reggere l’urto dell’emergenza covid-19 pensando a nuovi modelli di sviluppo, ancora più sostenibili, più attenti alle persone, all’ambiente, al contenimento degli sprechi, dove la tecnologia e l’innovazione sposano la responsabilità sociale”. Secondo Orsi, sarà necessario un approccio metodico, con il “sostegno di una politica di premialità fiscale dedicata a chi dimostra di operare in ottica integrata: sociale, economica e ambientale”.

Secondo l’analisi, il 37% delle aziende aveva già stanziato a inizio anno un budget per la csr (si parla mediamente di 130mila euro), ma a causa della crisi economica ha dovuto o deciso di ridurlo o annullarlo. Il 40%, invece, lo ha lasciato invariato, dichiarando di voler dedicare alla responsabilità sociale d’impresa mediamente 293mila euro nel 2020. Ma c’è anche chi non aveva previsto un budget (il 18%) e ha spostato lo sguardo sul tema solo in seguito allo scoppio dell’emergenza epidemiologica, dichiarando di voler investire mediamente 153mila euro.

Ma dove vanno a finire questi flussi? Secondo i ricercatori, il 66% delle imprese italiane si concentra in particolare sulle iniziative interne all’azienda stessa, come la formazione del personale (49%). Quasi la metà pone l’attenzione sul territorio vicino alla sede dell’impresa, mentre solo l’8% volge lo sguardo verso i paesi esteri, “confermando la volontà delle aziende di migliorare il rapporto con il territorio e le comunità di appartenenza”, si legge in una nota. Un rapporto che, per quattro aziende su dieci, potrebbe migliorare proprio grazie alla csr: il 49% ritiene che tale tipologia di investimenti abbia un impatto positivo anche sulla propria immagine, visto la crescente attenzione dei consumatori sul tema.

Non manca poi l’interesse per l’impatto ambientale. Il 42% delle aziende investe in tecnologie innovative per ridurre l’inquinamento e favorire un migliore smaltimento dei rifiuti, mentre il 38% punta sull’efficientamento del risparmio energetico.

In un’ottica futura, otto imprese su 10 immaginano di integrare la corporate social responsibility nel modello di business, specialmente quelle provenienti dal Nord Italia e attive nei settori della farmaceutica, delle telecomunicazioni, del manifatturiero e della finanza. Se il 70% ha già un responsabile dedicato nel proprio organico, l’80% sostiene che una specializzazione in csr possa rappresentare un plus in termini di competenze. A tal proposito, le comunicazioni interne della direzione (per il 52%) e gli incontri periodici con i dipendenti (per il 42%) sono le strade più utilizzate per diffondere un’adeguata cultura aziendale sull’argomento.

image_pdfVersione PDFimage_printStampa