Altro che crisi: le grandi aziende del nostro Paese puntano forte nella Csr, tanto che nel 2011 è stato toccato il dato record di 1 miliardo e 74 milioni di euro destinati a welfare aziendale, cultura, ambiente. Una somma superiore di 100 milioni rispetto al 2009.
L’altro lato della medaglia, però, è meno positivo: il numero di imprese che ha investito nella responsabilità sociale d’impresa è passato da 7 su 10 a 6,4. La cifra media pro capite, dunque, è salita parecchio: dai 161 mila euro del 2009 si è arrivati a quota 210 mila nel 2011.
Sono questi alcuni dei principali risultati del V Rapporto sull’Impegno sociale delle aziende in Italia realizzato da Swg per l’Osservatorio Socialis, con il sostegno di Dompé, Novartis e Pfizer e la partecipazione di Lega del Filo d’Oro e Cipsi.
Nei prossimi mesi le cose dovrebbero proseguire nella stessa direzione. Quest’anno, infatti, il budget pro capite dovrebbe crescere ancora, assestandosi intorno ai 224 mila euro, mentre il totale delle imprese che si impegneranno nella Csr scenderà dal 64% dello scorso anno al 55 per cento.
Gli ostacoli alla crescita della Csr, stando a quello che hanno dichiarato gli intervistati, sono principalmente tre: la mancanza di ritorni immediati (37%), la scarsa cultura manageriale (25%) e quella di incentivi di mercato (25%).
L’Osservatorio è stato presentato la scorsa settimana al ministero dello Sviluppo economico. Una occasione che ha portato all’idea di promuovere una Carta della Responsabilità Sociale d’Impresa, con l’obiettivo di definire nuove regole da sottoporre e condividere con le istituzioni per raggiungere il comune obiettivo di produrre uno sviluppo più sostenibile.
La Carta è costituita da una serie di enunciati che definiscono i principi basi cui dovrebbe rivolgersi un rapporto responsabile e sostenibile tra impresa e società. È aperta a contributi e riflessioni, basta andare sul sito dell’Osservatorio e contribuire inviando una mail (a carta@osservatoriosocialis.it).
Di seguito gli enunciati della Carta della Responsabilità Sociale delle Imprese:
- La Responsabilità Sociale può rappresentare un cambiamento nel modo di concepire il lavoro, valorizzando non solo la sua dimensione economica ma anche il contributo di innovazione sociale e di cultura individuale che esso è in grado di esprimere
- La Responsabilità Sociale delle imprese va diffusa attraverso un sistema di confronto con le Istituzioni, perché rappresenta uno strumento imprescindibile per lo sviluppo della società civile
- Le trasformazioni dei rapporti tra Istituzioni, cittadini e imprese vanno basate sulla generale capacità di ascolto, cura, attenzione, comunicazione, comprensione.
- L’attuazione delle politiche pubbliche non può prescindere dalla partecipazione attiva di tutti i soggetti, anche dei cittadini e delle imprese.
- E’ necessario organizzare la partecipazione: far interagire i diversi soggetti, condividere l’interesse generale, rendersi tutti solidali al valore pubblico da produrre.
- Le Università devono essere chiamate a un ruolo più attivo nell’analizzare e approfondire il fenomeno della Responsabilità Sociale, così da ridurre la distanza tra lo studio della governance e l’applicazione al mondo del lavoro
- Le imprese si rendono disponibili a sottoscrivere principi, metodologie di lavoro, processi di governance e strumenti di rendicontazione a garanzia della veridicità e della trasparenza delle loro attività
- Diventa sempre più importante l’esigenza di cooperazione tra pubblico e privato, specialmente in settori più vicini alla domanda sociale, in cui diventa indispensabile una regolazione delle responsabilità e un’equilibrata distribuzione dei poteri.
- E’ importante alimentare iniziative periodiche di incontro e collaborazione per concepire linee guida di comportamenti che abbiano l’obiettivo di armonizzare sia la missione produttiva che quella del raggiungimento di uno sviluppo sostenibile.