Da ottobre ogni pietra superiore a 0,18 carati avrà una “carta di identità”: è il primo marchio di gioielleria a rendere noto ogni dettaglio su provenienza e lavorazione del singolo prezioso
«What’s next for the jewellery and watch supply chain?», ovvero: «Qual è il prossimo passo che farà la filiera dei gioielli e degli orologi?». È la domanda scelta dal Responsible Jewellery Council (Rjc) per introdurre gli aggiornamenti sulle attività svolte in agosto: l’Rjc è un’organizzazione internazionale che un obiettivo primario, costruire una filiera responsabile che vada dalla miniera all’utilizzatore finale passando per le lavorazioni e per la rete commerciale. Tra i temi da molti anni al centro delle attività del Rjc ma anche di associazioni come il Cibjo (spesso definita “l’Onu della gioielleria”), guidata dall’italiano Gaetano Cavalieri , c’è la filiera dei diamanti.
L’impegno di Tiffany
Proprio sui diamanti è arrivato l’annuncio di Tiffany , tra i leader mondiali del settore, nonché più antico marchio americano del lusso (dallo scorso agosto in portafoglio al colosso Lvmh). Da sempre impegnato sul fronte della sostenibilità ambientale e sociale e, più in generale, su quello della Csr (corporate social responsibility), a ottobre Tiffany farà un ulteriore passo avanti in materia di tracciabilità dei diamanti, rendendo noto l’intero percorso di lavorazione dei propri diamanti approvvigionati di recente registrati singolarmente (a partire da 0.18 carati).
Primato di settore
Rivelare il Paese in cui ogni pietra viene lavorata e montata su un gioiello rappresenta un primato nel settore, che fa seguito a quanto annunciato da Tiffany nel 2019, ovvero che l’azienda sarebbe diventata il primo gioielliere di lusso a livello globale a indicare la provenienza (regione o Paesi di origine) dei propri diamanti registrati singolarmente. Portando la trasparenza ad un nuovo livello e rendendo noto l’intero percorso di lavorazione dei propri diamanti, Tiffany rafforza l’impegno del brand volto a garantire che ogni fase nella creazione dei suoi gioielli contribuisca al benessere delle persone e del pianeta.
L’organizzazione interna
Da tempo Tiffany ha figure e dipartimenti dedicati alla Csr, come Anisa Kamadoli Costa, Chief Sustainability Officer dell’azienda, che ha spiegato la scelta sulla tracciabilità: «I nostri clienti meritano di sapere che un diamante Tiffany rispetta gli standard più elevati, non solo per quanto riguarda la qualità, ma anche la responsabilità ambientale e sociale. Crediamo che la tracciabilità dei diamanti sia il modo migliore per garantirle entrambe».
Un certificato dettagliato
Le informazioni relative alla regione o Paese d’origine, al luogo in cui ogni diamante è stato tagliato, lucidato, classificato e certificato e poi montato su un gioiello, verranno condivise con i clienti di Tiffany per ogni diamante approvvigionato di recente registrato singolarmente. Queste informazioni potranno essere comunicate da qualsiasi esperto Tiffany e saranno inoltre contenute all’interno del Tiffany Diamond Certificate .
Il know how sui diamanti
Tra i gioiellieri di lusso di livello globale, Tiffany è l’unico a possedere e gestire cinque laboratori di lavorazione dei diamanti in tutto il mondo. E’ lì che gli oltre 1.500 artigiani di Tiffany assicurano che l’eccellenza del taglio sia rispettata ossessivamente, per esaltare al massimo brillantezza, dispersione e scintillio delle pietre – non soltanto il peso in carati. I laboratori (tutti di proprietà) si trovano in Belgio, Mauritius, Botswana, Vietnam e Cambogia, mentre a New York c’è il Tiffany Gemological Laboratory e in Nord America ci sono altri cinque laboratori di produzione di gioielli.
Dal diamante grezzo al gioiello
«Raccontare il percorso di lavorazione dei diamanti Tiffany riflette decenni di investimenti nella nostra supply chain – spiega Andrew Hart, senior vicepresident Diamond and Jewelry Supply di Tiffany –. Tra i gioiellieri di lusso Tiffany è l’unico ad approvvigionarsi direttamente di diamanti grezzi (nella foto in alto) estratti in modo responsabile, a lavorare e montarli, rispettando i propri standard nei propri laboratori».
Le attività della fondazione
Grazie a un modello di biusiness che negli ultimi 20 anni ha portato a una pressoché completa integrazione verticale, Tiffany può certificare, in tema di Csr, sicurezza e salubrità degli ambienti di lavoro, sviluppo economico delle comunità e tracciabilità delle filiere (non solo quella dei diamanti). A questo impegno si aggiungono le attività filantropiche portate avanti dalla Tiffany & Co. Foundation , che in 20 anni ha donato oltre 85 milioni di dollari per progetti di sostenibilità ambientale e sociale.