BCorp: perché non dobbiamo chiamarla certificazione
Facciamo chiarezza: attraverso un esperto di Accredia, ente certificatore italiano, spieghiamo perché non è corretto considerare l’assessment BCorp una certificazione

Facciamo chiarezza: attraverso un esperto di Accredia, ente certificatore italiano, spieghiamo perché non è corretto considerare l’assessment BCorp una certificazione
Nell’articolo uscito lo scorso venerdì – Europa e Sostenibilità: le aziende benefit italiane tirano dritte – è stata pubblicata un’intervista fatta all’onorevole Mauro Del Barba in cui si parlava di società Benefit, ma tra le domande che gli venivano poste, ritengo che una in particolare richieda un’analisi più approfondita, poiché affronta un tema poco trattato ma fondamentale per stabilire un principio chiave, ovvero che la BCorp non è una certificazione.
Perché dobbiamo specificarlo? L’onorevole Del Barba, rispondendo a una domanda, asserisce che “anzitutto, come già detto, BCorp è una certificazione, ovvero misura un risultato (in un determinato momento, come una annualità) raggiunto da un’azienda secondo una precisa metrica, quella offerta da B-Lab con il Bia“.
Tale affermazione deriva probabilmente dal fatto che, secondo l’onorevole, il Business impact assessment, per l’appunto Bia, è una certificazione rilasciata da un Organismo di Terza Parte indipendente, in questo caso B-Lab.
Ma non è sufficiente per arrivare a parlare di certificazione. Cerchiamo di capire perché.
Il Bia è lo strumento utilizzato da B-Lab per misurare le prestazioni aziendali in termini di impatto sociale e ambientale. Tale strumento non può essere inteso come una norma che specifica requisiti rispetto ai quali si può effettuare una valutazione della conformità, ma una metodologia che consente a un’azienda di effettuare un self assessment di sostenibilità.
B-Lab è un ente di certificazione riconosciuto?
La risposta è no, non esiste alcuna verifica a livello nazionale o internazionale per cui questo ente possa fregiarsi di tale riconoscimento. Lo abbiamo chiesto ad Accredia che è l’Ente unico nazionale di accreditamento designato dal Governo italiano, un’associazione senza scopo di lucro che opera sotto la vigilanza del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Il suo compito è attestare la competenza, l’imparzialità e l’indipendenza di laboratori e organismi che verificano la conformità di prodotti, servizi e professionisti agli standard normativi di riferimento.
Ed ecco cosa ci ha risposto il vicedirettore generale e presidente di Iaf – International Accreditation Forum, Emanuele Riva, a cui abbiamo chiesto “se B-Lab Italy, B-Lab Europe o Nativa Lab – NdR, riceviamo da Nativa Lab e pubblichiamo una richiesta di rettifica di questa affermazione – (che opera per conto di B-Lab Italy) avessero provveduto a creare una procedura verificata secondo le opportune norme Iso per far iscrivere il loro nome sul registro di Accredia, e guadagnarsi pertanto la qualifica di certificazione a tutti gli effetti, con tanto di schema di accreditamento”.
La risposta di Riva è stata molto precisa e non lascia adito a dubbi (qui l’abbiamo suddivisa in varie parti per poter aggiungere commenti esplicativi).
“Le confermo che B-Lab Italy, B-Lab Europe o Nativa Lab non sono organismi accreditati da Accredia. E non mi risulta inoltre che BCorp sia mai stato verificato da un ente di accreditamento, per valutarne l’accredibilità in conformità al documento Ea 1/22“.
Stimolati da questa risposta dopo verifica facciamo notare che non sono organismi accreditati neppure da altri enti accreditamento firmatari di accordo multilaterale di riconoscimento degli accreditamenti.
Va inoltre aggiunto, che il programma BCorp non soddisfa i criteri di accreditamento del documento Ea 1/22, basato sulle norme internazionali della serie Iso 17000, perché non si basa su uno standard appropriato.
B-Lab chiama standard il Bia, uno strumento che in realtà è un questionario di autovalutazione che fornisce i risultati in base a una metrica le cui logiche non sono chiare. Il termine certificazione è definito come “attestazione di conformità a requisiti dati“, quindi il termine è utilizzato in modo fuorviante e improprio perché non c’è in realtà una valutazione di conformità di terza parte a uno standard.
Ma il Bia non definisce dei veri e propri requisiti che dicono “cosa si deve fare“, ma contiene delle risposte a scelta singola o multipla su cui viene costruito il punteggio; sebbene ogni risposta concorra al punteggio, non è chiaro quale sia il requisito da soddisfare.
Gli standard di rendicontazione di sostenibilità (Efrag, Gri, Ifrs) pongono al centro l’analisi di materialità basata sullo stakeholder engagement, adattando il peso degli aspetti rilevanti al contesto specifico dell’organizzazione. Un sistema di punteggi fisso, invece, non considera adeguatamente i rischi non finanziari, assegnando valutazioni indipendenti da ogni contesto.
“Per la definizione di accreditamento – continua Riva – occorre, per l’Europa, riferirsi alle definizioni richiamate dalle norme armonizzate. In questo caso, mi riferisco alla Iso 17000, che prevede per la certificazione la necessità di una verifica di un soggetto terzo. Le attività di autovalutazione non sono quindi certificazione“.
Questo significa che B Corp offre legittimamente un servizio di convalida di una auto-dichiarazione, ma che non può definirsi certificazione*. ù
“Iso 17000 – spiega ancora Riva -: la Certificazione è un’ attestazione (si veda il paragrafo 7.3) di terza parte, relativa a un oggetto di valutazione della conformità (4.2), a eccezione dell’accreditamento (7.7). E infine, in Europa occorre ricordare il Reg. 765/2008 (articolo 11 comma 2), che impegna le autorità a riconoscere le certificazioni accreditate BCorp quindi, se non sbaglio, è invece un’ autodichiarazione, confermata da un Organismo non accreditato“.
Ci tengo a specificare: il programma non può essere accreditabile e tanto meno può esserlo l’organismo che rilascia tale certificato. Questo ci porta all’assunto iniziale, per cui possiamo confermare che BCorp non è una certificazione.
Gran parte delle aziende utilizzano il marchio rilasciato da B Corp sulla loro comunicazione (brochure, siti web…) proponendolo sempre come una certificazione, in maniera del tutto erronea, quando in realtà si deduce da quello che abbiamo riportato sin qui che si tratta di un auto-dichiarazione.
Il marchio BCorp è quindi frutto di un questionario di autovalutazione passato in esame da un organismo non verificato, che quindi non può rilasciare alcun tipo di certificazione riconosciuta rispetto a norme nazionali o internazionali.
Detto ciò, torniamo a precisare che per essere azienda Benefit non serve alcuna attestazione BCorp, perché non sussistono vincoli di alcuna natura tra le due realtà.
Questo tipo di aziende sono un’evoluzione positiva del concetto stesso di azienda, poiché integrano nel loro oggetto sociale, oltre a obiettivi di profitto, finalità di impatto positivo sulla società e sulla biosfera, come ha giustamente spiegato l’onorevole Del Barba nella precedente intervista.
Riportiamo qui di seguito, in lingua originale, la precisazione che ci invia Julie Caulkin, managing director Europe on behalf of the Global B Lab Network.
The term “certification” is not reserved exclusively under current law for accredited schemes. In fact, accredited schemes represent only one of several possible levels of certification.
B Corp Certification, although not accredited by bodies such as Accredia, is still a legitimate form of certification that attests to companies’ commitment to high standards of social and environmental performance, transparency and accountability.
Notwithstanding the above, we are aware of the importance of avoiding any uncertainty regarding the nature of our certification. The rules for use of the “Certified B Corporation” mark, available in our Brand Book posted on our website, require certified companies to include a specific disclaimer designed to prevent any ambiguity.
This disclaimer makes clear that B Corp Certification is a validation of their commitment to sustainable and responsible practices based on a rigorous process and a transparent standard, but it is not a formal accreditation by a public body such as Accredia and is not based on Iso standards.
We would like to emphasize that B Lab is actively engaged in complying with the requirements of Directive 825/2024/EU by the date of entry into force in member states of the relevant transposition rules, which will not be before September 2026.
This process is transparent and related information has been made public on our website. You can find more details at the following link: B Lab’s New Standards: Preparing for Change and Growth.
In order to ensure that your readers are properly informed, we feel it is important that the article in question be amended to reflect the above.
Nella legislazione vigente il termine certificazione ha un significato preciso ed univoco. In ambito giuridico, si parla di certificazione quando un’attività è volta a dimostrare il completamento di un preciso atto, la sua qualità oppure lo stato di una cosa. Solo ed esclusivamente un soggetto autorizzato ha potere di certificazione.
Per entrare meglio nel merito, bisogna partire dalla norma internazionale Uni Cei En Iso/Iec 17000:2020 “Valutazione della conformità – Vocabolario e principi generali”, la quale riporta due definizioni fondamentali:
Certificazione: attestazione di terza parte in relazione ad un oggetto di valutazione della conformità, ad eccezione dell’accreditamento.
Accreditamento: attestazione di terza parte, in relazione ad un organismo di valutazione della conformità, che implica la comprovazione formale della sua competenza, imparzialità e costante e coerente funzionamento, nell’esecuzione delle attività di valutazione della conformità.
Queste sono definizioni internazionali, trasversali a tutti i settori merceologici e internazionalmente riconosciute.
Secondo tali definizioni, il marchio BCorp non risponde a nessuna delle due descrizioni, e pertanto non può usare la parola certificazione in un contesto avulso da quanto descritto chiaramente fino ad ora.
Utilizzare la parola certificazione fuori dal contesto normativo è fuorviante e potrebbe inquadrarsi in un’ottica di pubblicità ingannevole, poiché il raggiungimento di un grado di conoscenza, certificato ad esempio dalle norme Iso, fornisce alle organizzazioni non solo garanzie da ente terzo, ma la possibilità di accedere a vantaggi fiscali, accesso al credito diretto e relative agevolazioni creditizie, accesso a gare pubbliche, tutti benefici che il marchio BCorp non può fornire perché non in linea con le specifiche normative vigenti.